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Autore: Eternal Cosmos    25/01/2008    7 recensioni
Harry ha vinto la guerra contro Voldemort, ma ad un alto prezzo terribile. Fawkes gli dà un'altra opportunità in un mondo nuovo, dove lui morì come un infante...e dove Voldemort ancora è appostato nelle ombre...
Genere: Generale, Azione, Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harry Potter
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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The World Without Me
di Eternal Cosmos

tradotto da Mezzo_E_Mezzo

Rinuncia: Non possiedo Harry Potter.

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Capitolo 13: [ Tattoo ] Tatuaggio
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“James! Potresti andare a Diagon Alley per me? Ollivander mi ha comunicato via gufo ieri che ha riparato la mia bacchetta,” Disse Rosmerta, le ultime parole pensierosamente.
Aveva danneggiato la propria bacchetta piuttosto malamente tre giorni prima, e l'aveva mandata al negozio di bacchette di Ollivander per farla riparare e lucidare. James era ad Hogwarts quando era successo.
Harry annuì alla donna che brontolava; sapeva quanto streghe e maghi si sentissero sempre scoperti ed indifesi senza la propria bacchetta, e sapeva anche che ripararla era molto caro. Harry avrebbe voluto aiutarla col pagamento, ma non era ancora affatto in grado di usufruire del denaro nella sua camera di sicurezza.
“Certo che posso andare, Rosmerta. Ma non hai bisogno del mio aiuto oggi? OGGI è sabato.”
Rosmerta scosse la testa negativamente e gli diede un sacchetto di monete che lui sistemò in tasca. “Nah! Non ci saranno studenti in arrivo questo weekend, lo so per esperienza. Nessuno studente sano di mente uscirebbe proprio prima della settimana degli esami. Devono studiare ed esercitarsi.”
James assentì e mosse un passo nel caminetto, dopo avervi gettato la Polvere Volante. “Diagon Alley!” Svanì non appena le fiamme verdi lo ghermirono.
Quando riapparve (più compostamente che poté) al Paiolo Magico, tutti gli gettarono occhiate ostili prima di tornare alle proprie occupazioni. Lo sguardo fisso di Tom lo seguì gravemente fino a che oltrepassò la porta sul retro.
Harry picchiettò la bacchetta sui mattoni e s'incamminò verso la propria destinazione senza guardarsi indietro. C'erano molte persone nei paraggi, a far compere e regali di Natale.
Un gruppetto di ragazzini, non abbastanza grandi per entrare ad Hogwarts, stava giocando, e corsero nella sua direzione. Uno di loro lo spinse accidentalmente di lato, e così facendo il bambino cadde nella neve.
L'urto improvviso fece sibilare minacciosamente e in allarme Nagini, forse troppo sonoramente.
I ragazzini, che si stavano impegnando in una frettolosa scusa, gelarono e osservarono il giovane mago che d'improvviso parve loro molto più sinistro.
Harry si portò rapidamente una mano alla vita, trasalendo e imprecando tra sè e sè. Rivolse i ragazzini uno sguardo vuoto, e quelli corsero via, sull'orlo delle lacrime, senza dubbio a riferire ai loro genitori di quello strano e spaventoso ragazzo che camminava da solo a Diagon Alley.
Harry non se la sentì di indugiare là un secondo di più e fu invaso dal bisogno impellente di portare a termine quella commissione prima e più rapidamente possibile. Ignorò con usurata facilità tutti coloro che lo guardavano con sospetto, la sua maschera d'indifferenza severamente serrata sul suo volto.
Avrebbe dovuto trovare una soluzione migliore per “nascondere” Nagini, una volta tornato ai Tre Manici di Scopa; oggi aveva capito che il suo secondo famiglio* era troppo incostante per stare solamente sotto il suo mantello. Se sobbalzava al solo toccare qualcuno che lo spingeva o lo abbracciava, Harry non osava pensare a che cosa avrebbe fatto a una persona che lo avesse afferrato con cattive intenzioni.
Entrò nella bottega di Ollivander e attese che il vecchio si mostrasse. Harry sollevò e rafforzò la propria barriera mentale nel momento in cui Ollivander finalmente si diresse verso di lui. Il proprietario del negozio lo guardò con curiosità e parve smarrito una volta terminato il suo esame. “Curioso…” Sussurrò più rivolto a se stesso che ad altri. “Non ti ho mai visto prima… Che cosa posso fare per te, Mister?”
James salutò con un cenno del capo, l'espressione tesa. “James Evans. Vengo da parte di Rosmerta per prendere la sua bacchetta.”
Uno scintillio di comprensione parve illuminare gli occhi di Ollivander ed egli annuì, voltandosi attorno per prendere la nuova e lustra bacchetta della donna. La sua espressione era ancora pensosa, comunque, come se stesse cercando nella propria memoria l'identità del giovane uomo dalle sembianze oscure che lo stava aspettando. ‘L'atteggiamento di questo ragazzo… sembra simile ad un altro giovanotto che ho aiutato a trovare una bacchetta molto tempo fa…Sedici anni fa, all'incirca…ma questo è assurdo!’
Porse la bacchetta a James Evans stando con gli occhi strizzati dritti in quelli blu del ragazzo. “Dimmi, che tipo di bacchetta hai?”
