“Ho un debole per le persone che hanno
cicatrici nascoste dietro un sorriso,
per chi apre le braccia al futuro pur avendo conti
in sospeso con il passato,
per chi avrebbe il diritto di urlare contro e invece
sussurra serenità.
Ho un debole per gli animi rotti ma portatori sani di positività.”
Michelangelo
Da Pisa
Sospirò.
Ricordi
veloci si rincorrevano nella mente.
Si
tenevano per mano, sfiorando i tempi passati.
Un
enorme circolo vizioso, i ricordi.
La
mente degli uomini è masochista. Cerchi di non pensare a qualcosa ed ecco che
essa te la ripropone più vivida che mai, più dirompente e colorata.
Non
puoi far altro che assecondarla, in certi casi.
A
volte riesci a frenarla, riesci a distrarti e ad inghiottire la nostalgia: poi
basta un attimo, un profumo, uno sguardo, una canzone e tutto si ripresenta lì, davanti a te.
Sora
Takenouchi non aveva più lacrime da spendere per quei ricordi: erano logori,
così come la sua mente, già da tanto tempo.
Il
cuore chiuso in una gabbia più dura del diamante, parti di sé stessa da
seppellire sotto strati e strati di giorni confusi.
Richiuse
il cofanetto blu che aveva tra le mani con un peso che non poteva ignorare sul
petto. Fece girare la piccola chiave nella minuscola serratura e lo ripose lì
dove doveva essere: sotto il suo letto, lontano dalla quotidianità. Lontano da
lei.
Perché
l’aveva aperto?
Sorrise,
mesta.
Quella
canzone l’aveva stregata. Niente lacrime, oh no.
Il
digimedaglione con la sua digipietra riposavano in quella scatola assieme a
cose letali almeno quanto loro: fotografie. Lisce, piccole ed eterne
fotografie.
Il
periodo più bello della sua vita risalente a circa l’anno prima chiuso in uno
stupido cofanetto. Le sembrava lontano anni luce ormai.
La
vibrazione silenziosa del suo cellulare la fece riscuotere dai suoi pensieri.
- Pronto?
-
- Tesoro!Ti
sto chiamando da mezz’ora, è tutto apposto? -
- Oh
si… scusami avevo tolto la suoneria -.
Silenzio
dall’altro capo. - Ti sento strana -.
Non
era una domanda.
- No
tranquilla. E’ tutto apposto -. Finzione, a fin di bene.
Mimi
Tachikawa fece finta di crederci.-
D’accordo. Allora noi saremo lì tra dieci minuti, sei pronta vero? -
Sora
sgranò gli occhi, controllando l’orologio da polso.
Cazzo. -
A tra poco -.
Click.
Chiamata
terminata.
Mimi
sospirò ed il suo ragazzo la guardò interrogativo.- Problemi? -
La
ragazza alzò le spalle, fasciate da una camicetta rosa pallido.- E’ una delle sue sere -.
Yamato
Ishida annuì, senza dire una parola. Tirò l’ultima boccata di nicotina dalla
sigaretta e la gettò a terra, spegnendola con il tacco delle scarpe sportive
che indossava.
La
notte di Tokyo era il loro sfondo, sul quel muretto basso che avevano usato
come improvvisata panchina.
- Vieni
qui - le disse vedendola improvvisamente triste.
Mimi
si avvicinò e lui la circondò con le braccia muscolose.- Vedrai che tra poco
starà meglio…- mormorò al suo orecchio, carezzandole lievemente i capelli.
La
sentì sospirare prima di alzarsi sulle punte e posargli un casto bacio sulle
labbra.- Lo spero -.
Erano
usciti da circa un’ora.
Avevano
preso da bere nel loro bar preferito ad Odaiba e guardavano la moltitudine di
gente camminare, osservare le bancarelle, immersa tra le mille diverse luci
della festa del quartiere.
-
Secondo me, non lo passerò mai -.
Stava
dicendo Izzy, sorseggiando il suo cocktail.
I
tavolini di legno erano quasi magici sotto quelle lucette, che sembravano
stelle scese più in basso nell’atmosfera solo per loro. Le chiacchiere dei
passanti e degli altri avventori non disturbavano, ma accrescevano la felicità
tipica delle serate estive.
- Se
non lo passi tu, bocciano tutto il corso – rispose Joe, facendoli ridere.
- Quando
hai l’esame? - chiese Sora, muovendo con la cannuccia il ghiaccio rimasto nel
suo bicchiere ormai vuoto.
-Tra
due giorni. E’ una programmazione difficile, bisogna combinare due… - cominciò
imperterrito l’informatico.
- Ehi,
ehi frena - lo fermò la ragazza con un sorriso,- più di così noi non ti
seguiamo -.
Risero.
Erano
cambiati tutti.
I
tempi che li avevano visti digiprescelti e bambini insieme erano passati,
esperienze mai dimenticate ma già molto lontane.
I
lineamenti dei visi più marcati, più adulti.
