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Autore: Mary Evans    10/05/2013    1 recensioni
E se Harry avesse avuto una gemella, metamorfomagus , che lo avesse aiutato nei difficili anni a casa Dursley?
Se entrambi i gemelli avessero preso il talento in pozioni dalla madre e lo spirito malandrino del padre?
Se Regulus Black avesse avuto un figlio prima di morire?
Se questo figlio fosse stato allevato dalla signora Figg, la magonò in Privet Drive?
E se avesse preso tutto il carattere dallo zio, Sirius Black?
Genere: Avventura, Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Il trio protagonista, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
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- Questa storia fa parte della serie 'Metis Potter'
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Ormai l’avventura con il drago era passata in prescrizione, e i Malandrini non avevano potuto mettersi di nuovo nei guai a causa degli esami.
Sotto la supervisione di Metis ed Hermione, anche Gideon e Harry avevano iniziato a ripassare con loro grande disappunto, quindi avevano poco tempo da dedicare alle loro malandrinate.
Con grande irritazione di Hermione, comunque, appena due giorni dopo l’inizio delle lezioni di ripasso per gli esami i due ragazzi e Metis erano capaci di citare quasi a memoria ogni nozione presente nei libri. Ron se la cavava meno bene e, visto che Hermione sapeva già tutto, anche se non in una maniera così metodica come gli altri amici, decise insieme a Metis di aiutarlo. Così, mentre loro due e Ron sgobbavano sui libri in biblioteca, Harry e Gideon facevano di tutto per mettersi nei guai.
Un pomeriggio, mentre tornavano dalla biblioteca, udirono una voce lamentosa provenire da una delle aule. Quando si avvicinarono, capirono che si trattava di Raptor.
«No, no, un'altra volta no, ti prego...»
A sentire quelle parole, sembrava che qualcuno lo stesse minacciando. Dopo essersi scambiati uno sguardo Harry e Gideon si avvicinarono ancora.
«E va bene... va bene.» sentirono Raptor singhiozzare.
Passò appena un secondo, e dall'aula uscì in gran fretta Raptor, tutto intento a rimettersi il turbante per il verso giusto. Era pallido e sembrava sul punto di scoppiare in lacrime. Si allontanò fino a sparire alla vista, e i due amici ebbero l'impressione che non li avesse neanche notati. Attesero che l'eco dei suoi passi si spegnesse, poi fece capolino nell'aula per dare un'occhiata: era vuota, ma all'estremità opposta c'era una porta spalancata. Probabilmente da quell'aula era appena uscito Piton e, da quanto avevano appena sentito, doveva essere anche tutto ringalluzzito: sembrava che finalmente Raptor avesse ceduto.
Decisero di informare subito gli altri e tornarono in biblioteca, dove Hermione stava interrogando Ron in astronomia, e Metis leggeva un libro.
«Dunque, Piton ce l'ha fatta!» esclamò Ron. «Se Raptor gli ha insegnato a spezzare il suo incantesimo anti-magia nera...»
«Però, c'è sempre Fuffi.» obiettò Hermione.
«Forse Piton ha scoperto come eludere la sua sorveglianza senza chiedere niente a Hagrid.» disse Ron alzando gli occhi sulle migliaia di volumi che li circondavano «Scommetto che qua dentro, da qualche parte, c'è un libro che spiega come fare per mettere fuori combattimento un gigantesco cane a tre teste. E allora, che cosa facciamo ragazzi?»
Negli occhi di Ron era tornata a brillare la luce dell'avventura.
«Dobbiamo andare da Silente.» disse Hermione «È quello che dovremmo aver fatto già da un sacco di tempo. Se tentiamo qualcosa noi, ci sbattono fuori di sicuro.»
«Andiamo ‘Mione che fine ha fatto il tuo spirito malandrino!?» esclamò Gideon.
