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Autore: littlemoonstar    14/08/2013    1 recensioni
Il mio nome è Cappuccetto Rosso, ma in questo nuovo mondo mi chiamano solo Red.
E in questo mondo un tempo fatato cerco di sopravvivere ora dopo ora, cercando di capire cosa lo abbia ridotto in questo stato pietoso e deprimente.
Io sono Red, e vivo in un mondo pericoloso, in cui il vissero felici e contenti non ha più senso di esistere.
Sono una sopravvissuta, e questa è la mia storia.
 
[Capitolo 18]
Ed ora era lì, quella bestia che sempre avevo temuto. Di fronte ai miei occhi, così feroce da paralizzarmi. Riusciva a risvegliare le paure più recondite, i ricordi più dolorosi e macabri della mia infanzia. Era la mia debolezza, il centro di tutta la mia paura.
Era il Lupo cattivo, ed era pronto a mangiarmi di nuovo.
Genere: Avventura, Fantasy, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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3. Magic mirror on the wall,who is the fairest one of all?




La prima cosa che riuscii a sentire al mio risveglio fu un intenso odore di spezie. E cipolla. Troppa cipolla.

Tuttavia, la sorpresa nel sentirmi ancora in vita era troppa per pensare agli odori acri che mi circondavano.
C'era una temperatura piacevole, e non faceva affatto freddo. Non come lo ricordavo in mezzo a tutta quella neve.
Provai ad aprire gli occhi, ma vedevo ancora tutto appannato. Oltretutto mi costava una gran fatica, segno che dovevo aver riposato poco. Provai a sgranchirmi le gambe, e sorprendentemente ci riuscii.
Deglutii a fatica. Avevo la bocca secca e una terribile sensazione di sete.
In più, quell'odore che prima disprezzavo cominciava a piacermi.
« Che... » mugugnai, e tutto quello che sentii dopo furono dei passi rapidi in mia direzione.
« Ben svegliata. » squittì una voce accanto a me, e ci misi un po' per ruotare la testa e mettere a fuoco la situazione. A quel punto mi resi conto di essere sdraiata su un letto di legno e paglia, il che spiegava tutta quella comodità imprevista.
La stanza era comoda e accogliente, non molto grande ma quel tanto che bastava per viverci, interamente intagliata nel legno. Intravidi il camino con il fuoco acceso, sopra cui era posizionata una pentola da cui proveniva quell'odorino invitante.
« Dove sono? » mormorai, ma avevo la bocca impastata. Passai la lingua sulle labbra screpolate, e provai a mettermi seduta. L'ombra accanto a me provò ad aiutarmi, visto che era palese quanto fossi irrigidita nei movimenti.
« Dannato Inverno nucleare, le mie ossa ti malediranno per sempre. » borbottai sottovoce, imprecando come solo io sapevo fare. Accanto a me partì una risatina cristallina e limpida, che mi tranquillizzò.
E finalmente riuscii a metterla a fuoco.
Non mi ci volle molto per riconoscerla: i capelli neri scendevano in ampie onde sulle spalle nude, appena raccolti con un fazzoletto color lampone, incorniciando il viso simmetrico e due grandi e intensi occhi color smeraldo. Mi sorrise, mostrando la fila di denti bianchi in risalto sulla pelle olivastra.
Tossii, e lei mi passò una ciotola da cui proveniva quel meraviglioso profumo, muovendo le braccia su cui ondeggiavano una serie di bracciali colorati, che arrivavano quasi fino al gomito. Quel tintinnio riuscì quasi a calmarmi.
« Mangia qualcosa, sei molto debilitata. » mi suggerì lei, e l'istinto mi disse che potevo fidarmi. La zuppa era calda e buonissima. Talmente buona che ripulii la ciotola in pochi istanti.
« Te ne porto ancora. Può farti solo che bene, fidati. » aggiunse, con voce energica. Prese la ciotola e si avvicinò al camino. Indossava un'ampia gonna color ametista, strappata ai margini e decorata con perle e altre decorazioni dai colori sgargianti. Le calze color lampone la coprivano fin sopra al ginocchio, e le caviglie erano decorate con catenine brillanti e ciondoli d'oro. Indossava un paio di orecchini dorati, due cerchi spessi che dovevano pesare una tonnellata.
« Noi...ci conosciamo? » mormorai, sapendo già la risposta. Nel mondo delle Favole ci conoscevamo tutti, ma alcuni di noi meglio di altri.
« Non proprio. » rispose lei, voltandosi. Mi portò un'altra razione di zuppa, e mangiai di gusto anche quella.
« Cos'è successo? » le chiesi, ancora ignara di dove fossi. Qualcuno mi aveva salvata, e di certo questo mi bruciava un po'. Ma in quel mondo così cambiato un po' d'aiuto non guastava mai.
« Al sicuro. » disse semplicemente lei, allontanandosi dal letto. « Eri in mezzo alla tempesta, devi essere svenuta. Hai dormito per parecchie ore. ». Prese un gilet sbracciato color smeraldo e lo indossò sopra il corpetto bianco. Solo in quel momento mi resi conto che alla cintura, legato con una fascia, c'era un coltello dal manico d'ottone.
A quanto pare ognuno, anche il più insospettabile, doveva difendersi. Anche nel posto apparentemente più accogliente di quell'Inferno.
« Grazie. » mormorai, riconoscente. Non potevo non farlo, visto che mi aveva salvato la vita.
« Non ringraziare me. » rispose lei, con un sorriso affettuoso. « Non sono io che ti ho salvata. ».
Rimasi in silenzio, rimuginando sulle sue parole, e solo a quel punto cominciai a guardarmi attorno: attraverso la finestra si scorgeva solo un manto bianco senza fine, ma nessun accenno di tempesta.
Forse mi trovavo ancora nel bosco, benché mi sembrasse leggermente diverso da quello a cui ero abituata a vedere.
« Oh, dimenticavo. » esordì poi lei, avvicinandosi nuovamente. Le calze erano tagliate in fondo, e lei camminava a piedi nudi senza provare il minimo fastidio. « Io sono
 Esmeralda
. ».
Sorrisi. « Piacere. Red. ».
« E' un piacere conoscerti, finalmente. Non ci siamo mai incontrate, vero? ».
« Mai. ». Ed era vero, i nostri mondi erano lontani. Ma allora che ci faceva lì?
In quel momento udii nuovamente un rumore di passi, come se qualcuno oltre la porta stesse salendo le scale. Esmeralda si voltò e sorrise. « Arriva. » disse, strizzandomi l'occhio.
La porta si aprì e tutto quello che vidi furono due pesanti stivaloni neri e un'ampia gonna gialla da bambola vittoriana.
« Sei sveglia! Era ora. » squittì la voce acuta e vispa della ragazza, stretta in quel corpetto blu e rosso che mi fece trasalire.
Strabuzzai gli occhi. « Biancaneve? ».




