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Autore: MelaChan    19/06/2013    2 recensioni
E' strano il modo in cui accadono le cose, la velocità con cui i fatti si susseguono, l'intensità con lui le storie si intrecciano vicendevolmente. E' strano anche come persone che in circostanze normali non si sarebbero mai incontrate, ma nonostante tutto legano tra di loro e si stringono la mano. Forse l'essere (o entità) che è lassù agisce sui fili dei nostri Fati intrecciandoli secondo uno schema preciso. Oppure li mescola a caso, magari perdendo qualche trama nel procedimento. E' strano, ma non mi interessa più di molto, ormai.
Genere: Angst, Guerra, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Loki, Steve Rogers/Captain America, Thor, Tony Stark/Iron Man, Un po' tutti
Note: AU, Otherverse | Avvertimenti: Contenuti forti, Triangolo
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NOTE DELLO SPELACCHIOTTO

Mi scuso per il gigantesco ritardo nella pubblicazione del primissimo capitolo di questa long, non era previsto che non avrei più avuto tempo per continuarla e ricopiarla al computer.

Ringrazio chiunque abbia letto il prologo ed abbia lasciato un commento su di esso, mi ha spronato con i tempi di lavoro e mi scuso per gli eventuali errori di datatura di alcuni elementi all'interno della storia.

Detto questo, vi auguro un buon Rennsday e vi lascio al primo capitolo :)











Freddo, ai piedi. Caldo, alla testa. Luce, dietro le palpebre. Realizzazione.

Spalanco gli occhi e quasi cado dalla sedia, sbilanciandomi. Rimetto frettolosamente a terra i piedi, togliendoli da sopra il busto gelido dell'armatura di metallo e mi scompiglio i capelli caldi per l'esposizione prolungata al sole. Dovrei smetterla di addormentarmi sul lavoro. Se i leccapiedi del duce mi avessero visto, questa sarebbe stata la quinta volta che rischiavo un processo pubblico e la forca nella piazza del mercato.

Dei colpi alla porta.

-Stark? Siete là dentro? Siete sveglio?- riconosco la voce del lecca culo numero uno del regno e nascondo velocemente i miei altri progetti. Spalanca la porta e la luce mi assale, facendomi mugugnare in lamentela.

-Delicatezza! Ci lavoro con questi!- esclamo portando le mani a coprire gli occhi.

-Lavorare? Non sapete nemmeno cosa voglia dire, non mi prendete in giro, per favore- lo fulmino con lo sguardo e mi trascino ad abbassare la temperatura dei forni.

-A differenza sua, Rogers, lavoro per voi e per l'intero regno, quindi porterei un po' di rispetto se fossi in lei- raccolgo dei disegni da terra e li apro sul tavolo dove poco prima stavo beatamente dormendo.

-A questo proposito,- poggia una mano sul petto dell'armatura – il duca mi ha esortato a farvi pressione per accelerare i tempi di progettazione. Dice che si sta avvicinando una guerra.-

Sussulto. -Una guerra? Com'è che sono sempre l'ultimo a sapere le cose?- storgo il naso -E poi sono a buon punto con il progetto!-

-Lo vedo, avete solo più da aggiungere elmo, bracciali, gambali e calzari- incrocia le braccia davanti al petto muscoloso.

Muscoli?

Gli faccio il verso e lo squadro, sedendomi su uno sgabello. -Rogie, da quando avete tutta questa massa corporea suppletiva?

-Opera del fratello del duca, il conte Loki- osserva le vene dei suoi bicipiti pulsare al tendersi del braccio -Sono stato scelto tra gli uomini più valorosi e forti dell'intero esercito per mettermi al servizio personale del duca.- Gonfi il petto, tronfio di orgoglio.

Annuisco. -Umh. Un esperimento, quindi. Siete una cavia- mi lascio sfuggire un risolino.

-Stark. Al lavoro Ora.- esce dalla porta di legno, sbattendola dietro di sé.

