Distance
Pain
 
Affaticato e con il fiato corto, Rufy si lasciò cadere sul terreno erboso e si mise a fissare intensamente il cielo azzurro. Lui voleva continuare ad allenarsi, ma Rayleigh gli aveva impedito categoricamente di andare oltre.
Rufy sbuffò, socchiudendo le palpebre a causa della luce del sole. Il suo allenamento aveva due perché: diventare più forte per proteggere i suoi compagni e sgombrare la mente; già, perché altrimenti il dolore l’avrebbe sopraffatto di nuovo.
Abbassò lo sguardo sul suo corpo, ed i suoi occhi incontrarono lo sfregio che aveva al centro del petto: le lacrime gli salirono agli occhi, ed una sensazione opprimente s’impossessò di lui. Era ciò che gli rimaneva di quella brutta esperienza insieme al dolore, ed era certo che non sarebbe mai più riuscito a vivere con quell’enorme cicatrice a ricordargli la morte del fratello ogni giorno. Fece un paio di respiri profondi serrando le palpebre fin troppo forte, e le riaprì solo quando fu sicuro di aver totalmente ripreso il controllo di sé stesso. Adesso, però, un altro ricordo si stava facendo largo nella sua mente, un ricordo che era momentaneamente passato in secondo piano a causa della faccenda di Ace.
Nami.
Riviveva la scena come al rallentatore: Franky era appena scomparso, quando il suo sguardo si era posato su Nami. Bartolomew si avvicinava a lei, la mano aperta per farla sparire, ma l’unica cosa a cui lei badava era Rufy: il braccio teso verso di lui, gli occhi inondati di lacrime -perché lei aveva capito prima di tutti che si sarebbero dovuti dividere- rivolti al suo viso. Rufy cercava disperatamente di raggiungerla, ma Bartolomew incombeva già su di lei.
-NAMI!!
Il suo grido disperato riecheggiò nella radura: non voleva che sparisse, doveva rimanere con lui, era la sua navigatrice, senza di lei era perso.
-Aiu...
Stava lentamente scivolando via da lui, voleva riprendersela a tutti i costi.
-... to...
Quest’ultima sillaba rimbombò nella testa del ragazzo, incapace di arrendersi alla dura realtà: Nami era scomparsa, la sua sagoma di era dissolta nel nulla, e lei chissà dov’era finita.
Troppo lontana da lui.
Trovava questi pensieri un po’ egoistici: ultimamente pensava solo a Nami, tralasciando il fatto che anche il resto della ciurma era sparito; che razza di Capitano era, che non si dispiaceva allo stesso modo per la scomparsa dei suoi compagni?! E questo lo faceva sentire ancora peggio. Ma non ci poteva fare niente, le uniche immagini che aveva in testa erano Nami ed Ace, Nami ed Ace, Ace e Nami, Nami ed Ace...
Rufy si tirò su a sedere di scatto, afferrandosi la testa fra le mani: si sentiva in colpa, era colpa sua se Ace era morto, se i suoi amici erano spariti, se Nami era sparita. Questa volta non poté fare a meno di piangere, di lasciar scorrere quelle lacrime per i momenti di debolezza che aveva avuto. Era per questo che si allenava, per non ripetere ancora gli stessi errori, per diventare più forte e proteggere i suoi amici.
Per proteggere Nami. 







Angoletto della pazza
Quand'è che ho postato questa ff? Credo che sia passato tipo un anno. Ed io ho deciso adesso di farla diventare una raccolta .-.
Vorrei ringraziare bimba_nalu4 ever per avermi dato l'idea!anche se io l'ho sviluppata un po' tarduccio .-.
In ogni caso,commenti ed eventuali critiche sono sempre ben accetti.
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