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Autore: Amberle_Dubhe    11/06/2013    2 recensioni
L’interpellato si voltò lentamente verso l’ultimo rampollo dei Fowl, il signorino Artemis Junior. L’uomo ricorderà per sempre la prima volta che udì quella vocina acuta, perché fu una delle poche cose in grado di fargli rizzare i peli sul collo.
Genere: Comico, Fluff, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Angeline Fowl, Artemis Fowl, Artemis Fowl Senior, Domovoi Leale
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO DUE: L’IMPORTANZA DEL VOCABOLARIO

 








Artemis per diversi mesi continuò a frequentare lo studio del dottor Purcell, il neurologo. Avido di sapere, assorbiva come una spugna tutte le parole che uscivano dalla bocca dell’uomo, memorizzandole alla perfezione. Nel giro di qualche settimana imparò a riconoscere tutte le lettere dell’alfabeto, e poco tempo dopo riuscì a leggere la sua prima frase.

-La signora di prima si chiamava Katherine, l’ho letto sul foglietto che aveva sul petto-

-Oggi mi insegni i numeri? Cosa viene dopo il venti?-

-È giusta questa addizione?-

-Guarda, ho scritto il tuo nome!-

-Secondo te papà mi lascerà fargli da assistente? Adesso so fare le sottrazioni!-

L’errore del dottor Purcell fu quello di non nascondere l’ammirazione e lo sconcerto di fronte alla straordinaria intelligenza del bambino. Nel piccolo infatti cominciò a crescere a dismisura l’orgoglio e il compiacimento causato dalla consapevolezza della propria  bravura, cosa che fece germogliare in lui il complesso di superiorità che lo avrebbe accompagnato per gli anni seguenti della sua vita.

Accadde poi che un giorno d’estate, quando ormai aveva quasi tre anni, si recasse dal padre, che una volta tanto aveva passato una settimana intera a casa, e serissimo gli riferì che avrebbe preferito di gran lunga essere istruito da un vero maestro, e non da un dottore qualsiasi.

-Volentieri, Arty. Ma dimmi, il dottor x non  è bravo?-

Il piccolo negò con la testa, timoroso di irritare il padre.

-No, è che vorrei… vorrei un maestro vero…-

Sollevato, vide l’uomo stirare le labbra in un sorriso soddisfatto.

-Ora vado a parlarne con tua madre, vedrai che presto potrai imparare un sacco di nuove cose-

Artemis cominciò a saltellare, allegro, e corse ad abbracciare le ginocchia del genitore.

-Grazie, papà!-

Angeline dovette quindi cedere alle richieste congiunte di marito e figlio, e incaricarono Leale di contattare i migliori licei ed università della regione.
 

***


 
-Questo è un affronto, un insulto alla mia persona! Come vi siete permessi  di convocarmi per diventare l’insegnante di un marmocchio di tre anni?! Io sono un professore universitario, non un maestro d’asilo!-

Una vena cominciò a pulsare sulla fronte di Artemis Fowl Senior, che non era abituato né tantomeno tollerava atteggiamenti così sfrontati.

-Mi scusi, ma se non ricordo male, il mio maggiordomo, il signor Leale –e glielo indicò, giusto per fargli abbassare un po’ la cresta -le ha ampiamente spiegato che mio figlio non è un “marmocchio di tre anni” qualunque. Prima che lei giudichi il compito inadeguato per una persona colta come lei, preferirei che passasse almeno un’ora di tempo con Artemis, e che poi decida. Mi risulta che lei sia uno dei migliori insegnanti della nostra amata terra irlandese, ma se non accetta il lavoro dovrò per forza assumere qualcun’ altro. Ma non si preoccupi, sostituirla non sarà un problema complicato.-

Il professore si allentò il nodo della cravatta di seta, lanciando occhiate nervose a Leale.

-Na… Naturalmente. La sua mia sembra una proposta più che ragionevole. Prego, mi porti dal suo s-s-straordinario bambino.-

Angeline, che aveva assistito alla scena, soffocò una risata divertita e si offrì di fare da guida all’uomo spaventato.
-La prego, mi segua di sopra. Artemis la sta aspettando, non vede l’ora- Disse con un sorriso gentile.

