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Autore: Chanel483    27/07/2013    3 recensioni
"So che le probabilità che il mio nome venga estratto sono millesimali, ma non importa, io ho già deciso: che il mio nome sia estratto o no, questi saranno i miei Hunger Games."
Clove è il tributo femminile del Distretto 2 dei settantaquattresimi Hunger Games. Clove è un mago con i coltelli. Clove è un favorito, è stata cresciuta ed allenata al solo scopo di diventare una vincitrice. Clove si allea con Cato e gli altri favoriti quando è nell'arena. Clove ha un fisico minuto. Ma in realtà, cosa sappiamo di Clove, di com'è, di ciò che le piace o di cosa prova? Proprio niente.
Ed è così che inizia la mia storia.
So che non è originale, ci sono mille storie che parlano dello stesso argomento ma ci voglio provare lo stesso.
Vi parlerò dei settantaquattresimi Hunger Games, passo passo dal momento della Mietitura alla fine di tutto, dal punto di vista di Clove.
Genere: Azione, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Cato, Clove
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
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L’intervista
Questa mattina, al contrario delle precedenti, non serve nemmeno che Talia venga a svegliarmi perché alle otto sono già in piedi da almeno un paio d’ore.
Nonostante questo, non vedendomi uscire dalla stanza, alle nove i miei adorati preparatori irrompono in camera mia.
<< Perché non sei a fare colazione? >> chiede Ky.
<< Dovresti già essere fuori di qua da un pezzo! >> aggiunge Ty.
<< Guarda che domani, oltre a sembrare una ragazza, dovrai comportarti come tale! Ti serve allenamento >> rincara Ly.
E così ha inizio questa meravigliosa giornata che si prospetta molto, ma molto lunga.
Vengo letteralmente trascinata fino alla sala da pranzo dove mi riempiono il piatto di qualsiasi cosa si possa immaginare di mangiare a colazione – e non solo:<< Devi tenerti in forza >> mi sgrida Ty, aggiungendo al mio piatto la terza salsiccia.
<< E poi un po’ di curve in più non ti farebbero certo male >> butta lì Ky, versandomi della cioccolata calda in una tazza.
Ly, accanto a loro, annuisce posandomi davanti una ciotola stracolma di yogurt e frutta fresca:<< Vedrai quando uscirai dall’arena! Non vedo l’ora di vedere cosa potrebbe uscire con un paio di ritocchini qua e là! >> squittisce.
A quel punto decido di non ascoltarli e nascondo il viso dietro un enorme bicchiere di succo di mirtilli. Intorno a me gli altri stanno facendo colazione e, mentre Talia, Mao, Vlad ed addirittura Enobaria sembrano soddisfatti dei commenti del mio staff, Cato e Brutus ghignano apertamente.
Cerco di ignorarli e mi riempio la bocca di uova strapazzate e pane tostato, per non rischiare di mettermi ad urlargli contro. Quando Enobaria inizia a parlare le sono riconoscente, perlomeno mi distrae:<< Allora, per oggi il programma consiste in otto ore di allenamento, nello specifico quattro con me e Brutus e quattro con Talia, per prepararvi al meglio per l’intervista di domani. Ovviamente sarete insieme, poiché siete alleati. Domande? >>.
<< Perché loro sono qui? >> domando ingoiando velocemente ciò che ho in bocca, mentre con una mano indico i miei tre preparatori che ora ridacchiano tra loro in un angolo della stanza, stringendo in mano un calice di vino a testa. Penso che sia un po’ presto per bere, ma magari da brilli diventano più simpatici…
La nostra mentore si stringe nelle spalle e gli lancia un’occhiata indifferente:<< Domani ti dovranno preparare, dicono di dover mettere a posto l’occorrente >>.
Guardo tristemente i tre e sbuffo. Ma mi arrendo, so di non avere molta scelta. Così finisco il prima possibile la colazione, cercando di non incrociare lo sguardo con quello di Cato, che non mi leva un attimo gli occhi di dosso.
