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Autore: betabi    15/07/2013    5 recensioni
Cosa succederebbe se un Harry Potter particolarmente depresso e solo, due anni dopo la grande battaglia, seduto su una panchina in un parco pubblico di Londra vedesse apparire improvvisamente davanti a sé una cabina telefonica della polizia di un blu intenso? Cosa succederebbe se da questa cabina uscisse un uomo che dice di chiamarsi “Il Dottore” e che gli propone un’avventura nel tempo e nello spazio per ritrovare la felicità e conoscere i suoi genitori scoprendo, in incognito, come si sono innamorati?
Cosa succederebbe? Beh, questa fan fiction è stata scritta apposta per mostrarvelo!
Crossover tra Harry Potter e Doctor Who.
Buona lettura e, Geronimo!
Genere: Avventura, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Albus Silente, Alice Paciock, Harry Potter, I Malandrini | Coppie: James/Lily
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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HOW I MET MY MOTHER




 

  • “Much bigger on the inside”
 

Il Prescelto ascoltò rapito e sorrise.
«Partiamo».

 
Il Dottore sorrise e avanzò verso il Tardis allargando le braccia e invitando Harry a entrare, ma il ragazzo, ricordandosi improvvisamente di qualcosa afferrò la mano tesa dell’uomo e girò leggermente su se stesso.
Dopo la solita sensazione di soffocamento i due si trovarono in meno di qualche secondo in una via Londinese poco frequentata, Grimmauld Place.
Harry fece per avanzare ma fu interrotto dal richiamo del Dottore, rimasto fermo con le mani sullo stomaco e un colorito pallido.
«Non. Farlo. Mai. Più.» disse l’uomo mentre iniziava a riprendere colore in viso.
Il ragazzo lo guardò sorridendo «Ma andiamo, hai detto di viaggiare nel tempo e una semplice Smaterializzazione ti infastidisce? Ti facevo più macho, Dottore» disse mentre scriveva su un foglietto l’indirizzo di Grimmauld Place numero 12.
Dopo la guerra Harry aveva rimosso, con l’aiuto di Hermione, l’incanto Fidelius che era stato fatto alla casa per applicarne un altro di cui lui stesso era il custode segreto.
«Mago di poca fede! Io sono un Signore del Tempo, il mio modo di viaggiare è molto più elegante e tranquillo. Il Tardis non mi farebbe mai risalire la colazione in gola!» disse il Dottore avvicinandosi a lui e prendendo il foglio dalle mani del ragazzo. Dopo aver letto l’indirizzo, vide apparire lentamente un altro palazzo tra il numero undici e il tredici.
Prendendo lo stesso strano oggetto di prima analizzò l’aria davanti a lui ed esclamò «Incanto Fidelius, dico bene? Ah, gran bella magia. Davvero intelligente.» disse, attraversando la soglia di casa.
La vecchia dimora Black era stata completamente cambiata. Tutti i mobili, le teste di elfo, gli oggetti raccapriccianti e oscuri appartenenti alla famiglia purosangue erano stati messi in uno sgabuzzino o venduti a qualche museo magico. Il quadro di Walburga era stato rimosso con un particolare incantesimo e bruciato senza ripensamenti. Le pareti avevano assunto un bel color crema, a terra l’antico parquet era stato tirato a lucido e dei semplici mobili di legno adornavano in maniera spartana la grande casa. Le stanze di Sirius e Regulus erano rimaste intatte, la prima per nostalgia di Harry, la seconda per nostalgia di Krecher che dormiva sullo moquette della stanza del suo defunto padrone.
 
«Allora Signore del Tempo, vuoi dirmi cos’è quell’aggeggio che utilizzi da questa mattina?» chiese curioso il ragazzo mentre saliva le scale, verso la stanza dei coniugi Black, divenuta ormai sua. L’uomo lo seguì e lo guardò prendere alcune cose e metterle in uno zaino.
«Allora, vedila così giovane Potter: voi maghi usate una bacchetta con la quale fate magie io invece uso il mio cacciavite sonico che è un aggeggio, come l’hai definito tu, in grado di aprire qualsiasi serratura e scansionare ogni cosa. E’ tecnologia molto avanzata, proveniente dal mio pianeta, Gallifrey. È la mia bacchetta magica, la mia arma. Ultimamente l’ho aggiornato, adesso funziona anche con il legno!» disse il Dottore con un gran sorriso.
