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Autore: sciona    30/06/2013    2 recensioni
Elisa è una ragazza normale. La sua vita si divide tra scuola , amici e una famiglia un pò fuori dalle righe.  " Marti mentre tu a ferragosto sei al mare a fare una grigliata con tutti i parenti, io devo solo sperare che qualcuno mi fermi per non prendere a pugni mia cugina e che mia zia non affoghi mia madre, ti sembra normale questa situazione? No, a me no! " avevo esclamato furente mentre facevo sue giù per la sua stanza " E adesso ci mancava anche questo tizio " " Bello come un Dio " mi aveva interrotta mentre io la fulminavo " che dice di essere mio zio! Diamine ,  ha solo vent'anni! "
Genere: Romantico, Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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                     Lovely Secrets 
               - What's wrong with me? -






Quando quella notte – quella mattina? – eravamo tornati a casa le mie condizioni non erano di certo le migliori : indossavo una camicia – di mio zio? – ed ero avvolta da una trapuntina rosa di un lettino.

Ma come cazzo ? … Persino lo straccio di un pavimento avrebbe mostrato più dignità.

Lucas , per quello che potevo ricordare, mi aveva accompagnata fino in camera blaterando commenti poco carini sulla sottoscritta e mi aveva infilato sotto le coperte con la finale affermazione : - Questa faccenda sta diventando assurda.




 
Mi ero svegliata un non precisato numero di ore dopo e , scendendo – o meglio , trascinandomi – al piano di sotto , avevo trovato Lucas seduto davanti al seggiolone, lo sguardo disperato davanti al broncio del mio fratellino.
-         Cosa diavolo … ? -  avevo biascicato, guardandolo confusa.
-         Guarda là. – aveva replicato lui  indicandomi la penisola della cucina , dove era poggiato un foglietto bianco.
Mi ero avvicinata traballante e , sedutami sull’alto sgabello, l’avevo preso in mano.
 


Abbi pietà di tua madre.
Torniamo entro domani.


 
-          Ma dai! – avevo esclamato demoralizzata, poggiando il capo sul marmo.
-         Queste fughe non le avevo messe in conto quando sono venuto a vivere qua. Comunque, hai fame? – mi aveva domandato lui, mentre faceva le linguacce ad Alessandro.
-         No, ho lo stomaco ancora in subbuglio. Cavolo, mi sfugge qualcosa che non ricordo! – avevo esclamato, picchiettando un dito sul naso.


 
L’esserti avvinghiata a tuo zio?
… No.




 
-         Se fai qualcosa il primo giorno dell’anno, lo fai tutto l’anno? – aveva buttato lì Lucas, riservandomi un’occhiata maliziosa che avevo volutamente ignorato.
-         Cazzo. I disegni! –
-         Cosa ? – aveva domandato  alzando lo sguardo su di me ed osservandomi stranito.
-         Devo fare le tavole da consegnare al professore d’Arte! –
-         Elisa, è il primo Gennaio, non torni a scuola l’otto? – aveva domandato con un sorriso di scherno ad imporporagli il volto.


Se ti salto addosso vedi come te lo tolgo in meno di un secondo.


-         No. No dannazione. Io faccio pena a disegnare! Non sono riuscita a consegnarle per il 22 e mi ha detto che posso portarle al massimo entro il 3 a mattina e lui farà finta di niente. Sono anni che lo fa per un gruppetto di noi – avevo spiegato, battendo il capo sul tavolo.
-         Ehi, stai calma. Prendi i fogli e le squadre, ti aiuto io. – aveva replicato sorridente.
-         Cosa? Davvero? – avevo domandato con la voce piena di speranza.
-         Si , piccola mocciosa, non che io debba dirti i fatti miei ma ho frequentato l’istituto per geometri –
-         Sei un dono di Dio –
-         Non mi pare la pensassi così all’inizio –
 
 
 
                                                                                  




                                                                                                                                           ***
 
 
 
-         Posso farti una domanda? – avevo ad un tratto chiesto a Lucas, concentrato a tracciare le ultime linee del disegno.
-         Certo. –
-         Perché non hai continuato con Architettura considerato che sei così bravo? –

Alla mia domanda aveva sorriso appena, prima di tirare l’ennesima linea.

