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Autore: TaliaAckerman    07/08/2013    6 recensioni
[Revisione in corso]
Primo capitolo della serie del "II ciclo di Fheriea"
Dal diciottesimo capitolo:
"Pervasa da un senso di feroce soddisfazione, Dubhne alzò il braccio destro in segno di vittoria. La folla intorno a lei urlava e scandiva il suo nome, entusiasta. E la cosa le piaceva."
Salve, e' la prima fan fiction che pubblico in questa sezione. Più che una ff però è un romanzo, il mio romanzo, ideato e steso in più di due anni di fatiche e grandi soddisfazioni. Spero vi piaccia^^
Genere: Azione, Drammatico, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'II ciclo di Fheriea'
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Guardando Claris ferma in mezzo all’Arena, che soddisfatta e gioiosa salutava il pubblico sorridendo, Dubhne provava emozioni dolorosamente contrastanti: in parte si sentiva sollevata per la sorte dell’amica, in parte consapevole del fatto che il proprio primo combattimento si stava pericolosamente avvicinando.
Pur essendo rimasta nella penombra del cunicolo, Dubhne era riuscita a seguire il combattimento con attenzione. Claris e Neor erano scomparsi dalla sua vista a volte, ma solo per poi tornare ad essere ben visibili dall’apertura della galleria. La ragazza aveva trattenuto il fiato numerose volte, nel vedere la ragazza malmenata e ferita dall’avversario, e con orrore si era resa conto che gli scontri nei Giochi sarebbero stati molto più combattuti di quanto si era aspettata. Anche il vincitore poteva riportare ferite gravi.
Dopo qualche minuto, Claris rivolse un grazioso inchino alla famiglia reale e poi voltò le spalle agli spalti, dirigendosi a tutta velocità verso i Combattenti rimasti nel tunnel. Superò Malcom, che con piglio quasi affettuoso le mollò una pacca sulla schiena, e si gettò dritta fra le braccia di James. Lui, sorpreso, le sorrise. – Sei stata grande - le disse, e lei non poté fare a meno che arrossire.
Anche Agnes e Xenja le si erano avvicinate.
– Complimenti!- ruggì Agnes allegramente. – Gliel’hai fatta vedere stavolta!
Xenja le sfiorò con un dito la fronte sanguinante con aria leggermente preoccupata. – Stai bene?- le chiese dopo poco.
Claris, ancora frastornata, annuì. Malcom Shist la raggiunse; anche se non sorrideva, sul suo volto abbronzato si poteva leggere distintamente un’espressione di compiacimento. – Ti sei battuta bene – disse – Ma non avresti dovuto risparmiarlo.
Dubhne, che non si era ancora mossa, vide Claris scuotere piano la testa.
Il modo in cui quella ragazza si era comportata l’aveva colpita.
Mentre nella squadra di Malcom Jim si preparava al combattimento seguente in cui si sarebbe visto contrapposto a un certo Damons, proveniente dal gruppo di Ellison Pets, Dubhne scorse Peterson, all’imbocco della galleria opposta, scoccare uno sguardo di fuoco nella loro direzione. Tuttavia, poi, l’uomo si voltò e scomparve nel buio. La ragazza deglutì.
Quella mattina Damons batté Jim senza difficoltà, ma clementemente decise di risparmiarlo. Negli scontri del pomeriggio, invece, la squadra di Malcom riportò una vittoria e una sconfitta; il maturo e astuto Pete, uno dei più valenti Combattenti di Peterson, aveva letteralmente annientato la povera Alliar, decidendo però di non ucciderla all’ultimo momento. Il duello tra Nimes e Grewer invece era stato piuttosto combattuto, anche se alla fine era stata Nimes a trionfare, con grande piacere di Malcom e gli altri. La donna aveva finito l’avversario per necessità, scampando anche lei alla morte per un soffio.
Quando poi tutti si ritirarono al palazzo Cerman al calar del sole, Dubhne fu sicura di essere prigioniera di un incubo. L’indomani avrebbe disputato il proprio primo vero combattimento, che probabilmente sarebbe stato anche l’ultimo. Non le importava di vincere, desiderava solo disperatamente sopravvivere.
Era molto più consapevole del solito della fragilità del proprio corpo, che un solo colpo di spada ben assestato avrebbe potuto spezzare.
Mentre uno ad uno gli altri Combattenti si ritiravano nelle proprie stanzette per riposare, lei non poté far altro che rimanere a misurare a grandi passi la propria. Tentare di dormire sarebbe stato inutile.
La sua sciabola, appoggiata sul piccolo tavolo di legno nell’angolo, non aveva mai avuto un’aria tanto inquietante.
Quasi stordita dalla paura, la giovane si soffermò qualche istante a guardare al di là del vetro della finestra, verso sud-est. Verso Chexla e la casa di Archie Farlow, verso Célia, la sartoria di Tomson, la casa dei suoi genitori. Avrebbe preferito con tutto il cuore trovarsi ancora nelle grinfie di Heixa e Deka piuttosto che essere lì, sull’orlo di quella battaglia che non poteva evitare. Per non parlare poi del folle desiderio di vivere ancora con Archie e la sua famiglia. Parevano passati anni e anni dall’ultima volta che aveva duellato con Richard e Camm. Ovunque sarebbe stato meglio della capitale, in quel momento. La assalì la tremarella, mentre inutilmente cercava di distogliere il pensiero dal proprio destino.
