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Autore: Solosis    22/04/2013    0 recensioni
Le storie che pubblico sotto il titolo "The Other Faces" sono dedicate ai membri fondatori dell'Organizzazione XIII, quando ancora erano somebodies.
Ovviamente ciò che scrivo non è reale, anche se ho cercato di farlo combaciare il più possibile con le poche e quasi insignificanti scene a loro dedicate nel BBS.
Spero che siano di vostro gradimento!
Genere: Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Organizzazione XIII
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: KH Birth by Sleep
Capitoli:
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LA TUA SCELTA SARA’ LA MIA

(Even & Ienzo)

 
Addio autunno.
Addio foglie marce che puzzano, addio piogge incessanti, addio caldo.
Finalmente arrivava l’inverno!
La neve, il clima familiare, e soprattutto, il Natale.
 
Come tutti i bambini della sua età, Ienzo non aspettava altro; sarà stato anche un genio della scienza, ma fare l’albero tutti insieme e ricevere dei regali, era un’emozione unica anche per lui.
 
Sarebbe stato il primo Natale che festeggiava con Ansem e gli apprendisti, infatti era con loro da poco più di sei mesi, e l’anno precedente, i suoi genitori erano ancora vivi.
 
Pensava spesso a mamma e papà, alla loro morte, e come fosse cambiata la sua vita da quell’avvenimento; gli mancavano tanto, specialmente le canzoni che gli intonava sua madre per farlo addormentare, e il buongiorno di suo padre al mattino, con un immancabile sorriso e il vassoio della colazione.
Era l’unico figlio che avevano e per questo cercavano di non fargli mancare nulla; in ogni loro azione si esprimeva l’amore che provavano per il piccolo Ienzo, che ogni giorno cresceva sempre più vispo e intelligente.
 
Eccelleva tra i compagni di classe e di conseguenza venne mandato in un’altra scuola; lì erano tutti più grandi di lui e per questo lui era evitato e preso in giro in continuazione, ma in fondo non gli importava, studiare e imparare nuove cose era il suo obiettivo primario.
Non aveva bisogno di nessun amico lui, sapeva cavarsela benissimo da solo.
 
E’ facile dirlo quando si hanno i propri genitori sempre pronti ad aiutarti.
Infatti, in quel giorno di primavera, si era trovato solo, davvero solo, e in difficoltà.
 
Degli unversed avevano bruciato completamente la sua casa, e sua madre e suo padre non avevano fatto in tempo a fuggire.
Quando Ienzo rientrò da scuola, c’erano solo fumo e macerie.
 
Non sapeva che pensare, non riusciva nemmeno a piangere o a urlare; rimase solo in silenzio e andò via, camminando piano piano, verso una meta indefinita.
 
Era ormai sera e Even stava uscendo ora dal lavoro quando, nella strada di casa, trovò questo bambino seduto a terra, con lo zaino di scuola e rotoli di carta pieni di progetti e disegni complicati.
Gli si avvicinò e si accovacciò per vedere se fosse tutto a posto.
 
E- Li hai fatti tu questi?
I- Sì signore
E- Questi disegni tecnici sono impeccabili e vedo che conosci molto bene la fisica per aver fatto questi progetti
I- Sì, la studio da tre anni
E- Quanti anni hai?
I- Otto … tra un po’
E- Sono impressionato, che scuola frequenti?
I- L’università
E- Oh! Devi essere uno di quelli che definiscono “bambini prodigio”, i tuoi genitori saranno fieri di te
I- …
E- Dove sono ora?
I- …
E- E’ successo qualcosa?
 
Fu allora che Ienzo, preso dalla tristezza si lanciò tra le braccia di questo sconosciuto e cominciò a piangere.
Il povero Even non sapeva che fare, non aveva mai avuto a che fare con bambini e si limitò a dargli qualche pacchetta sulle spalle.
 
E- Su, su non fare così …
 
Ormai mancavano solo pochi metri a casa sua, così lo prese in braccio e lo portò dentro.
Gli fece una delle sue amarissime tisane che finì solo col peggiorare la situazione, nonostante la buona intenzione.
Accese il camino, forse il piccoletto sarebbe stato meglio al calduccio e si sarebbe calmato.
Ma Ienzo non parlava, se ne stava immobile su quella sedia durissima, mentre cercava di trattenere i singhiozzi.
 
E- Io devo uscire un attimo, ho un impegno ora. Tu aspetta pure qui, se hai fame, troverai del cibo dentro quello scaffale.
 
E uscì in cerca di informazioni su quel bambino.
Non lo faceva certo per cattiveria, ma non poteva restare a casa sua, c’era un solo letto e neanche un divano o una poltrona.
 
Even non conosceva molte persone che avessero figli, se non dei vecchi compagni d’università, ma nessuno di questi sembrava conoscere il piccolo Ienzo.
 
Vagava per Radiant Garden in cerca di risposte, quando nemmeno le sue domande erano ben chiare; cosa cercava veramente? I genitori di quel ragazzo o il modo per farlo restare? Voleva sapere chi fosse o quanto utile sarebbe stato uno scienziato in più? Voleva aiutarlo o fare un piacere a se stesso presentandolo ad Ansem?
 
Indubbiamente il suo istinto lo avrebbe portato verso la via sbagliata, fare finta di niente e farlo diventare un intellettuale come lui, così che poi avrebbe aiutato con gli esperimenti in laboratorio.
Ma Even, nonostante la sua freddezza, capiva che c’erano due genitori da qualche parte, preoccupati per il loro bambino, e lui non aveva nessun diritto a portarglielo via.
 
Incrociò per caso Dilan che correva verso Coolinge Lane e lo fermò per chiedergli cosa stesse succedendo.
 
D- Un incendio, un incendio terribile dicono. Vado a vedere che non ci siano persone intrappolate tra le macerie!
 
E le persone c’erano purtroppo.
Il fumo li aveva soffocati e ora giacevano sotto delle pesanti travi.
 
E- Abitavano da soli?
D- Secondo i vicini avevano anche un figlio, Ienzo se non erro, ma qui non c’è traccia di nessun altro.
 