«Ma dimmi un po’ tu, giovane mago, cosa siamo venuti a fare in quella che deduco sia casa tua?»  chiese guardando il ragazzo chiudere nello zaino una pergamena ripiegata su se stessa, un mantello dall’aspetto setoso e una scopa.
«Alcuni oggetti che potrebbero tornarci utili. Una mappa di Hogwarts, il mio Mantello dell’Invisibilità e la Firebolt, ora possiamo andare!» rispose Harry accompagnandolo giù per le scale e poi verso la porta di casa che si chiuse alle spalle.
Il Dottore, mentre lo seguiva e gli tendeva la mano per smaterializzarsi nuovamente nel parco dove il Tardis era parcheggiato, si perse nei suoi pensieri e ricordò Amy e Rory, i suoi vecchi compagni che, quando lo avevano incontrato, si erano gettati nelle sue braccia senza ripensamenti, senza tornare a casa a cercare cose da portare, senza dubbi. Era saggia la scelta che stava facendo? Aveva davvero bisogno di un altro compagno? Si chiese mentre veniva trasportato dal vortice che seguiva la smaterializzazione. Poi si girò e osservò Harry di sottecchi, il viso sciupato e pallido, le occhiaie, lo sguardo spento e si convinse che sì, la sua era stata una decisione saggia. Non era lui ad aver bisogno di un compagno ma il giovane Prescelto, che si era visto strappare la vita da forze maggiori. Era lui il bisognoso di una vicinanza affettiva, una guida verso la felicità perduta. Il Dottore si ripromise che, anche se avesse dovuto bruciare decine di soli, avrebbe fatto tornare a qualsiasi costo il sorriso sul volto di Harry.
«Allora, eccoci arrivati» disse il Bambino Sopravvissuto di fronte al Tardis.
Il Dottore lo aprì e lo spinse dentro, seguendolo e chiudendosi la porta alle spalle.
Harry era senza parole, come d’altronde, qualsiasi umano che fosse entrato in quella cabina telefonica dall’aspetto bizzarro.
«Wow ma.. è.. è più..» iniziò il ragazzo.
«Più grande all’interno sì, ti ci abituerai!» concluse il Dottore.
«Se vuoi farti un bagno di là, c’è la piscina» disse indicandogli con un braccio una porta mentre lui prendeva posizione davanti ad uno schermo attaccato ad un enorme tubo al centro della stanza che pompava uno strano liquido. Il tubo era circondato da una sorta di tavolo pieno di fili, cavi, leve e pulsanti che l’uomo iniziò a premere, girare e tirare con fare sicuro.
«Le coordinate di Hogwarts, Harry?»
Il ragazzo apparve confuso «Io, beh, non saprei. Do.. dovrebbe essere in Scozia a quanto ho capito ma non ne sarei sicuro. Il campo magico tutto intorno al castello è molto potente ed è impossibile usare congegni elettronici all’interno della scuola. Credo che dovremmo atterrare al villaggio di Hogsmeade che è lì vicino e poi andare a piedi.» disse Harry, non molto convinto della sua sentenza appena emessa.
L’uomo rise gioiosamente «Sta tranquillo Harry, neanche le più potenti magie di Godric Grifondoro potranno impedirci di entrare a Hogwarts con il Tardis!» gli rivelò.
«Ma com’è possibile? Tutti gli apparecchi elettrici smettono di funzionare vicino a Hogwarts!» si accigliò il ragazzo.
«Vero» acconsentì l’alieno «Ma ti ricordo ancora una volta che non stai parlando di semplice “tecnologia”, io sono un passo avanti a tutti» gli disse, facendogli l’occhiolino e girandosi verso lo schermo d’avanti a  lui.
Il pavimento tremò improvvisamente con particolare violenza ed Harry stava per cadere al suolo se la mano dell’uomo non l’avesse tenuto in piedi e avvicinato a una ringhiera vicina a lui.
«Ricordi quando ti ho detto che il Tardis viaggia tranquillamente? Ecco, ricorda: il Dottore mente sempre. Questo viaggio sarà assai turbolento: dobbiamo attraversare un punto fisso della storia che riguarda te e, come se non bastasse, dobbiamo oltrepassare gli invalicabili confini della scuola di magia e stregoneria più famosa d’Europa!» e così dicendo strinse anche lui la presa alla ringhiera che circondava il tubo centrale e i suoi aggeggi.
