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Autore: Daewen    15/12/2007    1 recensioni
Spoiler 7° libro!
Una serie di vicende o riflessioni dei vari personaggi. Quasi tutte prendono spunto dagli avvenimenti rivelati nel settimo libro. I pairings sono quelli scelti dall'autrice.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: Raccolta | Avvertimenti: Spoiler!
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Attenzione! Spoiler del 7° libro! Leggete a vostro rischio e pericolo!

x lyrapotter: sia Kreacher che Regulus hanno guadagnato parecchi punti, per quel che mi riguarda! Sono felice che le shot ti abbiano emozionato così tanto!
x SakiJune: WOW! *__* che recensione! Il complimento lo accetto benvolentieri ^____^ Sono molto molto felice che il mio stile ti piaccia *me commossa*

Un doloroso bentornato

Io canto per riempire l’attesa:
annodarmi la cuffia,
richiudere la porta di casa
e non ho altro da fare,

finché risuoni vicino il suo passo,
e insieme camminiamo verso il giorno,
l’uno all’altro narrando di come cantammo
per scacciare la tenebra.
Emily Dickinson (c.1864)

Traduzione di Margherita Guidacci


Il primo settembre Harry dovette tornare a Hogwarts per frequentare il settimo e ultimo anno, insieme a buona parte dell'Esercito di Silente.
Almeno, buona parte di quelli che erano sopravvissuti. Troppa gente si era sacrificata affinché Voldemort fosse sconfitto, e il vuoto che quelle persone avevano lasciato in lui fece capire a Harry il significato dell'ultima cosa che Silente gli aveva detto: «Non aver pietà dei morti, Harry. Abbi pietà dei vivi, e, soprattutto, di coloro che vivono senza amore.» Raramente aveva sentito qualcosa di più vero.
Camminare nella Sala Grande era come gettarsi nelle fiamme. Invece dei tavoli Harry vedeva i corpi di Fred, di Remus, di Tonks, di Colin Canon... vedeva il centauro Fiorenzo sanguinare orribilmente e lo sguardo assente di George e le lacrime di Ginny. Vedeva il sangue e udiva i pianti. Odiò i rubini che presto si sarebbero accumulati per segnare il punteggio dei Grifondoro, perché il loro rosso era troppo simile ai toni di una vita che scompare.

Da soli non si può affrontare un dolore tanto grande, Harry lo sapeva. Forse fu per questo motivo che dopo lo smistamento e dopo il banchetto, invece di ritrovarsi con i vecchi amici nella Sala Comune dei Grifondoro, o di ritirarsi vigliaccamente nel dormitorio maschile per evitare gli sguardi di tutti, si diresse verso il familiare gargoyle. La statua balzò di lato nel vederlo, e il ragazzo, profondamente sorpreso, restò a fissarlo imbambolato. In effetti non conosceva la parola d'ordine, e difficilmente avrebbe potuto indovinarla, stavolta. Il gargoyle si voltò a guardarlo «Avanti ragazzo, sei atteso. Non farla aspettare!»
Inspirò profondamente e ubbidì.
Scale a chiocciola, scalini ripidi che rischiano di farti scivolare ad ogni passo.
Non li aveva dimenticati quegli scalini, grazie a Dio. Non aveva dimenticato quell'ufficio. Essere dimenticati è peggio che morire. Morire due volte.
L’ufficio era cambiato. Era cambiato da quanto vi risiedeva Silente, ovvio, ma anche da quando era stato Piton a guidare –proteggere- la scuola. Ora era più... severo. Sobrio, ecco. I drappeggi che decoravano la stanza tendevano ai colori dei Grifondoro, nonostante il Preside non dovesse essere di parte. D’altra parte la McGrannitt aveva passato troppi anni a occhieggiare severamente la Casa di Harry per poter perdere subito l’abitudine a quei colori regali.
Minerva sedeva sullo scranno con aria regale. La vecchiaia segnava il suo viso ora come mai aveva fatto. Harry non vedeva una signora di mezz’età dal sottile umorismo, ma una vecchia esausta. Senza attendere il suo invito, Harry si sedette dinanzi a lei. Il silenzio sopravvisse a lungo, finché la McGrannitt non trasse un faticoso, profondo respiro. Harry aveva voglia di piangere. La professoressa cominciò a parlare, e lui quasi non l’ascoltava. Poi udì il nome di Silente. Stava raccogliendo frammenti di ricordi e dava loro vita, quasi un Pensatoio vivente. Harry ci mise del suo, ovviamente, e dopo Silente ricordarono tutti i membri dell’Ordine, perfino Piton. Ricordarono degli occhialetti di Silente e risero della sua passione sfortunata per le Gelatine Tuttigusti+1, discussero dell’atto eroico di Piton, del suo amore mai corrisposto –segreto che Harry aveva covato a lungo dentro di sé, e che ora sentì di poter rivelare- parlarono del futuro di Teddy Remus Lupin, ma non di come sarebbe potuto essere, perché sarebbe stato troppo doloroso. Il ragazzo riferì di come i Weasley stessero affrontando il lutto, di come George sembrasse non riuscire a riprendersi. Tutte cose che aveva notato nel corso dell’estate, ma ad esse pure non aveva dato voce per tema di ferire ulteriormente la sua Ginny, e Ron. La McGrannitt con un gesto delicato trasfigurò una un calice in una targa finemente decorata, con scritto “Qui lavorò Dobby, elfo libero”, che avrebbe poi fatto appendere nelle cucine. Allo stesso modo creò altre targhe per Lupin e Malocchio, da appendere nell’aula di Difesa Contro le Arti Oscure, ma non per Piton, che aveva già il suo truce ritratto in quello stesso studio dove stavano celebrando quella sorta di Cerimonia Funebre.

Quando Harry, ebbro di tristezza, si trascinò nel suo dormitorio, trovò Ron seduto sul suo letto, le mani strette fino a essere bianche intorno alla sua bacchetta. Egli stesso era violentemente pallido, poco più d’un fantasma. Nel vederlo arrivare si alzò in piedi, e cominciò ad indossare il pigiama, sempre lo stesso, corto pigiama. Harry si riavviò i capelli. Capiva il punto di vista dell’amico sin troppo bene. Era rimasto in piedi ad aspettarlo per assicurarsi che, in effetti, era ancora vivo.
Anche se tutto era tranquillo, anche se Voldemort se n’era andato per sempre.
Perché anche Fred se n’era andato per sempre.
Harry si cambiò meccanicamente, tanto da non accorgersi nemmeno di averlo fatto, e scivolò sotto le lenzuola. «Bentornato a Hogwarts, Harry» mormorò al soffitto.

  
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