Finito di mangiare iniziamo la preparazione e per prima cosa veniamo letteralmente rapiti da Talia che si occupa della forma, per così dire.
Cato è con me ma non ha molte cose da fare, in mezzora Talia sistema la sua postura e lo lascia libero di andare, anche se lui preferisce restare lì a guardare i miei fallimenti, perché con me la lezione si fa più difficile.
A quanto pare, faccio veramente schifo a camminare con i tacchi. Sì, li ho già messi qualche volta, ma Talia sostiene che io cammini come una scimmia, così mi fa fare avanti e indietro per il corridoio un centinaio di volte, indossando scarpe di ogni forma, con tacchi di ogni altezza e tipo: con o senza plateau, zeppe, tacchi a spillo e a stiletto, otto, dodici e quindici centimetri.
<< Tacco, punta. Tacco, punta. Tacco, punta. >> non smette di ripetere Talia.
Inutile dire che, un’ora dopo, ho i piedi gonfi e doloranti.
E Cato se la ride apertamente.
Poi passiamo alla postura. La schiena deve essere dritta e le ginocchia strette, a meno che io non accavalli le gambe ma se lo faccio devo stare bel attenta a tenere le cosce vicine. Le mani devono essere abbandonate in grembo e non devo gesticolare esageratamente.
Un’altra oretta se ne va con queste cose.
Quando finalmente riesco a camminare e a sedermi in modo umano, passiamo al viso. Pare che debba smetterla di sollevare le sopracciglia e soprattutto migliorare il sorriso, nel senso che devo iniziare a sorridere, almeno ogni tanto.
Devo avere qualche problema ai muscoli facciali perché non riesco ad imitare neanche lontanamente lo smagliante sorriso che fa Talia. Il massimo a cui arrivo è un leggero inarcamento degli angoli della bocca verso l’alto.
Dopo che Talia ha deciso che più di così non mi può aiutare, passiamo al modo di parlare.
Mi fa dire decine di stupide frasi fatte, ricordandomi in continuazione che devo iniziare con il sorriso, parlare con il sorriso e finire con il sorriso. “È così bello qui” e “Non potrei essere più felice” o ancora “Non ho fatto altro nella vita, sono sicura di poter vincere”.
Quando finalmente la lezione finisce, sia io che Cato abbiamo i muscoli del viso doloranti, io per lo sforzo e lui per il troppo ridere.
Vorrei andare a dormire e recuperare un paio di ore di sonno, ma tutti insistono nel farmi mangiare, così prendo posto a tavola, ignorando bellamente il mio compagno, e mi concentro sul cibo che come sempre è ottimo.
Inizia la sessione con Brutus ed Enobaria, che si occupano dei contenuti delle nostre interviste.
Per prima cosa ci fanno provare un paio di “personaggi” ed è subito chiaro che quello perfetto per Cato è “il duro”, mentre io non sono né seducente né tantomeno simpatica o spiritosa.
Anche questa volta il lavoro con me è molto più arduo perché, nonostante abbia un carattere freddo e sadico, il mio aspetto non suggerisce nulla di simile, quindi devo trovare una sorta di compromesso con me stessa.
Mi impunto per un po’ e alla fine i miei mentori mi permettono di provare a rispondere sinceramente alle domande che loro mi pongono, fingendo di essere l’intervistatore. Devo sembrare abbastanza patetica perché sia Brutus che Cato – seduto in disparte come questa mattina ad osservarmi – scoppiano a ridere, mentre Enobaria scuote tragicamente la testa.
<< Clove, davvero, hai l’aria di una di quelle dodicenni che vanno di casa in casa a vendere dolcetti, non puoi pretendere che ti prenda seriamente mentre parli di squartare la gente! >>.
E così il mio misero tentativo di essere me stessa va bellamente a farsi fottere.
Una mezzora dopo decidiamo che io sono “la motivata”: ho passato l’intera vita a sognare gli Hunger Games ed anche se non fossi stata estratta alla mietitura mi sarei offerta volontaria, fin da piccola i miei genitori mi hanno spinta a ciò e sono più che sicura di vincere.
