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Autore: Claire66    21/06/2013    4 recensioni
*Storia Continuerà entro le prossime settimane*
Cosa sarebbe successo se Draco si fosse ribellato al suo destino e avesse deciso di unirsi al magico trio, il giorno in cui furono portati a Villa Malfoy?
E se Harry avesse una sorella gemella, la quale farà breccia nel cuore del Serpeverde, facendogli compiere un cambiamento repentino ?
Preparatevi ad abbandonare il mangiamorte vile e codardo a cui siete abituati, e cominciate a dire "Coloro che sono sopravvissuti", non "Il bambino che é sopravvissuto"
(3)
“Ma quindi significa che se uno di noi muore, muore anche l’altro?”
Chiese Marie con voce tremante e carica di tensione a Silente.
(10)
“Ma allora…” “Vuoi dire che…” Fecero Harry e Marie, all’unisono.
“Il tempo si fermerà.”
(11)
“In fondo, non sarò la prima della nostra famiglia a fuggire da Azkaban. Si tratta solo di seguire le orme di Felpato.”
Harry non riuscì a trovare la forza di restituirle il sorriso.
(12)
Grandi, bui e tormentati voragini luccicanti lo osservavano.
“Come l’hai chiamata?” Domandò Marie.
“Niké.
(16)
“Marie!” Lei si voltò, e fu l’unica ad udirlo.
“…” A qualche passo da Draco, Marie non si mosse, Harry aspettava, paziente.
"Tu sei il mio angelo.
Genere: Azione, Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Potter, Hermione Granger, Nuovo personaggio, Ron Weasley | Coppie: Harry/Ginny, Remus/Ninfadora, Ron/Hermione
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Da VII libro alternativo
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Ricordi

L’ultima cosa che Marie avvertì prima di sprofondare nella dolce ed avvolgente oscurità, portatrice della tanto agognata incoscienza che avrebbe posto fine a quell’interminabile susseguirsi di dolore, furono due braccia forti e protettrici, che la avvolgevano nel loro calore, e decise di abbandonarsi alla fugace promessa di serenità che le porgevano, con il tumulto di urla che giungeva sempre più soffocato alle sue orecchie, fino a che diventò solamente un ronzio indistinto, e mentre cadeva nel buio, alcuni ricordi cominciarono a susseguirsi nella sua mente spossata.

*
Era il primo giorno di scuola.
Marie indossava una gonna rosa che odiava, aveva cugino il cui passatempo preferito era rovinarle la giornata e un gran mal di pancia. La gonna faceva letteralmente a pugni con i suoi capelli. Era il “regalo” di Zia Petunia per l’inizio della scuola, e Marie era convinta che l’avesse comprata per sfidare apertamente il detto “i gusti non si discutono”. Per fortuna poteva aggiungere qualcos’altro a quel disastroso elenco. Suo fratello Harry.
O, per dirla in un altro modo, la parte della sua anima che le cammina a fianco, pronta a completare i suoi pensieri e a riempire le sue lacune con la sua presenza.
La persona con cui aveva l’impressione di condividere persino il respiro, sebbene le differenze tra di loro fossero molte, ma ben piazzate.
Erano, nella sua mente di bambina, come due metà di un puzzle. Entrambi con lo stesso disegno, ma con solo una parte dei pezzi, e la parte mancante corrispondeva perfettamente al vuoto appartenente all’altro, e quando erano insieme si completavano a vicenda.
Si voltò per cercare conforto, sapevano entrambi che non sarebbero stati accettati dagli altri, Dudley in questo ci metteva del suo, ma restava comunque il fatto che eranoo diversi dagli altri bambini. Diversi, non speciali.
I loro sguardi s’incrociano, e quegli occhi verdi che erano lo specchio esatto delle sue emozioni trasmessero a Marie un po’ di coraggio. Gli sfiorò la mano, ed insieme si sedettero nella fila il più distante possibile da loro cugino, il quale, dopo solo qualche secondo, rivelò di essere un ragazzo con molti talenti nascosti, tra i quali tirare pezzi di gomma da masticare da una distanza di otto file senza sbagliare mira.
Si voltarono all’unisono e si scambiarono un’occhiata esasperata, non avevano bisogno di tradurre in parole il pensiero che entrambi fecero: Ci vorrebbe la magia per farci piacere la scuola.