«GERONIMO!» gridò l’uomo prima di ritrovarsi sbalzato da una parte all’altra insieme al compagno.
Passati i dieci minuti peggiori della sua vita, Harry riuscì a mettere i piedi a terra con il pranzo che saliva pericolosamente in bocca.
«Miseriaccia, sto per rimettere!» esclamò il ragazzo.
Il Dottore si allarmò all’istante «Oh ti prego, vai fuori e non mi rovinare il pavimento!» disse mentre lo accompagnava correndo alla porta, spalancandogliela per permettergli di uscire più velocemente.
Lo spettacolo che si parò di fronte fece spalancare la bocca a Harry, e non per rimettere ma semplicemente per lo stupore, la gioia e l’incredulità. Era tutto vero, tutto meravigliosamente vero.
«Per gli slip di Merlino» sussurrò Harry guardando intorno a lui con occhi spalancati e ricolmi di lacrime.
Il Dottore lo affiancò e si guardò intorno «Però, dall’esterno sembra molto più piccola. Questa scuola è..» iniziò a dire prima di essere interrotto da Harry.
«Più grande all’interno sì, ti ci abituerai!» gli fece il verso.
L’uomo si accigliò «In realtà stavo per dire molto antica e intrisa di magia, ma va bene lo stesso» rispose battendogli una pacca sulla spalla per poi osservare il religioso silenzio che li circondava.
La sala grande, quel freddo sabato 10 Gennaio 1977 era diventata improvvisamente all’erta sentendo uno strano rumore provenire tra il tavolo dei Tassorosso e dei Grifondoro. L’improvvisa apparizione di una cabina telefonica della polizia babbana (per coloro che la riconoscevano) poi, aveva fatto ammutolire centinaia di studenti come nessun insegnante o preside era riuscito a fare prima. La vista di due persone uscire da quella cabina aveva reso increduli ancora di più i ragazzi che osservavano con sbalordimento il primo ad essere uscito dalla cabina, che aveva una somiglianza impressionante con il capitano della squadra di Quidditch di Grifondoro. James Potter.
Un improvviso chiacchiericcio fitto si levò nella sala, che commentava l’avvenimento quando, una voce femminile particolarmente familiare ad Harry si levò sopra tutte facendo battere il cuore nel petto del ragazzo come le ali di un ippogrifo impazzito.
«Potter! E questo come lo spieghi? Mi avevi promesso niente più Malandrinate a Natale!»
Il Prescelto si girò di scatto al suono del suo cognome, trovando poco più in là una ragazza dai folti e mossi capelli rossi che fulminava con due occhi incredibilmente verdi il compagno che cenava davanti a lui.
James guardò Lily Evans con la bocca aperta, per poi rivolgere nuovamente lo sguardo a Harry e girarsi ancora verso la rossa ragazza.
«Io.. io non ne ho la più pallida idea!» esclamò sinceramente lui.                                                        «Non so neanche da dove spunta fuori, per quanto mi riguarda, potrebbe essere un Mangiamorte con le mie sembianze!» continuò per difendersi. A quelle parole, che tutti gli studenti avevano ascoltato, alcuni deboli forme d’incantesimi quali Expelliarmus e Stupeficium si diressero verso Harry e il Dottore. Il Bambino Sopravvissuto alzò svogliatamente la bacchetta e le fatture si dissolsero prima ancora di avvicinarsi ai due.
«Allora, calmiamo un po’ i bollenti spiriti» disse semplicemente il ragazzo, rivolto a tutti.
Il cuore batteva all’impazzata, minacciando di esplodergli in gola da un momento all’altro. Davanti a lui c’erano i suoi genitori, poco più piccoli di qualche anno, in carne e ossa. Perso nelle sue emozioni, il ragazzo non notò il suo defunto preside alzarsi dalla sedia e guardarlo severamente.
«E’ lei chi è, giovanotto, per dire ai miei studenti cosa fare o cosa non fare?» chiese.
Harry rimase pietrificato sul posto. Poter fissare nuovamente lo sguardo in quegli occhi celesti che l’avevano accompagnato per anni, gli donò un’ulteriore fitta allo stomaco e gli tolse la parola. Fortunatamente il Dottore che era rimasto per tutto quel tempo in silenzio al suo fianco si fece avanti e sorrise amichevolmente al preside, allargando le braccia.