Posso dirmi abbastanza soddisfatta, non è il massimo ma alla fine tutto questo non è troppo distante da ciò che sono realmente e mi accontento, poiché so che da Brutus ed Enobaria non potrò ottenere molto di più. Ovviamente mi toccherà aggiungere un sacco di sorrisi, di complimenti e di ringraziamenti che non saranno per nulla spontanei, ma va bene lo stesso, l’unica cosa che conta veramente è che tutto questo finisca presto.
Non vedo l’ora di essere nell’arena.
Ed è con questo pensiero che, subito dopo cena, mi infilo nel mio letto, non prima di essermi assicurata che questa volta la porta della mia camera sia chiusa a chiave.
 
<< Clove, svegliati! >>.
<< È tardissimo! >>.
 << E non hai ancora mangiato! >>.
<< E guarda che capelli! Come farò io a sistemarteli?! >>.
<< Vogliamo parlare del viso?! La faccia è sbattutissima! >>.
<< Clove! In piedi! Adesso! >>.
<< Oh cielo! Non finiremo mai in tempo! >>.
Queste vocette stridule e fastidiose mi punzecchiano le orecchie, superando i vari strati di sonno che mi avvolgono. Sono sicuramente i miei preparatori ma non riesco a distinguerne le voci, probabilmente perché sono ancora troppo addormentata, o forse solo perché qui a Capitol City parlano tutti nello stesso detestabile modo.
Grugnisco qualcosa di sconnesso che nella mia testa suona come un: “Sono sveglia, datemi solo un attimo” e loro iniziano a strattonarmi e strillare con ancora più veemenza.
Quello che avviene dopo è un po’ confuso, so solo che ad un tratto mi ritrovo seduta a tavola con indosso un comodo accappatoio bianco e davanti un piatto come al solito stracolmo di cibo.
Ly, Ky e Ty mi girano attorno come avvoltoi, controllando che mangi tutto. Ed è ciò che faccio, ingoio ogni cosa che mi hanno messo davanti anche se l’ultima fragola ricoperta di cioccolato fa abbastanza fatica ad andare giù.
Faccio appena in tempo a salutare gli altri che vengo letteralmente trascinata via da quei tre squilibrati che sono i miei preparatori. Senza il minimo tatto, appena arrivati nella stessa stanza dove mi hanno preparata per la sfilata, mi sfilano di dosso l’accappatoio e l’intimo e mi fanno entrare in una vasca piena di schiuma. Non che ci sia molto che non abbiano già visto, ma almeno un pochino di rispetto per me ed il mio corpo…
L’ora successiva è una lunga ed infinita sequenza di immersioni in liquidi vari, che rendono la mia pelle morbida, pulita, luminosa e priva di imperfezioni. Nonostante questo i miei preparatori non sembrano soddisfatti e si mettono a sfregare tutto il mio corpo con olii e creme, mentre ricoprono il mio viso di almeno cinque maschere diverse.
<< Se ti fossi tenuta appena un pochino meglio in questi giorni… >> si lamenta Ty, mentre con un panno imbevuto di non so cosa mi strofina il braccio.
Una volta finita la pulizia si passa ai peli e, nonostante questa volta io sia psicologicamente più preparata, è comunque straziante. Ogni singolo pelo che ricopre il mio corpo viene estirpato con forza dalla radice e la mia pelle si arrossa velocemente.
Lancio un urlo straziante quando strappano l’ultima striscia depilatoria dal mio inguine e, finalmente, i preparatori decidono che è abbastanza.
Mi brucia un po’ ovunque quando mi infilano sotto il getto della doccia per risciacquarmi e poi ovviamente ricominciano con le lozioni varie per far sparire il rossore.
Terminato con il corpo passano al viso e Ty si accanisce su di un povero brufolo che mi è spuntato ieri sulla fronte, vicino all’attaccatura dei capelli.