Non era cambiata di una virgola. Fatta eccezione per l'abitino molto più succinto.
Di certo i bambini non si sarebbero addormentati immaginando una sventola simile.
« E' da tanto che non ci si vede. Vero, Red? » rispose lei, muovendo le labbra rosse e perfette.
I capelli nero corvino le fasciavano il viso in un caschetto spettinato, tenuto fermo da un fiocco rosso nel cui centro era fissato un piccolo teschio. Non osavo immaginare da quale animale l'avesse tirato fuori.
Povere bestie.
« Sono nel tuo bosco? » sussurrai, guardando oltre la finestra. Effettivamente era diverso dal mio.
Ero a casa sua. O meglio, nella casetta nel bosco.
« Eri arrivata al confine, a quanto sembra. Ero in giro per la solita ronda e ti ho vista in mezzo alla tempesta. Fortuna che sono arrivata in tempo. » mi spiegò lei, avvicinandosi. « come ti senti? ».
« Meglio, grazie. » dissi, annuendo. Riuscii finalmente ad alzarmi in piedi. « E tu? Come stai? ».
Nonostante i nostri regni fossero vicini, non ci eravamo più viste dall'Apocalisse. Era difficile comunicare.
« Me la cavo. » rispose, lanciando un'occhiata ad Esmeralda. Sotto la gonna color canarino intravidi una serie di fasce che tenevano stretti coltelli e armerie. Altro che reggicalze.
Esmeralda si alzò e attraversò la stanza. « Io comincio a scendere. Ci vediamo giù. ». Mi sorrise e si richiuse la porta alle spalle.
Scendere?
Biancaneve prese una sedia di legno e si accomodò accanto al mio letto, così anche io tornai a sedere. Fortunatamente non avevo perso nulla nella tempesta: la lancia e la sacca erano poggiate al muro,ad un angolo. E il mio corpetto metallico era sul bancone di fronte a noi.
« L'Inverno nucleare è una rogna. » mugugnai, ripulendo gli occhialoni da aviatore dal sangue e dal ghiaccio.
« Non posso che darti ragione. » aggiunse lei, guardando oltre la finestra. Anche il suo bosco era stato colpito dall'Inverno, così come il mio. Non sapevo quali bestie feroci si aggirassero nei dintorni, ma se erano uguali ai miei lupi, allora doveva essere un gran casino anche lì.
« Perché Esmeralda è qui? ». Non sapevo nulla di lei e del suo mondo. Praticamente eravamo agli antipodi.
« Una brutta storia, purtroppo. Il suo mondo è stato completamente distrutto. La Corte dei Miracoli è diventata cenere. Non ha più nessuno, e ha vagato fino a qui di regno in regno. ».
Capivo cosa voleva dire. Il mio mondo non era stato distrutto, ma avevo perso tutto ciò che avevo e dovevo combattere di giorno in giorno contro la morte.
« E tu? » le chiesi, indicando con un gesto le pareti di legno e il tetto. « Perché non sei al castello? ».
Sul suo volto apparve un'espressione contrariata. La smorfia increspò la meravigliosa pelle diafana.
« Il castello non esiste più, è andato distrutto. »
« E... » iniziai, ma lei aveva già capito. Di norma non avrei chiesto così tanto, ma Biancaneve ed io ci conoscevamo da tanto. Nonostante tutto, mi fidavo di lei e lei di me.
Ed ero contenta di rivederla, dopo tanto tempo.
« Il principe? Oh, lui mi ha lasciata nel castello. A parlare d'amore sono tutti bravi, Red. E' quando dobbiamo dimostrarlo che si vede la vera essenza delle persone. » concluse poi, alzandosi per togliere la pentola dal fuoco.
O fare qualsiasi altra cosa che potesse distrarla. Rimasi incredula di fronte alle sue parole.
L'aveva abbandonata, rischiando di lasciarla morire in quel castello.
« Perlomeno ha avuto ciò che si merita. Gli animali del bosco si sono vendicati di lui. » mormorò, con un ghigno soddisfatto. « Lui è Grimilde possono marcire all'Inferno, per quanto mi riguarda. ».
Sbattei le palpebre, incredula. La donna che avevo di fronte aveva dato un bel calcio in culo alla bambolina dalle guance rosee.
« Coraggio, andiamo di sotto. C'è una cosa che devi vedere. » sibilò lei, con fare cospiratorio.
Fantastico.