-A domani, Rogie!- lo saluto tornando al posto.

Scuoto la testa. Rogie, Rogie... Da quando si è staccato dal capezzolo della madre non ha fatto altro che esser preso in giro per il suo corpo e l'alta moralità che lo contraddistingue. Sempre calmo, posato, controllato. Anche troppo. A volte sembra che non abbia personalità. Tranne quando gli spacconi lo inseguono nei vicoli per malmenarlo. In quelle occasioni sì che mette timore. Trovarsi a fronteggiare 1,48m di capelli biondi urlanti e membra flaccide potrebbe quasi essere divertente. Peccato che il piccoletto non si arrenda mai.

E' difficile per me ammetterlo, ma ci sono quasi affezionato. Sembra il cucciolo a cui tutti vogliono bene. Anche se le ragazze lo evitano o gli cospargono il viso di cipria e cosmetici, vezzeggiandolo tutto il tempo. Tuttavia lui non si ribella, non a loro. Preferisce subire credendo di mostrarsi superiore, ma in realtà sembra solo un codardo.

Codardo che in una notte mi ha superato in altezza e in massa muscolare. Sapevo ci sarebbe stato lo zampino del conte Loki. Non ho mai visto in faccia quell'uomo, ma dalle voci che corrono sul suo conto non dev'essere un grande rappresentante amato della nobiltà. Dicono che sia viscido e manipolatore, oltre ad avere certi gusti ambigui che suo fratello, il duca Thor, condanna aspramente. Mi incuriosiscono queste persone e sono perfettamente a conoscenza del mio interessa morboso per le novità, ma vorrei incontrarlo. Ho la fama di saper leggere nelle persone, chissà cosa potrei leggere in lui.

Scuoto la testa. Adesso devo concentrarmi sul mio lavoro. Voglio stupire il duca con queste nuove armature di mia esclusiva creazione, per adesso le più moderne ed innovative secondo il mio modesto parere. Anche se a stupire il duca non ci vuole un genio, voglio assicurarmi un posto fisso a palazzo come ingegnere militare, proprio come mio padre prima di me. Peccato che quel bastardo abbia avuto una relazione di uno schizzo con la concubina preferita del precedente regnante e non mi abbia riconosciuto come suo figlio.

Quasi mi taglio un dito a definire gli scompartimenti interni del busto dell'armatura, quelli destinati alle monodosi di veleno paralizzante. Vengono azionati da un minuscolo bottone sull'interno del braccio destro collegato con un filo di alluminio al piccolo sacchetto, che rilascia una quantità di veleno sufficiente a bloccare il nemico per dieci minuti buoni. Applico il filo e chiudo il busto vuoto alla schiena dell'armatura. Ora mi serve qualcuno su cui provare il mio lavoro? Rogers? No, scapperebbe a raccontare l'accaduto al duca, ovvero a piangere sulle sue ginocchia. Un mendicante per strada? Meglio di no, potrebbe morire perchè troppo debole e non ho voglia di ristorarlo perchè sia forte abbastanza. E inoltre puzzano di sterco di cavallo...

Mi batto un palmo sulla fronte. Ma certo! Un cavallo! Come ho fatto a non pensarci prima?

Mi precipito fuori, venendo di nuovo travolto dalla luce e barcollo fino alla piazza del mercato, osservando intanto gli esemplari di oche ammiccanti con cui passare la notte. Una di queste mi afferra la manica della maglia, strattonandola.

