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Autore: ChocoCat    05/08/2013    1 recensioni
“A me un prefetto ha dato il permesso di venire. Tu invece?” “Io invece sono venuta per vedere te”.
***
Harry sta cercando di sciogliere un po' la tensione per il torneo Tremaghi nel bagno dei prefetti. Daphne invece ha trovato il modo di avvicinarsi al ragazzo che la fa impazzire... nel bagno dei prefetti.
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"Forse ci sono cose che non ho bisogno di vedere perchè non mi interessano, Weasley"
"Ginny, chiamiamo le cose con il loro vero nome"
"Il giorno che sputerò il tuo nome con questa mia bocca non è ancora venuto"
***
Draco è solo, triste, cerca un appiglio. Ginny è forte, focosa, intelligente. Una notte s'incontrano "per caso" grazie a Grattastinchi... nella stanza delle Necessità. Una coincidenza, strane circostanze, il bisogno di perdersi... dove li porteranno?
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Due one shot, una per Harry e una per Draco. Le mie prime Lime e Lemon (--> se ve la sentite, lasciate una recensione!).
Partecipante al contest "Con chi accoppieresti Draco? E Harry?" di Mary Black
http://freeforumzone.leonardo.it/discussione.aspx?idd=10645838&p=1
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Daphne Greengrass, Draco Malfoy, Ginny Weasley, Harry Potter
Note: Lemon, Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
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Con chi accoppieresti Dracuccio?



L’amore non è quello che quei poeti del cazzo vogliono farvi credere. L’amore ha i denti, i denti mordono, i morsi non guariscono mai.” Stephen King



*°*


“Malfoy?”

Draco si riscosse come colpito da un fulmine e si guardò attorno nella penombra che lo avvolgeva. Era nel bagno femminile in disuso, quello in cui nessuno andava mai. Era nel bagno femminile in disuso, in preda alla disperazione, e piangeva. Un lampo di lucidità gli fece abbassare lesto la manica della camicia sull'avambraccio. Quella voce gli era familiare ma non sapeva dire di chi fosse; invece sentì qualcosa di morbido e caldo piombargli sul petto. Era decisamente peloso e armato fino ai denti.
“Grattastinchi, no! Vieni qui, scemo d’un gatto”
Fece due passi verso quella voce, temendo il peggio. Non la saputella dentona, per l’amor del cielo. Non ora, non qui. Invece la luce della luna illuminò il viso della piccola Ginny Weasley. Era in pigiama, e i capelli rossi erano raccolti in uno chignon disordinato. I grandi occhi grigi erano luminosi anche nel semibuio, come quelli di un felino.
“Cosa ci fai qui? È un bagno per femmine. In più non si può usare, sai?”
“Vattene” sbraitò lui in malo modo, cercando di allontanare dal petto il grosso gatto arancione che non voleva saperne di ringuainare gli artigli.
Ginny si avvicinò, Draco si asciugò rapidamente gli occhi umidi per non insospettirla, e con sua gran sorpresa il gatto gli fu strappato dal petto con un colpo secco e deciso. Non si degnò di ringraziarla, non era il caso, pensava irritato. Alzò lo sguardo su di lei solo per un istante, poi guardò altrove. In fondo era quasi un sollievo vedere lei e non qualcun altro, urlare contro di lei che non al vento;  la ragazza teneva quel bruttissimo gatto ben stretto sussurrando rimproveri minacciosi mentre tornava a guardarlo negli occhi. Le parve stravolto, Draco Malfoy, con quella veste disordinata. Non l'aveva mai visto così alla luce del giorno, dopotutto un mago come lui non poteva andare in giro conciato come uno qualunque. Lei lo sapeva. Si rischiarò la voce ignorando il proprio cuore che le diceva di restare.
“Tolgo subito il disturbo, è colpa di Grattastinchi. Continuava a graffiare la porta del dormitorio e non mi lasciava dormire. Volevo rispedirlo al mittente ma Hermione protegge sempre la stanza prima di andare a dormire, non sono riuscita ad aprirla. E questa belva infame, non contenta, mi è scappata dalle braccia ed è venuta qui. Ma cosa sto raccontando proprio a te, in nome di Barnaba? Arrivederci”.
Malfoy si sentì trapassato da parte a parte mentre lei gli lanciava un ultimo sguardo di sottecchi prima di andarsene con Grattastinchi sotto l’ascella. L'aveva visto, lei, che stava piangendo. Cazzo. E poi cosa, si disse. Non poteva ferirlo, lei. Non sapeva niente di lui, al limite poteva pensare che fosse un debole.
A lui che importava? Era solo una Weasley.