«E poi non abbiamo prove!» le ricordò Harry «Raptor ha troppa paura per darci corda. Basta solo che Piton dica di non sapere come ha fatto a entrare quel mostro a Halloween, e che lui al terzo piano non ci è neanche andato vicino... Secondo voi, a chi crederanno, a lui o a noi? Che noi non possiamo soffrire Piton, non è precisamente un segreto. Silente penserà che ci siamo inventati tutto per farlo licenziare. Gazza non ci aiuterebbe per tutto l'oro del mondo: è troppo amico di Piton, e dal suo punto di vista, più studenti vengono rispediti a casa, meglio è. E poi, non dimenticate che noi non ne dovremmo proprio sapere nulla, né della pietra né di Fuffi. Sarà dura spiegare come l'abbiamo saputo.»
«L’unica cosa che ci resta da fare è aspettare e tenere gli occhi aperti.» disse Metis, prima di ributtarsi a capofitto nella lettura, e gli altri conclusero che era la cosa migliore da fare per il momento.
 


Il mattino seguente, Harry, Gideon e Neville, sedendosi al tavolo della colazione, trovarono dei messaggi a loro indirizzati. Erano tutti identici, e dicevano:
 
Per punizione, andrete in cella d'isolamento a partire dalle undici di stasera. Presentatevi al signor Gazza nel salone d'ingresso.
Prof.ssa McGranitt
 
Con le lezioni di ripasso, il Quidditch e il resto, Gideon ed Harry si erano completamente dimenticato della punizione che li attendeva. Tutto sommato però, avrebbe potuto andargli peggio. Almeno non avevano perso così tanti punti da renderli impopolari a scuola!
Quella sera alle undici, salutarono gli altri nella sala di ritrovo e scesero nell'ingresso insieme a Neville. Gazza era già lì ad attenderli, e con lui c'era anche Malfoy.
«Seguitemi.» disse Gazza, accendendo un lume e conducendoli fuori.
«Adesso credo proprio che ci penserete due volte, prima di violare di nuovo il regolamento della scuola, eh?» fece in tono di scherno «Se volete sapere come la penso io, i migliori insegnanti sono il lavoro duro e le punizioni... proprio un peccato che non ne diano più spesso come una volta... Allora ti appendevano al soffitto per i polsi e ti ci lasciavano per qualche giorno! Ho ancora le catene in ufficio: le tengo ben oliate, nel caso che servano... Allora, andiamo, e non sognatevi di filarvela proprio adesso: se ci provate, sarà peggio per voi.»
Si avviarono attraverso il parco immerso nell'oscurità. Neville non la smetteva di tirare su col naso, mentre Harry e Gideon si domandavano quale sarebbe stato il loro castigo. Doveva essere qualcosa di veramente orribile, altrimenti Gazza non avrebbe avuto quel tono gongolante, tuttavia, non volendo dare al custode una soddisfazione, mantennero la loro aria arrogante per tutto il tragitto.
La luna splendeva in cielo, ma ogni tanto una nube le passava davanti oscurandola, e sprofondava anche loro nel buio.
Poi udirono un grido in lontananza.
«Sei tu, Gazza? Sbrigati, che voglio incominciare.»
Harry e Gideon si scambiarono uno sguardo sollevato: non sarebbe stato poi tanto male, se toccava loro stare con Hagrid. Tuttavia Gazza lo notò e disse: «Non penserete mica che siete venuti a divertirvi insieme con quello zoticone? Be', levatevelo dalla testa, ragazzini: è nella foresta che vi sto portando, e non so neanche se tornerete tutti interi.»
A quelle parole, Neville diede un flebile lamento, e Malfoy si fermò, incapace di proseguire.
«Nella foresta?
» ripeté, con un insolito tono insicuro «Ma non si può mica andarci di notte... ci sono in giro un sacco di bestie strane... lupi mannari, dicono.»
Neville strinse la manica del mantello di Harry ed emise un suono strozzato.