<< Ma proprio a noi doveva capitare una catastrofe simile? >> domanda disperata, mentre schiaccia con forza.
Ly inizia ad occuparsi dei miei capelli e Ky si concentra sulla mie unghie, lamentandosi incessantemente perché sono mangiucchiate.
Lascio che spettegolino tra loro di questa e quella persona, nominando amici, conoscenti e luoghi di cui non ho mai sentito parlare. Passo tutto il tempo rimanendomene in silenzio e cercando di fingere che tutte queste attenzioni mi facciano piacere.
Annunciano di avermi portato al “livello di bellezza zero” e mi permettono di guardarmi allo specchio. Non ho un filo di trucco né pettinature strane né tantomeno lo smalto alle unghie ma non sembro assolutamente io. Dimostro almeno un anno in più del solito ed i miei capelli e la mia pelle non sono mai stati così luminosi.
<< Wow >> non riesco a trattenermi ed i miei preparatori sembrano soddisfatti della mia reazione.
Un paio di minuti dopo due senza voce si presentano con dei carelli carichi di cibo e ci prendiamo un attimo di pausa per pranzare.
Mentre mangio un po’ di tutto mi ritrovo a parlare distrattamente con il mio staff e scopro, con grande sorpresa, che non sono antipatici come credevo, sono solo stupidi e frivoli e superficiali, ma non antipatici. Provo quasi pena per loro che non riescono a vedere al di là di qualche brillantino ed un po’ di strass.
Finito di mangiare riprendiamo i preparativi e loro sembrano più amichevoli nei miei confronti, perlomeno smettono di criticarmi ogni tre parole, anzi, gli sfuggono anche un paio di osservazioni quasi positive.
<< Hai dei bei capelli. >> si complimenta Ly mentre me li spazzola, prima di aggiungere:<< Se solo li curassi un po’ di più… >>.
Nel frattempo Ty stende uno strato di crema bianca che mi fa sembrare una specie di maschera liscia ed inespressiva sulla quale poi si mette a lavorare con tinte e pennelli, ridisegnandomi i lineamenti.
Ky invece mi applica delle lunghe unghie finte, squadrate e perfette come le mie non sono mai state. Dopo aver passato uno strato di smalto viola, si dedica anche lui al trucco.
Ly, alle mie spalle, mi sistema i capelli con dita esperte.
Quando finiscono deve essere già pomeriggio inoltrato e non voglio sapere neanche per quanto tempo sono rimasta seduta in questa stanza a farmi rivoltare come un calzino.
Si fanno da parte e lasciano che mi guardi in un grande specchio mentre Ty corre a chiamare Vlad, il mio stilista.
Sono impressionata dalla mia immagine, o meglio, dall’immagine che mi trovo davanti, perché quella non posso essere veramente io! Mi faccio quasi paura: le mi guance sembrano più scavate, i miei zigomi più alti, la fronte più ampia, le labbra truccate di viola pallido sono molto più carnose e gli occhi, cosparsi di brillantini grigi, sembrano quelli di un gatto.
<< Oh… >> sussurrò osservandomi sotto ogni angolazione.
Non sembro assolutamente io, però la ragazza che vedo allo specchio mi piace. Mi hanno anche applicato delle lunghe ciglia finte e nei miei capelli – acconciati in una complessa pettinatura di trecce e boccoli – sono intrecciati dei fili argentati.
Nella stanza entra Vlad tutto sorridente ed alle sue spalle lo segue una senza-voce che si porta dietro quello che credo essere il mio abito, anche se non riesco a vederlo poiché e infilato in una busta scura.
La ragazza lo posiziona su di un appendiabiti e, con un inchino, se ne va mentre lo stilista mi si avvicina a braccia spalancate:<< Clove, tesoro! >> esclama prima di stamparmi due umidi baci sulle labbra.
Ci vuole tutta la mia forza di volontà per non replicare l’impresa di Enobaria e tranciargli la gola a morsi.