Harry s'irrigidì e imprecò mentalmente contro la tenacia del vecchio. “Francamente, non sono affari suoi,” Rispose astioso. Diede all'incauto uomo il sacchetto con l'esatto ammontare di denaro e si voltò per andarsene.
Ma, non appena la sua mano si posò sulla maniglia, avvertì un lieve richiamo magico, e le centinaia di sottili scatole impilate alle spalle del fabbricante di bacchette iniziarono a scuotersi e a vibrare, spaventando molto Ollivander. “Che succede!?” il vecchio esclamò scioccato. “Tutte le bacchette tremano!”
Harry stava sulla soglia, paralizzato e impaurito, ma quando si mosse, a malapena di un millimetro, le scatole inaspettatamente s'acquietarono, a parte una, nera, che si diresse verso di lui in modo pericolosamente veloce.
Grazie ai propri rapidi riflessi da giocatore di Quidditch l'afferrò prima che potesse scontrarsi contro la sua faccia. Con l'altra mano impugnò la sua propria bacchetta dal fodero, e, non appena la toccò, un canto echeggiò nella bottega. Harry lo riconobbe senza fallo, alla stessa maniera in cui riconobbe la scatola che stava ora trattenendo nella mano.
Ollivander osservò ad occhi sbarrati e la bocca spalancata l'oscuro ragazzo stringere gli occhi blu con determinazione, aprire la scatola e sfiorare la bacchetta con un disturbante atteggiamento di familiarità.
La bacchetta sparò rosse scintille rabbiose e balzò nella mano di James. Con crescente timore e curiosità, sebbene non li mostrasse sul suo volto, Harry poggiò la scatola lì accanto e riprese la propria bacchetta, portandole entrambe all'altezza degli occhi.
Ollivander sobbalzò di soggezione, confusione e paura, e indietreggiò, sorpreso e spaventato forse per la prima volta in vita sua. “QUESTO NON E' POSSIBILE! DOVE HAI PRESO QUESTA BACCHETTA!” Gridò in preda al panico, non appena il ragazzo avvicinò ancora i due strumenti magici e la canzone della Fenice risuonò di nuovo, più rapida e forte.
La tensione magica nella stanza era greve e soffocante per Ollivander, che poté solo guardare con orrore le due identiche bacchette di piuma di fenice; la bacchetta di Evans, se davvero era quello il suo nome, non era sorella dell'altra, ma l'esatta coincidente originata dalla stessa piuma della Fenice di Dumbledore, Fawkes. Ma ciò era completamente IM-PO-SSI-BI-LE!
“CHE COSA STAI FACENDO?!” Strillò capendo ciò che il ragazzo, dagli occhi annebbiati, stava per fare.
Harry non sentì nulla di ciò che l'uomo canuto gli gridò con così pressante paura.
Le bacchette si toccarono.
Il cuore di Ollivander quasi smise di battere quando fiamme avvamparono attorno ad entrambi i legnetti, ma il ragazzo rimase illeso dal fuoco rovente. Magia si stava letteralmente riversando da lui, ma parte di questa non proveniva, con evidenza, dalle bacchette comunicanti ma dal ragazzo stesso.
C'era luce, c'era tenebra, era ovunque, dannoso e salvifico… Il ragazzo era una totale contraddizione vivente ed Ollivander non era più così sicuro di voler conoscere chi realmente fosse, come pure che tipo di vita avesse condotto per avere una tale aura.
Preferì tenersi in disparte, il più lontano possibile dall'adolescente, con gli occhi colmi di apprensione e paura.
Tutto d'un tratto, una sfera di fuoco si sollevò e diede l'impressione di colpire la guancia destra del ragazzo, e più in basso, il collo e il petto sul lato destro.
Nel breve lasso di tempo in cui mantenne gli occhi aperti, Ollivander fu sicuro e certo che vide momentaneamente il ragazzo cambiare sia in corporatura che in altezza, e qualcosa di rosso gli marchiava la guancia, ma non era un marchio a fuoco. Però quando sbattè e riaprì le palpebre James Evans era tornato normale, come anche il suo livello magico; ma ora il fabbricante di bacchette sapeva che in qualche modo la magia soverchiante che aveva percepito era stata soffocata.
Il vecchio scosse la testa, cercando di riordinare i propri pensieri turbinanti. ‘L'ho immaginato? Il cambiamento delle sembianze del giovane e la…cosa sulla sua guancia? Sono sveglio, comunque…’
Quando Harry riaprì gli occhi avvertì i mutamenti nel suo corpo, come se il reale potenziale della sua magia fosse stato finalmente espresso; aveva sempre percepito una sorta di stanchezza nei primi anni e a Hogwarts, forse la sua magia non era stata mai del tutto rilasciata e aveva sempre premuto per venire alla luce.
Era solo una sua congettura, comunque, ma in qualche modo era certo che ora potesse usufruire del potere dell'erede di Slytherin: Tom Marvolo Riddle. Oppure era stata la Sua magia di cui Tom si era alimentato fin dall'attacco a Godric’s Hollow? Questo era senz'altro un garbuglio incomprensibile.
Quando finalmente la bacchetta cessò di sfrigolare nella sua mano e il fuoco si spense, anche Ollivander non poté far altro che fissare lo spettacolo. Harry la mulinò in aria con fare esperto, spaventando il vecchio rintanato in un angolo, e oramai Ollivander non poteva evitare di continuare a fissarla: il catalizzatore magico era ora del tutto mutato ed era la più bella, forse la più letale, bacchetta che avesse mai visto.
