Bene, eccomi qui a pubblicare anche questo
capitolo =)
Ringrazio chi mi segue/preferisce/ricorda e
chi mi lascia un parere ;)
Buona lettura! =)
Ottavo capitolo
Minerva McGranitt prese una
fiala dall’interno del mantello. Conteneva un liquido trasparente che sembrava
acqua: Veritaserum.
“Lei comprende, signor
Malfoy, che dobbiamo aspettare che un altro membro dell’Ordine sia presente.
Non vorrei che si dicesse che… Mi abbia manipolato, o cose simili.”
Draco annuì con un cenno del
capo. Aspettarono circa dieci minuti e poi uno schiocco annunciò la
materializzazione di un uomo: Malocchio Moody.
Draco si sentì
improvvisamente nervoso: non gli piaceva quell’uomo, anche se sapeva che era
stato un impostore a trasformarlo in un furetto, anni prima.
“Malfoy.” disse, quasi
ringhiando.
“Professor Moody… O forse non
proprio professore…”
“Beh, uno dei vostri mi ha
impedito di insegnare. E se non ricordo male tu sei già un Mangiamorte… Perché
sei qui?”
Draco mise tutta la decisione
che poteva nel suo sguardo.
“Perché mi hanno marchiato
contro la mia volontà. Non voglio più essere un Mangiamorte; vivo da più di un
anno con il Signore Oscuro e tutto ciò che fa mi fa ribrezzo. Non voglio questa
vita. E, a parte il professor Piton, non lo sa nessuno.”
“Piton, eh? Silente si fidava
di lui. E lui l’ha ucciso.”
“Come ho detto alla
professoressa McGranitt, se accettate me accettate anche lui. Ho prove certe
che lui non stia dalla parte del Signore Oscuro, anche se non posso rivelarvi
nulla in tal senso.”
Moody si avvicinò così tanto
che Draco indietreggiò con il busto, l’espressione improvvisamente allarmata.
Deglutì.
“Credi davvero di poter
mettere condizioni, pivello?”
“Alastor.” intervenne la
McGranitt “Ha detto che berrà il Veritaserum. Evita di fare certe scene, almeno
finché non avremo appurato la sua… Buona volontà.”
Moody si ritirò e continuò a
guardarlo sprezzante – con l’occhio buono.
“Scusa, sai, se non mi fido
di uno schifoso Mangiamorte.”
“Alastor.”
“Bene, dagli questo
Veritaserum!”
L’interrogatorio non fu poi
così brutale come si aspettava. Draco non sentì neppure l’influenza del
Veritaserum: si teneva le cose dentro da fin troppo tempo, parlarne era una
liberazione.
Descrisse le torture che era
costretto ad infliggere ai prigionieri; di come avesse passato male l’anno
prima, con la missione di uccidere Silente pena una rivalsa sui suoi genitori;
degli orrori che vedeva ormai quotidianamente a casa – che non era neppure più
sua –; il sollievo che provava tornando ad Hogwarts, nonostante la situazione
non fosse poi molto diversa; il fatto che Piton fosse sempre stato dalla parte
dell’Ordine, che lui gli insegnasse Occlumanzia per evitare di incappare
nell’ira del Signore Oscuro… Questo e molto altro, nei dettagli.
Dopo circa venti minuti che
parlava, la gola ormai secca, Minerva McGranitt lo interruppe.
“Capisco. Sono certa che le
tue motivazioni siano sincere, non c’è modo di imbrogliare il Veritaserum.
Ancora mi chiedo come mai sostieni che Piton sia dalla nostra parte… Dopo
quello che ha fatto… Ma, prima di questo, devo ammettere che come collega lo
stimavo.”
“Bah. Per me chi è un
Mangiamorte non smette mai di esserlo. Piton è feccia, e scommetto che lui è convinto che stia dalla nostra parte,
per quello lo dice anche sotto influsso del Veritaserum, ma che non sia la verità.”
“Alastor, non contraddirti da
solo! Draco è stato marchiato, eppure è qui per chiedere aiuto. Non è un
Mangiamorte convinto, quindi non vedo come mai Piton potrebbe non esserlo a sua
volta!”
“Ha ucciso Silente, Minerva!”
I due si guardarono per un lunghissimo
minuto, fulminandosi con lo sguardo.
Draco non sapeva che fare,
così scelse di stare zitto.
Alla fine la McGranitt scosse
la testa.
“Se ti fidi di lui, come
spero che tu faccia, dato quello che hai sentito, allora dobbiamo accettare di
nuovo Piton. Non sappiamo perché abbia fatto quello che ha fatto, però…”
“Non puoi davvero volerlo
riammettere nell’Ordine!”
“Non ho detto questo. Non
dobbiamo litigare fra noi, Alastor… Severus non chiede di partecipare alle
riunioni o cose simili… Mi sbaglio?”
Si era rivolta a lui, che si
affrettò a confermare.
“Non mi ha detto molto, in
proposito. Ma so per certo che, in ogni caso, non ne avrebbe il tempo. E’
occupato a fare il preside, a correre se il Signore Oscuro lo chiama, ad
insegnare a me Occlumanzia. Mi ha detto… Mi ha detto solo che ha un messaggio
per Potter. Ma che lo dovrà consegnare… Più in là.”
La McGranitt aggrottò le
sopracciglia, mentre Alastor esclamava: “Ah!”
Draco ignorò l’uomo – che
stava continuando a dire: “Sicuro, vuole Potter. niente di più facile!
Diamoglielo su un vassoio d’argento, certo. E noi ci dovremmo fidare!” – e
sostenne lo sguardo della professoressa. Alla fine lei fece un breve cenno del
capo.
“In ogni caso, non siamo qua
per Piton, ma per lei, signor Malfoy.”
Draco annuì.
“Alastor, converrai con me
che il ragazzo ha bisogno di protezione. Si è rivolto a noi, non possiamo
sbattergli le porte in faccia.”
“Dovremo proteggere lui e la
sua famiglia?!”
“No.” era stato Draco a
parlare “I miei non sanno nulla. Sono qui solo per conto mio: non voglio
metterli in pericolo.”
Era ancora sotto l’effetto
del Veritaserum, ne era consapevole. Forse questo giocò a suo favore: Moody
smise di osservarlo con disprezzo e assunse un’espressione neutra.
“Molto bene, ragazzo. Ti
garantiremo protezione, nei limiti del possibile, ma questo non significa che
potrai partecipare attivamente alla vita dell’Ordine. Più avanti, se te lo
meriterai, potrai farlo. Mi raccomando: se te lo meriterai.”
“Sì, sono d’accordo.”
Draco si sentì come se si
fosse tolto un peso dal cuore. Ora, forse, capiva come aveva fatto Potter a
sopravvivere al terribile – per lui, non per se stesso – quinto anno: aveva
quella specie di circolo su cui contare, mentre tutta la sua vita andava a
pezzi. Lui, ora, aveva l’Ordine della Fenice.
La McGranitt uscì dalla
stanza, tornando poco dopo con Aberforth, che lo ricondusse giù per il
passaggio e fuori nel bagno. Draco tornò nel locale, ignorato da tutti gli
avventori, e decise di fermarsi ancora un po’ per finire la sua Burrobirra
ormai fredda.
Stava per andarsene quando la
voce di Aberforth lo fermò.
“Ehi! Mi devi due falci.”
Sorrise, mentre cercava nel
mantello le monete.