Mezzora dopo mi ritrovo a guardarmi in uno specchio a figura intera, con indosso un abito argentato, senza spalline, una fascia più chiara appena sotto il seno che si chiude sulla schiena con fiocco; lungo fino al caviglie ma con un profondo spacco nella parte anteriore, ai piedi ho delle altissime scarpe dello stesso colore che mi regalano almeno una quindicina di centimetri d’altezza.
È tutto finto, tutto. Le mie ciglia lo sono, lo è il mio seno che sembra di almeno due taglie più grande, le mie gambe che appaiono lunghissime e le mie labbra viola.
Ma non importa, tutto ciò che mi circonda è finzione ed ora lo sono anche io.
Vlad, palesemente fiero del suo lavoro,  mi scorta verso l’ascensore, dove troviamo Cato e Mao.
Il mio compagno indossa un completo gessato azzurro chiaro, dello stesso identico colore dei suoi occhi, e probabilmente hanno truccato un po’ anche lui, perché la sua pelle sembra quasi brillare.
<< Ciao >> lo saluto a bassa voce, un po’ in imbarazzo a causa del modo in cui mi hanno conciato; non ho idea di quale possa essere la sua reazione.
Cato socchiude leggermente le labbra e rimane lì, a fissarmi senza dire una parola.
<< Sei uno splendore! >> esclama invece Mao, avvicinandosi a braccia aperte per darmi due baci sulle guance, ben attenta a non rovinare tutto il lavoro dei miei preparatori.
In quell’istante ci raggiungono Brutus, Enobaria e Talia. Sono tutti e tre molto eleganti anche se l’ultima ha esagerato come al solito.
<< Oh cielo, Clove tesoro! Sei magnifica! >> esclama la nostra accompagnatrice, spalancando leggermente le labbra che, per l’occasione, sono ricoperte di minuscole pietruzze gialle.
<< Muoviamoci, non vorremo certo arrivare in ritardo… >> dice Brutus, mettendo fine ai complimenti.
Prendiamo l’ascensore e quando ne usciamo dobbiamo divederci: noi veniamo fatti disporre in una fila ordinata insieme agli altri tributi, mentre il nostro staff va a sedersi in una tribuna d’onore tra il pubblico.
Lo spettacolo inizia e noi dobbiamo sfilare sul palco, per poi prendere posto sulle sedie dalle quali seguiremo le altre interviste. Mi siedo e con una rapida occhiata mi rendo conto che tutta Capitol City si è riversata nell’anfiteatro cittadino e nelle strade circostanti, le loro urla mi assordano e vedo decine e decine di maxischermi disposti un po’ ovunque, che trasmettono le immagini dei nostri visi.
Entra Caesar Flickerman, il conduttore degli Hunger Games da quando ricordo, quest’anno ha i capelli, le palpebre e le labbra dipinti di azzurro polvere, mentre indossa il completo blu cosparso di minuscole lucine di sempre.
Caesar si piazza al centro del palco e rompe il ghiaccio con aneddoti e battutine. Io ne approfitto per guardarmi intorno e valutare la situazione; sarò la terza ad essere intervistata poiché si va come al solito in ordine di distretto, ma questa volta prima le femmine. Talia ha ragione, devo cercare di ricordarmi ciò che ha detto perché tutti quelli che mi circondano se ne stanno immobili, sorridenti e composti – tutti tranne la montagna del Distretto 11, ma credo che lui non debba neanche aprire gli occhi per sembrare pericoloso.
Si inizia con le interviste e la prima è ovviamente Lux, che sculetta fino al centro del palco con indosso un lungo abito dorato decisamente più “vedo” che “non vedo”. Si siede accavallando le gambe con aria provocante, mentre lo spacco laterale del suo abito mette in mostra la pelle perfetta delle sue belle gambe. Si ravviva i capelli biondi lasciati sciolti sulle spalle, sbatte le lunghissime ciglia nere sugli occhi verde smeraldo e sorride, pronta a cominciare con l’intervista.