Harry ignorò Ollivander e volle testare la flessibilità della sua nuova bacchetta. Quella, ora lunga quindici pollici di cuore di Fenice, era completamente rossa e così lustra da dare quasi l'impressione di brillare.
La rinfoderò, e si volse quindi ad un'altra fonte di problemi: Ollivander. Harry aveva sentito che il proprio fascino era caduto per qualche secondo a causa del lampo di magia e Ollivander lo aveva visto, che ci credesse o meno. Harry non aveva intenzione di dargliene l'opportunità.
“Confido che questo nuovo sviluppo degli eventi non giungerà alle orecchie di Dumbledore” Fu il sommesso monito che diede James Evans.
Ollivander non aveva idea di che cosa fare, ma optò per una considerevole dose di tremarella. “Albus Dumbledore mi ha personalmente ordinato di riferirgli non appena la seconda bacchetta di piuma di quella fenice fosse stata venduta. Perché non dovrei farlo?”
James quasi sbuffò, ma si trattenne; invece sogghignò divertito. “Forse perché l'ha già avvertito sette anni fa? Ha visto la bacchetta che impugnavo prima che cambiasse.”
Il negoziante era sconcertato, totalmente smarrito. Farfugliò “che cosa vuoi dire con 'sette anni fa'!? Io-Io non capisco nulla di ciò che dici!”
Harry sospirò e guardò l'uomo stupefatto, decidendo di risparmiargli un attacco di cuore. “Mi spiace, Ollivander, anche se posso assicurarle che non sono un nemico. In ogni caso, ho bisogno che il mio segreto resti tale ancora per un po'.”
Ollivander fissò l'adolescente dagli occhi blu con un sospiro sconfitto. “Hai intenzione di farmi dimenticare tutto, non è così?” Domandò con voce soffocata.
James continuò a guardarlo e rimase in silenzio, il muto avvertimento evidente da capire anche per il vecchio.
“D'accordo. Forse in ogni modo è meglio così. Ma come posso sapere che sei dalla mia parte e stai dicendo la verità? Ho bisogno di una prova, o altrimenti non mi lascerò stregare tanto facilmente. Ci SONO molti maghi e streghe qui fuori, pronti, solo per aiutarmi in caso di bisogno, e dubito che tu voglia quel tipo di attenzione,” Ollivander minacciò.
James rise. “Sai come contrattare, vecchio. Bene, avrai ciò che vuoi, se questo è l'unico modo perché tu mi lasci in pace.”
James si avvicinò al vecchio fabbricante di bacchette e si chinò su di lui per mormorargli all'orecchio: “Io non sono di questo mondo, anche se è qui che ormai vivrò. Il mio nome è Harry James Potter.”
Gli occhi di Ollivander si spalancarono fino ad un punto quasi inimmaginabile, non appena il ragazzo tornò in piedi e gli puntò contro la sua bacchetta rossa.
Aprì la bocca, ma il ragazzo dai capelli scuri scosse la testa e lo guardò come per scusarsi.
Le ginocchia di Ollivander cedettero sotto di lui, tremava dallo shock.
“Mi dispiace Ollivander. Sei un brav'uomo, ma nessuno può sapere, non ora. Oblivion!”
………

“Ecco Rosmerta, la tua bacchetta. Io vado nella mia stanza; ti basta chiamarmi, se ti serve il mio aiuto.”
Harry era sfrecciato ai Tre Manici di Scopa, aveva dato a Rosmerta la sua bacchetta ed era volato su per le scale, lasciandosi dietro la donna attonita, come pure un gruppo di clienti.
“Che gli è preso così all'improvviso?” Chiese un regolare cliente residente ad Hogsmeade.
Rosmerta fece mestamente spallucce.
Harry pose il solito rinvigorito incantesimo di silenzio sulla propria camera e si sfilò il pesante mantello invernale. Nagini sibilò il proprio sollievo, ma anche di curiosità, vedendo il ragazzo che quasi si precipitò nella stanza da bagno.
Ragazzo-sserpente? Che coss'è ssstato quello ssscoppio di magia che ho ssentito poco fa? Il canto era vagamente familiare e ssspaventoso, almeno per me. C'era una Fenice lì vicino? una Fenice come quella che ci ha trassportato in quesssto mondo?
Nessuna risposta.
Masster?” Nagini strisciò nella stanza da bagno proprio nel momento in cui il suo padrone faceva cadere rapidamente il fascino che lo circondava; per la prima volta da quando erano arrivati.
Hedwig fischiò e volò verso Harry, dando al padrone un po' di becchettii di riconoscimento. “E' bello vedere il mio vero me. Ma che cosa mi ha fatto la bacchetta!”
Harry girò la faccia per vedersi meglio la guancia destra, e toccò il 'tatuaggio', in mancanza di un termine più adatto. C'era il volto di una fenice infuocata che iniziava nel mezzo della guancia, vicino all'orecchio, e il collo e il corpo proseguivano giù lungo il suo proprio collo e sparivano sotto la maglietta.
Harry per poco si strappò la maglietta di dosso per guardare il resto del marchio; il corpo e la coda dell'elaborata riproduzione terminavano sul lato destro del suo stomaco. Era davvero una misteriosa opera d'arte, certamente al pari di quanto era disorientante.