-Ehi, stallone...- è ubriaca -Che ne dici di cavalcarmi tutta la notte, fino in Cina?-

La scrollo via da me e mi incammino nuovamente verso il settore orientale del mercato, dove di solito sono tenute le aste dei cavalli. Mi serve un esemplare non particolarmente forte, non posso usare la dose per paralizzare un cavallo di 400kg, forte e sano, su un uomo, lo ucciderei sul colpo. E anche se forse sarebbe più utile e vantaggioso quest'ultima opzione, non è lo scopo per cui ho inserito le fialette. La voce roca e sporca del battitore d'aste si fa sempre più vicina ed accelero leggermente il passo, un po' per l'ora tarda un po' per la crescente curiosità. Mi fermo di fronte alle palizzate che delimitano il luogo della sfilata, appoggiandomi con i gomiti al legno. Cerco un esemplare adatto al mio fine, individuando un ronzino baio dallo sguardo spento e dalle tempie scavate, segno della sua età avanzata. Attendo pazientemente il mio turno, osservando le splendide creature che sfilano prima del mio. L'affare si conclude in fretta, il cavallo è mio per poco più di un denaro.

-Coraggio, bello, oggi è il tuo giorno fortunato- gli do due pacche incoraggianti sul collo, mentre lentamente ritorniamo insieme alla mia bottega. Lo osservo camminare. Fortunatamente ha ancora le gambe forti ed il suo passo è costante e deciso.

Quasi non mi accorgo del vociare crescente attorno a me ed al mio ronzino e dall'accorrere dispersivo della gente, in maggior parte bambini. Alzo la testa appena in tempo per evitare una bimba dai capelli biondi corti e da profondi occhioni marroni che corre dove si vanno radunando tutti e decido di seguirla. Il suo zampettare concitato, quasi maschile, tradisce la sue esile ed aggraziata figura, che viene nascosta dal corpo di un mercante molto ben in carne. Sbuffo infastidito per aver perso la mia piccola guida, ritrovandola qualche metro più in là, intenta ad accarezzare il muso di un bellissimo Andaluso bianco. Mi avvicino maggiormente e scorgo le cinque figure più conosciute ed da me odiate della città. Il luogotenente Fandrall tira pigramente le redini di un sauro bruciato che scalpita impaziente, mentre il suo cavaliere è intento a parlare con il maggiore Hogun, su un Hokkaido palomino dalle balzane zebrate. Il maggiore Volstagg sta facendo mostra dei suoi nuovi bracciali, agitandosi pigramente su un pezzato abbastanza robusto da poter reggere il suo corpo voluminoso. Mi sposto di lato ed intravedo il suo interlocutore. E' sua arrogante idiozia, il duca Thor in persona, che accarezza inconsciamente il collo del suo Andaluso. Il maggiore Volstagg viene fatto spostare quasi con prepotenza dalla marchesa Sif, in groppa ad un elegante Asrabo morello dalle balzane bianche e una stella bianca che si frappone tra le cavalcature del maggiore e del duca.

Inorridisco letteralmente di fronte a quello sfoggio inutile di ricchezza e superbia. I cavalli ben nutriti e dal mantello lucido, gli abiti sicuramente della seta più preziosa che ci sia in circolazione, il profumo... Salvo forse la marchesa Sif, sembrano i sodomiti peggio mascherati dell'intero regno. Scuoto la testa soffocando una risata e torno sui miei passi.

All'improvviso uno scalpiccio di zoccoli di fronte a me mi distoglie dalle possibili conseguenze dell'esperimento sul mio ronzino ed evito a malapena divenire investito da un Frisone che mi sfreccia a lato. Soffoco nuovamente un'imprecazione, cercando di calmare il mio animale, e cerco quello sconsiderato.

Ci avrei scommesso l'intera bottega che fosse stato lui.

Il conte Loki, intento a provocare fastidio e bordello tutt'intorno a sé, mentre il suo Frisone si agita irrequieto tra la folla. Il duca Thor gira la testa nella sua direzione, facendo svolazzare le delicate treccine a cui mezzo regno darebbe fuoco, e volta l'Andaluso nella sua direzione, ridendo ed ignorando bellamente la marchesa Sif. Mentre affido il mio animale ad il primo bottegaio che vedo mi avvicino furioso per ricevere delle scuse.

-Ehi- esordisco e mi pento subito dopo. Si girano tutti nella mia direzione, noto con un certo piacere il conte squadrarmi con occhio critico ma curioso. Posso iniziare la mia opera di analisi.