«È quello che ti fa paura, eh?» fece Gazza, con la voce che tradiva la sua gioia maligna «Ai lupi mannari dovevi pensarci prima di combinare tutti quei pasticci, non credi?»
Hagrid emerse dalle tenebre e si avvicinò a loro, seguito a ruota da Thor. Portava in mano la sua grossa balestra, e una faretra piena di frecce a tracolla.
«Era ora.» disse «È già mezz'ora che vi aspetto. Tutto bene? Harry, Gideon?»
«Io non li tratterei con tanta confidenza, Hagrid.» disse Gazza freddamente «In fin dei conti sono qui per essere puniti.»
«Forse è per questo che siete in ritardo, signore?» chiese Hagrid a Gazza aggrottando le sopracciglia «Perché ha perso tempo a fargli la lezione? Ma non è compito suo, questo. Lei ha fatto la sua parte, da qui in avanti me ne occupo io.»
«Allora io torno all'alba…» disse Gazza «...a riprendere quello che ne resta.» aggiunse poi malignamente. Dopodiché si voltò e riprese la strada del castello, con il lume che ballonzolava nel buio.
A quel punto, Malfoy si voltò verso Hagrid.
«Io in quella foresta non ci metto piede.» disse, e Harry fu contento di sentire che nella sua voce c'era una nota di panico.
«Ci andrai, eccome, se vuoi restare a Hogwarts!» ribatté Hagrid in tono feroce «Avete combinato un guaio, e adesso dovete pagare.»
«Ma questa è roba da servi, mica da studenti. Io pensavo che ci avrebbero dato degli esercizi o roba del genere... Se lo sapesse mio padre, quel che mi state facendo, lui...»
«...ti direbbe che a Hogwarts si è sempre fatto così.» lo rimbeccò Hagrid «Figuriamoci: esercizi! E a che cosa servirebbero? No: farete qualcosa di utile, oppure vi sbatteranno fuori. Se credi che tuo padre preferisce vederti espulso, tornatene al castello e fà le valigie. Avanti, adesso!»
Ma Malfoy non si muoveva. Guardò Hagrid con aria infuriata, ma poi abbassò gli occhi.
«Allora.» disse Hagrid «Adesso statemi a sentire bene, perché quel che faremo stanotte è molto pericoloso e non voglio che correte rischi. Venite un momento con me.»
Li condusse fino al margine della foresta. Tenendo alto il lume, additò uno stretto sentiero serpeggiante, che scompariva fra il fitto degli alberi, immerso nell'oscurità.
«Guardate lì.» fece Hagrid «Vedete quella roba che luccica per terra? Quella roba argentata? È sangue di unicorno. Là dentro c'è un unicorno ferito. È la seconda volta che succede, questa settimana. Mercoledì scorso ne ho trovato uno morto. Noi cercheremo di andare a salvarlo, povera bestia. Ma forse dovremo abbatterlo, per non farlo più soffrire.»
«E se chi ha ferito l'unicorno ci trova prima lui?» fece Malfoy, incapace di non lasciar trasparire la paura dalla sua voce.
«Niente che vive nella foresta può farvi del male, se siete con me o con Thor.» rispose Hagrid.  
Iniziarono ad avanzare lentamente, tendendo l'orecchio al minimo rumore. All'improvviso, in una radura poco più avanti, qualcosa senza dubbio si mosse.
«Chi è là?» gridò Hagrid «Fatti vedere... sono armato!»
Ciò che avanzò verso di loro, fino alla cintola era un uomo, con barba e capelli rossi, ma dalla vita in giù aveva un corpo di cavallo di un bel marrone castagna, con una lunga coda rossastra.
Harry e Gideon restarono a bocca aperta.
«Ah, sei tu, Conan.» disse Hagrid in tono sollevato «Come va?» Fece un passo avanti e strinse la mano al centauro.
«Buona sera a te, Hagrid.» disse Conan. Aveva una voce profonda e malinconica «Non è che volevi colpirmi?»
