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Autore: reby    20/07/2013    7 recensioni
[...] Erano cambiati tutti.
I tempi che li avevano visti digiprescelti e bambini insieme erano passati, esperienze mai dimenticate ma già lontane.
I lineamenti dei visi più marcati, più adulti.
Ma erano come la frutta maturata precocemente: all’ apparenza, come tutti si aspettano, liscia, succosa, perfetta. Ma dentro.. dentro lo zucchero, la vita non aveva fatto il suo naturale corso, lasciando un retrogusto amaro troppo forte per sembrare normale.
Genere: Angst, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Mimi/Matt, Sora/Tai, TK/Kari
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Ho un debole per le persone che hanno cicatrici nascoste dietro un sorriso,
per chi apre le braccia al futuro pur avendo conti in sospeso con il passato,
per chi avrebbe il diritto di urlare contro e invece sussurra serenità.
Ho un debole per gli animi rotti ma portatori sani di positività.”
Michelangelo Da Pisa








Sospirò.
Ricordi veloci si rincorrevano nella mente.
Si tenevano per mano, sfiorando i tempi passati.
Un enorme circolo vizioso, i ricordi.
La mente degli uomini è masochista. Cerchi di non pensare a qualcosa ed ecco che essa te la ripropone più vivida che mai, più dirompente e colorata.
Non puoi far altro che assecondarla, in certi casi.
A volte riesci a frenarla, riesci a distrarti e ad inghiottire la nostalgia: poi basta un attimo, un profumo, uno sguardo, una canzone e tutto si ripresenta lì, davanti a te.
Sora Takenouchi non aveva più lacrime da spendere per quei ricordi: erano logori, così come la sua mente, già da tanto tempo.
Il cuore chiuso in una gabbia più dura del diamante, parti di sé stessa da seppellire sotto strati e strati di giorni confusi.
Richiuse il cofanetto blu che aveva tra le mani con un peso che non poteva ignorare sul petto. Fece girare la piccola chiave nella minuscola serratura e lo ripose lì dove doveva essere: sotto il suo letto, lontano dalla quotidianità. Lontano da lei.
Perché l’aveva aperto?
Sorrise, mesta.
Quella canzone l’aveva stregata. Niente lacrime, oh no.
Il digimedaglione con la sua digipietra riposavano in quella scatola assieme a cose letali almeno quanto loro: fotografie. Lisce, piccole ed eterne fotografie.
Il periodo più bello della sua vita risalente a circa l’anno prima chiuso in uno stupido cofanetto. Le sembrava lontano anni luce ormai.
La vibrazione silenziosa del suo cellulare la fece riscuotere dai suoi pensieri.
- Pronto? -
- Tesoro!Ti sto chiamando da mezz’ora, è tutto apposto? -
- Oh si… scusami avevo tolto la suoneria -.
Silenzio dall’altro capo. - Ti sento strana -.
Non era una domanda.
- No tranquilla. E’ tutto apposto -. Finzione, a fin di bene.
Mimi Tachikawa fece finta di crederci.- D’accordo. Allora noi saremo lì tra dieci minuti, sei pronta vero? -
Sora sgranò gli occhi, controllando l’orologio da polso.
Cazzo. - A tra poco -.
Click.
Chiamata terminata.
Mimi sospirò ed il suo ragazzo la guardò interrogativo.- Problemi? -
La ragazza alzò le spalle, fasciate da una camicetta rosa pallido.- E’ una delle sue sere -.
Yamato Ishida annuì, senza dire una parola. Tirò l’ultima boccata di nicotina dalla sigaretta e la gettò a terra, spegnendola con il tacco delle scarpe sportive che indossava.
La notte di Tokyo era il loro sfondo, sul quel muretto basso che avevano usato come improvvisata panchina.
- Vieni qui - le disse vedendola improvvisamente triste.
Mimi si avvicinò e lui la circondò con le braccia muscolose.- Vedrai che tra poco starà meglio…- mormorò al suo orecchio, carezzandole lievemente i capelli.
La sentì sospirare prima di alzarsi sulle punte e posargli un casto bacio sulle labbra.- Lo spero -.




