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Autore: ChaosReign_    28/04/2013    6 recensioni
Una bambina.
Un criminale.
Uniti dallo stesso destino, complici della stessa realtà.
Dal prologo: “-Oh santo Dio, un bambino... Solo un piccolo, dolce, innocuo... BAMBINO!-
Mormora tra sé, calcando l'ultima parola, avvicinandosi all'incubatrice contenente una piccola figura vestita di rosa.
Una neonata.”
È un esperimento, la mia prima storia a capitoli in questa sezione.
Siate clementi e... Buona lettura!
Genere: Avventura, Generale, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Batman aka Bruce Wayne, Joker aka Jack Napier, Nuovo personaggio, Quasi tutti
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo uno. - Tre anni dopo.

 

 

È rimasta sola, ancora.

Dopo tre anni che è sotto la tutela del clown, la piccola Norrie rimane ancora sola, questa volta in un lussuoso hotel appartenente a un mafioso di alto rango della città.

In verità non è proprio sola, ci sono sempre quei due, tre uomini che la tengono sott'occhio, ovviamente una bambina di tre anni, sola in un albergo, non può fare niente. Ha bisogno di qualcuno che la metta a letto, le dia da mangiare, che la cambi e tutte queste cose che dovrebbero fare i genitori.

Ma lei non ha dei genitori, loro sono scappati appena ne hanno avuto la possibilità, lei ha un unica persona a cui tiene, se così si può dire, il suo “Okel” come lo chiama lei con quella vocina alta e senza gran parte delle consonanti.

Di solito è lui che si occupa di tutto, nessuno dei suoi scagnozzi sa come viene trattata e curata dal pazzo criminale, ma stanno bene attenti ad accontentarlo quando viene rinchiuso all'Archam Asylum. Perché il suo unico desiderio, o ordine sarebbero meglio dire, è che la bambina non sia lasciata a morire.

Certe volte rimane rinchiuso lì dentro per mesi, e in quei mesi chi si cura della bambina è Harry, è il più giovane tra gli uomini del capo, avrà massimo vent'anni e ha subito amato quella bambina. È cattivo, sicuro, ha bisogno di soldi, certo, si è messo in affari con il più spregevole uomo (mostro) di Gotham, ma ha sempre avuto un debole per i bambini, sono così sorprendentemente inconsapevoli e puri. Forse trova, curare la piccola Norrie, un modo per riscattarsi dal male che fa ogni giorno e appena può se ne occupa lui.

Questa volta Occhio Blu, come la chiama lui, è felicemente alloggiata in questo hotel da una sola settimana. Harry, coperto dalla sua fedele maschera da pagliaccio triste, la scruta preoccupato, spera solo che Joker non tardi a evadere perché è già successo molte volte che la bambina si mettesse a piangere urlando “Okel”.

'Forse è ancora troppo piccola per capire chi sta cercando, forse è solo l'unica persona che si è presa cura di lei quando tutti le hanno voltato le spalle, per questo la cerca. Molto probabilmente è quello che avrei fatto anche io...', pensa quell'appena più che adolescente mentre cammina avanti e indietro per l'elegante suite, aspettando che il suo collega rientri.

Ora la bambina sembra essersi addormentata e Harry, un ragazzo alto e ben piazzato, con i capelli rossi e un accenno di barba sul mento, si lascia cadere accanto alla piccola, prendendo in mano il telecomando e accendendo il televisore su GCN, il telegiornale di Gotham.

Quello che vede è una parete crollata, fumo che si dirama in tutte le direzioni impedendo una buona visuale alla polizia appena arrivata.

Alza il volume.