Incredibile come in un attimo tutte le sue domande avessero trovato una risposta.
 
D- Hei dove vai?
E- A comprare un divanoletto.
 
Ienzo intanto aveva finalmente smesso di piangere.
Non mangiava dalla mattina stessa e ora aveva una gran fame.
Non si ricordava più quale fosse lo scaffale contenente il cibo e cominciò a frugare alla rinfusa per tutto il salotto.
 
Tecnicamente la sua idea di salotto era di un ambiente caldo e accogliente, questo invece era marmoreo, il camino sembrava essere rimasto spento per anni, sopra di esso c’erano diversi riconoscimenti per il contributo dato alla scienza e ai lati erano appesi degli arazzi pregiati.
Nel mezzo della stanza c’era un tavolo lunghissimo, come se i commensali dovessero essere una ventina, quando invece Even viveva da solo e le sedie erano alte, strette e senza cuscini.
Nel lato ovest c’erano un pendolo molto alto, che scandiva ritmicamente il tempo e suonava ogni mezz’ora con dei rintocchi cupi e pesanti, a fianco ad esso c’era una minuta porticina, dietro a questa si apriva un corridoio, anch’esso basso, che portava nello sgabuzzino, al suo interno c’erano un paio di scope, secchi, strofinacci e saponette.
 
Rientrato nel salotto Ienzo si mise a guardare nei cassetti della credenza, un enorme pezzo d’arredamento, con miriadi di cassettini, qualche scaffale, ma soprattutto vetrine che mettevano in bella mostra calici di cristallo, piatti e posate in argento, e altri in bone china; per avere oggetti così preziosi, Even doveva essere certamente un uomo ricco e considerando gli arazzi appesi, molto probabilmente veniva da un’antica e nobile famiglia.
Aprì poi l’anta più grande di tutte, trovando il frigo, che però conteneva solo bevande, vini pregiati, acqua minerale e del the freddo.
Finalmente, dopo aver provato in tutti i cassetti, trovò quello col “cibo”: al suo interno c’erano solo vivande biologiche e ipocaloriche e dei crackers non salati.
Tutto sommato i crackers erano la cosa più commestibile che ci fosse e si accontentò di quelli.
 
Stanco, cercò la camera da letto: prese la porta a destra, si addentrò in un lunghissimo corridoio grigio, stracolmo di quadri e arazzi, lo percorse fino alla fine e l’unica porta che trovò era proprio quella della camera ed entrò.
Non aveva mai visto un letto così bello, era a tre piazze, con delle coperte in seta, verdi e argento, tantissimi cuscini e un baldacchino in legno di ciliegio, con delle tende dello stesso colore delle coperte.
Davanti al letto c’era un caminetto in marmo, spento purtroppo, e infatti si gelava.
C’erano due enormi finestre in una parete e, in quella opposta, una lunga scrivania, anch’essa in legno di ciliegio, con una macchina da scrivere al centro e dentro un cassetto aveva trovato delle bellissime penne stilografiche allineate accuratamente.
Stranamente mancava l’armadio, ma poi notò una porta incassata nel muro, giusto a fianco del letto, che portava alla cabina armadio: era semivuota, c’erano solo un paio di vestiti eleganti, qualche cappotto nero e per il resto erano uniformi da lavoro.
Al suo interno però c’era l’ennesima porta fantasma, che aveva casualmente notato dietro ai cappotti.
 
Portava al bagno: se nella camera si gelava, qui era anche peggio.
Era quadrato, interamente di marmo, di un colore bianco grigiastro.
Alla sua sinistra c’era il lavandino e sotto di esso un piccolo armadietto bianco contenente asciugamani, sapone e spazzolino, sopra invece una grande specchiera ovale contornata con una cornice d’argento.
Alla sua destra invece il wc, la vasca da bagno e una piccola finestra con un vaso di fiori sul davanzale.
 
Spinto dalla curiosità, girovagò per il resto della casa, lasciando una scia di briciole di crackers.
Prendendo la porta alla sinistra del camino, in salotto, trovò un altro corridoio, questo però era più spoglio, e anche più breve del precedente, in fondo ad esso non c’era una stanza, ma una scalinata che andava verso il basso e finiva davanti ad un portone nero come il carbone.
Questo incuteva un certo terrore, ma Ienzo si decise comunque ad aprirlo, con suo gran dispiacere però, era chiuso a chiave.
 
Provò in tutti i modi a vedere dove potesse essere una chiave di riserva, ma non c’era niente.
Cercò altre stanze nascoste, ma sembrava averle già trovate tutte.
Così finalmente andò a letto.
 
Even intanto stava cercando un divanoletto a poco prezzo, non gli sarebbe servito per molto tempo in fondo.
Passando davanti alla fortezza però, pensò bene di informare Ansem di Ienzo.
 
A- Beh se lo dici tu che ha grandi doti intellettive, allora non mi resta che crederti.
E- Quindi?
A- Stanotte resterà da te. Domani lo porterai con te al lavoro, così potrò accertarmene personalmente e vedremo di trovargli una sistemazione più adeguata.
E- Ottimo, ossequi.
A- Arrivederci.
 
Ormai erano le nove di sera e trovare un negozio aperto era praticamente impossibile, così rientrò a casa.
 
E- SANTI NUMI!!! Cosa sono queste!?!? B-briciole?? Nel mio soggiorno?? E chi ha aperto tutte queste porte che fa corrente!? Ienzo dove sei? Ienzo!!
 
Ma non ricevette nessuna risposta, così cominciò a cercarlo in tutta la casa, finché non lo trovò addormentato come un angioletto nel suo letto, col camino acceso e non si era nemmeno tolto le scarpe prima di mettersi sotto le coperte.
 
E- AH! Via via! Le lenzuola sono pulite, disgraziato!
I- Mhh che succede?
E- Ma come che succede!? Non ti hanno mai insegnato che si va a letto con vestiti puliti e senza scarpe?
I- Ah già, me n’ero dimenticato
E- Santo cielo, non ho la stoffa e la pazienza per certe cose …
I- Ecco fatto, ora posso tornare a dormire?
E- Ma vedi di stare su un angolino eh, che di qua ci sono io.
 