*

Come ogni comune pomeriggio piovoso di Privet Drive, si ritrovava nella sua piccola soffitta piena di polvere, che avrebbe dovuto fungere anche da camera, a fissare il frammento di cielo che scorgeva dalla microscopica finestra che faceva entrare un po’ di luce.
Un picchiettio improvviso la fece sobbalzare, ma mai quanto la scoperta della fonte del rumore. Come aveva fatto un gufo ad arrivare fino a lì, e soprattutto da quando i pennuti portavano una lettera nel becco?!
Dopo alcuni momenti Marie superò la paura e trovò il coraggio di aprire la finestrella, de il suo sbalordimento aumentò quando il gufo le porse gentilmente la zampa.
Con dita tremanti slegò la lettera, e mentre il curioso postino volava via, lesse l’intestazione, precisa in modo quasi assurdo.

Alla Signorina
Marie Potter
Soffitta di Casa Dursley
4, Privet Drive
Little Whinging
Surrey

Un’improvvisa euforia la invase, per la prima volta nella sua vita aveva ricevuto posta!
Si precipitò al piano terra sprizzando felicità da tutti pori, e con la voce affannata e alta per l’agitazione Marie si affrettò a raccontare l’evento ad Harry, con tanto di dettaglio sul messaggero, senza curarsi della presenza di Zio Vernon, e senza notare i disperati segni di diniego di Harry. Un momento, perché non voleva che glielo raccontasse?
Quando vide il volto violetto di Zio Vernon fece due più due, e si pentì amaramente di non essersi tenuta la notizia per un momento più riservato.