Per quale motivo la bacchetta aveva voluto marchiarlo in quel modo? Era perché considerava Harry come il suo reale padrone? Perché ora Harry era completo e la sua magia ripristinata? Perché era un membro dell'ordine della Fenice? Solo Fawkes aveva la capacità di rispondergli.
Harry ricreò il fascino e, fortunatamente per lui, anche il marchio svanì sotto l'incantesimo. Tornò alla sua camera e si sedette, rimuginando su tutti questi nuovi sviluppi. Hedwig si poggiò sulla sua spalla e lui l'accarezzò distrattamente, mentre Nagini si arrotolò di nuovo attorno alla sua vita. Il movimento fece risvegliare Harry dal torpore, e osservò Nagini mettersi comoda.
Nagini, mi hai quassi messso nei guai oggi. Non puoi ssstare calma anche quando qualcuno mi tocca? SSai che ti chiamerei in aiuto ssse ce ne fossse bissogno.”
Mi dissspiace, masster, ma è una reazione normale per me. Voglio mosstrarmi ogni volta che credo che tu sssia in pericolo, che tu mi abbia chiamato o no. Possso nasscondermi ssotto il tuo mantello ma il tuo ssstomaco è un punto sscoperto, non dimenticarlo. Non vorrei esssere sschiacciata dalla ssstupidità di qualcuno.
Harry capiva il punto di vista di Nagini, ma ciò non risolveva il problema. “se solo ci fosse un sistema per nasconderti meglio…”
Harry sobbalzò non appena la sua tasca iniziò a brillare, e ne tirò fuori la bacchetta che vibrava. Un bagliore di un verde più scuro di quello dell'anatema mortale venne sparato dalla bacchetta ed Harry strillò non appena sentì qualcosa ardergli sul braccio sinistro; accadde tutto così all'improvviso che non fu in grado di fermarlo. Così veloce come era iniziato, finì, e la bacchetta rossa tornò normale, per quanto normale potesse essere.
Per un momento Harry pensò che la luce bruciante avesse inciso il Marchio Nero sul suo braccio sinistro, ma fu sorpreso nel vedere una sorta di strano linguaggio che non aveva mai visto. Dopo che i suoi occhi si furono abituati agli strani simboli, riconobbe che era Serpentese, ma in lingua scritta. “Non avrei mai immaginato che il Serpentese potesse essere scritto!” Esclamò meravigliato.
Provò a leggere e bisbigliò: “Ssserpente.
Sbattè le palpebre.
“Serpente? Tutto qui? Ma perché?”
Ci riflettè su, ma quando la voce sibilante di Nagini lo interruppe chiedendogli che cosa avesse provocato la strana luce e se si era fatto male, Harry ebbe un'idea. “Nagini, puoi sssalire ssul mio braccio sssinistro?
Nagini lo guardò con perplessità ma obbedì senza fiatare. Non appena toccò la parola sul suo braccio, Nagini iniziò a scivolare letteralmente sotto la sua pelle. Non era affatto doloroso: era come se fosse divenuta un tatuaggio animato, nel momento in cui si arrotolò al suo braccio.
Era un esperienza inquietante, tuttavia, vederla muoversi “sotto” la sua pelle. Dovette arrotolarsi molte volte e anche allora, occupava l'intera lunghezza del suo braccio, la testa sul polso e la coda che terminava proprio prima della spalla.
Harry s'impaurì per un momento. “Nagini, puoi tornare fuori?” Sollevò il braccio e quella lentamente si tirò, la testa e poi il resto, gradualmente, fuori dalla sua pelle, come distaccandosi da essa. Quando Nagini fu del tutto fuori Harry riprese a respirare, inconscio di aver trattenuto il fiato.
Nagini?” Harry cominciò con sguardo incerto, “Come…Come ti ssenti?
Il serpente gli fece l'occhiolino. “Sssto bene, masster! E' ssstata davvero un'essperienza affasscinante! La tua pelle mi teneva al caldo e non era per nulla ssscomodo. In realtà, preferirei sstarti vicino in quesssto modo invece che attorno al tuo ssstomaco.
Harry sbattè gli occhi. “credo di aver trovato il modo di portarti ovunque con me durante il giorno!” Il ragazzo quasi voleva baciare la propria bacchetta, ma dubitava che si sarebbe comportata un'altra volta in questo modo molto presto. Si lasciò cadere sul letto con un sospiro stanco e cadde in un sonno leggero con Nagini al proprio fianco.
………

Durante la settimana degli esami Harry continuò ad aiutare Rosmerta, ora servendo ai tavoli con indosso maglie a maniche lunghe invece che con il suo mantello. Aveva anche incantato un paio di guanti neri in dragonhide che si allungavano appena fin sotto le sue spalle; c'erano dei buchi per le dita, così Harry poteva muoversi con più facilità, e Nagini non ne era affatto infastidita, preferiva restare al buio.
Quando indossava i guanti doveva metterli entrambi, poiché non voleva che la gente s'insospettisse. Dopotutto, nascondere solo il braccio sinistro era una pessima idea, dato che tutti sapevano che era il braccio del Marchio Nero.
Xiomara Hooch era venuta spesso a fargli visita durante la settimana fino a che gli studenti non avevano avuto esami concernenti le lezioni di volo, e aveva nuovamente insistito con James a proposito di quella sfida uno-contro-uno di Quidditch che le aveva promesso.
