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Autore: LaGraziaViolenta    08/06/2013    4 recensioni
Stufi dei soliti cliché di Harry Potter? Annoiati marci dalle fantastiche avventure sentimental-sessuali di tre generazioni di Serpeverde? Vi sentite smarriti e frustrati di fronte a dei Grifondoro codardi e dei Corvonero dal QI in singola cifra?
Serena Latini è quello che fa per voi. Le avventure di una sfigata Tassorosso alle prese con incantesimi, fanfiction, pony, cucina inglese e delle sue relazioni coi figli dei personaggi che tanto abbiamo apprezzato.
Zuccherosità, storielle amorose e di amicizia, figure da quattro soldi e battute demenziali attendono una povera Tassorosso made in Italy.
Genere: Comico, Demenziale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Albus Severus Potter, Nuovo personaggio, Scorpius Malfoy, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Nuova generazione
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Dove Serena Latini segamentalizza, e le sue amiche le vanno dietro.



I prossimi eventi in programma per ottobre erano la prima partita di Quidditch e Halloween.
Non capivo come i calciatori potessero correre dietro un pallone per novanta minuti su un grande prato verde, e allo stesso modo non capivo come i maghi potessero volare non dietro a una, ma a ben quattro palle per un numero indefinito di minuti. A volte ore.
Eppure funzionava allo stesso identico modo dei calciatori italiani. I giocatori di Quidditch, nel periodo pre e post partita, erano circondati da stuoli di ragazzine urlanti, sbavanti, in calore e alla disperata ricerca di attenzione. Sembrava opinione comune che il Quidditch scolpisse gli addominali e i pettorali dei giocatori. In realtà io credevo gli unici ad avere muscoli scolpiti fossero i battitori, a furia di tirar mazzate ai bolidi. E neanche in tutti i casi. A volte si privilegiava la stazza alla muscolatura.
Ecco perché, in occasione del primo incontro di Quidditch della stagione, Serpeverde contro Corvonero, stuoli di ragazzine del terzo, quarto e talvolta anche quinto anno si affollarono intorno a Potter serpe. Il che era male.
Le ragazzine in calore stavano dietro a Potter serpe. Potter serpe era sempre con Scorpius Malfoy. Le ragazzine in calore quindi stavano dietro anche a Malfoy. Molto semplice. E molto male.
«Serena, lascia che te lo dica nel modo più gentile che io conosca: le ragazze se ne sbattono di Malfoy, adesso è Potter ad essere sotto i riflettori.»
«Ma, Jeanie!» protestai. Le tesi un Kinder Pinguì e lei iniziò a scartocciarlo. «È impossibile non vedere Malfoy in tutta la sua gloria!»
Chelsea si sporse sul banco e afferrò un Kinder Bueno. «Serena, se giocassero entrambi a Quidditch ti darei ragione. Ma a Quidditch ci gioca solo Potter. E se riuscisse a segnare una valanga di punti con la Pluffa allora magari il soprannome di Grande Albatros se lo guadagnerebbe per tre motivi.»
Addentai il mio Kinder Pinguì al cocco. «Tre?»
Chelsea sollevò tre dita. «Patronus, Quidditch e grandi genitali.»
Jeanie quasi si strozzò col suo Kinder Pinguì.
Agitai una mano con aria noncurante. «Quella che è una voce.»
Chelsea mi lanciò uno sguardo malizioso. «E tu come lo sai?»
Il mio viso si fece bollente. Raddrizzai la schiena e proclamai: «Potter serpe ha le gambe storte, sembrano due parentesi. E tra due parentesi, si sa, non c’è mai niente di rilevante.»
«Potter non ha le gambe storte» obiettò Jeanie.
«E invece sì» replicai. Non era vero, ma avevo bisogno di una risposta a tutti i costi. Ebbi la sensazione che in quell’aula vuota facesse troppo caldo. Mi slacciai la cravatta nera e gialla. Dovevo cambiare argomento. «Chelsea, mi dai l’altro Kinder Bueno
«No.»
«Dai. Non preferiresti una deliziosa tazza di cereali Cheerios
«E che roba è?»
«Comunque» intervenne Jeanie, «l’avevo capito, io, che piacevi a Potter.»
Beep. Game over.
Ok, se era destino che se ne parlasse, se ne sarebbe parlato.
«E perché allora, Jeanie, non me l’hai detto?»
«Io? No no, sono fatti vostri. Non sono mica una ficcanaso come James Potter, io. Figuriamoci.»
«Sarà.» Chelsea guardò il suo secondo Kinder Bueno, ancora incartato. «James Potter deve avere il naso proprio lungo, per ficcarlo così  bene negli affari altrui. Probabilmente darebbe più piacere a una ragazza se usasse il naso anziché il ca-»
Spiaccicai la mia mano sulla bocca di Chelsea. «Ti prego. Non farmi venire in mente queste orripilanti immagini mentre sto facendo merenda. Almeno mentre mangiamo. Ti prego
«Condivido» annuì Jeanie.
Chelsea strinse le sue dita grassocce intorno al mio polso e tolse la mia mano dal suo viso.
«Allora mettiamola così» disse Chelsea. «Se la mia teoria fosse vera, James Potter sarebbe un ottimo partito. La teoria del naso, intendo. Comunque, ammettiamo che sia invadente e ficcanaso, ok. C’è da dire però che è stato coraggioso. Non credo che in molti avrebbero confessato una cosa del genere per aiutare il proprio fratello.» Scartò il secondo Kinder Bueno e se ne cacciò metà in bocca. Le sue mascelle triturarono il wafer.