Draco uscì dal bagno per andare in un posto dove era sicuro che nessuno l’avrebbe trovato. Non poteva di certo farsi vedere in quello stato da qualcun altro, sarebbe stato terribile e lo sapeva. Si ritrovò quasi a ringraziare Ginny Weasley perchè come di tacito accordo aveva obbedito e se n'era andata all'istante, senza nemmeno accennare a quell'orribile fattaccio. Un uomo che piange non si fa vedere da nessuno diceva Lucius Malfoy nella sua mente... anzi, un uomo non piange e basta. Guardò a destra, a sinistra: via libera. Con passo lento e deciso lasciò il piano terra per le scale, fino a svoltare sulla destra seguendo le fiamme accese ai muri e incerpicando nelle pietre del pavimento, quasi fossero lì apposta per ostacolarlo. Era terribilmente nervoso. Da quando aveva ricevuto quel compito dal signore Oscuro non dormiva affatto e sembrava che nessuno dei suoi amici e parenti stretti capisse davvero in che genere di situazione fosse finito. Aveva praticamente la bacchetta alla gola da sei mesi; se riusciva a portare a termine la missione, sarebbe andato tutto liscio, vivo e vegeto sarebbe diventato un assassino. Altrimenti Lord Voldemort si sarebbe premurato di ucciderlo con le sue mani, e lui era in quel dannatissimo stato per colpa di suo padre. Lo odiava, per questo. Lo odiava per quello che aveva fatto della sua famiglia, ora condannata da entrambe le fazioni del mondo magico inglese. Aveva paura per se stesso e per sua madre, e temeva che tutto ciò che avevano gli venisse tolto; e il suo animo orgoglioso e possessivo non poteva tollerarlo. Stringeva forte in mano la bacchetta, fino a che non arrivò davanti ad un punto assolutamente anonimo del corridoio e li si fermò. Camminò tre volte davanti al muro, il corpo teso all’idea che aveva in mente come un albero che allunga i rami verso la luce. Voglio stare in pace. Voglio che tutto finisca. Datemi un posto in cui sarò al sicuro. Ho bisogno di stare solo… No, ho bisogno di aiuto.
Sul muro si disegnò una porta anonima, e lui scomparve all’interno della stanza con un lungo sospiro di stanchezza..

Ginny sapeva dov’era andato. Si era nascosta nell’ombra di uno spigolo di muro, aveva aspettato di vederlo uscire dai bagni e l'aveva seguito. Con il gatto che faceva le fusa contro il petto, si prestava a un bizzarro monologo e lui ascoltava la sua voce deliziato.
"Accidenti a te, Grattastinchi. Lo sapevo che i gatti erano creature superbe e indisponenti, è per questo che io non ne ho mai desiderato uno. Mannaggia a Merlino, mi tocca farti da balia, tutto perchè Miss Prefetto deve dormire tranquilla le notti dopo le ronde! Per colpa tua ho visto quella serpe piangere. Sei contento, vero? Oh si che lo sei. Sembri la Ford Anglia di papà quando a Cura delle Creature Magiche andiamo fitto nella foresta Proibita e lei ci viene incontro contenta. Stupido gatto, vallo a capire. Lo sapevo che eri mezzo Kneazle, per tutti i Gargoyle! L'hai fatto apposta, vero? Tu lo sapevi... Eppure non ne ho parlato con nessuno. Mi prenderebbero tutti per pazza, se dicessi che forse Draco Malfoy non è il rifiuto umano che mostra di essere..."
Si fermò davanti alla porta della Stanza delle Necessità. Un biglietto vi apparve affisso proprio quando lei stava per toccare la maniglia.

Se sei qui per aiutarmi puoi entrare” diceva.

