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Autore: ChaosReign_    20/05/2013    10 recensioni
Una bambina.
Un criminale.
Uniti dallo stesso destino, complici della stessa realtà.
Dal prologo: “-Oh santo Dio, un bambino... Solo un piccolo, dolce, innocuo... BAMBINO!-
Mormora tra sé, calcando l'ultima parola, avvicinandosi all'incubatrice contenente una piccola figura vestita di rosa.
Una neonata.”
È un esperimento, la mia prima storia a capitoli in questa sezione.
Siate clementi e... Buona lettura!
Genere: Avventura, Generale, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Batman aka Bruce Wayne, Joker aka Jack Napier, Nuovo personaggio, Quasi tutti
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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  Scusate per il ritardo.
Sapete: "Maggio, studente fatti coraggio" è stato un periodo molto... Intenso e lo stato della revisione non è completo, se ci sono errori vi prego di dirmelo.
Se la storia non vi piace mi dispiace molto, se, al contrario, vi piace sono davvero felice!
Ringrazio tutte le persone che leggono, recensiscono e inseriscono la storia nelle liste.
Grazie di cuore.
Beh, vi lascio alla storia, fatemi sapere che ne pensate.
Bacioni.
Alis.
e...
Buona lettura.



Capitolo tre. -

Sì, J. Sono pronta J.”

 

 

Ormai da due ore Norrie è sottoposta a sforzi incredibili, senza sosta continua a correre da una parte all'altra del boschetto, schivando vari oggetti affilati o pesanti.

Senza alcuna protezione affronta questa specie di suicidio, dopotutto è l'unico modo per sopravvivere.

Una carta da gioco, ovviamente in metallo, lanciata da Joker, le sfiora una spalla e con un fruscio simile a un sibilo strappa la maglietta di cotone, procurandole un altro taglio.

-Devi essere più veloce, dai, non dirmi che sei già stanca. Così mi deludi. Sei pronta?-

Norrie davanti alla faccia sorridente del suo mentore, stringe i denti e si rialza, pronta a un nuovo esercizio mortale.

-Sì, J.-

E detto questo inizia di nuovo a correre, a usare gli alberi per ripararsi da sassi, coltelli e quant'altro.

Le loro discussioni, più che altro i rimproveri del criminale finiscono sempre così, con uno squillante “sì,J.”

Norrie lo pronuncia spesso, le piace il suono di quella formula, è come se così gli appartenesse, le piace sentirsi parte di qualcosa, anche se inesistente per uno dei due.

Le piace credere che sarà sempre così, che per sempre ci sarà il suo... J. che la porta con sé e che non la abbandona, ma che, anzi, le insegna un sacco di cose nuove.

Lui, dal canto suo, si diverte a vedere quello scricciolo di bambina che corre trafelata per il bosco cercando in tutti modi di scampare a morte quasi certa.

Questa volta estrae dalla giacca una matita con la punta, ovviamente, in ferro e la scaglia contro la piccola malcapitata. Scivolata sul fango e ansante, ormai sfinita, rimane a terra finché non vede sfrecciare verso di lei quel piccolo cilindro rosso e grigio.

Lo schiva per un pelo, accucciandosi al momento giusto, pochi secondi prima che la matita potesse spappolarle le cervella.

Norrie rimane stesa a terra, con le braccia e le gambe aperte, a posizione di stella, respirando rumorosamente e lasciandosi andare ad un sospiro quando vede passarsi a pochi centimetri dal viso quell'arma letale che può essere una matita.

-Bene. Come inizio non è male, ah ah ah, devi rinforzarti, diventare più agile e veloce. Ora entra.-

-Sì, J.-

Questa volta la risposta è un po' più tirata, ma sempre pronta e squillante.

La bambina si alza a fatica e, un po' zoppicante, si dirige all'interno della casa di Joker.

È una grande casa a vecchio stampo, quasi antica, con i muri grigi con dei dettagli bianchi.

È composta da un porticato con degli archi e una torre che sale per circa otto metri dal tetto.

L'edera si arrampica lungo l'intera parete a ovest, quella visibile dal sentiero nel bosco. Norrie esce spesso nel cortile davanti all'arcata quando è sola, le piace sedersi sull'erba e guardare il bosco, certe volte le capita di vedere qualche uccello che si avvicina, le piacciono gli animali.

Le volte in cui è più triste si guarda le mani e si immagina con tutte e cinque le dita, due genitori e una vita normale, come quella che vede in televisione.

Passa sospirando sotto i portici e entra nell'atrio, sempre da sola si dirige nel bagno del primo piano, trattato malissimo come il resto della casa.

Appena entra nella piccola stanza, davanti a lei si staglia l'immagine di un armadio con le ante semi aperte per tutta la spazzatura che ci sta dentro.

Norrie, prima di aprire, valuta attentamente quali potrebbero essere le conseguenze e quasi rinuncia a disinfettarsi le ferite.