-La città affonda di nuovo nel terrore, l'evasione del clown, denominato Joker, il pazzo e maniaco criminale, è stata inattesa e a dir poco distruttiva, ha fatto saltare in aria la parete ovest della sua cella, che dava sul corridoio principale del manicomio, uccidendo due guardie e lo psichiatra con cui doveva avere una seduta poco fa, dopodiché fa scoppiare un altro esplosivo contro la parete che da sulla strada, la possiamo vedere inquadrata, in pezzi. Non si sa ancora che metodo, il criminale, abbia usato per evadere. L'unica cosa sicura è che di lui non ci sono tracce. Se non delle carte bruciate di diversi... Joker, appunto.-

-Okel!-

Esclama lo scricciolo e si rigira nel letto per vedere il suo... Beh, cosa sarà per lei? Un papà.

-Ehi, piccola, ti sei svegliata, eh? Chi c'è, il tuo papà, vero? Ti manca...-

Lei lo scruta con gli occhioni spalancati e un dito in bocca, intenta a succhiarlo. Appena sente la parola, nuova e sconosciuta, “papà”, toglie la mano e si volge verso la televisione.

-Apà?-

E sposta l'indice verso lo schermo che, ora, mostra la foto del pluriassassino truccato con cerone bianco, rossetto rosso che copre tutte le cicatrici e gli occhi coperti di trucco nero.

-Apà.-

Ripete più convinta.

-Si, quello è il tuo papà che torna a prenderti.-

La sollevo e inizio a cullarla tra le braccia mentre lei inizia un coro di “Apà! Apà!” indicando il televisore.

Mi viene da piangere e sorridere nello stesso tempo, penso a come potrebbe essere stata la sua vita in una famiglia normale, con degli amici, forse un fidanzatino, la scuola, l'oratorio... Cose che non potrà mai avere.

Vivrà nel dolore, nella solitudine e nel massacro.

Vivrà nell'ombra di una città corrotta, dove per vivere deve imparare a uccidere e a non farsi ammazzare a sua volta.

-Si, il tuo papà sta arrivando e quando sarà qui andrà tutto bene.-

Dopo nemmeno dieci minuti che le parole sono uscite dalla bocca del più grande, la porta si spalanca sbattendo contro il muro con tale potenza da far tremare tutto l'appartamento.

-Bene, bene, bene... Bene! Vi sono mancato?-

Il clown, con ancora addosso una sottospecie di divisa (o forse è una camicia di forza?), brandisce una mitragliatrice come se fosse una bella foto di famiglia.

Avanza di qualche passo verso i due fino a distare pochi passi dalla bambina.

-E tu, hai fatto la brava, brutta bestiaccia?-

Lei ride felice, tendendo, come quella prima volta in ospedale, le braccia verso il suo... Papà.

-Apà!-

Joker, nel preciso istante in cui sente pronunciare quella parola, si irrigidisce e il suo sorriso, già mostruoso di suo agli occhi delle altre persone, si trasforma in un ghigno perfido.

-Harry... Giusto? Ti chiami Harry?... Sapresti dirmi, precisamente, cosa ha appena detto quella... Bambina?-

L'ultima parola la sputa, come potrebbe sputare una foglia d'insalata andata a male.

-Ehm... Beh, io... Io credo abbia detto papà.-

La voce del ragazzo è bassissima, quasi un sussurro, anzi uno squittio. Sa che non dovrebbe nemmeno perdere tempo a provare a mentire al boss. Sarebbe tutto inutile.

Ecco, sembra un topo braccato dal gatto e messo al muro, in un angolino. Senza via di scampo.

-Ah, così... Così a te sembra che abbia detto proprio, proprio papà. Sai che lo è sembrato anche a me?-

Il pazzo muove un passo verso Harry. E un altro, con la mitragliatrice in bella mostra, la sicura sembra non essere gradita dall'evaso, che continua il suo monologo.

-Solo, mi chiedo da dove... O da chi possa averla imparata. Perché sai, tu sai la storia delle mie cicatrici, vero Harry? Tu sai che io odio mio padre, vero Harry?-

Ora il rosso arretra a ogni passo di Joker, incastrandosi tra l'angolo di parete tra la cucina e il bagno.