Even, stanco anche lui, andò in bagno a lavarsi e cambiarsi, poi tornò a letto con un lumino e in camicia da notte.
 
I- Notte notte
E- Buon riposo.
 
Il mattino dopo alle cinque e mezza si svegliò e con lui, tirò giù dal letto anche Ienzo.
 
I- Ma è ancora buio, io sono stanco!
E- Su su ragazzo, non c’è tempo, alle sei e mezzo dobbiamo essere operativi e il castello non è certo a un tiro di schioppo.
I- E non c’è un pulmino che ci porti?
E- No! Si va a piedi.
 
Per colazione c’era solo del the caldo, ma niente biscotti né zucchero.
Poi mentre Even si cambiava, Ienzo era già andato a lavarsi e poco dopo era pronto per uscire.
 
Fuori era ancora buio pesto, per arrivare al castello ci volevano circa tre quarti d’ora camminando con passo spedito.
 
I- Aspetta! Non riesco ad andare così veloce!
E- Oh santo cielo, così faremo tardi … va bene per oggi può passare, dai, salta su!
 
E si caricò Ienzo in spalla portandolo così per tutto il tragitto.
Arrivati era appena l’alba e Braig smontava dal turno di notte per dare il cambio a Dilan e Aeleus, proprio in quel momento.
 
B- Fai la babysitter per arrotondare lo stipendio?
E- Salute a te, Braig. Sto solo portando un bambino straordinariamente dotato da Ansem, perché venga da lui esaminato.
B- Accidenti, cose serie allora! Sentito ragazzi? Arriva un altro scienziato pazzo
D- Non mancare di rispetto Braig! Dovresti anzi ammirare queste persone che dedicano la vita agli studi, quando tu sei stato bocciato all’asilo nido!
B- Hei sono cose private! Evita di dirle in giro con così tanta facilità!
E- Bene vi lascio alle vostre dispute, io sono già in ritardo di tre minuti.
 
Arrivati da Ansem, il suo attento esame cominciò subito.
Pose a Ienzo diversi quesiti, gli ordinò di fare dei disegni tecnici e testò le sue capacità in laboratorio.
Aveva dei risultati eccellenti nei primi due ambiti, purtroppo però in laboratorio non si era dimostrato all’altezza.
 
A- E’ molto abile per la sua tenera età, ma gli esperimenti in laboratorio sono la parte fondamentale delle nostre ricerche.
E- Sono certo che col tempo imparerà
A- Even, abbiamo già troppo lavoro da svolgere, se ci mettessimo anche ad istruire un bambino, quando finiremmo con le nostre mansioni?
E- Beh come imparare meglio che con la pratica? Lo porterò qui con me tutte le mattine e gli farò vedere come lavoro.
A- Sei sicuro di poterti assumere certe responsabilità?
E- A patto che gli si trovi una sistemazione più adeguata di casa mia.
A- Affare fatto, ma se continuerà a non dimostrarsi all’altezza, dovremo mandarlo in un orfanotrofio e continuare a lavorare sodo come sempre.
 
Ienzo venne sistemato in una stanza del castello.
Even aveva dato disposizioni su come dovesse essere, aveva fatto pulire tutto da cima a fondo, ordinato un letto ampio e morbido, fatto portare una scrivania e un piccolo armadio.
Inoltre recandosi dal sarto gli aveva commissionato delle uniformi di taglia più piccola, che potessero andare per un bambino minuto come Ienzo.
 
E così, tra il test, la sistemazione, e i vari ordini, un giorno di lavoro era andato perso completamente.
 
E- Ecco, ho perso un giorno di paga, e se contiamo tutto quello che ho speso per la sua camera mi va via un mese di stipendio … proprio adesso che dovevo rinnovare l’abbonamento a Focus Scienza!
I- Even!!!
E- Oh, tu guarda chi arriva.
I- Grazie per la camera nuova! Sembra proprio la tua.
E- Non c’è di che mio caro, e vedi di impegnarti d’ora in poi.
I- Certo, non ti deluderò! Te lo prometto!
 
E infatti non l’aveva deluso.
In questi sei mesi le sue prestazioni erano aumentate a vista d’occhio, restava comunque scarso in laboratorio e questo faceva storcere il naso ad Ansem; per riparare alla cosa, Even gli affidava sempre incarichi completamente differenti: ricerche su libri, analisi del territorio, risoluzione di problemi, indagini e per compensare l’assenza di Ienzo, faceva i doppi turni in laboratorio, tanto che era diventato quello il suo vero e proprio posto di lavoro.
 
Era un giorno come tanti altri, gli unversed giravano liberamente per tutto Radiant Garden e l’unico posto sicuro ormai era solo il castello, vigilato costantemente da Dilan, Braig e Aeleus.
Ienzo doveva trovare delle informazioni su un famoso alchimista, ma non trovando nulla di interessante nella biblioteca reale, prese l’iniziativa e decise di recarsi alla biblioteca cittadina, fuori dalle mura.
Ansem se ne stava chiuso nello studio come sempre, e Even era nel seminterrato; uscire da lì era stato uno scherzo, il problema stava nell’evitare le guardie.
Infatti Even li aveva accuratamente informati sulla situazione e sapevano che Ienzo non doveva uscire se non accompagnato.
 
Dilan e Aeleus erano di turno, se ci fosse stato Braig sarebbe stato più facile, ma loro erano più severi.
Se ne stava appollaiato dietro al cancello aspettando il momento più opportuno, quando salì un ragazzo di corsa dalla scalinata.
Immediatamente i due guardiani lo fermarono e poi cominciarono a confabulare riguardo a qualcosa.
Era il momento perfetto, socchiuse il portone e uscì gattonando.
Se avesse aspettato un solo secondo in più, la sua gita fuori porta sarebbe fallita, perché proprio adesso era uscito Even, strano vederlo fuori dal laboratorio, chissà cosa l’aveva spinto ad uscire.
Sentì poi lo straniero parlare di un unversed gigante e lo doveva assolutamente sconfiggere.
Immediatamente Ienzo pensò che quell’essere sarebbe stato un’ottima ricerca, voleva studiarlo a tutti i costi e poi avrebbe fatto un resoconto ad Even.
 