“Come no… Il marmocchio sarà solo un piccoletto ultra-viziato e sopravvalutato ”

Non appena Angeline aprì la porta della cameretta del suddetto moccioso, però, l’ometto dovette rimangiarsi ogni cosa: Artemis infatti, non appena si accorse della loro presenza, alzò i vispi occhi azzurri dal libro (che si rivelò, in seguito, essere di geografia) che era intento a leggere e trotterellò verso i due adulti, impaziente di conoscere il suo nuovo maestro.

-Buongiorno, signore! Il mio nome è Artemis Fowl Junior, e sono-lieto-di-fare-la-sua-conoscenza.- Snocciolò in un fiato, era evidente che si era esercitato più volte a ripetere la sua presentazione.

Il professore si sistemò gli occhiali sul naso, impressionato.

-Il piacere è mio, signor- ehm, Artemis…-

Il piccolo gli porse la mano grassoccia per salutarlo (suo papà faceva sempre così!) e gliela strinse, afferrandogli a fatica l’indice e il medio.

-Bene, professore, non vi disturbo ulteriormente. Le lasciamo carta bianca con Artemis, e buona fortuna!-

Disse Angeline congedandosi con un lieve sorrise divertito, e si chiuse la porta alle spalle.

-E lei come si chiama, signore?-

-Io sono il professor Tanner, Artemis. Mi intendo principalmente di storia, letteratura e filosofia. Tuo padre mi ha detto che sei avido di sapere, quindi, cosa vuoi che t’insegni?-

Ad Artemis cominciarono a brillare gli occhi d’entusiasmo.

-Voglio imparare tante, tante parole nuove! Così posso leggere tanti libri e capire tutto quello che ci sta scritto! Voglio sapere come funzionano le cose, voglio sapere perché gli uccelli e gli aerei volano,  voglio sapere quello che è successo prima di quando sono nato, voglio conoscere tutte le cose che ci sono nel mondo! Sa che ho scoperto che viviamo su una palla enorme? Ma come fa a stare per aria? E il cielo che cos’è? E le nuvole? Io lo devo scoprire, signo-, professore! Devo sapere TUTTO! –

Tanner lo scrutò per qualche secondo con curiosità, in silenzio. Non aveva mai incontrato nessuno come quel bambino: e sì che lui, stando all’università, aveva insegnato a molti giovanotti animati dalla fame di sapere. Ma in nessuno, nessuno, aveva mai visto una passione così smisurata. In quei grandi occhi azzurri, così vispi ed espressivi, leggeva chiaramente il desiderio del bambino. Sebbene lo conoscesse da una decina di minuti, era difficile pensare a lui come un semplice “marmocchio di tre anni”: in qualche modo, era riuscito a persuaderlo che le sue parole non erano solo frutto di ingenuità infantile (certo, in parte nascevano anche da quella), poiché dietro vi era una ferrea determinazione.
Una volta giunto a queste conclusioni, inaspettatamente scoppiò a ridere. Artemis, offesissimo, spalancò la bocca indignato, convinto che lo stesse prendendo in giro.

-Ma perché ridi? Io ero serio! Guarda che lo vado a dire a Leale che ti prendi gioco di me!-

Il professore si levò gli occhiali e cercò di riprendere un contegno. 

-Oh, giovanotto, erano anni che non mi facevo una bella risata! Ma stai tranquillo, sto ridendo perché la situazione mi fa ridere: io, un esimio professore universitario, ho trovato il mio miglior studente di sempre, ovvero un bambino di tre anni! E questo lo trovo molto divertente-

Artemis arrossì, compiaciutissimo.

