Storie originali > Soprannaturale
Segui la storia  |       
Autore: fredsasche    29/07/2013    7 recensioni
Lance Van Hower è un uomo insonne che si aggira dietro dei ricordi aridi, a malapena appigliati a delle certezze, la sua storia è un punto interrogativo che lo fa svegliare inspiegabilmente di notte, che gli fa porre delle domande, che lo richiama costantemente allo stesso posto: Los Angeles, il Brome Theatre. Un teatro decadente e polveroso, che sembra richiamare degli annali di gloria terribilmente decaduti nella miseria. Alla ricerca delle sue origini, alla ricerca del motivo di quel vuoto di memoria lungo cinque anni, si ritrova coinvolto in un turbine di emozioni e colpi di scena, persone che giurano di conoscerlo ma di cui lui non ricorda il nome. In giro di poco i caratteri dei personaggi incredibilmente contrastanti si mischiano in un racconto colmo di significati, nell'intreccio di legami di sangue, tradimenti, profonda amicizia e passione. Lance, appena trentenne, dovrà affrontare il crudele mondo del soprannaturale ed il passato che lo rende vittima e carnefice di eventi fuori dal suo stesso controllo.
L'alone di mistero che permea la storia conduce in giro di pochi capitoli alla conclusione di un thriller avvincente e senza sosta.
Genere: Horror, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A






 

Il Brome Theatre


Era una giornata calda ed afosa. Il caldo mi attanagliava le ossa in una morsa dura, violenta, ed io mi sentivo soffocare. Potevo percepire ogni singolo rivolo di sudore che scivolava lungo la mia ossatura, sulla nuca, sulla schiena, tra le scapole. Los Angeles in estate la si immagina piena di gente che passeggia, turismo e gelati. Non era così in quel lato della città. Si poteva chiaramente percepire la solitudine che faceva rinchiudere la gente in casa di fronte ad un ventilatore, si potevano carpire i dettagli di quei grattacieli che emanavano calore e noia. Non c'era assolutamente nulla da fare, ma a me non importava, nella mia visione delle cose l'importante era non essermi svegliato presto per andare a lavoro a Norimberga.