Lo seguì senza indugi. Capì immediatamente dove si stava dirigendo e cercò di anticiparlo passando per la piazza centrale, purtroppo però un gruppo di insignificanti fluttui gli bloccò la strada.
Che scatole, gli stavano facendo perdere tempo prezioso e potevano mandare a monte tutto.
Non essendo armato però, non poteva fare nulla e gli venne solo in mente quella volta che Braig gli disse che gli unversed sono come i T-rex, se resti immobile non ti vedono e se vanno.
Così restò fermo come una statua trattenendo il respiro, peccato però che quei cosi continuassero ad infastidirlo.
Stava ormai per scoppiare quando arrivò finalmente il ragazzo misterioso e gli disse di fuggire, con qualche colpo li mandò all’aria abilmente.
Ienzo stava per sgattaiolare via verso l’unversed gigante, per poterlo anche solo vedere, ma arrivò Even.
 
E- Ienzo!! Ienzo dove sei?
 
Non poteva certo fare finta di niente e correre via, sarebbe stato irrispettoso nei confronti di Even e così facendo l’avrebbe solo deluso, così andò verso di lui.
 
Scambiò qualche parola col ragazzo biondo e intanto Ienzo si chiedeva perché dovesse sbandierare la sua vita privata a tutti, ma forse era solo un modo di fare degli adulti.
 
E- Ti ho già detto che non devi uscire da solo, non vedi che è pericoloso?
I- Ma non c’era niente nella biblioteca reale e così sono uscito per vedere se trovavo qualcos’altro e poi …
E- Poi?
I- No niente … è un segreto!
E- Hei dove vai!? Non mi scappare un’altra volta!
 
Ma Ienzo correva velocemente, voleva a tutti i costi vedere quella creatura.
 
E- Posso almeno sapere dove andiamo?
I- Muoviti Even! Dobbiamo arrivare al reattore prima di lui!!
E- Oh mamma, tra un po’ mi viene un infarto
 
Fortunatamente Even non schiattò dopo quella corsa, arrivarono al reattore che ancora non c’era nessuno, appena in tempo per nascondersi dietro ad una grossa tubatura.
Pochi istanti dopo giunsero Aqua, Terra e Ven
 
E- Che diamine, da dove arrivano tutti questi forestieri oggi??
I- Shh, adesso arriva il pezzo forte!
 
Dal cielo arrivarono i pezzi del triarmatura, che i tre detentori del keyblade avevano seguito fin lì, si unirono e formarono un unversed di grandi dimensioni.
 
I- Ha un aspetto umanoide
E- Già e questo cosa ti fa capire?
I- Che molto probabilmente chi lo comanda è un umano
E- Ottima osservazione
I- E’ in grado di dividersi e le parti del corpo possono muoversi autonomamente
E- Potrebbero esserci dunque più unità di comando remote che obbediscono ad una centrale
I- Ha attirato più sfidanti in un unico luogo, questo significa che ama combattere con più avversari
E- E’ in grado di utilizzare magie di tipo fulmine
I- E il suo corpo è costituito dalla stessa armatura che indossa
E- In ogni caso nonostante l’ottima tecnica, non sembra essere particolarmente potente
I- Ciò significa che chi lo ha evocato non è qui o interverrebbe a suo vantaggio
E- Altrimenti avrebbe potuto essere un avversario temibile, bene alla luce di queste deduzioni che mi puoi dire?
I- A capo di questi esseri c’è un umano e non uno di loro; i più piccoli sono deboli e seguono l’istinto, mentre i più grandi hanno sviluppato un proprio cervello e una strategia di battaglia, inoltre sono in grado di utilizzare magie e forse altri possono usare delle armi.
E- Bene, devo dire che sono rimasto soddisfatto da quest’uscita Ienzo. Abbiamo raccolto materiale interessante sui nemici e … sui visitatori …
 
Quella era stata davvero una mattinata fuori dalla norma, ma il pomeriggio non fu da meno.
Avevano pranzato insieme, Even, Ansem e Ienzo, nella sala da pranzo del castello e poi ognuno era tornato alle sue mansioni.
Per assicurarsi che Ienzo non si facesse un’altra scappatina, era rimasto in laboratorio con Even a svolgere noiosissime pratiche, finché non si addormentò sul tavolo d’acciaio sopra un mucchio di fogli stampati.
Un tonfo sordo lo fece sobbalzare
 
I- Cos’è stato?
E- Non lo so, io vado a vedere, tu resta qui e se dovesse succedere qualcosa, nasconditi!
 
Ienzo sentì i passi pesanti di Even che correva su per la scale.
Ci furono altri rumori indefiniti, qualche urlo e poi silenzio.
Pian piano si udivano altri passi, scendere lentamente; non era sicuro che fosse Even e per sicurezza si nascose sotto un tavolo.
Infatti non era lui, vedeva solo gli stivali e la sua ombra incurvata.
 
MX- E così è qui che lavorano, bene bene. Ottimo laboratorio, peccato che non ci sia nessuno.
Ricerche di ogni tipo, ma dove saranno i lavori sul keyblade? Ero sicuro che quello scienziato lo stesse studiando, altrimenti perché pedinare i tre detentori, oggi?
Un foglio sugli unversed … hanno già intuito la presenza di Vanitas vedendo una sola battaglia … sono sicuro … che mi troverò bene qui …
 
E se ne andò così.
Ienzo era spaventato, chi era quello? Cos’era il keyblade, e … Vanitas?
 
Fuori dal castello, si stagliava davanti ad Even una triste scena: Aeleus a terra ferito gravemente, e Dilan che cercava di tener testa con tutte le sue forze ad un enorme Unversed.
Lo scienziato venne preso dal panico, ma cercò di mantenere la mente fredda e ragionare nonostante la situazione critica.
Non aveva mai combattuto in vita sua e poteva essere solo d’intralcio al fiero guardiano.
Il mostro, evitato Dilan, sfrecciò verso l’uscio.
 