*

Era ancora impegnata ad osservare a bocca aperta, colma di meraviglia, il soffitto di quella sala che emanava magia da ogni dettaglio, quando un vecchio e consunto cappello venne posato su uno sgabello dalla strega con lo sguardo severo che li aveva accolti in precedenza. Proprio mentre stava per chiedere ad Harry se avesse capito il motivo per cui si dava tanta importanza ad un copricapo così malridotto, sobbalzarono entrambi per lo spavento, in quanto nella stoffa si era aperto uno strappo, ed il cappello comincia a cantare una canzone sulle quattro case menzionate in precedenza da Ron, il loro nuovo amico.
Uno scroscio di applausi seguì la canzone, ed ebbero la buffa impressione che il Cappello Parlante si inchinasse ai presenti; così si chiamava secondo la ragazza dai capelli cespugliosi al fianco, di Marie, che con la sua somma conoscenza riguardo la scuola li faceva quasi sentire in soggezione.
Improvvisamente calò il silenzio, e la Professoressa McGranitt si fece avanti con una pergamena lunga fino a terra, e iniziò a chiamare gli alunni uno alla volta, i quali si facevano avanti come se dovessero andare al patibolo.
All’improvviso Marie cominciò a farsi paranoie, era poi così terribile indossare quel cappello? Forse ne dipendeva il loro futuro. Si voltò angosciata verso Harry, e lesse la stessa paura nel suo viso, fattosi pallido. E se fossero, per la prima volta nella loro vita, stati divisi? Non l’avrebbero sopportato. Si strinsero convulsamente la mano senza spiccicare parola, ed osservarono gli altri.
Hermione, la ragazza con cui Marie aveva cominciato a fare amicizia, quando venne chiamata sembrava avere una fretta quasi eccessiva, si pigiò con zelo il cappello in testa, e dopo una breve pausa il cappello gridò:
“Grifondoro!”
I gemelli diventavano sempre più nervosi, e mille pensieri orribili si affollavano nella loro mente. Se fossero finiti nella casa di cui Ron aveva parlato tanto male? O forse il Cappello non sarebbe stato in grado di smistarli, cosa sarebbe successo allora?
L’attenzione di Marie venne attirata dal ragazzo biondo e borioso che si dava l’aria di essere chissà chi e si sedette sullo sgabello come se fosse un trono, con un’espressione strafottente. Lo riconobbe come Malfoy, il ragazzo con cui avevano litigato sul treno.
Il Cappello gli aveva a mala pena sfiorato la testa, quando sbraitò: “Serpeverde!”
Malfoy sembrava alquanto compiaciuto, ma Marie si chiese come fosse possibile che il carattere di una persona fosse così netto e deciso. Ognuno di loro aveva caratteristiche opposte e mille sfaccettature nella personalità, sia positive che negative; com’era possibile che Malfoy fosse così certo di essere un Serpeverde? Probabilmente lui era sicuro di esserlo, ma non era questo già un modo per troncare ogni possibilità di evolvere sé stessi?
Per una frazione di secondo pensò che forse anche lui, non in modo fastidiosamente dichiarato come loro, fosse già stato etichettato, che il suo futuro fosse già stato deciso da qualcun’ altro, qualcuno che probabilmente lo influenzava facendogli apparire quella strada impostagli, qualunque fosse, migliore e piena di successo. Chissà se un giorno riuscirà a fare le sue scelte, si chiese.
La McGranitt strappò Marie dalle sue riflessioni pronunciando, le salì un groppo alla gola, il loro cognome. Toccava però prima ad Harry.
Un brusio agitato infiammò la sala, e capirono che si scambiano informazioni su di loro, ritenendoli una specie di miracolo, e la cosa oltre che a metterli in imbarazzo diede loro molto fastidio. Perché improvvisamente erano diventati delle celebrità, per un fatto orribile come l’assassinio dei loro genitori?
Marie gli fece coraggio, e cercò di ignorare i mormorii e le tante teste che si sporgonevano per lanciar loro occhiate curiose. Sentiva la paura di Harry come se fosse sua, e la professoressa gli calò il cappello sugli occhi. Ovviamente non riusciva a sentire le riflessioni che faceva il cappello, ma avvertiva l’inquietudine di Harry salire fino a che non toccò livelli allarmanti, e cominciò a preoccuparsi. Ad un certo punto fu quasi sicura di sentirlo pregare il cappello a denti stretti di non mandarlo a Serpeverde, ma prima che potesse dirsi che era assurdo, non poteva sentirlo mormorare da dove si trovava:
“Grifondoro!”
Il sollievo l’invase, era felice per lui.
Lo vide esultare e mentre correva al tavolo in cui sono erano impazziti, le lanciò un’occhiata incoraggiante, ma Marie sapeva che ora era Harry ad essere preoccupato per lei.
La McGranitt pronunciò il suo nome, e con le gambe molli e il cuore che batteva a mille si avviò verso lo sgabello, e quando le posarono il cappello sulla testa questo le ricadde sugli occhi, e tutto diventò nero.
Una voce antica e sapiente cominciò a parlare, e Marie vi avvertì anche un pizzico di divertimento.
“Dunque, ecco l’altra Potter, la gemella…Una mente molto simile avete, ma sicuramente diversi siete…
C’è tanto coraggio e forza d’animo che ti manderei all’istante a Griofondoro, se non fosse che la voglia di impegnarsi ad aiutare e capire il prossimo, perfino di cercare la speranza dove sembra perduta, con grande pazienza, ti farebbe trovare bene anche a Tassorosso…
Ma pure l’intelligenza abbonda, o è forse in gran parte ragione?
Subito seguita dall’astuzia e dal desiderio di essere messi alla prova, mhh, molto difficile…Dove ti metto?”
Questa volta fu lei a sussurrare tra i denti, con l’ansia che saliva.
“Ti prego, ti prego non mi separare da Harry…”
“Ah…Scorgo l’ardente desiderio di non lasciare il fratello tanto amato, quindi perché dividervi, se è tanto chiaro che siete destinati a rimanere uniti, insieme siete completi, questo è certo.
Allora dubbi non vi son più…
“Grifondoro!”
Un masso le cadde dal cuore, e tra uno scroscio di applausi si diresse anche lei verso il tavolo rosso e oro, e oltre a numerose strette di mano ed euforici saluti, in particolare altri due gemelli dai capelli rossi intonarono una canzoncina, scambiò un sorriso a trentadue denti con Harry e si sedette accanto a lui di nuovo tranquilla e completa.