Mentre la osservo rispondere alle domande sorridente e disinvolta, una strana rabbia mi monta nello stomaco. Questo è ciò che avrei dovuto essere io, è quello che voleva insegnarmi Talia, quello in cui il mio staff ha cercato di trasformarmi. Imponendomi di non sbuffare, raddrizzo la schiena ed accavallo le gambe, adesso non posso assolutamente sbagliare.
Tre minuti dopo scatta il segnale acustico che mette fine all’intervista, Lux si alza e, guardando dritto verso la telecamera, arriccia le labbra rosso fuoco in un bacio, per poi soffiare sulla sua mano e fare l’occhiolino. Sono sicura che qualcuno nel pubblico abbia avuto un mancamento.
Alzo interiormente gli occhi al cielo.
Tocca a Marvel che raggiunge Caesar con aria sicura. Lui è davvero bravo, riesce a mettere a proprio agio le persone, è simpatico e capisce in un attimo come deve fare con ognuno di noi.
Altro segnale, sento chiamare il mio nome ed io scatto in piedi. Istintivamente correrei a sedermi, ma ci metto appena un istante per ricordare gli insegnamenti di Talia. Mi fermo, prendo un respiro profondo e, sollevando leggermente due lembi della mia lunga gonna – e allargando così lo spacco – mi avvio verso il centro del palco.
Tacco, punta. Tacco, punta. Tacco, punta.
Caesar mi stringe la mano e mi fa accomodare. Anche se non lo ammetterei mai, ho il cuore in gola guardando le migliaia di persone che ho davanti, persone che sono qui per conoscermi ed aggredirmi per il minimo passo falso.
Scuoto leggermente la testa ed accavallo le gambe, decido che guardare l’intervistatore negli occhi è la soluzione migliore:<< Clove, >> esordisce lui:<< permettimi di farti i complimenti, sei davvero splendida questa sera >>.
Costringo gli angoli delle mie labbra a sollevarsi e riesco ad accennare una specie di sorriso:<< Grazie >> rispondo.
Caesar si apre in un sorriso smagliante e mi si avvicina leggermente:<< Allora, iniziamo dall’inizio: la mietitura, cosa puoi dirmi? >> domanda.
Ripasso mentalmente ciò che ci siamo detti il giorno prima con i mentori e cerco di apparire appunto “motivata”:<< Sono stata davvero fortunata, >> inizio cercando di ricordarmi di sorridere:<< avevo deciso da mesi che mi sarei offerta volontaria, ma come sicuramente sapete nel Distretto 2 a volte decidere chi sarà il Tributo è una questione un po’… problematica. Così invece mi sono assicurata un posto negli Hunger Games >>.
Il pubblico sembra approvare, perché applaude entusiasta:<< E i tuoi genitori? La tua famiglia? Cosa ne pensano? >>.
Mia mamma ha paura, avrebbe preferito che aspettassi.
<< Sono molto fieri di me. Mio padre mi ha insegnato a combattere fin da piccola e non vedeva l’ora di questo momento, sapeva di aver messo al mondo una Vincitrice e questa è la mia occasione per dimostrare che non sbaglia >>.
<< E i tuoi compagni? I tuo amici? >>.
Marlene probabilmente piange ancora adesso.
<< Sono tutti molto fieri di me. La mia migliore amica è venuta a salutarmi e mi ha augurato buona fortuna, anche se non ne ho certo bisogno. Sono tutti molto felici che io abbia la possibilità di portare onore al Distretto 2 >>.
Un boato si leva dalla folla e Caesar mi sorride apertamente, ridacchiando anche un po’:<< Quindi pensi di poter vincere? >>.
Di sicuro non posso perdere…
<< Non “penso di poter vincere”, sono sicura di vincere, è ciò per cui sono nata >> rispondo felice che la mia voce risulti ferma e sicura, senza la minima esitazione.