Erano usciti da circa un’ora.
Avevano preso da bere nel loro bar preferito ad Odaiba e guardavano la moltitudine di gente camminare, osservare le bancarelle, immersa tra le mille diverse luci della festa del quartiere.
- Secondo me, non lo passerò mai -.
Stava dicendo Izzy, sorseggiando il suo cocktail.
I tavolini di legno erano quasi magici sotto quelle lucette, che sembravano stelle scese più in basso nell’atmosfera solo per loro. Le chiacchiere dei passanti e degli altri avventori non disturbavano, ma accrescevano la felicità tipica delle serate estive.
- Se non lo passi tu, bocciano tutto il corso – rispose Joe, facendoli ridere.
- Quando hai l’esame? - chiese Sora, muovendo con la cannuccia il ghiaccio rimasto nel suo bicchiere ormai vuoto.
-Tra due giorni. E’ una programmazione difficile, bisogna combinare due… - cominciò imperterrito l’informatico.
- Ehi, ehi frena - lo fermò la ragazza con un sorriso,- più di così noi non ti seguiamo -.
Risero.
Erano cambiati tutti.
I tempi che li avevano visti digiprescelti e bambini insieme erano passati, esperienze mai dimenticate ma già molto lontane.
I lineamenti dei visi più marcati, più adulti.
Ma erano come la frutta maturata precocemente: all’apparenza, come tutti si aspettano, liscia, succosa, perfetta. Ma dentro.. dentro lo zucchero, la vita non aveva fatto il suo naturale corso, lasciando un retrogusto amaro troppo forte per sembrare normale.
- Dite che il mio progetto passerà? - domandò Mimi, con una mano sotto il mento ed una smorfia sulle labbra.- Ne ho visti di bellissimi, a confronto il mio è uno straccio -.
Sora sorrise, davanti all’insicurezza della sua migliore nonché unica amica.
Era incredibile. Proprio nel campo dov’era realmente bravissima, la moda, era sempre insicura.
-Tesoro, è l’abito migliore che tu abbia mai disegnato- le rispose, prendendole la mano e sorridendole incoraggiante,- passerà sicuramente.-
Matt le diede un buffetto sul capo. - Non capisco perché mai tu ti faccia venire sempre paranoie. Eppure di solito sei così arrogant… ahi!- esclamò poi, quando la sua ragazza gli tirò un pizzicotto sul braccio.
-Così impari!- rispose Mimi, facendogli una linguaccia.
Già, apparentemente erano sempre gli stessi. Ma anche solo guardandoli ci si accorgeva del contrario. I grandi assenti premevano su tutti e quattro.
Izzy si guardava intorno mentre gli altri continuavano a battibeccare scherzosi. Passava in rassegna i visi della gente distrattamente, senza soffermarsi realmente su qualcuno.
Quando…
Assottigliò gli occhi dietro le lenti dovute dalla miopia, fissando due ragazzi che stavano proprio venendo verso il bar.
Il cuore cominciò a battergli furiosamente nel petto e la mente vorticava veloce in cerca di qualche idea. Si voltò di scatto verso Sora che fortunatamente non si era accorta di nulla.
E adesso cosa cazzo devo fare?
- Ehm, ragazzi… che dite di fare un giro?- propose titubante.
Ma Izzy non era famoso per la sua sicurezza, né tantomeno per la capacità di nascondere le cose, pregio che a volte però, era meglio non possedere.
Matt e Joe capirono subito che qualcosa non andava, seguirono con lo sguardo il punto in cui gli occhi del ragazzo si fermavano involontariamente ed entrambi spalancarono gli occhi.
- Si dai, andiamo via…- fece per alzarsi ma Mimi gli strattonò il braccio costringendolo a risedersi.
Era troppo tardi.
Sora fissava Taichi che si faceva largo tra la folla con le mani in tasca ed una sigaretta penzoloni tra le labbra.
Lui guardava altrove.
Lei invece, lo fissava immobile.
Riabbassò lo sguardo.- Andiamo ragazzi? -
Senza dire niente, gli altri si alzarono e sparirono presto tra la folla.

A pochi metri di distanza, Taichi Kamiya non aveva perso un solo istante di tutto quel teatrino.
Rivederla, anche se pure da lontano, era sempre una grande prova da superare.
Vederla ma senza toccarla.
Gli tornavano alla mente i loro respiri affannati e i loro corpi sudati mentre facevano l'amore tentando di non farsi scoprire dai suoi nella stanza accanto, oppure quando Sora diceva a sua madre che andava a studiare da lui ed invece poi la meta era il campo di calcio.
Il problema era proprio quello.
Ricordava tutto e tutto faceva dannatamente male.







SPAZIO AUTRICE:
E si parte, io vi avevo avvertiti.
Come avrete notato, la storia ha decisamente un tono diverso da “Le cronache di Osaka” e si avvicina molto più alle mie prime due long. Ebbene si, proprio non riesco a non far passare a questi poveri digiprescelti le pene dell’Inferno con tanto di gironi.
Questo capitolo era fermo sul mio portatile da almeno un anno e solo ultimamente ho avuto il coraggio di riprendere il tutto in mano. Perché? Perché è inutile nasconderlo, il mio modo di scrivere in un modo o nell’altro, finisce sempre nel drammatico ed io ci sguazzo allegramente! Ho già il secondo ed il terzo capitolo pronti –e si, sono più lunghi di questo-, quindi in teoria  almeno per un po’ non dovrei farvi aspettare molto(esami permettendo). In ogni caso, vi consiglio di consultare la mia pagina FB per eventuali news.
Ultime due cose: il rating è arancione, avete visto bene e, aggiungo a malincuore, c’è un serio ma serio rischio di OOC specialmente per quanto riguarda un personaggio centrale(qui già s’intuisce alla grande, forse). Insomma, solo altri due avvertimenti per voi.
Bene, questo mappazzone finale si può chiudere qui. Come sempre aspetto le vostre opinioni e le vostre congetture, sono pronta al linciaggio!
A presto (spero),
Sabrina









   
 
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