E- No!!! Non entrerai nel nostro castello bestia immonda!
 
L’Unversed si sfracellò contro le grandi porte dell’entrata. Non perché queste fossero molto robuste, ma dai piedi di Even era partito uno strato di ghiaccio che avvolgeva completamente la soglia.
Era comparso così velocemente che il povero Unversed non fece in tempo a fermarsi e segnò la sua fine contro quella parete spessa e impenetrabile.
Lo stupore di Even, come di Dilan (e dell’unversed prima di trapassare!), era inenarrabile: la magia di Even era impressionante, ma non avendo la capacità di mantenerne il controllo, subito si sciolse tutto e una leggera cascata scivolava dolcemente giù per la scalinata.
 
Appena tornò in laboratorio, il piccoletto si trovò ad essere combattuto tra il dirgli tutto e il tenerlo per sé, ma d’altronde, se quell’uomo aveva detto che sarebbe stato presto lì con loro, forse era meglio metterlo al corrente, così sarebbe stato più sicuro.
 
E- Sì, ero già a conoscenza del keyblade e dei detentori. Quello che non sapevo è che i nostri nemici si chiamano Unversed e chi li comanda si chiama Vanitas, evidentemente costui è anche collegato al nostro spione.
I- C’è un’altra cosa che devi sapere
E- Sarebbe?
I- Ha detto che sarà presto tra noi
E- …
I- Credi che voglia farci del male?
E- No, ma non credo che sia nemmeno un aspirante allievo che tenta di barare alla prova d’ammissione di Ansem.
I- Quindi?
E- Quindi occhi aperti d’ora in poi.
 
Due giorni dopo si tenne una festa al castello, Ienzo era ovviamente il più piccolo dei convitati e veniva trattato come un marmocchio qualunque da tutti.
Irritato si buttò su un divano e passò tutta la serata a sgranocchiare patatine dal tavolino davanti a lui.
Poi guardò fuori dalla finestra, c’erano delle bellissime stelle quella sera, anche se fuori doveva fare un freddo terribile vista l’enorme quantità di neve caduta; volgendo lo sguardo verso il basso notò il povero Dilan, che se ne stava solerte a fare la guardia.
Gli faceva pena vederlo fuori da solo, così gli scrisse un biglietto, prese il cestino dei panini e lo legò a uno spago che aveva in tasca; controllò che nessuno lo guardasse e lo calò giù.
Dilan gli fece segno che lo aveva afferrato, così lasciò cadere lo spago e richiuse la finestra.
Anche Even se ne stava da solo, seduto su un divano a sfogliare riviste.
Ansem invece non si era nemmeno visto, era rimasto tutto il tempo chiuso nel suo studio con Braig lasciando gli invitati da soli, non che questi si annoiassero, anzi, la festa sembrava procedere a gonfie vele.
Ma lui era stanco, così di punto in bianco prese e andò a letto.
 
I giorni passavano, il Natale era sempre più vicino e Ienzo era sempre più impaziente.
Ma nonostante ciò, nessuno sembrava emozionarsi particolarmente al di fuori di lui, era il giorno della Vigilia e l’albero non era ancora stato fatto, né addobbi, né canti gioiosi.
 
I- Che facciamo di bello domani?
E- Come ogni anno, il 25 dicembre si sta a casa.
I- Sì lo so, ma come festeggiamo? Mi avete preso dei regali?
E- A dir la verità non credo che nessuno abbia pensato a regali o feste, di solito ne approfittiamo per dormire e riposare.
I- Oh
E- Faresti bene a farlo anche tu, il tuo gracile corpicino non può sopportare un tale livello di stress lavorativo.
 
In realtà Ienzo aveva sperato per tutta la notte che fosse uno scherzo, che in realtà gli stessero preparando una festa a sorpresa.
Così la mattina seguente si svegliò solo doppiamente deluso.
Come Even aveva detto, tutti dormivano, nessuno aveva voglia di stancarsi ulteriormente con delle feste.
 
Era furioso.
Prese tutte le sue cose e fuggì da quel luogo pieno di vecchi pazzi ossessionati dal lavoro e dalla scienza.
Vadano tutti a quel paese, lui voleva ancora divertirsi.
Aveva solo una sacca e niente più, se la caricò in spalla e si precipitò fuori.

Essendo ancora presto era ancora il turno di guardia di Braig, che mancava, così la sua fuga riuscì più facile del previsto.
 
Non sapeva esattamente dove andare, e senza rendersene conto finì davanti alla sua vecchia casa, dove ora non c’erano nemmeno più le macerie: solo uno strato di terra bruciata in mezzo a un bel giardino.
Si raggomitolò tra le grosse radici di un albero e rimase lì, con le braccia attorno alla testa, premendo la fronte contro le ginocchia.
 
Potevano essere passate ore, come solo pochi istanti: aveva perso la concezione del tempo e si lasciava trasportare dai suoi pensieri, dai ricordi, dalle sensazioni di felicità, quando ancora tutto aveva un senso.
 
In realtà era passata mezza giornata, era l’ora di pranzo e solo allora Ansem si accorse della mancanza di Ienzo.
Inutile dire che venne incolpato Dilan, per non aver sorvegliato bene il cancello, ma tanto ormai c’era abituato …
Alla ricerca del bambino non andò nessuno; Dilan non poteva lasciare la postazione e Ansem era sicuro che sarebbe tornato prima o poi …
Intanto Even si era appena svegliato; era stato invitato a pranzo al castello e con tutta calma si avviò.
Arrivato lì gli giunse la cattiva notizia.
Con la stessa calma con cui era arrivato, girò i tacchi e se ne andò; sapeva benissimo dove trovarlo.
 
Ienzo stava gelando standosene lì sulla terra ghiacciata, ma non sembrava rendersene conto.
 