Tuttavia ci ripensa quando, per sbaglio, sfiora il muro con la spalla e lo macchia con il sangue del taglio, che inizia a bruciare ancora di più.

Non si preoccupa tanto del muro, tanto è già lercio di suo, ma piuttosto di non far rumore così da non far arrabbiare il suo J.

Avanza lentamente, senza fretta, misurando tutti i suoi movimenti e quando è sicura di riuscire a non far cadere niente da quell'armadio, che assomiglia più a una pattumiera, con la parte esterna della mano urta un contenitore e tutto le crolla addosso procurandole dolore e bruciore nelle ferite, oltre alla rabbia di aver commesso quel piccolo errore.

Secondo lei anche queste piccole cose sono allenamento. E ha fallito.

-Arrgh.-

Esclama rialzandosi.

-Allora, cosa sta succ... Sei proprio un disastro.-

Il più grande rimane appoggiato all'entrata, con le braccia conserte e un'espressione divertita sul volto.

-Cosa volevi fare, me lo spieghi?-

La mora abbassa lo sguardo sui suoi piedi, vestiti di un paio di scarpe tutte rotte e rovinate.

-Volevo medicarmi senza disturbarti. Volevo riuscire a farlo da me.-

Una lacrima le scorre lungo la guancia, ha paura di quello che il suo “maestro” può pensare di lei, ha paura di sembrare debole ai suoi occhi.

Lui invece arride e, afferrandola per la vita, la solleva da quel cumulo di oggetti sporchi e la prende in braccio. Norrie felice, felicissima, di quel gesto si aggrappa al suo collo coperto di cerone bianco, circondandolo con le braccia e stringendosi a lui il più possibile.

Appoggia la testa nell'incavo tra la spalla e il collo del più grande e inspira il suo odore, un misto tra il profumo della terra, fumo (non di sigaretta, ma proprio odore di bruciato) e quell'effluvio particolare di, beh, di lui... Di casa.

Joker cammina lentamente, le braccia circondano il corpo della bambina, la postura è rigida.

La porta nella propria stanza dove la lascia ricadere sul suo letto matrimoniale, con le coperte chiare tutte arruffate e tirate indietro, sul ciglio del letto, dove stanno i piedi.

Norrie si decide a sciogliere il suo abbraccio solo quando la sua schiena è definitivamente contro il materasso e sta buona e zitta quando vede l'altro uscire dalla stanza senza dire niente.

Non si muove, anzi, chiude gli occhi perché pensa che l'abbia lasciata lì, da sola, nel migliore dei suoi pensieri, lui vuole che si riposi, per questo non torna.

Invece, a differenza dei pensieri di Norrie, il Joker torna con l'occorrente per medicarla.

Tiene in mano una bottiglietta verdastra di disinfettante, garze, un paio di forbici, cerotti e cotone.

-Co-cosa fai?-

Lui guarda atterrito la piccola ferita, mai si sarebbe aspettato quella domanda. Tira le labbra in un sorriso forzato e, trattenendo la voglia di uscire da quella stanza, prende uno sgabello vicino alla porta e si siede accanto a lei.

-Ti medico, che altro dovrei fare?!-

Detto questo prende in mano le forbici e ci infila in mezzo il tessuto che copre la parte superiore della ragazza, le taglia la maglia e le lascia il petto nudo.

Per un po' il silenzio fa da padrone nella stanza, per poi venire interrotto dalla stessa medicata.

-Perché?-

-Perché cosa?-

-Perché mi curi?-

Lui rimane in silenzio, al posto di una risposta appoggia le dita, libere dai guanti, sulla pelle tumefatta della sua protetta.

Quest'ultima ha un tremito sotto il tocco freddo dell'assassino.

Norrie aspetta ancora un responso, ma l'omertà di Joker persiste, invece lui passa le mani sul corpo della piccola, con gesti esperti e veloci.

Disinfetta i tagli e ci posa sopra i cerotti e le garze con una freddezza quasi disumana, l'espressione, per la prima volta, seria anche sotto quel falso sorriso.

Appena finisce la medicazione fa per alzarsi, però gli occhi blu della ragazzina lo fanno restare interdetto al suo posto, lo incatenano seduto.

-Perché ti ho portato via? Perché ti ho tenuto con me per tutto questo tempo? Perché ti nutro, ti insegno e ti alleno? Perché ti insegno a vivere?! Perché ne ho voglia. E, sicuramente, non devo dare spiegazioni a te.-

Norrie ci crede, infatti abbassa lo sguardo e si gira su un lato, soffocando una fitta di dolore alla spalla e chiudendo gli occhi per evitare di piangere, non le piace essere trattata così dall'unica persona che si è interessata a lei in tutti questi anni.

Joker, invece, sa perfettamente che non è così, precisamente non sa cosa di preciso l'ha spinto in questi cinque anni a non disfarsi di quella bambina, però sa che non è stato semplicemente “per la voglia di farlo” e questo lo spaventa molto.