James aveva riso tristemente al suo entusiamo e le aveva assicurato che l'avrebbe accontentata dopo le vacanze di Natale; ora come ora, i Tre Manici di Scopa stavano cominciando a riempirsi sempre più ad ogni giorno che passava.
Dumbledore non ebbe nessuna occasione di tornare, ma Sirius e un Remus dall'aspetto molto stanco lo fecero un paio di volte, per di più verso la fine della giornata. Harry aveva mal dissimulato uno sguardo preoccupato verso Remus perché non pareva molto in salute, ma entrambi gli uomini avevano fatto spallucce senza discutere della cosa.
Harry non era stupido: aveva controllato il calendario e la luna sarebbe stata piena molto presto.
……

Era giovedì ed Harry stava ancora lavorando. La giornata era al termine e Harry sospirò di sollievo. “Hey James! Finisci di pulire quel tavolo e poi puoi smettere per oggi! Bel lavoro!” Disse Rosmerta dalla propria postazione dietro il bancone.
James sorrise lievemente ed annuì. Prese un panno umido e passò a strofinare il tavolo, ma, non appena finì, sentì qualcuno che gli batteva sulla spalla. Voltandosi, sollevò un sorpreso sopracciglio all'unica e sola Ginny Weasley. “Ginny! Che stai facendo qui? Non dovresti essere ad Hogwarts come tutti gli altri?”
La ragazza sbatté le palpebre. “Sai chi sono?”
James strinse gli occhi, perché lei non aveva risposto alla domanda. “Certamente lo so. Anche se Ron non mi avesse parlato singolarmente di ogni membro della sua famiglia, comunque i capelli rossi sarebbero stati un indizio decisivo. Ora rispondi alla mia domanda! Sei venuta qui da sola?”
La sedicenne ebbe la decenza di arrossire e apparire mortificata. “Um…Sì… Ma sto bene!” aggiunse, rapida, e arrossì ulteriormente. Comunque, quando alzò appena lo sguardo verso James Evans, il suo imbarazzo svanì per far posto alla vergogna; il ragazzo non pareva per nulla contento.
“Perché sei venuta qui?”
Ginny deglutì. “Beh… Tutti sanno che sei bravo negli incantesimi, almeno per quel poco che hanno visto. Domani ho l'esame di Difesa contro le Arti Oscure e mi domandavo se potessi aiutarmi a fare esercizio.. Ne ho davvero bisogno in quella materia! Devo realmente diventare più forte per duellare meglio! Tu SEI bravo in questo genere di cose, giusto?” Esclamò con voce disperata e occhi speranzosi.
James si accigliò e sedette, lasciandosi sfuggire un sospiro dalle labbra. Ginny si sedette sollecitamente di fronte a lui, ma le sue speranze iniziarono a vacillare al vedere lui che si massaggiava le tempie facendo una smorfia.
“Difesa è la mia materia preferita, Ginny, ma il tuo esame è domani. Non posso aiutarti in questo e lo sai. E ad ogni modo, in un duello intelligenza e tattica sono più importanti della potenza.”
Ginny sprofondò, imbronciata, sulla sedia e incrociò le braccia. “Scommetto che lo dici per evitare di aiutarmi! Tutti sanno che devi avere più potere del tuo avversario per vincere un duello!” Borbottò sottovoce.
Harry la sentì, comunque, e la sua testa scattò in direzione di lei. La guardò con occhi intensi e penetranti, che la fecero indietreggiare un poco dall'occhiata dura.
“Se è questo ciò che hai creduto in tutti questi anni, allora ecco il tuo problema! Dimmi una cosa, Ginny: se la persona con cui stai duellando è più potente di te, ma è un totale imbecille, chi credi che vincerà? Lui, che duella solo con la potenza e sperpera le proprie riserve magiche senza il minimo criterio, o tu, se usi il cervello per escogitare tattiche che possano coglierlo di sorpresa?”
Ginny aprì la bocca per rispondere, ma la chiuse con uno schiocco quando finalmente capì.
James annuì con espressione cupa. “Lo immaginavo. credimi quando ti dico che ho sempre duellato con questo in mente.”
Ginny lo guardò timidamente. “E vinci spesso?” Chiese con una voce piccola piccola.
James chiuse gli occhi e sospirò di nuovo. Ginny vide così tante emozioni attraversargli il viso, qualcuna all'apparenza più arcigna, altre più malinconiche.
“Tutte le volte…”
Gli occhi di Ginny si spalancarono dalla soggezione.
“Ma ho perduto cose… persone più importanti di un misero duello. Non dovresti avere fretta di combattere. Lo sa Merlino che questa gioiosa atmosfera invernale non durerà per sempre.”
La ragazza dai capelli rossi rimase ancora in un silenzio poco confortevole, non sapendo che dire. Che cosa avrebbe potuto dire ad ogni modo? Lui era completamente perso nei propri pensieri.
“MISS WEASLEY! CHE COSA STAI FACENDO QUI?!”
Ginny strillò di sorpresa e saltò sulla sedia mentre Harry ebbe l'istintivo riflesso di tirar fuori la bacchetta. Si fermò subito, la mano ancora sul fodero, quando battè le palpebre e alzò lo sguardo a vedere una orripilata Rosmerta che fissava Ginny. La sua mano lasciò la bacchetta ancora non collaudata** ed egli assunse una posizione rigida sulla sedia.