Morirò, ripeté la sua mente per l’ennesima volta. Morirò, e non potrò fare nulla per impedirlo…
Dubhne si impose a fatica di calmarsi. Si era allenata duramente in quei mesi, non doveva dimenticarlo. Le speranze di sopravvivere non erano poi così remote. Non aveva ancora mai visto Goresh, ma se come lei era arrivato a Città dei Re solo quell’anno… forse avrebbe avuto una possibilità in più…
La ragazza si stese sulla branda, e rivolse gli occhi al soffitto. Se solo avesse potuto sprangare le porte del proprio inconscio, scacciare ogni forma di pensiero dalla propria testa, riposare tranquilla…. Sbatté le palpebre per annullare l’effetto delle lacrime che le avevano annebbiato la vista. Ma perché è dovuto succedere? Perché proprio a me?
Dopo molti, interminabili minuti, la ragazza chiuse gli occhi e sprofondò in un sonno agitato.


L’indomani, l’intera squadra di Malcom Shist si diresse verso l’Arena all’alba.
Nell’entrare, Dubhne era così atterrita da non accorgersi nemmeno della gente che si era scomodata ad alzarsi così presto per venire a vedere lo scontro. Le gradinate erano decisamente meno gremite del giorno prima, in parte perché si trattava ancora di una fase eliminatoria, in parte perché ne’ Dubhne ne’ tantomeno Goresh possedevano alcun tipo di fama.
La ragazza seguì Shist nella galleria di presentazione, la sciabola ben stretta nelle mani tremanti. Non riusciva più a pensare, tanto la paura era forte. Il suo sarebbe stato il primo combattimento della giornata, per cui non c’erano più riserve… presto si sarebbe ritrovata a duellare.
– Stai calma - la rassicurò dolcemente Claris, stringendole un polso. – Vedrai, andrà tutto benissimo – e si sforzò di sorridere.
Dubhne non ci provò neppure; era sicura che la ragazza non avesse mai detto niente di più falso.
Rimase ferma, l’arma tra le mani, aspettando che giungesse il momento. Udì distintamente il proprio cuore battere frenetico. Poteva essere l’ultima volta che lo sentiva.
– Pronta? – grugnì Malcom con aria di disapprovazione. Lei si rese conto di avere impressa in viso un’aria tutt’altro che incoraggiante, ma non le importava. Non le importava più di nulla.
Le giunse alle orecchie la voce di Rodrick, il presentatore:- Benvenuti, benvenuti tutti! Signore e signori, la seconda giornata di combattimenti sta per cominciare!
Dubhne credette di essere sul punto di vomitare. Da dietro, James le sorrise incoraggiante.
– E ora la presentazione!
Ce la puoi fare.
- Dalla squadra di Ellison Pets…
Ce la puoi fare…
- Goresh Fais!
Stai calma.
- E poi, dalla squadra di Malcom Shist…
Stai calma.
- … Dubhne!
Forse qualcuno applaudì, ma lei non riuscì ad udirlo. In verità, non riuscì proprio a muoversi.
– Vai! – le sussurrò Claris dandole una spintarella. Dubhne quasi inciampò nei propri piedi per la paura. Mosse qualche passo in avanti e fece tutto il tragitto fino all’ingresso come in un incubo. Poco prima di uscire incrociò lo sguardo severo di Malcom.
Sto per morire, fu il suo ultimo pensiero.
L’atmosfera nel pubblico sembrava rilassata, quasi annoiata. Le gradinate erano quasi vuote.
Goresh era a pochi metri da lei: reggeva in mano un’ascia a doppio taglio e sembrava essere piuttosto teso, ma aveva comunque un’aria minacciosa.
A Dubhne tremavano le gambe; non riusciva a muover un passo per il terrore. Attorno a lei il mondo girò vorticosamente.
Da lontano le giunse remota la voce del commentatore: – Bene… Che abbia inizio la battaglia!
Goresh si lanciò su di lei e Dubhne scattò: cominciò a correre.
Udì gli spettatori fischiare o ridere, sprezzanti, ma non se ne curò. Bastava continuare a correre. Fece più volte il giro dell’Arena, con Goresh alle calcagna, come un piccolo Shirin che fugge dal proprio cacciatore. Era ridicola, lo sapeva, e non riusciva neanche ad immaginare la faccia che probabilmente Malcom Shist aveva assunto in quel momento. Davanti alla possibilità di sopravvivere un altro po’, tutto il resto perdeva qualsiasi importanza.