-         Quello era il progetto , in realtà. Dopo il diploma ho fatto un giro nelle varie città ed avevo scelto l’Ateneo a cui iscrivermi. Poi, però, mia mamma ha iniziato a stare male e mi sono detto che aspettare un anno non avrebbe fatto la differenza …  poi  mamma è morta e gli anni sono diventati tre. –
 



Io e Lucas  non avevamo mai affrontato il discorso relativo alla sua famiglia : all’inizio perché la questione provocava turbamento a me per prima , e successivamente perché avevo capito che parlarne non era tra le sue  cose preferite. Solo di recente avevo capito che era un ragazzo che non aveva mai vissuto in mezzo ad una famiglia allargata e che era stato abituato fin da sempre alla solitudine. Lucas , prima di noi, era solo , ad eccezione di quella ristretta cerchia di amici che avevano colmato il suo vuoto. Tuttavia , mio zio, era anche molto orgoglioso – gene in comune? – e mai avrebbe dimostrato al mondo quel suo vuoto.

-         Ecco qua, mocciosa, ho fatto. – aveva esclamato ad un tratto, allontanandomi dai miei pensieri.



Ero mocciosa anche ieri sera?



-         Sia chiaro che passo sugli insulti solo perché senza di te avrei guadagnato un 5 e allo stesso tempo perso non so quante ore di sonno. –
-         Dovresti ringraziarmi un po’ di più in effetti – aveva sorriso, mentre il telefono squillava.
-         Martina, Buongiorno! –
-         Buongiorno ? Sono quasi le sei! –
-         Buonasera ? Ma sei così pignola? –
-         Non sono io pignola , sei tu che ti fai distrarre! –
-         Martina, che vuoi ? –
-         Passeggiata in centro, alle sette! –
-         Eh … abbiamo un problema. I miei sono andati non so dove, dovrei portarmi anche mio fratello –
-         Elisa, carica quella cazzo carrozzina in macchina e ci vediamo in centro. –

La chiamata era finita così, con il telefono che mi veniva sbattuto in faccia senza alcuna remora. Avevo allora alzato gli occhi verso Lucas, che mi osservava ridendo.

-         Usciamo? – gli avevo domandato dubbiosa.
 
Lucas aveva a sua volta voltato il capo verso il seggiolone.
 
-         Usciamo?- aveva domandato a mio fratello.
 
E mio fratello aveva riso.
 
 
 
 
 
Un’ora dopo eravamo nel bel mezzo della piazza, a litigare su chi dovesse portare il passeggino.
-         So portare un passeggino Elisa! –
-         Oh, spero per te di si. Quello che dico è che non devi farci delle gare e sfidarti con gli altri papà! –
-         Ma lui si diverte! – aveva protestato  guardando Alessandro, tutto infagottato nel suo piumino.
-         Si, adesso si dice così. Già che ci sei metti la mia borsa dentro, mi dà fastidio – avevo protestato mentre lui sbuffava e ci accorgevamo di Martina e Marco in lontananza.

Quando avevo abbracciato Martina, il suo sorriso biricchino mi aveva allarmata.

-         Cosa c’è? – le avevo domandato curiosa.
-         Sai cosa ha detto Marco vedendovi? –
-         No?! –
-         Che sembrate una famigliola felice. – aveva riso ancora, mentre io spalancavo gli occhi.
-         Stronza. –
 
Avevamo passeggiato tra le vie addobbate a festa, portando un po’ per uno mio fratello , fin quando Martina non aveva trovato dei cugini e si era fermata a parlare.  Ero appoggiata alla carrozzina, quando ad un certo punto qualcuno mi aveva cinta da dietro ed un viso si era poggiato sulla mia spalla.

 
Tum.


-         Pensi abbia freddo? – aveva domandato Lucas.
-         … Cosa ? –


Tum.
-         Tuo fratello, pensi abbia freddo? – aveva domandato ancora, voltando appena il viso verso di me come se si preoccupasse di non essere sentito per bene.