«Albus!» esclamò lui gioviale.
L’uomo lo riconobbe subito e lasciò il suo posto dietro il tavolo degli insegnanti per dirigersi verso gli ospiti.
«Dottore!» disse avvicinandosi a lui e abbracciandolo con entusiasmo.
«Sapevo che saresti tornato a trovarmi, prima o poi» gli disse dopo averlo salutato.
Il Dottore gli batté una pacca sulla spalla, dimostrando una confidenza che sembrò quasi sacrilega a tutti i presenti nella sala grande.
«Ho tanto di quel tempo che non puoi neanche immaginare, mi sembrava doveroso fare un salto da un vecchio amico» rispose «E in più, ho portato un baldo giovane a farmi compagnia».
Il preside fissò Harry negli occhi. Verde contro azzurro.
«Sai ragazzo, credo che dovrai spiegarmi un po’ di cose, più tardi. Adesso venite e sedetevi, prendete qualcosa da mangiare, sarete affamati!» e così dicendo l’anziano mago li guidò verso il tavolo degli insegnanti dove fece apparire due sedie per gli ospiti che si accomodarono, per poi rivolgersi all’intera folla confusa di studenti.
«Cari, carissimi studenti, come avete potuto notare tutti, due persone sono venute a trovarci questa sera ed io stesso posso confermare la loro affidabilità. Quest’uomo» disse indicando il Signore del tempo «è il Dottore, un amico di vecchia data che è tornato dopo molto tempo. Se c’è qualcuno di voi che sta dubitando delle difese di Hogwarts, lo capisco, ma vi assicuro che le nostre protezioni sono impenetrabili da forze oscure ed esterne. Il motivo per cui il Dottore è riuscito ad entrare è che lui è una delle persone più potenti che vivano sulla terra. Lord Voldemort non potrebbe riuscire a manifestarsi in mezzo alla Sala Grande come lui neanche se volesse, potete dormire tranquilli per questa notte e per tutte le altre notti che seguiranno la vostra permanenza qui a scuola!» e così dicendo ritornò al suo posto, evitando di far caso al brivido che aveva scosso la scuola al nome del Signore Oscuro. Voldemort era diventato un incubo così oscuro che persino la pronuncia del suo nome scatenava ansia e terrore nei cuori di tutti quelli che non sostenevano le sue folli idee di purezza del sangue.
Il Dottore passò il resto della cena a chiacchierare con il preside, raccontando aneddoti e avventure vissute dall’ultima volta che si erano incontrati. Harry invece non aveva toccato cibo, lo stomaco ancora provato dal viaggio nel Tempo, e aveva trascorso il tempo a fissare con insistenza il tavolo di Grifondoro. Due persone in particolare erano al centro delle sue attenzioni. Lily Evans e James Potter.
Sua madre era davvero bella come dicevano e non gli risultò difficile immaginare perché suo padre e Severus Piton si fossero innamorati di quella ragazza. I capelli le ricadevano sul viso mentre mangiava, la fronte si aggrottava in maniera buffa mentre parlava animatamente con la vicina. Le efelidi che cospargevano il naso e gli zigomi le donavano un’area di dolcezza. Gli occhi verdi, uguali ai suoi, illuminavano chiunque li incontrasse.
James Potter invece era la sua fotocopia tranne per qualche tratto. I capelli scuri erano sparati in tutte le direzioni, aiutati anche dalle sue mani, che salivano spesso a scompigliarli. Gli occhiali squadrati donavano alla sua faccia sottile un’aria da intellettuale e circondavano gli occhi di un caldo nocciola.
Al tavolo rosso e oro intanto un Malandrino di nome Sirius Black osservava con lo stesse interesse il nuovo arrivato, trovando incredibile e impossibile l’eccessiva somiglianza con il suo migliore amico, Ramoso. Tutto nei due era uguale, a eccezione degli occhi, di un verde così incredibile che solo in una persona aveva riscontrato,  Lily Evans. Notando lo sguardo del ragazzo sconosciuto, concentrato su James e la rossa compagna di casata Sirius sussurrò all’orecchio dell’amico.
«Ramoso, io starei attento. Hai notato come quello sta mangiando con gli occhi la tua ragazza?» disse indicando Harry con un cenno del capo.