<< Sicura e determinata >> commenta il presentatore:<< e a noi piacciono le persone così, non è vero? >> il pubblico scoppia in applausi e urla isteriche. Io cerco di sorridere. Con la coda dell’occhio vedo il mio viso su uno degli schermi, sono davvero bellissima.
<< Parliamo un po’ del tuo dieci… sappiamo che non puoi dirci cosa hai fatto durante la tua sessione privata ma… hai forse un’arma segreta? >> mi chiede ammiccando.
Sono più o meno riuscita solo a slogarmi una caviglia ma gli strateghi sono tutti dei rincoglioniti e non se ne sono resi conto.
<< I coltelli, >> ammetto sforzandomi di ridere un pochino tra me, mi porto anche una mano davanti alle labbra truccate di viola pallido, come mi ha insegnato Talia:<< non vale la pena tenerlo nascosto ormai, hanno visto tutti quanto sono brava. Mio padre mi ha insegnato ad usare i coltelli quando la maggior parte degli altri tributi giocavano ancora con le bambole e adesso non hanno nessun segreto per me >>.
Altro applauso da parte del pubblico, altro sorriso da parte di Caesar:<< Ultima domanda Clove: cosa ne pensi di Capitol City? >>.
È finta, ogni cosa qui lo è.
<< È una bellissima città, mi avrebbe fatto piacere visitarla con calma, ma sono sicura che lo farò una volta tornata dall’arena. È molto meglio del Distretto 2, nonostante io adori la mia casa e non veda l’ora di portare onore al mio Distretto >>.
Il tempo deve essere quasi scaduto, perché l’uomo mi prende gentilmente la mano e mi fa alzare. Scatta il segnale acustico, il pubblico scoppia in un applauso fragoroso che quasi copre le parole di Caesar:<< Buona fortuna Clove Reyes, tributo del Distretto 2, regina dei coltelli >> mi bacia il torso della mano e mi invita a tornare al mio posto.
Mi siedo lasciandomi sfuggire un profondo sospiro, mentre Cato da una forte stretta di mano a Caesar e prende posto sulla poltrona con aria sicura.
Lascio scorrere lo sguardo tra il pubblico alla ricerca dei miei mentori o di Talia, nella speranza che qualcuno mi faccia un cenno, che qualcuno mi faccia capire che sono andata bene, o anche solo non proprio malissimo, che il mio lavoro era quantomeno accettabile.
Non vedo nessuno però, così torno a concentrarmi su Cato che sembra nato per questo genere di cose. Sembra una macchina da guerra e probabilmente lo è; freddo, controllato, forte e calcolatore, non potrebbe sembrare più perfetto per gli Hunger Games, lo stereotipo del vincitore.
Le interviste procedono tranquillamente, Kreg e Ruth fanno un bel lavoro e riescono a dare un immagine di loro stessi abbastanza pericolosa da incutere timore negli altri Tributi. La ragazza del cinque è troppo gracile, non riuscirebbe a far male ed una mosca ma è preoccupantemente intelligente, sarebbe da fare fuori subito. Il ragazzo dell’undici non dice quasi una parola mentre la sua compagna è talmente piccola e fragile che sembra potersi spezzare con un soffio di vento. Il Tributo femmina del dodici fa un giochetto frivolo con il suo abito, facendogli prendere fuoco e il suo compagno chiude in bellezza, rivelando di avere una cotta per lei.
Il pubblico è implacabile, la dichiarazione d’amore l’ha davvero ucciso e Caesar ha bisogno di diversi minuti per tranquillizzare tutti. Alla fine Peeta ringrazia e torna al suo posto.
Ci alziamo in piedi per l’inno e sollevando la testa non posso evitare di notare i teleschermi: trasmettono tutti un’immagine di Peeta e Katniss.
Lo hanno fatto di nuovo.
Istintivamente lancio un’occhiata a Cato che, con sorpresa, scopro intento ad osservarmi. Non devo dirgli niente, lo vedo semplicemente annuire e distogliere lo sguardo per guardare davanti a sé.