-Davvero? Ma non mi hai ancora visto se sono bravo o no…-

-Allora non  ci resta che cominciare a studiare insieme.-

Il piccolo annuì, serio, e trotterellò fino alla scrivania, dove erano già pronte due poltrone. Si arrampicò a fatica e si sedette in cima alla pila di cuscini impilati sulla sua poltrona, poi aspettò che l’altro iniziasse a parlare, eccitato.
-Allora, Artemis. Prima di tutto, hai mai sentito parlare di un libro chiamato “vocabolario”?-

Artemis corrugò le sopracciglia e negò con la testa. Preoccupato di aver già fatto una brutta figura, si affrettò a chiedere: -Perché, di cosa parla?-

-È semplice: si tratta di un libro molto grande, con pagine sottili sottili su cui si possono trovare tutte le parole del mondo. E non solo, accanto a ogni parola c’è scritta la sua definizione.-

A malincuore, Artemis si ritrovò costretto a chiedere: -C-cosa vuol dire “definizione”?-

Il professore sorrise, notando il suo imbarazzo.

-Adesso lo scoprirai. Gentilmente, puoi  chiedere al tuo maggiordomo di portarci il vocabolario di inglese?-

Circa due secondi dopo, la porta della camera si aprì, rivelando l’enorme eurasiatico.

-Ve lo porto subito, professore.-

Il poveretto, che per poco non era caduto dalla sedia per lo spavento, farfugliò: -M-ma- ma lei s-starà sempre lì fuori dalla porta?-

-Ovviamente, signore. La sicurezza del signorino Artemis è la mia priorità, non posso permettergli di rimanere da solo con uno sconosciuto. Purtroppo, la signora Fowl mi ha impedito di stare insieme a voi nella stanza come avrei preferito, perciò sono costretto a fare la guardia da qui. La avviso che ascolterò ogni singola parola pronunciata tra queste mura.-
Detto questo girò sui tacchi e si diresse verso la biblioteca, lasciandosi apparentemente soli. Quello che i due non sapevano, infatti, era che nella cameretta erano state installate una decina di mini-microcamere e svariati microfoni, così che Leale potesse sempre essere a conoscenza di ciò che avveniva nella stanza del suo protetto.

Compiaciuto, affrettò il passo e nel giro di cinque minuti tornò dalla biblioteca per depositare il pesante volume sulla scrivania di Artemis.

-Ecco fatto. Se avete bisogno di qualcosa, mi trovate qui fuori.- “E se succede qualcosa, lo saprò prima che ve ne rendiate conto voi stessi.”

Una volta che Leale fu uscito, Tanner riuscì a scacciare il nervosismo che l’uomo gli aveva messo addosso.

-Allora, Artemis, qual era la parola che non conoscevi? Definizione?-

-Sì. Vado subito a cercarla!-

Artemis lo aprì con non poca difficoltà e cominciò a sfogliarlo.

-Professore, ma qui ci sono solo le parole che cominciano per s…-

-Certo, il vocabolario è scritto in ordine alfabetico: A, B, C, e così via.-

-Ah. E dove sono  quelle che cominciano per d?-

Tanner gli si avvicinò e lo aiutò a trovare la sezione che cercava. –Tranquillo, ti insegnerò l’alfabeto, probabilmente lo imparerai in un baleno. Ecco, questa è la parola che cercavi: definizione.-

Artemis si chinò in avanti e lesse ad alta voce.

-Definizione: “determinazione precisa del significato di un vocabolo”. Oh, ho capito! È quando ti spiegano cosa vuol dire una parola che non conosci, giusto?-

-Esattamente. Ora,  per rendere più facile la ricerca, l’elenco di parole in un vocabolario è scritto in un certo ordine, l’ordine alfabetico: tutte le lingue hanno un loro alfabeto, cioè l’insieme delle lettere che si utilizzano per formare le parole. Ora ti detterò l’alfabeto della lingua inglese,-
-Dettare? Cosa vuol dire dettare?-

-Significa che io parlerò e tu scriverai quello che senti. Sai scrivere, no?-

-Aaah, ho capito! Sì, sì, me lo aveva insegnato il dottore.-

-Allora cominciamo. Hai un foglio e una… benissimo.  Comincia a scrivere: A… B… C…
 

***


 
-Papà, questa sera mi puoi leggere una storia? Poi non ti vedrò per tanto tempo…-

-Ma Artemis, ormai sei in grado di leggere qualsiasi cosa, no? Non ne vedo l’utilità.-
Artemis prese a strattonarsi l’orlo del pigiama, lo sguardo basso. Era vero, ormai erano passate diverse settimane dal suo primo incontro con il professor Tanner, e non aveva più problemi a leggere alcunché. Suo padre non aveva torto, ma non aveva capito il vero desiderio del bambino, quello di passare del tempo insieme, soli.