Il taxi mi aveva lasciato sul marciapiede ad una cinquantina di metri di distanza dal Brome Theatre, ed ogni passo che muovevo lentamente era il prologo di qualcosa di feroce. Sapevo che stavo andando incontro a qualcosa di terribile, eppure non ne capivo il motivo. Forse avrei trovato tutte le risposte alle domande che mi ponevo da due anni a questa parte. Chi sono? Cosa ho fatto in quei cinque anni di totale vuoto? Chi ero? Perchè non ricordo assolutamente nulla? Tutte queste domande finalmente sarebbero riuscite a trovare la loro famigerata risposta. Ormai il momento decisivo era arrivato, ci sarebbe stata una piccola svolta nella mia vita, forse grande. Dipende da quel che avrei trovato.
Il Brome Theatre era un teatro a prima vista estremamente elegante, ma decadente come un'anziana signora che ha perso la sua bellezza da giovincella. A destra ed a sinistra erano poste due biglietterie e l'edificio si innalzava come una grande cattedrale, con mosaici un po' cupi e rovinati dal tempo, tra vetri rotti e bottiglie di birra buttate di fronte all'ingresso semiaperto. Era completamente abbandonato a sè stesso, come una bestia perfetta legata ad un palo lungo il ciglio della strada, chiusa con catenacci spessi. C'era odore di polvere, ma dietro quelle porte potevo ancora sentire il sordo rumore della gente acclamare gli attori, i musicisti, gli scenografi ed il Direttore. Potevo sentire ancora l'aria festosa che si imponeva dietro quelle spoglie tetre, potevo sfiorare la vita che poco prima lo permeava fin dentro le fondamenta.
Decisi di entrare. Mi avvicinai ad una delle due biglietterie, al vetro. Mi impegnai a proteggere il gomito con un pezzo di stoffa della canotta e con un colpo secco lo crepai, con un ultimo calcio riuscii ad abbattere quell'ultimo brandello di integrità del teatro ed entrai da quell'ingresso improvvisato. La sala d'ingresso era ampissima, c'era un bar al lato sinistro, vuoto da bottiglie, da cibo e dalla cassa. Non c'era nulla di intatto in quel posto. Le grandi tende bordeaux che annunciavano l'ingresso alla platea erano un agglomerato di ragnatele e di strappi. C'era un forte odore di esplosione, come se quel posto fosse stato quasi del tutto raso al suolo a causa di un'enorme bomba di energia. Ovunque erano sparsi pezzi di carta e di stoffa, mentre un nastro della polizia circondava tutte le porte. Me ne fregai, ovviamente. Velocemente, ed anche con un po' di timore, devo ammettere, strappai il nastro che conduceva al palcoscenico.
 La platea era priva di poltroncine, o quelle che c'erano erano paradossalmente state scagliate contro i muri. Al centro di tutta quella scena miserabile, lungo il corridoio centrale alle due navate, era presente  un grosso cerchio nero che puzzava di marcio. Mi avvicinai ulteriormente. Potevo distinguere le impronte dei piedi di quattro persone. Mi misi nel centro e mi abbassai per accarezzare una strana sostanza gialla, polverosa. La annusai... Zolfo. Era zolfo. Aveva l'odore di quello che sentivo nelle narici durante il solito incubo ricorrente. Annusai ancora, incredulo, e un forte mal di testa mi colse, svelando altre immagini sempre più nitide: le mani di una donna sopra la mia testa, occhi di ghiaccio e coltello con sopra strane scritte in una lingua sconosciuta, il taglio netto della gola ed il sangue che sgorgava di fronte ad una donna ed un uomo, spettatori inermi dell'oscenità che era la mia morte. Quando mi ripresi, ebbi un giramento forte di testa, tanto che dovetti piegarmi verso la pavimentazione per non cadere rovinosamente a terra con tutto il corpo. Ci misi un po' a mettere a nitido quelle immagini nella mia testa. Una donna. Una donna mi aveva ucciso, e quei due chi erano? Perchè non hanno fatto niente? Ero morto? Come facevo ad essere morto se adesso sono ancora qui? Erano cose fuori di testa, dovevo mettere chiarezza in quel che nella mia testa stava succedendo. Era tutto davvero troppo anormale, non aveva senso.
Cercai di rialzarmi, pulendomi i vestiti dallo zolfo e provando a riprendermi. Guardandomi in giro, notai una porticina posta lateralmente al palcoscenico. Mi avviai lento ed a passi pesanti, un po' affaticato. La spinsi e mi inoltrai in un lunghissimo corridoio, con tante porte su cui  c'erano ben inchiodate delle targhette dorate: "Ripostiglio", "Camerini femminili", "Camerini maschili", "Uffici", e in fondo trovai "Ufficio del Direttore". Entrai. Era davvero bello, elegante ed impeccabile, impolverato e svuotato da qualsiasi documentazione che potesse darmi una risposta certa. Le domande anzichè diminuire aumentarono nella mia testa. Perchè diamine i miei sogni portavano sempre a questo teatro? Sì, forse avevano provato ad ammazzarmi nella platea, forse è stato così ma... Perchè sono ancora vivo, allora? Scossi il capo tra me, rassegnato, e decisi di uscire, ripercorrendo quello scenario inquietante e decadente.