 
Tum.
 
-         No … no, non penso. Però ora lo prendiamo in braccio un po’ : di certo fra qualche anno non se lo ricorderà, ma almeno vede un po’ di colori e movimento – avevo affermato , prendendolo fra le braccia.
-         Lo tengo io? – aveva domandato, sorridendo dolcemente a mio fratello, e stendendo a sua volta le braccia.
-         … Si, se ti fa piacere si. –
-         Certo … ma va tutto bene? Ti vedo strana! –
-         No, tutto apposto. – avevo sorriso , voltandomi verso Martina che tornava tra noi.
-         Una curiosità : che cognome prenderai dopo il matrimonio? Terrai il tuo? E’ strano! – aveva esclamato la mia migliore amica ridendo.
-         ‘Fanculo Martì. –
-         Quanto siamo suscettibili! –
 
 
 
 
Avevamo camminato ancora un po’ , tra scherzi e prese in giro , e non so come la carrozzina era finita tra le mani di Marco che giocava a fare lo slalom. Lucas aveva ancora tra le braccia Alessandro, mentre io da dietro gli facevo le linguacce ; ridevo insieme a loro due quando, ad un certo punto, avevo sentito Martina imprecare.
 
Certo, non che sia una novità.
 
Mi ero affacciata oltre le spalle di Lucas e quello che avevo visto mi aveva gelata.

Salvatore.

Quando il ragazzo , destinatario delle imprecazioni di Martina , si era accorto di me aveva spalancato gli occhi : aveva osservato attentamente me , Lucas e mio fratello e poi era scoppiato a ridere.
-         Certo che quando dicevi di essere una ragazza da storia seria , parlavi sul serio. –

La morsa allo stomaco mi aveva fatta trasalire, mentre la mano di Marco intorno al braccio di Martina mi dava prova di quello che sarebbe potuto succedere.
 
-         Parlavano sul serio anche gli altri, quando dicevano che eri uno stronzo. – avevo replicato, spingendo con una mano sulla schiena di Lucas ed invitandolo a proseguire.
 
 
 
 
                                                                                                                                                          ***
 
Una volta tornati a casa , nel silenzio più totale, ero salita in camera a cambiarmi. Ciò che più mi aveva sorpresa di quella situazione scomoda era stato il tatto di Lucas che non aveva provato a farmi dire neppure una parola su quella patetica e scomoda scenetta avvenuta in centro. Stavo pensando proprio a quello , quando, tornando in salotto lo avevo trovato  sdraiato sulla poltrona che riposava e ,sul suo petto, mio fratello che dormiva beato. Avevo sorriso intenerita andando a  prelevarlo per poterlo portare nella sua stanzetta ; una volta accesa la radiolina per permettermi di sentirlo semmai si fosse svegliato, ero tornata giù da Lucas.

-         Vuoi qualcosa da mangiare? – avevo domandato, sedendomi alla penisola della cucina.
-         No, grazie, quei tre pezzi di pizza hanno fatto il loro lavoro – aveva replicato, facendomi ridere.

Guardandolo attentamente per qualche secondo le parole erano uscite da sole, senza che avessi una qualche volontà di fermarle.

-         Salvatore. Quel ragazzo si chiama Salvatore. – avevo esordito e , dal suo sguardo sorpreso, avevo capito come non se l’aspettasse.
-         L’ho conosciuto l’anno scorso … di questi tempi in realtà. Era cominciato il giro dei diciottesimi e una sera c’era anche lui. Sinceramente all’inizio non l’ho considerato più di tanto : si , era carino ma non aveva suscitato nessun interesse in me. – avevo continuato, mentre lui annuiva appena.