Ma
erano come la frutta maturata precocemente: all’apparenza, come tutti si
aspettano, liscia, succosa, perfetta. Ma dentro.. dentro lo zucchero, la vita non aveva fatto il suo naturale
corso, lasciando un retrogusto amaro troppo forte per sembrare normale.
- Dite
che il mio progetto passerà? - domandò Mimi, con una mano sotto il mento ed una
smorfia sulle labbra.- Ne ho visti di bellissimi, a confronto il mio è uno
straccio -.
Sora
sorrise, davanti all’insicurezza della sua migliore nonché unica amica.
Era
incredibile. Proprio nel campo dov’era realmente bravissima, la moda, era
sempre insicura.
-Tesoro,
è l’abito migliore che tu abbia mai disegnato- le rispose, prendendole la mano
e sorridendole incoraggiante,- passerà sicuramente.-
Matt
le diede un buffetto sul capo. - Non capisco perché mai tu ti faccia venire
sempre paranoie. Eppure di solito sei così arrogant… ahi!- esclamò poi, quando
la sua ragazza gli tirò un pizzicotto sul braccio.
-Così
impari!- rispose Mimi, facendogli una linguaccia.
Già,
apparentemente erano sempre gli stessi. Ma anche solo guardandoli ci si
accorgeva del contrario. I grandi assenti
premevano su tutti e quattro.
Izzy
si guardava intorno mentre gli altri continuavano a battibeccare scherzosi.
Passava in rassegna i visi della gente distrattamente, senza soffermarsi
realmente su qualcuno.
Quando…
Assottigliò
gli occhi dietro le lenti dovute dalla miopia, fissando due ragazzi che stavano
proprio venendo verso il bar.
Il
cuore cominciò a battergli furiosamente nel petto e la mente vorticava veloce
in cerca di qualche idea. Si voltò di scatto verso Sora che fortunatamente non
si era accorta di nulla.
E adesso cosa cazzo devo fare?
- Ehm,
ragazzi… che dite di fare un giro?- propose titubante.
Ma
Izzy non era famoso per la sua sicurezza, né tantomeno per la capacità di
nascondere le cose, pregio che a volte però, era meglio non possedere.
Matt
e Joe capirono subito che qualcosa non andava, seguirono con lo sguardo il
punto in cui gli occhi del ragazzo si fermavano involontariamente ed entrambi
spalancarono gli occhi.
- Si
dai, andiamo via…- fece per alzarsi ma Mimi gli strattonò il braccio
costringendolo a risedersi.
Era
troppo tardi.
Sora
fissava Taichi che si faceva largo tra la folla con le mani in tasca ed una
sigaretta penzoloni tra le labbra.
Lui
guardava altrove.
Lei
invece, lo fissava immobile.
Riabbassò
lo sguardo.- Andiamo ragazzi? -
Senza
dire niente, gli altri si alzarono e sparirono presto tra la folla.
A
pochi metri di distanza, Taichi Kamiya non aveva perso un solo istante di tutto
quel teatrino.
Rivederla,
anche se pure da lontano, era sempre una grande prova da superare.
Vederla
ma senza toccarla.
Gli
tornavano alla mente i loro respiri affannati e i loro corpi sudati mentre
facevano l'amore tentando di non farsi scoprire dai suoi nella stanza accanto,
oppure quando Sora diceva a sua madre che andava a studiare da lui ed invece
poi la meta era il campo di calcio.
Il
problema era proprio quello.
Ricordava
tutto e tutto faceva dannatamente male.
SPAZIO
AUTRICE:
E
si parte, io vi avevo avvertiti.
Come
avrete notato, la storia ha decisamente un tono diverso da “Le cronache di
Osaka” e si avvicina molto più alle mie prime due long. Ebbene si, proprio non
riesco a non far passare a questi poveri digiprescelti le pene dell’Inferno con
tanto di gironi.
Questo
capitolo era fermo sul mio portatile da almeno un anno e solo ultimamente ho
avuto il coraggio di riprendere il tutto in mano. Perché? Perché è inutile
nasconderlo, il mio modo di scrivere in un modo o nell’altro, finisce sempre
nel drammatico ed io ci sguazzo allegramente! Ho già il secondo ed il terzo
capitolo pronti –e si, sono più lunghi di questo-, quindi in teoria almeno per un po’ non
dovrei farvi aspettare molto(esami permettendo). In ogni caso, vi consiglio di
consultare la mia pagina FB per eventuali news.
Ultime
due cose: il rating è arancione, avete visto bene e, aggiungo a malincuore, c’è
un serio ma serio rischio di OOC specialmente per quanto riguarda un
personaggio centrale(qui già s’intuisce alla grande, forse). Insomma, solo
altri due avvertimenti per voi.
Bene,
questo mappazzone finale si può
chiudere qui. Come sempre aspetto le vostre opinioni e le vostre congetture,
sono pronta al linciaggio!
A
presto (spero),
Sabrina