-Io, oh, ti prego, non sono stato io! Lasciami in pace!-

Esclama rannicchiandosi su se stesso, forse per sentirsi un po' più protetto nonostante sappia che con il clown intorno nessun nascondiglio è sicuro.

-Ah, non è colpa tua... Allora questa POPPANTE ha imparato da sola a chiamare PAPÀ la gente, no? Ma sarò buono, ti lascerò in pace... Eterna.-

E fa fuoco.

Preme il grilletto e punta l'arma da fuoco verso il povero malcapitato, i proiettili iniziano a volare all'impazzata e tutti centrano il bersaglio con fin troppa precisione, con la precisione che solo un assassino veterano ha.

E ride, lui ride fino a farsi venire le lacrime agli occhi mentre preme il grilletto.

Dopodiché si siede sulla poltrona e sospira, soddisfatto.

La bambina, sul letto, inizia a mugugnare e strisciare fino al bordo per avvicinarsi al suo papà, o quello che crede essere tale.

-Oh, stai zitta. Almeno un momento. Zitta. Non farmi pentire di averti portato con me. Mi stai facendo venire il mal di testa.-

La bambina, come se capisse tutta la frustrazione dell'uomo si zittisce e lo osserva, lui dal canto suo si passa una mano in faccia togliendosi gran parte del cerone sudaticcio e appiccicato sulla guancia sinistra e sulla fronte.

Poi, sempre sotto lo sguardo indagatore della bimba, si dirige in bagno dove si sciacqua la faccia da quella maschera che indossa ogni giorno e, molte volte, anche diverse notti.

E quegli occhioni blu continuano a fissarlo con curiosità, lo fissano con curiosità mentre si lava (lo intravedono solo per metà dalla porta) e lo vedono quando torna nella stanza (formata da un letto, dove si trova ora la neonata, una poltrona, un angolino cucina e la televisione, più un armadio e la terrazza) con il viso pulito, le cicatrici non più rosse ma di un color carne bruciata. La fronte di un colore olivastro, pallido. Solo i capelli hanno mantenuto quel colore verde sporco.

In quel preciso istante, quando lui si piazza davanti a lei, con il viso scoperto, capisce che non l'avrebbe potuta lasciare andare.

Perché? Perché è diventata parte della sua “normalità”, perché è l'unica creatura a cui si è esposto volontariamente e che è sopravvissuta almeno tre minuti per poterlo raccontare... Nonostante abbia solo tre anni.

Ed è in quel preciso istante che i suoi occhioni diventano due pozzi profondi, in cui non si può far altro che perdercisi. Due pozzi innaturalmente azzurri, troppo azzurri per essere normali.

-Oh, vedo un grande futuro in te, piccola mocciosetta.-

Esclama in tono dolce.

-Potresti benissimo diventare una grande... Allieva, però sappi che non mi dovrai mai, mai e poi mai chiamare papà. MAI! Io non sono tuo padre, tu non sei mia figlia...-

Detto questo le da un buffetto sulla guancia e si alza, prima di uscire dalla camera d'albergo si ferma sulla soglia e sussurra:

-Tu non sei nessuno. Nessuno.-

Cercando di convincere più se stesso che la bambina che ancora non capisce quelle parole, ma che, più tardi negli anni si ricorderà.

Oh, eccome se le ricorderà...








Ciao a tutti!
Sono tornata, la volta scorsa mi sono scordata di dire che i capitoli ora sono un po' corti, ma con il tempo si allungheranno e per ora sto scrivendo in terza persona, ma i POV molto probabilmente cambieranno nel corso della storia.
E, ovviamente, i personaggi qui descritti non mi appartengono.
Ora voglio ringraziare le quattro persone che hanno recensito il prologo, le cinque che hanno messo la storia nelle seguite, la persona che l'ha messa nelle preferite e le due che l'hanno messa nelle ricordate.
Grazie anche a tutte le persone che hanno letto e che leggeranno!
Spero che anche questo primo capitolo vi piaccia, mi farebbe tanto piacere avere un vostro parere.
Bacioni.
Alis.

  
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