Era di Malfoy? Qualcosa la convinse che era la stanza stessa a chiederle di entrare. Si, non poteva essere stato Malfoy. Lei l’aveva osservato bene quelle ultime settimane; a dire il vero non era sfuggito a nessuno, che non era più se stesso dall’inizio dell’anno. Era notevolmente taciturno e non se la prendeva più né con Harry né con gli studenti più deboli. Mangiava rapidamente e si dileguava sotto lo sguardo di pochi. Persino i suoi amici facevano cerchia a qualche metro da lui, al tavolo dei Serpeverde. Per quanto avesse spiato Harry - e lui non la smetteva di incolpare Malfoy per tutti quegli accidenti avvenuti a Hogwarts nei giorni precedenti - non poteva credere a quello che raccontava a Hermione e Ron. Nemmeno loro gli credevano, o perlomeno la più saggia fra i due. Indugiò brevemente, poi si decise.
Posò Grattastinchi un po’ titubante, raccolse la pergamena da terra e se la mise in tasca mentre apriva la porta.
Come per magia comparve un tappeto appena dopo l’entrata e Ginny vi inciampò dentro. Un tonfo sordo preannunciò il suo arrivo, e lei gemette mentre si rialzava. Si pulì i jeans a livello delle ginocchia con qualche schiaffetto, poi avanzò nel buio, incerta, la bacchetta stretta in pugno. Non voleva spaventarlo.
“Dio mio, ma che succede qui dentro? È uno scherzo? Pensavo che fossi dalla mia parte!” gridò Malfoy all’indirizzo di nessuno. Ringhiò poi, a bassissima voce: “Avanti, cos’è successo? Ho bisogno di saperlo”.
Un vecchio lampadario di cristallo si materializzò al soffitto illuminando la malcapitata.
“Ancora tu?” la prese per le spalle, incredibilmente arrabbiato “Come sei entrata qui dentro?”
“Stavi piangendo, Malfoy” era una constatazione, e non una domanda.
Draco tentennò.

“Rispondi alla mia domanda, stupida traditrice del tuo sangue!” gridò poi, scuotendola come un sonaglio.