E- Vuoi forse restare qua finché la morte non ti coglie?
I- …
E- Non intendo subire certe scenate infantili. Ora alzati e torna al castello
I- …
E- Bene, se è questo che vuoi, allora resta qua. Ma non sperare di trovarci pronti ad accoglierti di nuovo quando cambierai idea.
 
Even era sicuro che così dicendo, Ienzo si sarebbe spaventato e sarebbe tornato subito.
Ma Ienzo non si mosse.
Forse avevano davvero sbagliato qualcosa con lui, forse non era all’altezza del suo compito e sarebbe stato meglio lasciarlo in un orfanotrofio assieme ad altri bambini della sua età; come a Even stesso era toccato, la mosca bianca in mezzo alla massa grigia, la perla di saggezza in mezzo all’ignoranza.
E per tutta la vita era stato mortificato per questo, i maestri volevano che smettesse di studiare e fosse alla pari con gli altri, e i suoi compagni, invidiosi, lo escludevano e lo picchiavano.
Un inferno, una vita d’inferno … no, no, non poteva certo permettere che a Ienzo toccasse in sorte lo stesso destino!
Se lo caricò di forza in spalla, afferrò la sua borsa e tornò al castello saltellando come una capra.
 
I- Che fai?!? Mettimi giù subito!
E- Non capisci che ti sto salvando?
I- No mi stai solo portando in galera!
 
Lo buttò giù di peso e fissandolo negli occhi gli fece un discorso memorabile.
 
E- Perché non vuoi capire ragazzo? Il destino ti ha dotato di un intelletto sopraffino e noi possiamo farlo fruttare nel più degno dei modi, hai una bella dimora, puoi studiare e chi più, chi meno, ci teniamo a te, sia come scienziato che come persona.
Se tu andassi con tutti i tuoi altri coetanei ora, col tempo la tua scintilla si spegnerebbe e diventeresti un mediocre come tutti gli altri.
Ma a me non importa di questo, ciò che voglio è che tu non passi ciò che io ho passato: non sai quanto possano essere crudeli le persone, quando non capiscono, quando vedono qualcuno di diverso, quando sono accecati dall’invidia.
Credimi, per quanto tu possa sentirti privato della tua infanzia ora, è comunque la soluzione migliore per te in questo momento, e non devi sprecarla perché non ti sono stati fatti dei regali.
D’ora in avanti devi essere forte, lascia perdere i sentimenti, ti faranno solo male.
 
Ienzo tornò con Even al castello, camminando davanti a lui, perché non voleva che vedesse come cercava invano di trattenere le lacrime; ma il vecchio accademico, quando non vede, percepisce.
 
Arrivati all’entrata, lasciò Ienzo da solo, dicendo che aveva dimenticato una cosa a casa.
Intanto erano tutti a tavola, Ansem, Braig, Dilan, Aeleus (ma chi c’è a far da guardia!?!) e poi si aggiunse anche lui.
 
Aspettarono Even e poi cominciarono il pasto.
Comunque la sala da pranzo era sufficientemente addobbata, i candelabri alle pareti erano stati accesi, ne erano stati messi di uguali a tavola, sopra una tovaglia di seta rossa.
Inoltre era stato usato il set di piatti e posate più prezioso in possesso di Ansem, ed era la prima volta che anche le guardie si univano a loro per pranzo.
Era comunque meglio di niente.
 
Anche il pasto si presentò più abbondante del solito, con due antipasti, un primo, due secondi, tre contorni e quattro dessert.
Verso le quattro e mezzo del pomeriggio avevano terminato.
Avevano mangiato in allegria, chiacchierando e scherzando come buoni amici, e in fondo quel Natale non si poteva definire un vero disastro come Ienzo aveva previsto.
 
Una volta finito, le tre guardie se ne andarono, e Ansem tornò a dormire.
 
E- Ecco, tieni.
I- Cos’è?
E- Apri no?
 
Era un pacco, incartato con vecchi fogli di giornale e un chilo di nastro adesivo.
 
I- Certo che non ti sei sprecato sulla confezione
E- Vediamo di non fare i delicati adesso …
 
Finalmente riuscì a rimuovere tutto quello scotch, sfilati gli ultimi fogli che lo avvolgevano, si trovò tra le mani un libro enorme, nero come il carbone, presentava inoltre dei fini dettagli in argento sulla testata, con la scritta Ignes Fatui.
 
I- Even … cos’è questo?
E- Col tempo capirai. Appartiene alla mia famiglia da secoli, ma non sono mai stato in grado di capirne l’utilità. Confido pienamente che tu ce la possa fare.
I- Ma le pagine sono bianche!
E- E’ un Lexicon molto particolare. Dovrebbe racchiudere un’enciclopedia di saperi assai vasta, ma al suo interno non v’è nulla. Lascio a te scoprire i suoi segreti più profondi.
I- Mmmhh … beh grazie.
E- Di solito i regali a natale si scambiano no?
I- Um sì, perché?
E- Perché anche io ho diritto ad averne uno adesso.
I- …
E- Che c’è? Pretendi che tutti ti diano qualcosa ma al contempo non fai niente per loro. Un po’ troppo egoista ed egocentrica come pretesa per i miei gusti …
I- Ma io …
E- Tu?
I- Non ho soldi per comprarti qualcosa …
E- Mi so accontentare, tranquillo.
 
Even andò in laboratorio, era giorno di ferie ma non era riuscito a resistere alla tentazione di finire di analizzare gli esami del sangue di Isa.
 
Intanto Ienzo aveva trovato l’idea per il regalo perfetto.
 
E- E anche questo caso è risolto, il ragazzo è sano come un pesce. Ora torno a casa.
 
Rientrato, si diresse in camera sua, si mise alla scrivania e cominciò a sfogliare l’ultimo numero di Focus Scienza.
Finito di leggere l’articolo che gli interessava, optò per una dormitina pomeridiana, in fondo erano solo le cinque e fino a sera era ancora lunga.
 
E- AH!!
 
Ienzo stava sonnecchiando sul suo letto, come se niente fosse.
 