«Non si è mai troppo cauti, Conan.» rispose Hagrid dando un colpetto alla sua balestra «In giro per questa foresta c'è qualcosa che non mi torna. Oh, a proposito, ti presento Harry Potter e Gideon Black. Studiano su alla scuola. E quegli altri due sono Draco Malfoy e Neville Paciock. Questo è Conan, ragazzi, un centauro.»
«Fico!» esclamarono Harry e Gideon.
«Buona sera.» fece Conan «Allora, dite un po': in quella scuola si studia molto?»
«Un po’.» dissero i ragazzi facendo spallucce, memori delle lezioni assolutamente inutili del professor Raptor.
«Un po'. Be', è già qualcosa.» sospirò Conan. Poi rovesciò il capo all'indietro e guardò il cielo «Marte è molto luminoso, stasera.»
«Già» fece Hagrid guardando anche lui in alto «Senti un po', Conan, sono proprio contento che ti abbiamo incontrato, perché c'è in giro un unicorno ferito. Tu hai visto niente?»
Conan non rispose subito. Continuò a fissare il cielo, e poi tornò a sospirare.
«Le prime vittime sono sempre gli innocenti.» disse «Così fu nei secoli dei secoli, così è adesso.»
«Già.» fece Hagrid «Ma tu hai visto niente, Conan? Niente di strano?»
«Marte è molto luminoso stanotte.» ripeté Conan mentre Hagrid gli lanciava un'occhiata impaziente «Non capita spesso.»
«Va bene, ma io intendevo niente di strano un po' più terra terra.» riprese Hagrid «Insomma, non hai notato niente?»
Ancora una volta, Conan ci mise un po' prima di rispondere. Alla fine disse: «La foresta nasconde molti segreti.» poi se ne andò.
«È davvero impossibile.» disse Hagrid in tono irritato, non appena Conan si fu allontanato abbastanza «Avere una risposta chiara da un centauro. Sono sempre lì che guardano le stelle. Di quel che succede quaggiù, non gliene importa un fico secco.»
«Ma qui nella foresta, ce ne sono molti di quelli?» chiese Gideon.
«Oh, be', parecchi... Per lo più se ne stanno per i fatti loro, ma per fortuna si fanno vivi, quando ho voglia di scambiare una parola con qualcuno. Badate bene, i centauri sono dei gran cervelloni... sanno un sacco di cose. Solo che non sono tanto chiacchieroni.»
Camminarono per quasi mezz'ora, addentrandosi sempre di più, fino a quando seguire il sentiero divenne quasi impossibile, tanto erano fitti gli alberi. Ad un certo punto si divisero, ed Harry si ritrovò a camminare nella foresta con Thor e Malfoy. Gli sembrò di intravedere macchie di sangue sempre più frequenti: c'erano schizzi sulle radici di un albero, come se una povera creatura ferita si aggirasse là attorno. Davanti a lui, attraverso i rami intricati di un'antica quercia, Harry scorse di nuovo una radura.
«Guarda...» mormorò, tendendo il braccio per fermare Malfoy.
Per terra c'era qualcosa di bianco che scintillava: era un unicorno, ed era morto.
Harry non aveva mai visto nulla di così bello e così triste, e aveva già fatto un passo verso l'unicorno quando un fruscio lo fece fermare di colpo. Ai margini della radura, un cespuglio fremette... Poi, dall'ombra, uscì una figura incappucciata che avanzò strisciando come un animale da preda. Harry, Malfoy e Thor rimasero impietriti. La figura incappucciata si avvicinò all'unicorno, chinò il capo sulla ferita che si apriva nel fianco dell'animale e si mise a berne il sangue.
«AAAAAARGH!»
Malfoy si lasciò sfuggire un grido agghiacciante e schizzò via, e con lui Thor. L'incappucciato alzò il capo e puntò lo sguardo su Harry, con il sangue dell'unicorno che gli colava sul petto. Poi si alzò in piedi e gli si avvicinò a rapidi passi. Harry non riusciva a muoversi per il terrore.