James e Lily non erano fidanzati ma il capitano di Quidditch riteneva già sua la compagna di casa di cui era innamorato. Aveva passato i primi cinque anni prendendola in giro, facendole scherzi e cercando di attirare in modo infantile la sua attenzione. L’anno successivo aveva capito che il motivo per cui cercava di essere sempre sotto gli occhi della rossa era ben diverso da quello che credeva. Aveva capito che lo strano vuoto allo stomaco che provava sempre in sua presenza non era mal di pancia, ma qualcosa di ben diverso e di molto più pericoloso. Era stato strano come il suo migliore amico, per nulla interessato da faccende “stupide” come quelle di cuore l’aveva preso per le spalle e gli aveva sbattuto in faccia la realtà che lui non riusciva a cogliere. Era innamorato di Lily Evans. Ed era anche un caso perso, visto e considerato la poca attenzione che il prefetto gli rivolgeva. All’inizio dell’ultimo anno James era completamente cambiato. La morte del padre quell’estate e l’incidente di sua madre, durante una missione nel dipartimento Auror avevano inculcato nel cervello del ragazzo qualcosa di diverso dall’importanza di fare scherzi o lanciare incantesimi su chiunque gli si avvicinasse. Per la prima volta aveva capito quanto seria fosse la guerra che impazzava fuori e lo aveva scoperto nel peggiore dei modi, perdendo un genitore. Le sue priorità quindi quell’ultimo anno erano diventate uscire con il massimo dei voti per entrare nell’accademia Auror e dare una svolta alla guerra che lo aveva stravolto interiormente. Tutti quindi avevano potuto notare come l’ex combina guai più famoso del castello aveva abbassato la cresta e dato importanza a cose serie. Tutti l’avevano notato, persino Lily Evans che aveva trovato stupefacente quanto fosse semplice parlare con il capitano di Quidditch quando non era impegnato ad auto compiacersi o a schiantare qualche altro studente. Erano diventate sempre di più quindi le volte in cui si potevano trovare i due a parlare pacificamente, senza la voglia di uccidersi l’un l’altro e, forse, l’elettricità che si avvertiva quando erano vicini, non era solo voglia di omicidio, ma qualcosa di diverso e di altrettanto pericoloso. Qualcosa che scalda i cuori e arrossa le guance. Lily Evans, dopo aver passato le vacanze Natalizie metà con i suoi genitori e metà con i suoi compagni del settimo anno era riuscita a far promettere a James che quell’anno si sarebbe compiuto senza più Malandrinate. Il ragazzo non era sicuro di riuscire a mantenere la promessa, ma sicuramente si sarebbe impegnato.
Così, quando il suo migliore amico gli aveva fatto notare l’insistente sguardo che il ragazzo sconosciuto rivolgeva a Lily s’innervosì particolarmente.
«Eih Evans, hai fatto conquiste!» si rivolse alla rossa.
Lily si girò verso James «Che intendi Potter?» chiese stupita.
Il ragazzo rise «Non hai notato come quello strano tipo ti fissa? Non fa altro da mezz’ora» la avvisò.
L’ex prefetto si girò verso il tavolo degli insegnanti e trovò due occhi verdi, straordinariamente familiari, a guardarla. Ricambiando lo sguardo dello strano sconosciuto Lily aggrottò la fronte. C’era qualcosa d’insolito nell’ospite di Silente, qualcosa che l’attraeva e al tempo stesso la impauriva.
Harry abbassò lo sguardo arrossendo e rivolgendo la sua attenzione al piatto pieno di zuppa che aveva di fronte.
«Non lo trovate strano voi? Due persone si smaterializzano al centro della Sala Grande e uno dei due è la copia sputata di James, anzi, lui è molto più carino. C’è qualcosa sotto secondo me» disse la rossa agli amici che erano seduti vicino a lei.
Il capitano si strozzò col suo succo di zucca «Cosa? Quello non è più bello di me!» disse gesticolando e agitandosi tutto.
Lily scosse il capo e alzò gli occhi al cielo tempestoso che era il soffitto.
«Si James, certo James. Io salgo sopra, ragazze voi venite?» disse alzandosi insieme ad altre tre ragazze.
Dall’altro lato della Sala una mora Serpeverde si alzò e raggiunse le Grifondoro fuori dalla grande porta.
*
Finita la cena, il preside Silente invitò il Dottore e Harry nel suo ufficio per parlare.
Sotto lo sguardo stupito dei suoi amici anche un confuso James Potter fu richiamato dal preside insieme ai due.