E- Che vuoi qui?
I- Mmmhh … Ho deciso che vengo a vivere con te, così ti faccio compagnia e non ti lamenti più perché sei solo e annoiato.
E- Non ricordo di essermene mai lamentato
I- Beh, diciamo che ho supposto che tu fossi solo e annoiato.
E- Cosa mi tocca sentire … su, su, prendi le tue cose e torna al castello, Ansem sarà preoccupato.
I- Ansem? Forse si accorgerà tra un mese della mia assenza
E- Non mancare di rispetto! Anche se è un uomo molto negligente, ricorda che ti ha accolto nella sua dimora, pur potendo scegliere di mandarti altrove!
I- Sì, ma io odio stare lì, mi annoio terribilmente. Tu mi stai più simpatico invece, capisci quello che dico e mi insegni sempre tante cose nuove! E anche io ti sto simpatico!
E- Non urlare così, insolente! E poi non c’è nemmeno spazio per te qui, non ho un letto in più se ricordi.
I- Puoi comprare un divano e io dormirò lì!
E- La fai facile tu, non ho mica soldi da sperperare io!
I- Allora facciamo portare il letto che avevo di là al castello e lo mettiamo qui a casa tua.
E- E dove? Nella cabina armadio?
I- Perché non nella stanza in fondo all’altro corridoio?
E- Sei matto? E’ proibita quella stanza! Vada per la cabina armadio …
 
Alla fine Ienzo l’aveva vinta ed era rimasto con Even.
In fondo lo scienziato non poteva non ammettere che un po’ di compagnia gli avrebbe fatto bene.
Peccato che il piccoletto avesse paura di dormire da solo e finì per dormire sullo stesso letto di Even.
 
D: Dov’è finito Ienzo?
B: Già … dovevamo dargli il nostro regalo e proprio adesso sparisce …
 
Poco importava, il giorno dopo Ienzo arrivò al castello con Even, all’alba, per cominciare a lavorare.
 
B: Ienzooo!
I: Mh?
D: Ieri sei scappato via senza che potessimo darti il nostro regalo!
I: Oh … mi dispiace
D: Ta daa!
 
Era un pacco enorme, dentro poteva starci tranquillamente una persona.
Era ricoperto con carta colorata e in cima aveva un bellissimo fiocco rosso e un biglietto da parte di Ansem.
Ienzo aprì prima il biglietto, era piuttosto sobrio e dietro la letterina di auguri, c’erano ben mille munny.
Poi passò al regalo delle tre guardie, si fece aiutare per aprirlo e al suo interno trovò una bicicletta blu.
 
E: Regalo funzionale, ottimo.
I: Grazie ragazzi ma … io non so andare in bicicletta …
B: Non è mai tardi per imparare, io ho tolto le rotelle il mese scorso!
D: Se per te non è un problema possiamo cominciare anche subito
E: Ovvio che è un problema! Dobbiamo, e dovete, lavorare.
A: Even ha ragione, sarà per un’altra volta.
I: Ma io voglio provarla subito!
E: Santi Numi … penso che per oggi mi darò malato …
 
A: Innanzitutto bisogna fare un po’ di teoria. Devi imparare come montare, come tenere il busto, come posare i piedi e come afferrare il manubrio.
I: … E quando comincio a pedalare?
E: Quando avrai imparato ciò che il buon Aeleus ha da insegnarti.
 
Così passarono una buona mezz’ora per imparare le basi dell’andare in bicicletta.
 
D: Ed ora … la pratica!
 
Ienzo salì sul sellino, dopodiché Dilan e Aeleus afferrarono ciascuno un lato del manubrio e Even reggeva la bici da dietro.
 
D: Bene, per le prime volte ti reggeremo noi mentre pedali, poi dovrai riuscire ad andare da solo.
 
Così il ragazzo cominciò a pedalare piano piano e gli altri tenevano il passo con lui; poi sempre più veloce, sempre più veloce finché dovettero correre.
 
E: Oddio, mi manca il fiato!
D: Ienzo rallenta non sei ancora in grado di andare così veloce!
I: Ma così è più divertente!
A: Ma rischi di farti male.
 
Ienzo finalmente si decise a rallentare.
Impiegarono tutto il giorno e poi finalmente il ragazzo riuscì a percorrere diversi metri da solo nell’ampio piazzale davanti al portone principale del castello.
 
E: Ottimo, ora torniamo a casa.
 
Da quel giorno, mentre Even camminava col suo solito passo spedito, Ienzo lo seguiva come un’ombra con la sua bicicletta blu, finché non riuscì a diventare abbastanza veloce per superarlo e ad arrivare molto prima di lui al lavoro.
 
B: Fantastico piccoletto, hai dato al tuo vecchio un quarto d’ora di stacco oggi!
I: Già, penso che per il prossimo Natale dovremo comprare una bici pure a lui!
 
Il tempo passava con la solita calma, finché non arrivò il fatidico giorno, che Ienzo e Even aspettavano da molto ormai.
Un nuovo apprendista era arrivato al castello, diceva di chiamarsi Xehanort e dimostrava una notevole intelligenza, così Ansem lo accolse a braccia aperte nel suo castello, dandogli la vecchia stanza di Ienzo.
Stranamente pure Braig era eccitato per l’arrivo di costui, mentre Dilan e Aeleus sembravano in qualche modo irrequieti.
 
Soprattutto Dilan, dopo che aveva conosciuto quella ragazza di nome Eva non era più lo stesso, ma Braig diceva che tutti gli uomini diventano strani quando c’è di mezzo una donna.
 
Ormai era estate inoltrata, Ienzo grondava di sudore sotto quella casacca di cotone, ma non c’era stato verso per convincere Even a lasciarlo lavorare senza.
Pure Xehanort non poteva soffrire quel caldo, ma se ne stava impassibile al laboratorio e lavorava come se niente fosse.
 
Nonostante tutte le loro preoccupazioni, non sembrava un cattivo ragazzo. E pensandoci bene la sua sagome non corrispondeva all’ombra che Ienzo aveva intravisto quel giorno.
 
Even invece teneva sempre gli occhi aperti, e faceva il possibile perché Ienzo e il nuovo arrivato stessero il meno possibile insieme; aveva paura che potesse far leva sul piccoletto per ottenere informazioni riservate.
 