-         Comunque lui a quanto pare si era puntato : ha iniziato a cercarmi di continuo e , casualmente, me lo ritrovavo ovunque andassi. All’inizio questa cosa mi aveva urtata , e non poco, poi però sembrava davvero che gli piacessi. Mi sono sforzata di dargli una possibilità , di superare le mie barriere e alla fine ci sono caduta. All’apparenza mantenevo un atteggiamento ancora sulla difensiva nonostante stessi iniziando a provare qualcosa : gli avevo detto che se cercava qualcosa … così , aveva trovato la persona sbagliata. Mi aveva detto di no, che dovevo fidarmi e tante cazzate così. L’estate scorsa , oramai erano quasi sei mesi che andava avanti questa cosa, mi sono detta che potevo davvero lasciarmi andare … e ho … ho perso la verginità con lui e lui , la settimana dopo , mi ha lasciata dicendo che avevo un carattere difficile. Tutto qui. –

In quell’arco di tempo passato con Lucas, non l’avevo mai visto rimanere senza parole. Aveva aperto la bocca un paio di volte, ed avevo sorriso appena per quel suo smarrimento.
-         Mi dispiace, non credevo. – aveva poi detto, grattandosi appena la testa in imbarazzo.
-         Ci caschiamo tutti prima o poi, no? Però se prima davo un po’ più confidenza, anche un minimo , ora no. –
 
Ma con te …

-         Direi che adesso capisco anche altre cose – aveva risposto, passandomi accanto e lasciandomi un bacio leggero sui capelli.

 
Ehi , amico, non sono mica diventata tua sorella adesso!

-         Torno subito … ci vediamo un film? – aveva proposto , mentre io annuivo.
Non avrei mai capito , se non molto tempo dopo, che quel rumore sentito dal piano di sopra e che aveva fatto mugolare mio fratello nel sonno, non era la porta che sbatteva ma il pugno di mio zio sul muro della sua stanza.
 
 
                                                                                                                                                       ***
 
Toc Toc.

-         Si? – avevo domandato, cercando di modulare bene la voce, mentre mi asciugavo le lacrime.
-         Elisa, posso entrare? – aveva domandato Lucas, da fuori la porta.
-         … e … sto studiando … -

Non entrare, ti prego.

-         Elisa sono giorni che studi solo! – aveva borbottato entrando nella stanza e chiudendosi la porta alle spalle.
-         Lo so , ma … il tempo di fare questa interrogazione … e – stavo parlando, continuando a dargli le spalle dalla mia scrivania e tenendo la testa bassa sul libro, quando si era avvicinato e aveva preso il mio viso tra le mani , alzandolo.
-         Perché piangi? – aveva domandato, arrabbiato.
-         Non sto piangendo. –
-         Mi prendi per scemo adesso? –
-         Davvero, mi bruciano gli occhi a furia di leggere –
-         Elisa, non farmi incazzare. Devo chiamare Martina e farmelo dire da lei? –
-         No – avevo urlato, facendolo sobbalzare.
 
… l’ho vista con il fratellino , in braccio ad un ragazzo, per il centro. E lei pretendeva facessi quella fine?
 
Piangere davanti a Lucas era sicuramente l’ultima cosa che avrei voluto e dovuto fare : una ragazzina e le sue paranoie sicuramente non avrebbero retto il confronto con un ragazzo di vent’anni che aveva dovuto mettere da parte l’orgoglio e cercare una famiglia che non aveva mai saputo della sua esistenza e che – per quanto ne sapesse all’inizio – avrebbe anche potuto non accettarlo. Tuttavia la sua testardaggine unita alla mia crisi di nervi avevano avuto il risultato che volevo evitare : ero scoppiata a piangere come una fontana, alzandomi dalla scrivania e sedendomi sul mio letto.