Ginny ridacchiò nervosamente. “Ha-ha! Hum, ciao Madama Rosmerta…Volevo parlare con James e-”
“E hai disobbedito alle regole! Adesso è buio fuori e sai che i Mangiamorte e i Dissennatori vagano in questa zona! Alcuni sono stati individuati vicino Hogsmeade anche ieri! Come tornerai a Hogwarts ora?” Disse Rosmerta con una smorfia irosa e concitata.
Poiché la giovane Gryffindor pareva sull'orlo delle lacrime, James alzò gli occhi al soffitto, esasperato, e si alzò in piedi, facendo cenno a Ginny di rimettersi addosso il mantello. “Andiamo,” disse aspramente, “Ti riaccompagnerò a scuola.”
Ginny sembrava molto grata, mentre Rosmerta spostò il proprio sguardo preoccupato su di lui. “Sei sicuro che sia prudente? James, sono preoccupata per te. Uno di questi giorni ti sorprenderanno i Mangiamorte, se non loro, i Dissennatori!”
James scosse la testa e indossò il mantello. “Non lo faranno. Adesso andiamo, Ginny. Si sta facendo tardi e non ho intenzione di andare a letto a l'una.”
La ragazza augurò a Rosmerta la buonanotte e James accennò col capo alla donna prima di chiudere la porta.
Rosmerta raggiunse una finestra e si morse le labbra ansiosamente. “Oh, spero che vada tutto bene!”
Qualcosa scintillò al di sopra di lei e il suo sguardo si sollevò in alto, dove una forma astrale completamente tondeggiante traluceva e illuminava il cielo nero, dandogli un chiarore minaccioso.
………

“Su, Ginny! Non puoi camminare un po' più velocemente?” Chiese James voltandosi indietro verso la ragazza.
Ginny stava ansimando, tentando di camminare senza sprofondare nell'alta neve. Stava tremando. “C-come, d-dài, non hai f-freddo?” I suoi denti stavano proprio battendo.
James roteò gli occhi. “Mai sentito parlare di incantesimi riscaldanti?”
Ovviamente, non le avrebbe detto che lo aveva applicato senza bacchetta su se stesso.
La ragazza arrossì, tirò fuori la propria bacchetta, si incantò e quindi sospirò di sollievo e si rilassò.
Un ululato risuonò nell'aria, gelandoli entrambi. Ginny strillò di paura. “Lupi?”
Harry rabbrividì mentre la ragazza gli si avvicinava, terrorizzata, e alzò lo sguardo al cielo. “Oh m**da.” La sua espressione divenne mortalmente seria e afferrò la ragazza per il braccio, senza curarsi se le faceva male. Avrebbe fatto molto più male se Remus li avesse trovati nel suo stato trasformato.
Ginny gridò nuovamente come James la tirò con forza e velocemente verso il castello. Un altro ululato echeggiò ancora più vicino, facendo imprecare forte James. ‘M**da dannata Ca**o! Sirius non dovrebbe costringerlo a restare nella Stamberga Strillante?!’
“James! Che succede?! C'è un lupo che ci segue, non è vero?” Chiese Ginny tremando.
“Non un lupo, un Licantropo. Ora fai silenzio e sbrigati!” James si lasciò sfuggire con forza, e Ginny deglutì in puro panico.
Il castello era ora in vista, ma, non appena furono quasi in grado di lasciare il sentiero, il Licantropo venne fuori dalla Foresta Proibita con un balzo e cadde in piedi proprio davanti a loro, solo qualche metro più in là e pronto a scattare. Continuò a ringhiare e a mostrare i propri denti acuminati e gli artigli.
“Ginny, quando te lo dico, correrai verso il castello senza guardarti indietro. Lo terrò occupato, così avrai il tempo di scappare.”
Ginny farfugliò impaurita e scosse violentemente la testa avanti e indietro. “No! No!”
Harry avrebbe voluto suscitare un po' di coraggio e di buon senso nella ragazza, ma qualunque mossa sbagliata avrebbe indirizzato il Licantropo verso di loro. “Fai come dico!” Le disse aspramente, e lei sobbalzò leggermente. Deglutì ed annuì.
Ginny assistette con orrore al ringhiare di James e al suo correre incontro alla bestia, che latrò in risposta e balzò sul ragazzo. “GINNY ORA!”
La ragazza scoppiò a piangere quando entrambi scomparvero nella Foresta Proibita, e il Licantropo spinse James a terra, ma iniziò a correre verso Hogwarts tuttavia, completamente inorridita da ciò che stava accadendo. ‘Non sarei mai dovuta andare ad Hogsmeade!’ Ora la sua priorità era di raggiungere gli insegnanti se non era già troppo tardi.
James lottò con la bestia che era dieci volte più forte di lui e riuscì a disorientarla e a spingerla via da sè per un momento. Quel momento gli fu sufficiente per trasformarsi nella sua forma di Animagus.
Il Licantropo era occupato a scrollare la propria testa per vederlo e quando si guardò attorno fu spinto al suolo sul dorso mentre un massiccio Grifone nero gracchiò un lungo e minaccioso verso, i suoi occhi verdi che contrastavano in modo evidente con le piume nere.