-Ma papà… questa sera sono stanco, il professore mi ha fatto studiare tanto questa mattina… mi ha parlato degli uomini-scimmia, quelli che vivevano sulla Terra tantissimo tempo fa, che sono arrivati dopo i Dinosauri… lo sapevi che alcuni di loro erano grandi come questa casa? A me sarebbe piaciuto vederli...-

Fowl Senior increspò le labbra, certo che quel bambino si faceva distrarre facilmente. Evidentemente aveva tanti pensieri in testa, ma non era ancora in grado di metterli in ordine, e spesso sfuggivano dalle sue labbra, facendogli perdere il filo del discorso.

-Ma sarebbe stato pericoloso avere a che fare con uno di loro, non pensi? Comunque, se sei così stanco, dovresti andare a letto a dormire, e pensare ai libri domani.-

-Ma papà, domani tu sarai di nuovo via... puoi leggere almeno qualche pagina? Poi ti prometto che dormo.-

-E va bene. Che ne dici di questo? S’intitola “Il vaso dell’oro”, sembra un titolo interessante.-

-Lo è! Il nostro motto è “Aurum potestas est”, l’oro è potere! Tutto quello che riguarda l’oro è interessante per noi e-

-Va bene, va bene. Non c’è bisogno che dimostri tanto entusiasmo, ti ho già detto che te lo leggo, per stasera.-

Detto questo il padre fece l’occhiolino al figlio, che arrossì, vedendosi scoperto.

-Bene, leggiamo questo benedetto libro. Eh-ehm: “C’era una volta un losco figuro che rispondeva al nome di Angus. Quest’uomo aveva un grande difetto: non era cattivo come le streghe che già conosciamo, non era un codardo, né era un abile tessitore d’inganni. Il nostro Angus aveva invece un debole per l’oro, e per tutto ciò che vi era di prezioso al mondo. Si dà il caso che un giorno una chiromante gli parlasse dei Lepricani, piccoli folletti dispettosi che nascondevano gelosamente grosse pentole colme del biondo metallo…  ”
 

***


 
Quella sarebbe diventata la favola preferita del giovane rampollo dei Fowl. Non la dimenticò mai, non solo perché rappresentava un momento importante del suo legame con i padre, ma anche perché in seguito si rivelò piuttosto… ispiratrice.

Per la precisione, Artemis aveva ben presente Angus e le sue avventure quando, all’età di dodici anni, decise di replicarle. Solo, con un pizzico di organizzazione in più. E molte, molte più armi.
 
 








ANGOLINO DI AMBERLE (che non è morta, ma spaccia la sua pigrizia per “calo dell’spirazione”)
Ma buongiorno! O meglio, dovrei dirvi buonasera, data l’ora. Come state? Volevo ringraziarvi per le recensioni carinissime che mi incoraggiano sempre a non abbandonare questa povera fanfiction al suo triste destino J tanti cuori per tutti!
Il capitolo è un po’ più lungo di quello precedente, non sono ancora soddisfatta ma per il momento preferisco chiuderlo così :S vi giuro che mi impegnerò per renderli ancora più lunghi! *faccia seria e motivata*
Su internet ultimamente vedo un sacco di gente parlare di esami/maturità, mi sta già venendo ansia anche se sono ancora in quarta superiore >.< se tra i miei lettori c’è qualcuno che sta vivendo un periodaccio del genere, gli faccio tanti auguri <3
Che dire? Ci tengo a ricordare che Artemis a volte parla in modo scorretto e un  po’ confuso, ma è tutto voluto, giuro u.u finalmente nei prossimi capitoli lo vedremo un po’ più grandicello e la pianterà di chiedere “cosa vuol dire questo? Cosa vuol dire quello?” Stava diventando palloso xD
“Il vaso dell’oro” viene citato nel prologo de “Il morbo di Atlantide”, ma l’inizio l’ho inventato io u.u
Vi saluto, cara gente! Tornerò presto, o almeno spero!
Amberle
 
   
 
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