Improvvisamente gli trapassò la testa una fitta di dolore come non ne aveva mai provate: era come se la sua cicatrice avesse preso fuoco. Mezzo accecato, arretrò barcollando. Dietro di sé udì un rumore di zoccoli al galoppo e qualche cosa lo superò d'un balzo, piombando addosso all'incappucciato.
Il dolore alla testa era talmente forte che Harry cadde in ginocchio, e ci vollero un paio di minuti prima che passasse. Quando il ragazzo levò lo sguardo, la figura era scomparsa. Davanti a lui c'era un centauro, ma non era Conan: dall'aspetto era più giovane, e aveva chiome biondo chiarissimo e un corpo da sauro.
«Tutto bene?» disse il centauro aiutando Harry a rimettersi in piedi.
«S-sì, grazie... ma che cos'era quello?»
Il centauro non rispose. Aveva occhi di un blu stupefacente, come pallidi zaffiri. Guardò Harry con attenzione, soffermandosi a osservare la cicatrice che gli spiccava livida sulla fronte.
«Ma tu sei il giovane Potter!» esclamò «Faresti bene a tornare da Hagrid. A quest'ora la foresta è un posto pericoloso, specie per te. Sai andare a cavallo? In questo modo farai più in fretta. Mi chiamo Fiorenzo.» aggiunse poi, mentre piegava le zampe anteriori perché Harry potesse salirgli in groppa.
Avanzarono in silenzio attraverso gli alberi, e Harry pensò che il centauro non volesse più parlargli, ma mentre attraversavano un punto dove il bosco era particolarmente fitto il centauro si fermò di colpo.
«Harry Potter, ma tu lo sai che cosa ci si fa con il sangue di unicorno?»
«No.» rispose Harry, stupito da quella strana domanda «Noi abbiamo usato soltanto il corno e i peli della coda, a lezione di Pozioni.»
«Questo perché uccidere un unicorno è una cosa mostruosa.» ribatté Fiorenzo «Soltanto uno che non ha niente da perdere e tutto da guadagnare commetterebbe un delitto del genere. Il sangue dell'unicorno ti mantiene in vita anche se sei a un passo dalla morte; ma il costo da pagare è tremendo. Poiché hai ucciso una cosa pura e indifesa per salvarti, dall'istante che il sangue tocca le tue labbra non vivrai che una mezza vita, una vita dannata.»
«Ma chi potrebbe essere così disperato?» si domandò ad alta voce «Se uno finisce dannato per sempre, meglio morire, no?»
«Vero.» concordò Fiorenzo «A meno che non ti basti restare vivo per il tempo necessario a bere qualcos'altro... qualcosa che ti restituisca tutta la tua forza e il tuo potere, qualcosa che fa sì che tu non possa morire mai. Signor Potter, tu lo sai che cosa è nascosto dentro la scuola, in questo preciso momento?»
«La Pietra Filosofale! Ma certo... L'Elisir di Lunga Vita! Però non capisco chi...»
«Non ti viene in mente nessuno che abbia atteso molti anni per tornare al potere, che si sia aggrappato alla vita aspettando la sua grande occasione?»
Era come se un pugno di ferro si fosse improvvisamente serrato attorno al cuore di Harry.
«Vuoi dire.» fece Harry con voce strozzata «Che era Vol...»
«Harry! Harry, tutto a posto?»
Gideon correva verso di loro lungo il sentiero, seguito da un Hagrid tutto ansimante.
«Ma io sto benissimo.» rispose Harry quasi senza sapere quel che diceva «L'unicorno è morto, Hagrid, sta nella radura lì dietro.»
«A questo punto, io ti lascio, signor Potter.» mormorò Fiorenzo, mentre Hagrid si affrettava nella direzione indicata per vedere l'unicorno «Adesso sei al sicuro.»