-Buongiorno, suddito- mi saluta il duca, facendo un gesto ampio con la manona.

-Vorreste dire buonasera, duca- lo corregge il maggiore Volstagg, muovendo il suo pezzato più largo che alto per avvicinarsi a me.

Inclino la testa leggermente di lato per osservare il conte, che sta facendo lo stesso con me. Posso leggere superiorità mal celata nei suoi occhi acquamarini, ma anche una strana sfumatura di diffidenza. Chissà verso chi, voglio scoprirlo. I suoi movimenti irrequieti sono più facili da analizzare, dato che il Frisone si agita sotto di lui cercando di sviare ai suoi comandi, ma viene subito rimesso a posto con un gesto stizzito delle redini. Questo rivela un desiderio di potere recondito ma non soddisfatto, che il soggetto vuole sperimentare su esseri inferiori a lui, come animali o eventualmente la servitù presente a palazzo. Il continuo sbuffare indica un'esasperazione crescente, specialmente nello stare in compagnia degli altri. E lo capisco, poverino.

-Non fa differenza- interrompo per un momento la mia analisi, voltandomi per parlare con il mio esperimento. -Conte Loki,- lo chiamo e lui gira il capo, i capelli corvini che scorrono sulle spalle al movimento, -splendido il suo esemplare di Frisone- meglio cominciare con dei complimenti, la nobiltà li ama.

Infatti le sue iridi si accendono e posa una mano sul collo dell'animale, che si calma leggermente. Interessante. Sembra provare meno odio verso gli animali che verso le persone. -Svedivoeri è la miglior cavalcatura che si possa desiderare. Fedele, docile, ma anche veloce e terribile-

-Ma certo, zampe forti, tendini e legamenti resistenti, tollerante delle interperie, ma anche obbediente e dal comportamento posato e audace. Ottime qualità per una razza abituata alla guerra- termino sorridendo, unendo le mani dietro la schiena e compiendo un giro intorno al cavallo.

Il duca Thor si fa avanti, interrompendo il gioco di sguardi tra me e il conte. -Sembrate esperto di cavalcature, suddito, cosa ne dite del mio Bunsen?- Se mi chiama ancora una volta 'suddito' giuro che spezzo una gamba al suo caro Bunsen.

-Vi prego, chiamatemi Anthony- alzo la testa sorridendo falsamente. Con la coda dell'occhio noto il conte alzare l'angolo delle labbra divertito. -Un Andaluso, vero?-

Annuisce in risposta. -Direttamente dalla regina di Spagna con i suoi ossequi.-

Oh, ma per piacere, sapeste che splendido animale vi ha donato. Si è radunata una piccola folla attorno a noi. -Avete controllato i suoi intestini e il mangime che gli date?-

Mi fissa confuso e io e il conte roteiamo gli occhi.

-Gli Andalusi, oltre per la peculiare criniera riccioluta, sono famosi anche per i costanti problemi gastrici,- il conte alza un sopracciglio, un sorrisino critico appare sul viso dai lineamenti fini -A meno che non vogliate continuare a circolare con il puzzo di sterco sotto il naso come fate sempre voi, lo farei controllare spesso da un veterinario-

I suoi compagni ed il conte ridono, il duca che non capisce la ragione si aggiunge a loro.

-Suddito Anthony,- soffocando un insulto in fondo alla gola mi volto verso il mio interlocutore, il conte Loki -Oltre ad essere un esperto di cavalli, qual è la vostra occupazione?-

Resto quasi ammaliato dal tono della sua voce, dolce ma profondo, sebbene non quando quella del suo fratello, il duca.

-Sono un inventore ed un ingegnere meccanico a tempo perso, vostra signoria- mi esibisco in un piccolo inchino.

Annuisce, un'ombra maliziosa gli attraversa l'espressione rilassata e divertita. -Ed è vostro l'animale che avete affidato a quel bottegaio?