Appena uscito mi guardai in giro e sembrava che nessuno si fosse accorto di quell'irruzione. D'altronde non girava molta gente. Notai poco più in là una donna, appoggiata su un muro lateralmente a teatro, a sette metri da me. Faceva la grande donna si direbbe, con le scapole ben aderenti al proprio sostegno, la gamba destra piegata in alto con il piede che aderiva dietro di sè. La sua mano destra stringeva una sigaretta, una Chesterfield rossa. Potevo sentirne l'odore, potevo percepire ogni singola sfaccettatura della droga che stava fumando. Indossava una vestina bianca ricamata, ma semplice che si reggeva sulle spalle con due sottili spalline. Ai piedi aveva un paio di semplicissime nike, nulla di speciale o particolarmente alla moda. Sembrava un fantasma. Nella sua ossatura potevo scorgere gli stralci di una strana anoressia, era talmente magra che non aveva nemmeno i seni, con lo sterno che si imponeva in quell'assente scollatura. Il profilo del viso era riconducibile ad un tratto slavo, non era americana. Occhi grandi e neri, capelli lunghi e biondi, disordinati. Era perfetta appoggiata contro il Brome Theatre, ispirava un'aria di carestia e pestilenza opprimente. S'era accorta che la fissavo, e per un breve attimo riuscii a notare un mezzo sorriso compiaciuto che le si delineava lungo le gote scarne e cadaveriche.
< Lance, sapevo che ti avrei trovato qui >
Restai pietrificato. La sua voce graffiante, la sua bellezza da cadavere in putrefazione. Mi girai indietro per scorgere qualcosa o qualcuno, sperando che non si riferisse davvero a me.
< Non aver paura, posso capire il tuo disorientamento >
Continuò, buttando la sigaretta in un tombino. Si girò e mi guardò severa, alta e magra. Fece qualche passo in mia direzione, ebbi il coraggio sfacciato di risponderle:
< Chi sei e che cazzo vuoi. Come fai a conoscere il mio nome?! >
Lei non si scomponeva di fronte alla mia volgarità, macinava le distanze con spavalderia, trascinandosi addosso un'aria sempre più soffocante. Ad ogni metro scansato dietro di sè, cadevo in una malinconia insolita, come se riuscisse a trascinarmi nella tragedia che scavava i suoi tratti, nella sua totale disperazione. Mi venne un conato di vomito, lo trattenni.
< Sono Irina, e sono colei che ti darà tutte le risposte che desideri. >
< Non ho bisogno di te >, come no.
< E invece sì, mi ha chiamata ogni giorno della tua misera vita, Lance. Io ti manco come l'aria, posso aiutarti, posso farti ricordare >
Come sapeva di tutte queste cose? Come conosceva i miei piccoli e innominabili segreti? Eppure mi fidai, inconsciamente. Lo feci perchè era Irina e sapeva tutto di me. Lei... Lei poteva davvero aiutarmi, lei poteva farcela.
< Io sono confuso >, riuscii a dire solo questo, mentre percepivo quell'aria che sempre diventava più atroce per i sensi. Volevo che Irina si allontanasse da me, volevo respirare, mi stava soffocando.
< Lo so. Di fronte a casa tua c'è un bar, Lance. Ti aspetterò lì questa settimana. Quando vorrai venire, io ci sarò. Avrai a disposizione qualche domanda. Io ti risponderò e ti aiuterò. Ma promettimi che non ne farai parola con nessuno, dentro di te sai perfettamente che potrei venirlo a sapere, e non vuoi che accada, giusto? >
< Giusto > ero ammaliato da quella Dea scheletrica. Era brava a soggiogarmi, mi aveva spiazzato nella sua paradossale irruenza slava.
Sparì com'era comparsa, dietro ad un vicolo.

La notte dormii come un bambino.





 

_______________________________________
Ecco qua una nota da parte dell'autrice, visto che me l'hanno caldamente consigliata u_u
spero che la storia vi stia incuriosendo e vi invogli a continuare a seguirla. Sopra ho messo fin
dal primo capitolo un banner con i volti dei personaggi che verranno e che già hanno fatto la loro
entrata in scena, così che possiate immedesimarvi in uno di questi. Grazie mille delle
piacevoli recensioni, mi aiutano molto a migliorarmi e spero di non deludervi.

Un bacio, Fred <3

  
Leggi le 7 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Soprannaturale / Vai alla pagina dell'autore: fredsasche