Lascia la stanza senza chiudere la porta e ritorna ai suoi affari.

 

* * *

 

Passano giorni, settimane, mesi e l'allenamento va avanti, ogni giorno è sempre più duro, ogni giorno Norrie ha una ferita peggiore di quella precedente, ogni giorno diventa più agile, flessibile e muscolosa.

Man mano che cresce, Joker le presta sempre meno attenzioni, la allena, le insegna quello che avrebbe potuto apprendere a scuola, le procura tutto ciò di cui ha bisogno, ma ora la fa medicare ai suoi scagnozzi, certe volte si medica da sola.

Due anni passano tranquilli, con Joker sempre meno presente, sempre più sue immagini in televisione e sempre più interviste agli psichiatri dell'Arkham che cercano di curarlo.

Norrie vive le settimane d'assenza di quello che ormai chiama Maestro come vacanze: passa interi giorni nel cortile a leggere libri per lo più di chimica e di botanica, questi trova sui grandi scaffali della casa.

Diversamente da quello che penserebbero altri bambini vedendo quei libri, lei ama la botanica, le piacciono le piante e, a causa delle influenze... “alternative” che Joker ha esercitato su di lei, si interessa di veleni, le piace creare quel liquido mortale con solo delle foglie o delle bacche.

Qando lui non c'è lei è libera, libera di girare per la città, di osservare la gente, pensare che una volta ha anche incontrato una bambina come lei, con indosso un grande zaino rosa, con disegnate delle fatine.

Questa è una cosa che non capisce, perché fanno portare a scuola quei grandi borsoni colorati ai bambini?

Lei, ovviamente non si lamenta, lei è felice della vita che fa, anche perché non conosce altri “tipi” di vita e le va bene così. Si accontenta, anzi è contentissima di vivere con Joker.

Ora, a sette anni, però ha delle necessità che nemmeno il criminale più intelligente di Gotham potrà mai capire, Norrie ha le necessità di una bambina di sette anni che guarda (ameno questo lo fa) la televisione come tutti gli altri bambini della sua età.

Nonostante i suoi interessi siano diversi da quelli dei “normali”, anche lei vuole delle cose, le desidera.

Vuole dei libri da leggere, vuole dei giochi, dei pennarelli per disegnare, vuole dei dischi.

Li desidera, desidera questi oggetti come mai ha desiderato qualcosa, solo che ha timore di chiedere al suo maestro di comprarle qualcosa. Ha paura perfino di chiedergli una pausa durante l'allenamento, figuriamoci qualcosa di così inutile.

Non che abbia paura di lui, questo no, i sentimenti che prova per quell'uomo non li capirebbe nessuno, però sa anche che l'umore del suo maestro cambia come il tempo.

E come il tempo influisce su tutto quello che tocca.

Norrie è seduta davanti al televisore, con la testa tra le mani e un'aria annoiata, l'uomo che le fa da tutore è seduto sul divano vicino a lei, ha in mano il telecomando e gira su un canale di cronaca.

Joker è evaso, ancora, per l'ennesima volta.

Questa volta non ha provocato nessun danno alla struttura, si è accontentato solo di vite umane e, da quel che dicono, è già scomparso da diciassette ore, dalle nove della sera prima.

Sarà qui a momenti, a meno che non si sia fermato a fare affari con i suoi uomini.

E quando sarà qui inizierà di nuovo tutta la solita routine.

 

* * *

 

-Buon pomeriggio a tutti! Sono a casa.-

A Norrie basta sentire quella voce per perdere un battito.

Poi, come ogni volta, lui si presenta nella stanza a braccia aperte, come a voler ricevere un abbraccio.

La bambina sa che non si deve alzare, non deve corrergli incontro urlando “Papà sei tornato! Mi sei mancato!” semplicemente la ucciderebbe.

Ma questa volta è diverso.

-Allora, ragazzi vi vedo spenti, nemmeno un minimo di accoglienza. Mi deludete.-

Avanza verso i due seduti sul divano e subito lo scagnozzo si alza e balbetta qualche parola di saluto.

-Oh, santo, santissimo Batman. Norrie, Norrie, vieni qui, dai.-

Lei si alza e lo raggiunge, senza aspettare che la guardi in faccia, lui la stringe in un abbraccio stritolante.

Ed è in quel momento che Norrie partorisce l'idea.

È in quel momento, quando la sua pancia entra in contatto con la tasca anteriore dei pantaloni di Joker, dove tiene il portafogli, che le balena nella mente l'idea di “prendersi ciò che vuole”, come le dice sempre lui.

È in quel momento, durante quel gesto così inatteso e ben ricambiato che decide di entrare in azione, di auto-iniziarsi alla sua futura vita.

Decide di commettere il suo primo furto.

 

  
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