Una volta saliti sulla scala protetta dal Gargoyle (“Topoghiacci” era la parola d’ordine), Silente si accomodò dietro la sua scrivania ed evocò tre sedie per gli ospiti.
Padre e figlio si scrutarono a lungo prima che il preside parlasse.
«Signor Potter, deve dirmi qualche cosa?» chiese Silente.
Harry e James sollevarono simultaneamente la schiena dalla scrivania, iniziando a muovere le mani, agitati «Vede Preside..» dissero contemporaneamente.
James si accigliò e si rivolse al giovane Auror «Eih, ha chiamato me!» lo accusò.
Harry arrossì visibilmente e abbassò lo sguardo «Oh si, emh, giusto. Scusa, parla». Disse, timoroso di aver combinato un disastro.
«Vede preside, io non ho la più pallida idea di ciò che è successo e di chi sia questo ragazzo» disse indicando il Prescelto.
Il Dottore allora sorrise e si intromise nella conversazione, per salvare la situazione confusa che si stava creando.
«Albus, Albus, sta tranquillo. Il giovane James Potter non c’entra assolutamente niente con il nostro arrivo. Credo quindi che possa ritornare tranquillamente dai suoi amici» disse. Il preside, credendo al Signore del Tempo congedò il capitano della squadra di Grifondoro che uscì chiudendosi la porta alle spalle e rimanendo nel pianerottolo per cercare di origliare qualcosa.
Silente si rivolse quindi all’uomo «Allora Dottore, dimmi un po’, a cosa devo questa gioiosa visita?» chiese sorridente.
Il Signore del Tempo si rivolse al Prescelto «Vedi Harry, credo sia arrivato il momento di raccontare cosa ci facciamo qui. Ovviamente niente spoiler sul futuro di tutti, racconta in sommi capi» lo invitò.
Harry passò nervosamente le mani sui jeans scuri, in preda al panico. Cosa avrebbe dovuto dire? E se si fosse lasciato scappare qualche importante notizia? Ansiosamente il ragazzo iniziò a parlare. «Emh, allora, salve professore. Il mio nome è Harry…»
Il preside lo interruppe bruscamente con una mano e rivelando con la bacchetta un James dietro la porta disse «Signor Potter, potrebbe cortesemente ritornare al suo dormitorio?» e dopo che il ragazzo si fu scusato e allontanato fece segno ad Harry di continuare. «Ecco, si, sono Harry Potter e vengo da, beh, dal futuro. Precisamente dall’anno 2000. Vede, nel mio tempo la guerra è ormai finita ma ha avuto numerose vittime tra cui i miei genitori, James Potter e Lily Evans ed io ho il desiderio di conoscerli meglio, ovviamente senza alterare in alcuna maniera il corso delle cose. Per questo mi aiuterà il Dottore, vero?» chiese, timoroso di aver detto qualcosa di troppo.
«Perfetto Harry, sei stato perfetto. Ebbene Albus, il mio compito qui è proprio questo, accompagnare il mio giovane amico alla scoperta dei suoi genitori. Ora, la domanda è: ci permetterai di rimanere qui per un po’ di tempo?» chiese al preside.
Silente, sfiorandosi la lunga barba, si prese del tempo per rispondere. «Beh, ti devo un favore e quindi ospitarti qui mi sembra il minimo. Ma prima vorrei chiederti una cosa, domande di protocollo, come sai bene. Qual è stata la prima volta che ci siamo incontrati?» chiese con fare serio all’ospite.
Il Dottore sorrise, capiva la diffidenza del preside. Salvaguardare i suoi studenti era il suo compito e, in tempi di guerra, era un obbligo controllare l’identità e l’affidabilità di tutti.
«1892 caro, ti ho aiutato con la scoperta del dodicesimo uso del Sangue di Drago» rispose semplicemente.
Silente sorrise «Eccellente Dottore, eccellente! Ora, Signor Potter, trovo la sua richiesta davvero molto dolce e interessante e voglio aiutarla. Per questo credo che il modo migliore per stringere amicizia con i suoi genitori sia farlo da alunno. Cosa ne dice se venisse smistato nuovamente in questa scuola?» chiese il preside.
Harry s’illuminò, la sua collaborazione così stretta era più di quello che poteva immaginare e accettò immediatamente. Sarebbe stato bello tornare, anche se solo per pochi mesi, tra i banchi di Hogwarts e recuperare il settimo anno che non aveva mai frequentato.