Il Licantropo ruggì e ringhiò, provando a togliersi di dosso il Grifone e menando fendenti alla cieca cogli artigli. La creatura alata stridette rabbiosamente e colpì il Licantropo con uno scatto delle proprie zampe, stando attenta agli artigli: c'era ancora Remus lì dentro, dopotutto.
Il licantropo perse conoscenza per la botta e il Grifone tornò ad essere un ansante Harry, che dovette innalzare di nuovo il proprio fascino. “Mi spiace Remus.”
Con un ultimo sguardo al suo povero amico, tornò ad Hogwarts per assicurarsi che Ginny fosse in salvo. “Almeno stanotte dormirò per bene…” Bofonchiò tetramente. Nagini era probabilmente preoccupata da morire sul suo braccio e incapace di venir fuori a causa dei vestiti stretti che aveva indosso.
Quando aprì le imponenti porte di Hogwarts ogni movimento di fronte a lui s'arrestò e venne “attaccato” da una singhiozzante ragazza sull'orlo dell'isteria. “JAMES! STAI BENE! ERO COOSI' SPAVENTAAATA!” Gemette Ginny mentre lo abbracciava stretto.
Harry era solo felice che Nagini non fosse là in quel momento.
Spostò via da sè la ragazza piangente e sollevò un sopracciglio in direzione degli ancora sbalorditi insegnanti che avevano tutti il mantello indosso ed erano pronti ad uscire fuori. Sirius e Remus erano assenti, naturalmente, ma Dumbledore, McGonagall, Snape, Hagrid, Pomfrey e Manx erano là.
“James ragazzo mio! Sei sano e salvo!” Esclamò Albus con sollievo, ma dandogli un'occhiata ansiosa. “Sei ferito da qualche parte? Qualsiasi parte? Che è successo al Licantropo?” Harry sospirò; sapeva che erano preoccupati per la sua salute quanto per quella di Remus. “Sto bene. Un paio di graffi ma niente di più. Saranno guariti domani. Come per il Licantropo, l'ho tramortito con un incantesimo.”
‘Bugiardo!’ gli disse la sua mente. Era ad ogni modo ancora restio ad usare la sua nuova bacchetta.
Gli insegnanti si guardarono l'un l'altro con la coda dell'occhio, ovviamente sguardi sollevati. Manx, comunque, pareva disgustato. “Te l'ho detto, ragazzo! Le creature oscure sono pericolose e andrebbero tutte eliminate!”
James gli ringhiò contro, sorprendendo l'uomo. “La sfido! C'è un'anima umana che vive, in esse, folle! Non è loro la colpa se sono stati morsi o sono nati in questo modo! Possono a stento controllarlo, se non affatto!”
Gli altri componenti del corpo insegnante sembrarono rassicurati dal sentirlo da lui. Albus gli si parò davanti. “Bene, ora non c'è pretesto per cui ti lascerei tornare ad Hogsmeade da solo a quest'ora. Poppy ti darà un'occhiata e quindi Minerva ti mostrerà la sala comune Gryffindor, in quanto sembra che siano molto presi da te. Trasfigurerò un altro letto nella stanza che occupano Ronald Weasley e i suoi compagni.”
James protestò non appena Poppy gli sfilò il mantello e quella sollevò un sopracciglio vedendo i lunghi guanti che il ragazzo indossava. “Una nuova moda che dovrei conoscere?” Chiese con curiosità.
James fece spallucce e fermò l'infermiera dal toglierglieli. “Mi piacciono. E le mie braccia non sono ferite. E' solo la schiena, ma l'ho detto, i segni saranno spariti domattina.”
Poppy espresse la propria disapprovazione ma spostò l'attenzione alla schiena del ragazzo e gli lasciò andare le mani, con gran sollievo di Harry. Applicò un qualche unguento medicamentoso, che portava sempre con sè, sulla schiena di lui, e comunicò ad Albus che il ragazzo era a posto.
“Sei molto fortunato, Mister Evans. Non è cosa da tutti i giorni che qualcuno riesca a sfuggire illeso ad un Licantropo” Disse Severus Snape, guardingo, scrutandolo con i neri occhi sospettosi, ridotti a fessure.
Harry sussultò mentalmente. Snape sapeva qualcosa?
Minerva guardò con occhio torvo l'insensibile insegnante di Pozioni e lo colpì su una spalla. “Severus, sii clemente! Il ragazzo ha avuto abbastanza emozioni per una sola notte!” Si voltò verso James con un caloroso sorriso. “Ora, seguimi giovanotto. Anche tu Miss Weasley. Dovremo scrivere ai tuoi genitori di questa piccola impresa.”
Ginny trasalì e li seguì silenziosamente.
“Non posso restare qui, preside! Rosmerta mi starà certamente aspettando,” Disse Harry; sarebbe potuto tornare al villaggio con la propria Firebolt senza problemi, ma gli insegnanti non lo sapevano.
Albus scosse la testa, in un No definitivo. “Allora le spedirò un gufo e saprà che sei qui, al sicuro. Ora vai con Minerva.”
Harry sospirò e seguì la donna senza fare storie. “Mi ucciderà,” disse, inespressivamente. Tenne lo sguardo inchiodato a terra e aggrottava la fronte ad ogni minuto che passava.
Presero le scale semoventi e al secondo piano Harry si finse incuriosito. “Non sono mai andato in quel corridoio prima. Che cosa c'è?”