-         Cosa c’è di così sbagliato in me? – avevo domandato , retoricamente, mentre Lucas mi guardava sorpreso.
-         Ma che dici? –
-         Perché è così sbagliato sperare di non essere la scopata di una sera? Deve essere per forza ridotto tutto a questo? Devo essere sbagliata solo perché voglio credere che ci sia di più?
-         Elisa, non … -
-         Io … lo so che sono complicata, sono fredda , acida … ma … io voglio credere … -
-         E’ per lui che stai piangendo? – aveva domandato , irritato, facendomi gelare il sangue nelle vene. Avevo scosso il capo, asciugandomi il volto con le mani, prima di rispondere.
-         No, ho smesso di piangere per Salvatore da tempo. Il problema sono io ! – avevo ribadito.
L’avevo sentito raggiungermi in due passi, prima di prendermi per le spalle e alzarmi in piedi con la forza.
-         Ascoltami bene : finiscila di dire queste cazzate! Se c’è qualcuno di sbagliato è quel Salvatore … è chiunque non riesca a spendere un secondo di più per vedere cosa c’è sotto la tua muraglia! Non  farti fregare così Elisa, non pensare di essere tu il problema! – aveva affermato, mentre le lacrime avevano ripreso a scendere copiose.
Avevo alzato le punte dei piedi e , buttandogli le braccia al collo , l’avevo abbracciato.
Lui non si era fermato : Lucas , giorno per giorno, passo dopo passo, aveva provato a buttarla giù quella muraglia con cui mi ero presentata a lui la prima volta.

Se solo non fosse stato tutto così complicato.

-         Dai, smettila di piangere, sennò tua mamma potrebbe pensare che abbiamo litigato ancora per chi doveva fare la doccia prima! – mi aveva sussurrato all’orecchio, facendomi ridere. – Andiamo a prenderci una cioccolata calda? – mi aveva poi domandato mentre, asciugandomi le lacrime, annuivo.
-         Prima , però, vorrei andare da una parte. Mi accompagni? – gli avevo domandato sorridendo.
-         Certo. –
 
Quel pomeriggio avevo portato Lucas  alla facoltà di Architettura della nostra città ; avevo avuto paura della sua reazione , in verità , non sapendo se avesse potuto considerare la mia voglia di spronarlo come invadenza. Invece mi aveva guardata sorpreso ed avevo osservato incantata quella luce nei suoi occhi mentre giravamo per le aule, mentre parlava con un responsabile delle ammissioni. Avevamo anche seguito una lezione , di cui non avevo capito un cappero , durante la quale non aveva mosso neppure un muscolo per quanto era concentrato. Eravamo usciti dalla facoltà con una montagna di opuscoli e mille fotocopie, ma il sorriso di Lucas nel guardare tutto quel materiale era ciò che mi rendeva più gioiosa.

Stavamo raggiungendo la macchina quando, ad un certo punto, mi aveva fermata per un polso.
-         Grazie. – aveva mormorato sorridendomi, e facendo un cenno verso tutto ciò che aveva tra le mani.
-         E’ stato un piacere – avevo detto sorridendo – Anche perché … i disegni per la maturità non sono mica pochi oh! – avevo concluso ridendo.
-         Sono gli altri ad essere sbagliati Elisa, non tu. – aveva però replicato lui, bloccandomi.

Con una mano aveva portato una ciocca di capelli dietro l’orecchio mentre si avvicinava al mio viso.

-         Mi ero ripromesso di non farlo più, scusami. – aveva sussurrato, prima di baciarmi.
 
 
 
 
Angolo Sciona.
Mezzi vivi, mezzi morti … siamo ancora qui xD Come da routine rinnovo le mie scuse per queste apparizioni semestrali ma questa volta non avevo proprio testa e voglia – lo ammetto -  per mettermi alla tastiera. Ciò che volevo – perché non so se ce l’ho fatta – dimostrare con questo capitolo è la crescita di questi due : c’è l’attrazione da un parte,  il loro carattere spigoloso e  la “situazione familiare”  dall’altra. E’ un continuo avvicinarsi ed allontanarsi che però lascia la possibilità di costruire , nel mezzo, le basi per quello che sarà il loro rapporto. Elisa è attratta da Lucas , sa che la situazione non è “giusta”, ma allo stesso tempo il sentimento nasce a prescindere da lei. Spero che il capitolo vi possa piacere e ringrazio chi continua a seguirmi a prescindere dalla voglia di mandarmi a quel paese : fatelo, perché me lo merito e poi serve sempre xD
Un bacione, Sciona.
   
 
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