L’anziano mago allora si alzò per congedarli e mostrargli delle stanze dove avrebbero potuto soggiornare prima dello smistamento di Harry.
«Oh, l’avevo detto io che Potter sarebbe riuscito a conquistare la signorina Evans» disse ridendo.
«Davvero? Mi hanno detto che da giovani non andavano molto d’accordo» rispose stupito Harry.
«Devi sapere caro Harry, che i litigi tra quei due sono i più famosi qui ad Hogwarts, quasi meglio di assistere ad una partita di Quidditch. James però è maturato, la morte di suo padre l’ha molto toccato e lo vedo più desideroso di rendersi utile. Questo ovviamente deve averlo notato anche Lily che sembra aver rivalutato il suo giovane padre. Ah, essere giovani e sentire il morso travolgente dell’amore! Quei due sono così visibilmente innamorati l’uno dell’altra che stupisco di come non l’abbiano ancora capito.» sorrise. Harry si avvicinò alla porta quando questa fu spalancata da una furente professoressa McGranitt.
«Professor Silente, posso sapere cosa sta succedendo? Chi sono questi uomini? » chiese.
Il fatto che due giovani erano riusciti a penetrare le difese del castello con facilità l’aveva scossa non poco e ricevere delle informazioni sugli sconosciuti le sembravano il minimo che il preside potesse fare.
«Minerva, stia tranquilla, nessuno è in pericolo» iniziò, intuendo i timori della professoressa di Trasfigurazione.
«Si ricorda del mio amico, il Dottore? Devo avergliene parlato una volta» chiese.
La donna aggrottò la fronte cercando di ricordare «L’uomo in grado di viaggiare nel Tempo e nello Spazio?» chiese titubante.
«Proprio lui!» sorrise Silente «Vede, questa volta ha portato con sé un amico, Harry, un ragazzo orfano che vorrebbe conoscere di più i suoi genitori» le spiegò brevemente.
«I suoi genitori? Ma preside, questo ragazzo è la copia identica di James Potter e..»
«Non le ricorda nessun altro, Minerva?»
Un lampo di comprensione attraversò il volto della professoressa.
«I suoi occhi.. verdi, come quelli di.. per Merlino. È il figlio di Lily e James!»
Harry sorrise timidamente offrendo la mano destra «Molto piacere, sono Harry Potter»
La donna fissava il vuoto davanti a sé «Io.. non credo che Hogwarts riuscirà a sopportare due Potter contemporaneamente» disse, il terrore nella voce.
«Non si preoccupi, mi hanno detto che caratterialmente sono tutto mia madre!» cercò di rassicurarla.
Lei lo guardò spaesata negli occhi e, per la prima e ultima volta in vita sua, Harry vide la McGranitt svenire.

 
 
 
 
 
Betabi’s Corner
Eihlà! Sì, so che avevo promesso di aggiornare una volta alla settimana ma il mio computer mi ha lasciato e io non avevo neanche finito si salvare tutti i documenti. Il capitolo che era già a metà è così andato perso e mi sono dovuta mettere di santa pazienza per riscriverlo. Inoltre, stasera parto per Dublino e tornerò tra 15 giorni. Capirete che ho avuto un po’ di cose da fare e per questo non ho risposto alle 7, e dico 7, bellissime recensioni che sono arrivate! Spero di essere all’altezza delle aspettative.
Sul capitolo non c’è molto da dire: Harry e il Dottore arrivano a Hogwarts sotto lo sguardo stupito di tutti gli studenti e, soprattutto, di Lily che crede che sia uno scherzo organizzato da James. La situazione tra i due è stabile, non sono proprio amici ma riescono a parlare civilmente e il capitano è già cotto della rossa. Ne vedremo delle belle.
Detto questo conto di aggiornare prima del 7 agosto, partenze permettendo.
Grazie di cuore a chi ha aggiunto questa storia nelle preferite/seguite e a chi ha recensito o recensirà. Per me è davvero importante.
Nel prossimo capitolo aggiungerò i presta volto (per ora sono sicura solo su Karen Gillan e Andrew Garfield).
Ah, inoltre mi servirebbe un banner per la storia, c’è qualche anima pia disposta ad aiutarmi?
Vi mando un bacio dall’Irlanda
Salut.

  
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