“Io sono qui per te. La stanza voleva aiutarti, tu le hai chiesto qualcosa, e lei mi ha detto di entrare”
“Risparmiami queste stronzate. Adesso fuori di qui”
Ginny s’impuntò nelle sue pantofole, decisa a non andarsene.
“Senti un po’, io posso capire, sei imbecille, figlio di imbecilli purosangue e mangiamorte, ma è davvero necessario rendersi nemici tutti quanti? Non ti è passato per la testa che se ti esprimi qualcuno potrebbe anche essere dalla tua parte? Te lo si legge in faccia che sei incapace di fare del male a qualcuno, ma guardati. Non sai nemmeno come si fa una fattura Orcovolante. Lo sapevo che Harry si sbagliava. Ora che ti guardo da vicino..."
"Non è assolutamente divertente" ragliò lui, senza allentare la stretta.
"Non sto ridendo, Malfoy. Ti sembra che scherzo?" e gli pose le mani sulle spalle, per controbilanciarsi, assumendo una buffa smorfia indispettita.
Ora costretto a guardarla negli occhi ne fu ulteriormente infastidito. Cosa voleva la ragazza sfigata di Potter da uno come lui? Forse l'Unto dal signore l'aveva mandata per spiarlo. O per prendersi gioco di lui? Cercò sul suo viso tracce di una bugia malcelata ma non trovò altro che rabbia e fatica. Era accalorata, sembra un fuoco d'artificio pronto a esplodere. Cercò di allontanarla facendo leva sulle spalle, ma lei lo imitò e fu tutto inutile. Gli stava dannatamente tenendo testa per chissà quale motivo stupido.
"Vai a fare da infermiera a San Potter, bambina. Io non ho assolutamente bisogno della tua lingua lunga"
"La stanza dice il contrario. E io credo alla stanza. Avanti, cresci, Dio santo. Possibile che sei così cieco?" e spinse forte contro di lui cercando di fargli perdere l'equilibrio.
"Forse ci sono cose che non ho bisogno di vedere perchè non mi interessano, Weasley"
"Ginny, chiamiamo le cose con il loro vero nome"
"Il giorno che sputerò il tuo nome con questa mia bocca non è ancora venuto"
"Allora non è ancora venuto il giorno in cui avrai dimostrato un briciolo di buonsenso" ringhiò lei fra i denti, innervosita. Voleva davvero che lui l'ascoltasse. Voleva capire cosa gli stava succedendo. Era alto, fiero, bello, dannato. Era solo. E lei era terribilmente attratta da lui. La stanza reagì al suo desiderio, contrastando quello di Draco di vederla catapultata all'altro capo del globo, e fece un gran miscuglio.
Improvvisamente si trovarono per terra, la caduta attutita da due spanne d'acqua fredda e scura, mentre attorno a loro si alzarono terribili lingue di fuoco. Lambivano i loro corpi, volevano Ginny, e si ergevano dall'acqua senza timore alcuno. Era un fuoco magico
di colore rosso vivo, pareva si muovesse di vita propria. Draco si guardava attorno, cercava una via di fuga. Erano ancora avvinghiati, ora per puro terrore.
Ginny tirò fuori la bacchetta e cercò invano di diminuire la potenza delle fiamme gridando Aguamenti a ripetizione, disperata.
L'acqua era diventata calda, era il brodo in cui lentamente si sarebbero disciolti, e Draco ancora non riusciva a muoversi per la paura. Cosa stava succedendo? Quella stanza era stata il suo rifugio per mesi. Si era rivoltata contro di lui? No, no. Era impossibile.
Un grido della ragazza lo fece tornare alla realtà. Una mano di fuoco crepitante voleva raccoglierla, ed era sul punto di sferrare il suo colpo. Draco si rese conto che l'acqua era ciò che lei aveva inconsciamente chiesto alla stanza, e le fiamme erano il risultato della sua anima annerita dalla rabbia; ma lui non voleva davvero quello che stava succedendo, non voleva vederla morire. Debole, sei solo un debole Draco... diceva la voce roca e dura di Voldemort nella sua mente, e come sale bruciò sulle piaghe aperte del cuore. Si concentrò su ciò che desiderava davvero in quel momento: che le fiamme smettessero di attaccarla. La strinse disperatamente a sé cercando di proteggerla, sperando in un dono del cielo, mentre lenta la mano sferrava il suo attacco. D'un tratto, tutto scomparve: l'acqua, il fuoco dannato. Erano solo loro, bagnati e accaldati, gettati come stracci sul pavimento della stanza. Era vuota, pulita, nuova. E loro erano stremati.
Ginny tremava incontrollatamente ma non diceva una parola, e Draco le dava qualche colpetto sulla spalla, incapace di fare altro. Abbassò lo sguardo nel suo, erano vicini come due amanti. Lo spavento venne lavato via da una risata spontanea di sollievo. Lei sorrise piano, poi la sua risata sommessa si unì a quella di Draco.
"Mi dispiace, ero arrabbiato. Non volevo farti del male" sussurrò lui, senza guardarla. Ogni parola gli era costata un etto di orgoglio.
"Lo sapevo, lo sapevo che non eri un mostro!" disse lei sorridendo, appoggiando la fronte alla sua. Draco si riscosse, cosa diamine stavano facendo? Lui e Weasley? Assolutamente e categoricamente no.
Un attimo dopo se la ritrovò in bocca, con la lingua calda che chiedeva il permesso d'intrecciarsi con la sua. Ginny gli era saltata al collo, lasciando buonsenso e pensieri tormentati nell'attimo appena passato, bruciati dal fuoco e spazzati via dall'acqua. Per quale motivo doveva trattenersi? Lo aveva sempre trovato bellissimo. La sua pelle era liscia e tesa come l'aveva immaginata, i suoi capelli chiari erano come spighe di grano fra le sue mani. Ora si stava lasciando baciare, sembrava ancora indeciso. E lei non poteva più fermarsi:
"Prima che tu dica qualcosa di stupido volevo che tu sapessi che..."
"Weasley, zitta e baciami"
Draco non capiva più niente, ma andava bene così. Non aveva nessuna voglia di pensare, di riflettere, di domarsi.
Il corpo esprimeva tutto il suo desiderio e sentì le guance accendersi di calore alla vista della ragazza. Il suo viso uno specchio di determinazione, i suoi capelli un'ombra del temibile fuoco. Gli piacque ciò che vedeva. Dimenticò che lei era una Weasley, così come dimenticò che era una Grifondoro. Desiderava ardentemente che diventasse sua. Le labbra si richiamavano con urgenza mentre i cuori palpitanti si riavvicinavano; si sdraiò sul pavimento con lei addosso, senza smettere di baciarla, mentre sotto alla sua testa appariva un cuscino.
"L'hai chiesto tu alla Stanza?" biascicò tra un bacio e l'altro, senza fiato.
"Si" disse Ginny in tutta risposta.
Lei era come un onda e lui era il suo scoglio. Si contorcevano abbracciati senza che uno riuscisse a prevalere sull'altro.
"Spogliati"
E lui obbedì. Gettò alla rinfusa i vestiti per poi dare battaglia anche a quelli di Weasley.
Sentiva l'eccitazione crescere come la febbre in un malato. Era tutto sbagliato. Lui non doveva andare a letto con lei. Non doveva avvicinarsi a quell'anima chiara, solo leggermente chiazzata, lo sapeva. Ogni gesto che faceva gli diceva che si stava precipitando.
"Draco, fermati"
Lui alzò gli occhi a quelle parole, lei lo aveva appena chiamato per nome e gli sembrò di ritrovare gradualmente lucidità. Si scostò da lei con una mano sulla fronte, gli occhi offuscati, il petto ansante. Già, fermati Draco. Cosa stai facendo?
"Hai ragione, che idiota. Non so proprio cosa stia succedendo... Dimentichiamoci tutto e usciamo da questa stanza..." masticò le parole amare e le lasciò uscire tutte d'un fiato come lo sbuffo di una locomotiva. Lei lo guardò. Era in calzoni, l'aria trasognata di qualche attimo prima era sparita, e a lei si strinse il cuore in una morsa dolorosa.
"Non intendevo questo" soffiò d'un tratto, tesa.
"E allora che cosa?"
"E allora che significano tutte le stronzate che girano per la scuola, tipo che tu sei un Dio del sesso, un dongiovanni e amenità simili? Non mi sembra che tu sia proprio nulla del genere. Sei così morbido. O forse è perchè non mi desideri?"
Quelle parole suonarono come una tromba squillante nell'orecchio di Draco. Una di quelle militari. Ecco, ora aveva un buon motivo. Doveva farle conoscere Draco Malfoy. Si accese nuovamente e la spinse a terra, mentre sotto di loro appariva un tappeto. La imprigionò fra le sue braccia e vide i suoi occhi brillare di passione. Per lui. Ardevano, per lui. E perse definitivamente la testa.
Le tolse finalmente il mantello fradicio e le fece scivolare i vestiti di dosso in fretta, famelico. Lei sorrideva contro il suo collo, estasiata.
La voglia era pressante e lui non perse tempo a chiedersi perchè Weasley non sembrasse affatto preoccupata; la sentì cercare il suo membro nei boxer e i nervi gli bruciarono dalla voglia di entrare in lei. Emise un sospiro mozzato e si sdraiò sul suo corpo nudo, provocando piacevoli e dolorose strette di cuore a entrambi.
"Malfoy, adesso, ti prego" sussurrò lei al suo orecchio, e l'alito caldo gli diede la pelle d'oca. Il brivido lo percorse fino ai fianchi, spegnendo l'ultimo barlume di lucidità. Lasciò sul pavimento l'ultimo indumento e si ritrovò nudo fra le sue braccia. Il suo corpo caldo e accogliente lo attirava così tanto, ma lui se la prese con calma. Voleva che lei lo pregasse, ancora e ancora.
"...Draco..." sentiva l'intimità contro la sua, ma lui stringeva i denti e guardava altrove.
Contava le tabelline, Draco, per distrarsi e per non entrare immediatamente in lei. Pregami, Weasley, e sarò tuo. Pregami e diventerai mia.
"Ginny. Io per te sono Ginny" disse lei all'improvviso, e preso il suo membro in mano lo attirò dentro di sé.
Draco socchiuse gli occhi, incredulo. Gliel'aveva fatta. Si era presa gioco di lui, era lei ad averlo fatto suo. Ora vedeva scie luminose ovunque; non riuscì a reprimere un sospiro. Era stretta, calda, accogliente. Voleva restare in quel posto per sempre.
"Ginny... che stupido soprannome" alitò contro il suo collo mentre affondava dentro di lei e cominciava a spingere.
"Parliamone. Che razza di nome è Draco?" disse lei sospirando sempre più forte.
Lui la zittì baciandola, gliel'avrebbe spiegato eccome che razza di nome era Draco. Un nome bellissimo, ispirato ad una costellazione... i cui sbrillocchi non erano più tutti al posto giusto, si disse, mentre un ghigno divertito gli scopriva i canini. Era in estasi. Ogni sua spinta era più vicina all'altra, e lei si agitava fra le sue braccia cercando di assecondare i suoi movimenti per stare dietro al suo ritmo folle.
Raggiunse rapidamente il punto di non ritorno, e un morso di lei che cercava disperatamente un'ancora per non perdersi bastò a farlo esplodere di piacere, e uno seguì l'altro. Come poteva Ginny frenare quel fiume in piena
se il suo unico appiglio erano i denti nella carne di Draco?





















   
 
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