-Sì, vostra signoria, mi servirò del mio amico equino per un esperimento- spiego incrociando le mani dietro la schiena e spostando il peso da un piede all'altro.

-Che tipo di esperimento?- domanda curioso.

-Oh nulla di pericoloso, un'armatura dai molteplici utilizzi e... trucchi.- A quell'ultima parola gli si illuminano gli occhi-

-Spiegatevi meglio-

Sorrido. -Un'attrezzatura in grado di coprire ogni lembo di pelle con uno spesso strato di titanio, un metallo ancora poco conosciuto in queste zone perchè scoperto da poco. Ha la peculiarità di essere molto leggero e tanto malleabile quanto resistente.-

-Sì, sì, ma avete parlato di 'trucchi'.- Il mio sorriso si allarga. Analisi terminata. Risultato: affascinato dalla oscure e dall'occulto.

-Oh s', certo, trucchetti. Come una piccola lama estraibile dalla coscia, un'altra dal gomito, un pugnale a serramanico adatto per il corpo a copro nascosto nel petto e piccole fiale di veleno paralizzante.-

-Sembra geniale- azzarda il duca intromettendosi nel discorso.

-Lo è- rispondiamo all'unisono io ed il conte.

-E l'animale a cosa vi serve?- riprende il conte.

-A sperimentare se tutto andrà bene e se l'armatura sarà utilizzabile.-

-Quindi è pronta?- alza un sopracciglio.

-Pronta, ma non ultimata.-

-Potreste fare la prova finale a palazzo, non è vero, fratello?- di nuovo il duca.

Prima che il conte possa rispondere, alzo la mano. -In verità, vostre signorie, preferirei lavorare da solo nella mia bottega.-

Gli occhi di tutti si spengono -Come desiderate- dice secco il conte e, spronando il cavallo al galoppo, riparte per la sua strada. Il duca mi guarda quasi a volersi scusare e lo segue, quindi gli altri quattro gli sono dietro, lasciandomi solo.

Scrollo le spalle e dopo aver ripreso il animale e ne torno alla mia bottega. Preparo tutto l'occorrente per l'esperimento, legando il ronzino all'anello predisposto, abbastanza lontano perchè non mangi i miei appunti e disegni.

Vado ad indossare l'armatura con quanta più cautela possibile visto che è un prototipo ed il metallo non è dei più resistenti. Assemblo l'ultimo pezzo del torace e mi avvicino al mio cavallino, che mi guarda curioso e leggermente spaventato. E' un bene che sia turbato, così non dovrò impiegare più di molto per farlo agitare in modo che mi colpisca.

Mi fermo davanti a lui. Mi osserva. Lo osservo. Muovo qualche passo verso di lui, ancora girato con il muso verso il muro e le gambe posteriori puntate verso di me. Scuoto un braccio, producendo un forte rumore metallico, spaventandolo. Istintivamente mi verrebbe da alzare un braccio per coprirmi il petto che sta per essere colpito con un calcio, ma non lo faccio. Mi serve la potenza piena del colpo. Mi sferra una zoccolata proprio al centro dell'addome e sento il leggero meccanismo delle boccette di veleno iniziare a mettersi in azione. Quello che non avevo previsto era che l'animale si girasse verso di me, sciogliendo il nodo con un colpo secco del muso, e mi venisse incontro. Senza neanche darmi il tempo di accorgermi delle sue mosse, mi tira una testata al centro del petto, ma l'esatto momento in cui si allontana per colpirmi un'altra volta o scappare cade a terra. Cado anch' io, ma per la reazione alla testata dell'animale e dopo essermi rialzato mi avvicino a quest'ultimo. Sembra privo di sensi. Poggio una mano sul suo addome e constato l'ovvio. Il meccanismo funziona.

Mi lascio scappare un'esclamazione di sincera gioia e mi sfilo l'armatura, notando un'ombra verde dietro la porta che si allontana appena i miei occhi cadono su di essa.

  
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