L’inno finisce e noi torniamo in fila nell’atrio del Centro di Addestramento. Stilisti, mentori e accompagnatori vengono bloccati dal pubblico, così mi infilo in un ascensore senza aspettare nessuno.
Ruth sale con me e mi rivolge un mezzo sorriso:<< Ottimo lavoro >> sussurra.
Con noi entrano anche i Tributi dell’otto e io mi avvicino a lei, per non farmi sentire dai due:<< Grazie, anche la tua intervista non è stata niente male >> mi sta quasi simpatica, un po’ mi dispiacerà quando dovrò ucciderla.
Arrivati al secondo piano le porte dell’ascensore si aprono e mi lasciano uscire:<< A domani >> mi saluta Ruth e io le rispondo sollevando appena la mano.
Quando le porte si chiudono alle mie spalle prendo un lungo sospiro e porto subito una mano ai capelli, iniziando a districare trecce e nodi.
Un istante dopo qualcun altro esce dall’ascensore e sento delle mani attorno ai miei fianchi che mi costringono a girarmi. In un attimo le labbra di Cato sono sulle mie e io vengo sbattuta violentemente contro il muro.
Subito le sue mani si insinuano oltre lo spacco del mio vestito e la sua lingua si fa spazio tra le mie labbra. La mia eccitazione inizia a crescere subito e istintivamente intreccio del dita con i suoi capelli. Le sue dita sono sulle mie cosce, la sua bocca scende sul collo fino alla scollatura del vestito ed io mi lasciò sfuggire un piccolo gemito.
In quell’esatto istante le porte dell’ascensore alle spalle di Cato si aprono, lasciando uscire il nostro staff quasi al completo.
L’unico oggettivo che può descrivere questo momento è “imbarazzante” e lo è anche tanto. Cato, al contrario di me, non pare affatto infastidito, semplicemente si allontana lentamente da me e guarda i nuovi arrivati con un sorriso ammiccante. Io non riesco a sollevare lo sguardo dal pavimento.
Seguono diversi istanti di silenzio durante i quali io desidero ardentemente  che la terra si apra e mi ingoi:<< Io… io credo che… insomma, è il momento di andare a… a cena >> borbotta Talia, in imbarazzo forse per la prima volta da quando la conosco, in una situazione diversa la cosa mi divertirebbe.
Non me lo faccio ripetere due volte; senza guardare nessuno negli occhi sfreccio via, ma invece di andare verso la sala da pranzo, corro camera mia e una volta lì mi chiudo la porta alle spalle ed inizio a schiacciare tasti a caso sul primo pannello che trovo, finché non sono sicura che sia bloccata.
Respirando a fatica mi trascino fino al mio letto e mi ci sdraio sopra, cercando di tranquillizzarmi. Dopo pochi istanti sento il battito del mio cuore rallentare ed il respiro regolarizzarsi, così mi rimetto in piedi giusto il tempo necessario per spogliarmi e torno a letto.
So che dovrei stare insieme agli altri, cenare e guardare con loro la replica delle interviste e passare la serata con il mio staff per ringraziarlo, ma tutto ciò che voglio fare è stare qui, addormentarmi e risvegliarmi domattina direttamente nell’Arena.
Così mi nascondo sotto le coperte nella speranza che il sonno mi colga subito, o almeno prima che la mia mente inizi a pensare.
 

Hi guys!(!!111!!!one!!!)
Come state? ;)
Io posso dire che fierezza essere sulla strada per ricominciare ad aggiornare con una certa regolarità (?) e tra poco finirò la long su Harry Potter quindi avrò ancora più tempo da dedicare a questa.

Passando al capitolo non ho moltissimo tempo per commentarlo, mi limito a dire che adoro davvero descrivere la preparazione e voglio dei Ky, Ly, Ty personali che mi preparino prima di uscire! Per il resto spero di essere stata realistica per quanto riguarda l'intervista... beh, fatemi sapere cosa ne pensate.

Alla prossima, un bacio
Chanel
  
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