Scattò di lato quando l’avversario tentò di sorprenderla, e riprese a correre nella direzione opposta. Goresh si gettò nuovamente al suo inseguimento, fulmineo. Si lanciò su di lei, placcandola da dietro e atterrandola. Con foga la ragazza gli assestò un calcio in faccia e si rialzò, atterrita. Con la bocca piena di sangue, il ragazzo la imitò. Si squadrarono un istante, entrambi esitanti, entrambi spaventati. Dubhne pareva essersi dimenticata di reggere in mano una scimitarra.
Goresh agì per primo; abbatté con forza la sua ascia in direzione della giovane, che però scartò di lato appena in tempo per schivarla. Con qualche difficoltà il ragazzo menò un nuovo attacco nella sua direzione, ma per la seconda volta Dubhne fece un balzo all’indietro. Non aveva idea di che altro fare se non schivare. Al terzo fendente poi, la lama di Goresh si abbatté dritta sul suo braccio.
Fu una fortuna che Dubhne avesse tentato inutilmente di schivare il colpo perché quell’attacco, che normalmente le avrebbe come minimo tranciato l'arto, le inferse solamente una ferita appena sotto la clavicola. Solo una ferita, certo, ma maledettamente dolorosa.
Tutto parve immobilizzarsi; sconvolta, la ragazza guardò il proprio sangue imbrattarle il corpetto da Combattente. Per un attimo fu così sbalordita da non provare neppure dolore. Goresh mosse un passo indietro, fra il soddisfatto e l’inorridito da ciò che aveva fatto.
Dubhne alzò lo sguardo, e i loro occhi si incontrarono. Nei suoi balenò qualcosa; un lampo di determinazione, di radicale cambiamento. Non era venuta lì per mettersi a piangere in un angolo. Non si sarebbe piegata alla morte senza neanche battersi. Finalmente comprese.
Attese ancora qualche istante, poi cominciò a combattere. Scaraventò la propria lama sul corpo dell’avversario, che sorpreso dal repentino cambiamento non poté far altro che parare il colpo con il bastone della propria ascia. Dubhne ripeté la mossa, più forte, con più violenza. Più furore.
La gente gridò, eccitata.
La Combattente continuava a menare colpi praticamente alla cieca, posseduta da un’insolita rabbia mista al desiderio di farsi valere. Non avrebbe perso. Non di nuovo.
Ed era brava dopotutto. Molto brava. Costrinse Goresh ad indietreggiare, esattamente come lui aveva fatto con lei un attimo prima. Il commenti esaltati del pubblico e di Rodrick non fecero che far aumentare la sua determinazione. Per ultima cosa, alzò la sciabola e la picchiò con forza nella spalla del rivale, quasi tranciandogli l’intero arto sinistro.
Dalla folla, che era notevolmente aumentata dall’inizio dello scontro, si levò un boato entusiasta. Dubhne sentiva presso di sé il profumo della vittoria come mai prima d’ora. Estrasse la lama dalla spalla di Goresh e gli assestò un ultimo, potente calcio negli stinchi.
Con il fiato mozzato, il ragazzo crollò a terra sputando sangue. Dubhne, ansimante, sentì il nodo che le serrava lo stomaco sciogliersi, fino a scomparire. Ce l’aveva fatta, era viva. E, soprattutto, aveva vinto. Sarebbe andata avanti. Si sentiva talmente stupita da se stessa che ancora non riusciva a crederci. Era impossibile…
Un piccolo singulto la fece ritornare bruscamente alla realtà. Guardò in basso, e poté distintamente notare che Goresh aveva perso parecchi denti nello scontro. La spalla era ormai completamente spappolata, ma il duello non era ancora finito. Lui avrebbe dovuto arrendersi, altrimenti la ragazza lo avrebbe ucciso per terminare la battaglia.
Dubhne gli si avvicinò puntandogli contro la sciabola. Il giovane non esitò. – Mi arrendo!- gridò spaventato. La gente sugli spalti applaudì soddisfatta, e il fragore crebbe. La giovane si rialzò in piedi, il braccio sinistro che le doleva terribilmente. Fece per allontanarsi, ma poi cambiò idea.
Con un unico, fluido movimento si voltò e trafisse Goresh al cuore. Il ragazzo morì senza avere neppure il tempo per sgranare gli occhi; il suo capo ricadde sulla terra battuta, con gli occhi fissi in cui ormai non si leggeva più alcuna espressione.
Pervasa da un senso di feroce soddisfazione, Dubhne alzò il braccio destro in segno di vittoria. La folla intorno a lei urlava e scandiva il suo nome, entusiasta. E la cosa le piaceva.
– Da non crederci! – stava urlando gaiamente il commentatore. – Dubhne non solo ha vinto lo scontro ma ha anche deciso di finire l’avversario! Da non crederci! Signore e signori, ecco a voi Dubhne, la… RAGAZZA DEL SANGUE!




Note: salve gente! Scusate davvero per il ritardo, ma spero di essermi fatta perdonare con questo capitolo un po' più lunghetto del solito :) Non è stato facile descrivere il combattimento, ma mi sono divertita un mondo nel farlo ^^ Fatemi sapere che cosa ne pensate in una recensione, per favore!
  
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