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Autore: MyLandOfDreams    19/06/2013    8 recensioni
Sono passati 4 anni dall’ultima volta che l’ha visto. Quattro anni da quando le ha dichiarato il suo amore. Quattro anni senza ricevere sue notizie.
Fino ai 12 anni Mike occupava una parte importante nella vita e nel cuore di Lucia, e, ora che lui è lontano, lei non fa altro che aspettare il suo ritorno. Ormai ha compreso quali sono i sentimenti che prova per il suo amico, ma quest’ultimo non ha mai provato a mettersi in contatto con lei.
Lei non ha più amici. Ha solo la sua famiglia.
Fin quando, il primo giorno del terzo anno di liceo, non incontra lui.
Claudio che, in punta di piedi, entrerà nella sua vita aiutandola a rifarsi una vita.
Ma il passato non si può cancellare.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Scolastico
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NB: Capitolo modificato il 29/10/13


Prologo
 

  Lucia, amore, devi venire con noi in salone. Dobbiamo parlarvi…».
  Da brava ragazzina qual ero, obbedii e seguii silenziosamente  la mamma in salotto, dove trovai gli altri: Mike, Belle, Marco, papà e Kathlyn, la mamma di Mike e Belle.
  Senza proferir parola andai a sedermi accanto al mio migliore amico. Era taciturno e, avvertendo la mia presenza accanto a sé, abbassò lo sguardo per tentare di nascondermi gli occhi gonfi dal pianto.
  Non era passata neanche una settimana dalla morte di Anthony, suo padre, ed era più che comprensibile che versasse delle lacrime al suo ricordo, eppure si ostinava a non mostrarsi debole. 
  Più volte avevo provato a fargli capire che piangere non significava essere deboli, ma mi ero rassegnata alla sua testardaggine.
  In quel momento mi limitai semplicemente a intrecciare le dita alle sue, tanto per fargli comprendere che io sarei sempre stata al suo fianco.
  Kathlyn, con umore tetro e gli occhi rossi e gonfi, si alzò, spezzando quell'attimo di tensione e silenzio che si stava creando. Si rivolse con aria afflitta a me, Marco, Mike e Belle: «Ragazzi, so che per noi tutti è un momento difficile questo, ma dovete capire che dobbiamo andare avanti. Noi però non siamo gli unici che hanno sofferto per la morte di Anthony», le scappò un singhiozzo e compresi che stava per scoppiare a piangere «i nonni paterni di Mike e Belle vivono in Inghilterra e ci hanno chiesto di restare da loro per qualche tempo. Non abbiamo mai avuto un buon rapporto con loro, ma vogliono riprovarci. Era ciò che mio marito desiderava che accadesse un giorno».
  Quest’annuncio fu come una pugnalata al cuore: non potevamo separarci…! Mike era il mio migliore amico, così come lo era Belle!  
  Le lacrime mi riempirono gli occhi, iniziai a singhiozzare e a stringere la mano di Mike così forte da fargli male. Anche lui strinse la sua mano attorno alla mia, come se ciò potesse impedire la nostra separazione. Le reazioni di noi quattro giovani erano state quasi le stesse e, per quanto fosse possibile, Kathlyn cercava di rassicurarci affermando che non fosse un trasferimento definitivo, ma solo temporaneo.