Ma più che la fuga di informazioni, lo preoccupava l’eventualità che qualcuno potesse fare del male a Ienzo.
 
Ad aumentare la tensione costante di quei giorni, per qualche motivo, Isa e Lea erano sempre più presenti al castello.
La prima volta erano stati buttati fuori da Dilan e Aeleus, ma Braig li faceva entrare volentieri e insieme discutevano a lungo; pure Xehanort si univa spesso alle loro conversazioni.
 
E: Di qualsiasi cosa parlino, tu stanne alla larga.
I: Tu ne sai qualcosa?
E: No, ma non mi fido, e il mio istinto non sbaglia mai.
I: Perché continui a non fidarti di Xehanort? E’ un bravo ragazzo secondo me.
E: Sei ancora giovane e ingenuo mio caro, un giorno capirai.
I: E io voglio capire adesso invece! Voglio sapere quello che sai riguardo a questa faccenda; voglio sapere che ci fanno quei due mocciosi ogni giorno con Braig; voglio sapere dov’è Ansem quando serve; voglio sapere perché pensi che Xehanort trami qualcosa!
 
Ormai erano arrivati a casa. Varcato l’uscio, Even si chiuse la porta alle spalle con ben due mandate e condusse Ienzo attraverso il corridoio del lato ovest, fino a trovarsi davanti al portone nero.
Tirò fuori la chiave dal taschino e la porta si aprì.
Ienzo si aspettava chissà che cosa e invece si trovarono in un altro corridoio.
Even camminava con una certa tensione, guardava in continuazione Ienzo, il quale però sembrava non capire.
 
I: Dove siamo?
 
Un’altra porta, un altro corridoio, sembravano perdersi un labirinto infinito, camminavano, camminavano ma non arrivavano da nessuna parte.
Finché si trovarono davanti un muro.
 
E: Come puoi vedere, ci sono due porte, io ho le chiavi per entrambe. Ma sta a te la scelta.
Entrambe portano alla verità, una attraverso la via della Luce, una attraverso la via dell’Oscurità.
 
Ienzo volle esaminarle attentamente, da entrambe uscivano delle voci, che però non riusciva a identificare, né tantomeno a comprendere ciò che dicevano. Dal buco della serratura non vedeva niente e nessun odore interveniva in suo aiuto.
 
E: Ricorda ragazzo, se i sensi ti abbandonano, l’istinto è l’unica via che ti resta.
I: Cosa succederà se dovessi scegliere la via sbagliata?
E: Non c’è giusto o sbagliato a questo mondo. Ogni scelta ha i suoi punti forti, come le sue debolezze. Confido nella tua perseveranza Ienzo, qualunque sarà la tua decisione io ti seguirò e ne affronteremo insieme le conseguenze, non importa quanto gravi siano.
La tua scelta sarà la mia.
 
Ienzo rimase ancora qualche minuto a ponderare silenziosamente.
Era contento che Even l’avrebbe aiutato lungo la via, solo gli dispiaceva di doverlo coinvolgere nel caso in cui la via sarebbe stata troppo ardua per entrambi.
 
I: Ho fatto la mia scelta. Apri questa porta.
 
 
 
 
Z: Vexen, sono passati tre anni oggi da quel giorno. Te lo ricordi ancora?
V: E’ difficile dimenticare la ragione per cui siamo qui.
Z: Sei triste?
V: Affatto, sono felice di essere qui ad aiutarti. Piuttosto, tu hai mai avuto dei ripensamenti?
Z: Sì, all’inizio ho avuto paura; quando abbiamo aiutato Dilan in quel mondo sperduto, quando abbiamo rilegato Ansem nell’Oscurità, quando ho abbassato la guardia e quei mostri mi hanno mangiato il Cuore.
Ma ora, se potessi tornare indietro penso che farei la stessa scelta.
V: Sai cosa c’era oltre l’altra porta?
Z: No e ti prego di non farmelo mai sapere.
V: Hai paura di smarrire la via? Di ripensarci?
Z: Sì.
V: E allora non sei così convinto come sembri della tua decisione.
Z: Even io …
V: Vexen vorrai dire.
Z: Sì scusa, la verità è che avevo paura di deluderti. Se avessi mostrato incertezza questo ti avrebbe certamente contrariato e non saresti più stato fiero di me.
Però, per tutto questo tempo sono stato logorato dalla curiosità.
V: Non dovevi che chiedere ragazzino; la porta sinistra portava allo studio di Ansem. Una volta da lui gli avremmo spiegato come stavano realmente le cose, e avremmo fatto arrestare Braig, Xehanort, Isa e Lea per complotti contro la massima autorità di Radiant Garden; dopodiché avremmo passato il resto della nostra vita in tranquillità continuando a dedicarci alle nostre ricerche.
Tu però hai scelto la porta destra, siamo entrati nella stanza del castello dove quei criminali si radunavano di consuetudine, abbiamo aiutato Dilan nella sua folle impresa d’amore, abbiamo eliminato un uomo giusto e ci siamo uniti a Xehanort nei suoi scellerati esperimenti; abbiamo perso il cuore come dei deficienti  e siamo entrati in quest’Organizzazione, tirandoci dietro anche il buon Aeleus-
Z: Non si nota nemmeno che provi un certo rancore nei miei confronti …
V: Nonostante ci conosciamo da ben quattro anni non hai ancora imparato che non devi interrompere le persone mentre parlano.
Come stavo dicendo, nonostante tutto, mi hai aperto gli occhi sulla realtà, se non fosse stato per te, sarei ancora a marcire dentro quel laboratorio, senza conoscere la vastità del mondo, senza acquisire questi nuovi poteri, senza l’eccitazione che proviamo ogni giorno nelle nostre missioni, senza porci un obiettivo così alto da seguire!
E per questo io ti ringrazio … Ienzo.
Z: …
V: E ora scusami ma devo andare, domani compirai ben undici anni e abbiamo ancora dei preparativi da finire.
Z: Posso dormire con te stanotte?
   
 
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