Harry scivolò giù dalla sua groppa.
«Buona fortuna, Harry Potter.» disse Fiorenzo «È già successo che i pianeti venissero letti in modo errato, anche dai centauri. Spero che questa sia una di quelle volte.»
Così dicendo, si voltò e si addentrò nel folto della foresta, lasciandosi alle spalle Harry scosso dai brividi.
 

Mentre aspettava il loro ritorno, Ron si era addormentato nella sala di ritrovo immersa nell'oscurità, mentre Hermione e Metis leggevano un libro, anche se chiaramente a fatica reprimevano il sonno. Tuttavia, quando Harry e Gideon entrarono dal ritratto, nel giro di pochi secondi erano tutti e tre perfettamente svegli, e ascoltavano Harry spiegare che cosa era successo nella foresta.
Harry non riusciva a sedersi. Andava su e giù a gran passi davanti al fuoco. Tremava ancora.
«Piton vuol rubare la Pietra per conto di Voldemort... Voldemort aspetta nella foresta... e pensare che per tutto questo tempo abbiamo creduto che Piton volesse soltanto arricchirsi...»
«Piantala di pronunciare quel nome!» sussurrò Ron terrorizzato, come se credesse che Voldemort potesse udirli.
Ma Harry non lo ascoltava.
«Fiorenzo mi ha salvato, ma non avrebbe dovuto farlo... ha iniziato a parlare quello che predicono i pianeti... Probabilmente, secondo i pianeti, Voldemort sta per tornare...»
«Ma la pianti di pronunciare quel nome?» sibilò Ron, beccandosi uno scappellotto da Metis seguito da un «Piantala tu di interromperlo!»
Ascoltare di come il fratello era stato a un passo dall’essere ucciso l’aveva terrorizzata a morte. Gideon parve capirlo e si sedette accanto a lei stringendola forte. Anche lui si era spaventato molto.
«Quindi, adesso non mi resta che aspettare che Piton rubi la Pietra.» proseguì Harry febbrilmente. «E a quel punto Voldemort potrà venire a farmi fuori...»
Hermione aveva un'aria molto spaventata, ma gli offrì una parola di conforto.
«Harry, tutti dicono che Silente è l'unica persona di cui Tu-Sai-Chi abbia mai avuto paura. Se c'è in giro Silente, Tu-Sai-Chi non ti torcerà un capello. Ma comunque, chi ha detto che i centauri hanno ragione? A me sembra roba da chiromanti, e anche la professoressa McGranitt ha detto che quella è una branca della magia molto imprecisa.»
«E poi, Harry, non hai tenuto conto di una cosa.» disse Metis, alzandosi a fronteggiare il fratello «Anch’io ho una cicatrice inferta da Voldemort, è anche me che vuole. E non gli sarà così facile farci fuori entrambi.»
«Voldemort dovrà passare sul mio cadavere prima di farvi del male. Combatteremo se necessario.» disse Gideon con ferocia, affiancando i due gemelli.
A quel punto Hermione e Ron si guardarono per un istante.
«E noi saremo con voi.» disse Hermione risoluta mentre Ron annuiva «Ma ci piacerebbe che non ci teneste all’oscuro di alcune cose. Ad esempio, cos’è questa storia della cicatrice di Metis? Dai libri che ho letto non risulta niente.»
«Questo perché sono in pochi a saperlo.» disse Metis con un sospiro «Io ho la stessa cicatrice di Harry, ma sulla spalla sinistra.» e la mostrò.
Nel frattempo, il cielo si era rischiarato e decisero di ritirarsi nei rispettivi dormitori. Andarono a letto esausti, con la gola che doleva, ma le sorprese di quella nottata non erano finite.
Quando Harry scostò le lenzuola, vi trovò sotto, piegato con cura, il mantello che rende invisibili. A esso era attaccato un biglietto che diceva: «In caso ti serva.»
 
 
 

 

  
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