  Quella sera Mike ed io, come ogni volta che uno dei due era triste,ci ritrovammo stretti in un abbraccio sotto le coperte del nostro lettone matrimoniale. Dormivamo sempre insieme.
  Avevo paura di perderlo. Paura che una volta tornato non sarebbe più stato il mio migliore amico. Paura che si sarebbe dimenticato di me.
  «Mike, promettimi che non passerà neanche un giorno senza avere tue notizie. Ti prego, promettimelo! Giura che quando tornerai,tra noi non cambierà niente».
  Stentavo a trattenere le lacrime, ma mi sforzai di non piangere. Volevo continuare a osservare Mike per non dimenticarmi niente di lui, per imprimermi ogni dettaglio del suo viso. Gli occhi di un azzurro così intenso da sembrare quasi irreale, pieni di voglia di vivere anche nei momenti tristi e disperati come quello, occhi che non mi sarei mai stancata di osservare e che mi facevano sognare; le labbra piene e rosee e quei capelli biondo cenere che non stavano mai al loro posto. Non era mai riuscito a reggere il mio sguardo velato da lacrime di tristezza e, come al solito, per cercare di tranquillizzarmi, mi prese il viso tra le mani e poggiò la sua fronte sulla mia. Sarei potuta rimanere così all’infinito.
  «Te lo prometto. Ti prometto che tornerò, che non ti dimenticherò mai, che non smetterò di pensarti ogni secondo, ogni minuto, ogni ora, ogni giorno. Ma anche tu devi giurarmi una cosa…».
  Un brivido mi percorse la schiena. Mai avevo visto quello sguardo. L’intensità dell’espressione del suo viso mi fece girare la testa. Non capivo che emozioni stesse provando lui in quel momento. Era felice? No di certo. Aveva paura? Forse un po’. Era in ansia? Non avrei saputo dirlo. Era serio, di questo ero certa, riflessivo come non l’avevo mai visto in dodici anni. Solo qualche minuto dopo, potei capire quali fossero i suoi reali sentimenti.
  «C-certo» mi tremò la voce quando entrai nuovamente in contatto con quello sguardo tanto intenso «cosa vuoi che ti prometta?».
  «Dammi la tua parola che non mi dimenticherai. Giurami che quando tornerò, staremo insieme».
  Non capii questa sua richiesta. Noi stavamo sempre insieme, non ci separavamo mai. Io gli avevo chiesto di promettermi che nulla sarebbe cambiato e lui aveva accettato. Allora perché voleva che gli garantissi che, al suo ritorno, saremmo stati insieme?
  «Mike, che intendi? Noi siamo sempre insieme e ti ho chiesto di darmi la tua parola che nulla cambierà quando tornerai, quindi perché mi domandi questo? Non capisco».
  Lentamente staccò la fronte dalla mia e, con un sorriso sbilenco, mi distese con la punta delle dita la fronte che mi si era corrugata dalla confusione, per poi unire nuovamente i nostri visi nella stessa posizione di qualche secondo prima.
«Quello che sto cercando di dirti è che…» si bloccò. Era in imbarazzo? Lui non era mai in imbarazzo. 
  «Sì insomma» riprese a parlare «quello che intendo è che…» serrando la mascella, prese coraggio e mi guardò negli occhi «sono innamorato di te».
  Quindi era l’amore a rendere così intenso quel suo sguardo. Era per paura di essere respinto che sembrava imbarazzato? Cosa avrei dovuto rispondergli? Avevamo entrambi dodici anni, non avevo mai pensato di parlare di amore a quell’età, men che meno ritrovarmi ad ascoltare la mia prima dichiarazione. Mike continuava a tenermi tra le sue braccia, a fissarmi, ad accarezzarmi la schiena, donandomi brividi che non avevo mai provato fino a quel momento. Entrai nel panico. Non avevo idea di cosa fare. Semplicemente non sapevo che dire, così affondai il viso nel suo petto. Era da poco iniziato Settembre e faceva ancora molto caldo, eppure tra le braccia di Mike e sotto il lenzuolo azzurro, non lo avvertivo. Stavo benissimo. Sarei potuta rimanere così per tutta la vita.
  Presto, però, Mike sarebbe partito, lasciandomi sola. Per un momento avevo dimenticato l’imminente separazione, perché troppo sorpresa dalla dichiarazione d’amore del mio amico. Adesso tutto era ancora più difficile. Mike mi aveva dato un motivo in più per desiderare che tutti loro restassero qui con noi: capire se i suoi sentimenti fossero corrisposti. Al pensiero di ritrovarmi sola, in quella grande camera che avevamo sempre condiviso, scoppiai a piangere.
  «Mike, non voglio che tu te ne vada. Non ce la farò a stare qui senza di te. Ho bisogno di te».
  Un sospiro di sollievo misto a rassegnazione scappò dalle sue labbra. Delicatamente mi prese il viso tra le mani, mi guardò con tutta la dolcezza di cui era capace e mi asciugò le lacrime con la punta delle dita. Poi baciò i sentieri umidi che quelle gocce avevano percorso.