McGonagall si voltò indietro verso di lui. “C'è la mia aula: Trasfigurazione.”
Ginny interruppe. “E il bagno di Moaning Myrtle (Mirtilla Malcontenta Ndt)!”
James sollevò un sopracciglio incuriosito e Ginny spiegò; “Moaning Myrtle è una fantasma! Se ne sta sempre a piangere nel suo cubicolo, così nessuno ci va più. E' morta proprio lì una quindicina di anni fa o qualcosa del genere, e nessuno sa come!”
Harry era tutto orecchi ma Ginny non pareva essere ulteriormente informata sull'argomento. Portò la propria attenzione a McGonagall. “Così, nessuno sa come è morta?”
L'insegnante scosse negativamente la testa senza aggiungere altro. ‘Allora, nessuno ha detto agli studenti della Camera dei Segreti…’
“Spero che ciò che era accaduto tutti quegli anni fa non si sia mai ripetuto!” Harry esclamò innocentemente, e McGonagall scosse di nuovo la testa. Il ragazzo dai capelli scuri fu felice di sentire che Tom Riddle non era tornato ad Hogwarts a reclamare il Basilisco come nel suo mondo. Forse questa volta avrebbe potuto avere un'occasione per portarlo dalla propria parte, pensò. Si annotò mentalmente di verificarlo non appena possibile.
“Eccoci qui: la sala comune Gryffindor. Malfoy puzza!” Minerva roteò gli occhi e James inarcò un sopracciglio al sentire la parola d'ordine.
Ginny ridacchiò. “Ha scelto Ron la parola questa settimana!”
James sbuffò.
Il ritratto ruotò aprendosi.
“GINEVRA WEASLEY!” Ruggì Ron non appena la vide.
Ginny fece una smorfia non appena la faccia paonazza del fratello giunse a pochi centimentri dalla sua.
“DOV'ERI!? ERO PREOCCUPATO DA MORIRE!” Strillò.
Minerva ordinò a Ron di darsi una calmata non appena Seamus e Dean lo tirarono via. “Mister Weasley controllati. Tua sorella sta bene, grazie a Mister Evans. Era andata a Hogsmeade, per quale ragione è un mistero per me, e sono stati attaccati da un Licantropo quando James l'ha riaccompagnata qui. Lei è salva e James ha patito solo qualche graffio. Ora vi voglio tutti a letto. Mister Evans, vai pure con Mister Weasley. Albus ha probabilmente già provveduto al quinto letto nella stanza. Fai come fossi a casa tua. Buona notte.” McGonagall si voltò e andò via.
I ragazzi quasi saltarono addosso a James. “Che è successo!? Un Licantropo?! E sei ancora vivo?”
James sbadigliò e li spinse via, salendo gli scalini. “Scusate ma sono stanco. Voi avete gli esami domani, così suggerisco che dobbiate tutti riposare. Buonanotte.”
Ron lo osservò sparire oltre i gradini. “Come conosceva la strada per il nostro dormitorio?” Chiese perplesso agli altri, ma quelli si strinsero nelle spalle.
Seamus guardò Ginny, elettrizzato. “Dicci tutto, ragazza!”
Ginny era sin troppo ansiosa di raccontare loro quale eroico gesto avesse compiuto James Evans per salvarla.
Harry si lasciò cadere sul letto dopo essersi tolto il mantello. C'era un pigiama sul bordo del letto e indossò i pantaloni, ma esitò a mettere la maglia. ‘Che accadrebbe se i ragazzi vedessero il tatuaggio di Nagini sul mio braccio?’ Rabbrividì al pensiero.
Harry si tolse il guanto sinistro e Nagini gli sibilò il proprio saluto dalla sua posizione sotto la pelle. Iniziò a muoversi per separarsi dal suo braccio, quando il ragazzo la fermò, sibilando più piano che poteva.
No, Nagini. Non sstanotte. Dovrò tenere addossso il guanto; ssiamo ancora ad Hogwartss.
Nagini si arrotolò nuovamente attorno al suo braccio e lasciò che Harry si coprisse con il capo d'abbigliamento. Non le importava affatto di restare là per la notte, se ciò fosse servito a evitare guai al proprio master.
Harry tirò su le coperte dopo aver mormorato un fascino di silenzio senza bacchetta. Non sarebbe stato potente come uno formulato con la sua bacchetta, ma avrebbe dovuto funzionare, per il momento. Non voleva collaudare*** la propria bacchetta là, nel caso in cui succedesse qualcosa e lui facesse esplodere qualcosa o chissà che altro.
Si addormentò quasi istantaneamente, mentre gli altri erano ancora giù dalle scale e senz'altro svegli, ascoltando il racconto di Ginny.
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*Famiglio= animale domestico, compagno stretto
**.. Ho lasciato la versione dell'autrice, anche se in realtà è una piccola svista (su cui insisterà anche in seguito).. Harry l'ha usata per incantare Ollivander con l'Oblivion, no?.. Comunque, non so voi, ma per me non è un gran danno, comparato con la mole di coerenza e fantasia utilizzate per mandare avanti tutta la storia.. ;))
*** .. ecco qua. La storia del collaudo, comunque, finisce nel capitolo successivo. [consiglio personale:.. basta immaginare che Harry abbia incantato il fabbricante di bacchette con un Oblivion senza bacchetta, e le cose tornano a posto.]


  
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