«Si chiamano sensi di colpa» puntualizzò Jeanie.
Mi sentii punta nel vivo. «Potter e Weasley è meglio che mi lascino stare, d’ora in avanti.»
Chelsea deglutì. «Ma perché, poi? Vero, la storia del filtro è uno schifo, ma per il resto è brava gente.»
Ci pensai. Perché non li sopportavo? Cercai di analizzare le mie sensazioni.
«È complicato» cominciai. Iniziai a giocare con la lana morbida delle maniche. «Forse sono anche delle brave persone. Non mi sembrano, come dire, avere una cattiva fama. Quindi non penso che siano cattivi. Però sono ficcanaso, questo sì. E arroganti. Non possono pretendere che si realizzi tutto quello che vogliono loro, e degli altri chissenefrega. James Potter viene lì e pretende di parlare con me senza neanche sapere il mio nome, vuole sapere se mi piace qualcuno e vuole che io parli con suo fratello a tutti i costi. Come se fosse scontato che io debba parlarci, con lui. Potter serpe, poi, è sempre in mezzo alle balle quando voglio parlare con Scorpius. Mi fa sempre fare figuracce, come quella volta dei compiti di Pozioni o l’altra volta del Patronus. E Rose Weasley… È inutile che faccia l’ingenua e finga di voler fare amiciziacon me. Non è vero. Lei voleva solo che io uscissi con suo cugino. E far finta di voler essere mia amica è stato un gesto molto sleale. Quindi non mi fido di loro. Sono tutti della stessa pasta.»
«Meglio l’aria di sufficienza di Malfoy, allora?»
Tirai le maniche del maglione grigio fino a coprire la punta delle dita. «Se non altro non mi cerca con un secondo fine.»
Chelsea storse il naso. Jeanie posò la carta del Kinder Pinguì sul banco. «Capisco cosa vuoi dire.»
Tirai un sospiro di sollievo. «Grazie, Jeanie.»
«Però non penso che Albus Potter sia arrogante come suo fratello. Sulla Weasley non posso dire niente, non la conosco di persona. Albus Potter invece mi sembra un ragazzo timido, impacciato, goffo, ma tutto sommato con la testa a posto. Questo non significa che tu debba frequentarlo controvoglia.»
In genere tenevo molto da conto il parere di Jeanie, ma questa volta mi irritò. Tirai talmente forte una manica che udii un piccolo strap e sentii la cucitura della spalla allentarsi.
«Ascolta, Jeanie…»
«Sh!»
Jeanie si portò l’indice al naso e rimase in silenzio. Restò immobile, i suoi occhi si spostarono lentamente a destra e a sinistra. Il suo colorito si era fatto pallido.
«È qui» mormorò. «Lo sento.»
Afferrò la bacchetta. Scattò in piedi e la sedia grattò contro il pavimento. Si fiondò dalla parte opposta dell’aula e si nascose dietro la scrivania.
«Ehi! Cosa…»
La porta dell’aula si aprì. Sbucò una testa di disordinati capelli ramati. Un ragazzo pallido, con le occhiaie, e la cravatta di Tassorosso.
Io e Chelsea lo fissammo. Cercai di ricordarmi il suo nome.
«Ah!» esclamai ad un tratto. «Edward Cunningham!»
Il ragazzo mi guardò, poi si aprì in un ampio sorriso. «Ciao. Mi dispiace disturbarvi… Credevo di aver sentito Joy… Devo essermi sbagliato.»
«Sentito…» fece Chelsea. «Con quale organo senti la sua presenza, scusa?»
Cunningham arricciò il naso. «Non fare domande a cui non posso rispondere, per favore.»
Chelsea borbottò: «Allora l’organo non è il cervello.»
Mi morsi il labbro superiore per non ridere. «In ogni caso Jeanie non è qua» mi affrettai a dire. Cavolo, la voce mi tremava dal ridere. «Se vuoi lasciare un messaggio dopo il segnale acustico…»
«Prego?»
«Sì, ecco, lascia un messaggio e riferiremo.»
Cunningham mi dedicò un sorriso. «Allora, per favore, dite a Joy che la amo. E che la aspetto. Sempre. Lei… No. Non riesce proprio a capire quello che provo per lei.»
Alzai il pollice. «Ok, registrato. Riferiremo.»
«Sì, riferiremo» ghignò Chelsea.
Cunningham alzò una mano bianca. «Arrivederci, allora.»
«Ciao…»
La porta si richiuse. Io guardai verso la scrivania. La testa di Jeanie non si vedeva.
Chelsea ghignò. «Non riesce proprio a capire quello che provo per lei… La amo! Io la amo!»
Una voce si alzò dalla scrivania. «Oh, piantala, Chelsea.»
«Sicura di non aver usato anche tu qualche filtro d’amore? Non fare la furba con noi, Jeanie…»
«Sei inopportuna, te lo devo proprio dire.»
La testa bionda di Jeanie fece capolino. Si tirò in piedi, si pulì le ginocchia e sistemò gli occhiali sul naso.
Sorrisi. «Tu a me dicevi che Potter serpe non ti sembrava un cattivo ragazzo…»
«Scusate tanto. Non mi interessano certe porcherie.»
Chelsea ridacchiò. «Vi sentite a vicenda. Renditi conto.»
Jeanie sbuffò.
  
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