  «Non hai nulla di cui preoccuparti. Hai sentito mia madre. Torneremo presto. Ti prometto che entro il nostro tredicesimo compleanno saremo di nuovo insieme. Ok?».
Era così sicuro di ciò che diceva che mi sforzai di credergli, anche se una parte di me era convinta che non sarebbe più tornato, che non avrebbe mantenuto la promessa che mi aveva appena fatto. Adesso, però, Mike era con me e mi teneva tra le sue braccia, facendomi sentire al sicuro da qualsiasi minaccia, così scacciai velocemente quel pensiero.  
  «Il nostro compleanno è il mese prossimo…».
  Un sorriso beffardo apparve sul suo viso. «Credi che non lo sappia? Ti ricordo che siamo nati lo stesso giorno».
  Dicendo così, mi strappò una leggera risatina. Il suo sorriso tornò quello dolce di sempre e mi posò un lieve bacio sulla fronte. «Ti amo».
  Sapevo che non si aspettava che glielo dicessi anch’io e infatti non lo feci, ma era già la seconda volta che affermava di amarmi e non potevo semplicemente abbracciarlo ancora. Forse un po’ troppo bruscamente mi allontanai da lui, lasciandolo confuso e, probabilmente, anche un po’ deluso. Cercò di riprendermi, ma ero troppo veloce per lui, lo ero sempre stata. In punta di piedi raggiunsi la cassettiera di mogano, aprii il primo cassetto e presi il mio anello. Lo osservai con attenzione. Era semplice bigiotteria, ma era stato il mio primo gioiello. Me l’aveva regalato mio fratello in occasione del mio ottavo compleanno, era la cosa cui tenevo più. Insieme a questo presi la catenina più lunga che avevo e la infilai nell’anello. Mike, che nel frattempo mi aveva raggiunta, mi guardò incuriosito e ancora più confuso. Sorridendo, mi girai verso di lui e gli mostrai la composizione appena fatta.
  «Voglio che tu tenga questa, come ricordo».
  «Lu, che stai dicendo? Tieni troppo a quell’anello, ho paura di perderlo. Non posso accettare».
  Era combattuto. Allungò una mano verso la catenina, ma poi la ritrasse abbandonandola lungo il fianco. Non riuscendo ad aspettare oltre, mi misi alle sue spalle e gli allacciai la catenina al collo.
  «Sì che puoi. Non m’importa se la perdi. Tengo più a te che all’anello. Voglio solo che tu abbia qualcosa di mio, mentre starai via».
  Senza aspettare la sua risposta mi buttai tra le sue braccia, affondando il viso tra il suo collo e la spalla. Cogliendomi alla sprovvista Mike mi sollevò e mi portò a letto. Sapevo di essere magra e leggera, ma non credevo che potesse riuscire a prendermi in braccio, dopotutto aveva solo dodici anni. Delicatamente mi posò sul lato destro del letto e mi diede un leggero bacio sul naso. Pochi secondi dopo si sdraiò accanto a me e mi abbracciò nuovamente.
  «Ora dormiamo. Non pensarci più. Ti amo piccola mia». Detto ciò posò la guancia sui miei capelli. Avrei voluto che quel momento non finisse mai. Era rilassante stare tra le sue braccia e mi abbandonai a quella dolce sensazione.
  Tentai di dargli la buonanotte ma prima che potessi parlare, mi alzò il mento e poggiò le labbra sulle mie. Benché fosse un contatto molto lieve, quel bacio, il mio primo bacio, mi lasciò senza fiato. Era la sensazione più bella che avessi provato in tutta la serata. Ci addormentammo così, uno tra le braccia dell’altro, le labbra unite in un lieve bacio, con la convinzione che nulla avrebbe mai potuto rovinare quella felicità. Pensavo che sarebbe durata per sempre.
 
  Mike partiva senza avvisarmi. Preparava le valige mentre dormivo per poi lasciarmi sola in quella grande camera che da sempre era stata di entrambi. Mi salutava con un bacio sulla fronte. 
 
  Mi agitai nel sonno, ma fu un momento: ero entrata nel dormi-veglia e, involontariamente, ripensai a ciò che avevo appena finito di sognare. Lui non avrebbe mai fatto una cosa del genere, non dopo aver confessato di amarmi. Quando mi svegliai, però, non era più accanto a me. Mi si gelò il sangue nelle vene.
  No, era solo una coincidenza, magari era in bagno o in cucina.
  Impaurita dall’eventualità che quell’incubo fosse invece la dura realtà, mi diressi prima verso il bagno e poi verso la cucina. Non c’era. Un rumore in salone mi diede un’ultima speranza. Quasi correndo mi diressi a controllare e ci trovai Marco, mio fratello.
  «Ehi, Lu. Sei sveglia…». 
  Mi sorrise tristemente. Il terrore m’invase.
  La voce mi tremò: «Marco, dove sono Mike e Belle?».
  Le lacrime, quasi conoscessero già la risposta, iniziarono a rigarmi il viso.
  «Se ne sono andati stanotte».
  
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