*

Erano entrambi seduti in un letto dell’infermeria, dopo aver appena affrontato Voldemort per impedire che rubasse la Pietra Filosofale. Silente, con un’espressione pacatamente felice su cui Marie scorgeva un velo di tristezza, spiegò loro  finalmente come si erano formate le loro due cicatrici.
“Le maledizioni come quella che su di voi miracolosamente non hanno sortito effetto, sono molto potenti, e lasciano dei segni, come le vostre cicatrici.
Ma ci sono altre magie, più antiche e primordiali, i cui poteri a Voldemort erano sconosciuti, e per questo le ha sottovalutate.
L’amore che vostra madre provava per voi, e il sacrificio che ha compiuto quando ha deciso di morire per salvarvi, fa parte di quelle magie.
*Vedete, vostra madre è morta per salvarvi. Se c’è una cosa che Voldemort non riesce a concepire, è l’amore. Non poteva capire che un amore potente come quello di vostra madre lascia il segno: non una cicatrice, non un segno visibile…Essere stati amati tanto profondamente ci protegge per sempre, anche quando la persona che ci ha amato non c’è più. È una cosa che ti resta dentro, nella pelle. *
Proprio questo segno, invisibile ed intangibile, ma più forte di ogni protezione, vi ha salvati.
La protezione che vostra madre ha inconsapevolmente imposto su di voi, ha fatto in modo che la maledizione rimbalzasse su Voldemort stesso, lasciandovi indenni.
Ora, vi chiederete come mai, dato che Voldemort ha colpito solamente te, Harry, ha sortito esattamente lo stesso effetto anche su di te, Marie.”
Fece una pausa, guardandoli negli occhi mentre menzionava i loro nomi.
“Questo è successo perché vostra madre è morta per salvare entrambi, ed amava entrambi allo stesso modo. Fin da quando siete nati, ed anche quando eravate nel suo ventre, tra di voi c’è sempre stato uno stretto legame, ma prima di quella notte vi legava solamente l’intesa che c’è tra due normali gemelli, come i vostri amici Fred e George Weasley.
Ma da quando Voldemort ha cercato di uccidervi, vi lega anche la protezione che vostra madre ha imposto su di voi.
Quando ha deciso di morire per voi, quella protezione ha creato un vero e proprio legame, composto da molto di più che emozioni ed affetto, ma formato innanzitutto dall’amore.
Per questo gli effetti della maledizione si sono rispecchiati su entrambi, anche se in modo minore su Marie, non essendo stata colpita direttamente.
Si può quindi dire che ogni cosa in cui entra in gioco la protezione che vi lega, sortisce effetti su entrambi, perché né voi né vostra madre avreste sopportato di vivere senza l’altro.
Questo vi ha quindi destinati a sopravvivere insieme, ma significa anche che ogni cosa che accade su uno di voi due, si ripercuote anche sull’altro, mantenendo così l’equilibro.
Probabilmente è questo il motivo per cui avvertite le emozioni dell’altro, in maniera quasi sovrannaturale, e riuscite a capire quando uno di voi è in pericolo, anche se non potete vederlo.
Non so fino a che punto si estenda questo legame, non ne ho mai visto uno così potente.”
“Ma quindi significa che se uno di noi muore, muore anche l’altro?”
Chiese Marie con voce tremante e carica di tensione, quasi timorosa di rompere il silenzio che si era creato con una domanda così pesante.
Silente accennò un sorriso bonario, sempre con quel velo di malinconia e serietà, e li guardò affezionato, e sia Harry che Marie sapevano che in un certo senso aveva paura anche lui di risponderle.
“Non posso darvi una risposta certa, ragazzi miei, ma penso di sì, Marie.
 Credo significhi questo.”


A
ngolo dell’autrice

Il testo fra asterischi * è una citazione tratta da “Harry Potter e la Pietra Filosofale” di J.K Rowling, Salani Editore, 2006. Fatta eccezione, ovviamente, per la declinazione al plurale “vedete/vedi; vostra/tua”.
Ringrazio sempre sinceramente i lettori, sia quelli silenziosi che quelli più loquaci, e rinnovo l’invito a lasciare un commento, anche brevissimo.
A presto

Claire 66

  
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