Quando raggiungemmo il piano di sotto quasi mi venne un colpo. Di certo non mi aspettavo una cosa simile.
L'atmosfera era calda e illuminata solo da qualche luce fioca, aranciata. C'erano piccoli tavoli rotondi in ogni angolo, e al lato un lungo bancone di legno dove due nani stavano servendo enormi pinte di birra.
In fondo alla stanza era posizionato un piccolo palchetto, circondato da tessuti colorati che mi ricordarono improvvisamente l'abito di Esmeralda.
« Tu...? » iniziai, guardando Biancaneve. Lei osservava la sua creazione con immensa soddisfazione.
« Io. » confermò, guidandomi attraverso i tavoli fino al bancone. I due nani la salutarono con calore.
Li guardai, poi mi voltai dando le spalle al bancone: c'era un sacco di gente, proveniente da tutti i mondi vicini, e qualcuno anche da molto lontano.
« E' un punto di ritrovo. O anche di sosta. Insomma, chiamalo come ti pare. » mi spiegò Biancaneve, salutando un altro nano in fondo alla sala. « questo mondo ancora non è finito. ».
Di certo, la speranza non era sparita del tutto. In quel momento provai un moto di grande ammirazione per lei, e pensai a quando avevo incontrato il Bianconiglio: perché io non ero in grado di pensare al futuro con un minimo di positività?
Biancaneve mi passò un bicchiere con all'interno un liquido di un rosso intenso. Quando lo assaggiai, notai l'intenso sapore di alcool e mela.
« Il miglior sidro di mele della zona. Fidati. » sussurrò Biancaneve al mio orecchio. « Oh, e non preoccuparti. Non sono avvelenate. ».
Mi scappò una risata, la prima dopo lungo tempo. Iniziai a guardarmi attorno nella stanza.
« Due, tre...cinque...sette. » mormorai, sotto il suo sguardo intenso. « ci sono tutti. ».
Lei mi sorrise e annuì. « Per fortuna. ». Perdere i suoi amati nani sarebbe stato il lutto più difficile da superare. Ma per fortuna ancora non doveva preoccuparsene. Erano tutti lì, e l'aiutavano.
Questo era importante.
Una musica trascinante cominciò a diffondersi nella sala, coperta dagli apprezzamenti degli spettatori. Intravidi un'ombra dietro i teli colorati, e quando apparve non rimasi stupita. Esmeralda cominciò a ballare sul palco con una straordinaria grazia e sensualità, muovendo i fianchi a ritmo di musica.
Gli spettatori lasciavano il loro contributo per lo spettacolo al centro di ogni tavolo, nel cestino della candela.
Mi scappò un altro sorriso. « Ci avrei scommesso. ».
Biancaneve si voltò verso il bancone e uno dei nani le passò un bicchierino ricolmo di un denso liquido verde. L'odore forte e pungente mi invase le narici, facendomi tossire. Lei lo bevve in un sorso.
« Non dirmi che ti sei data all'assenzio, adesso. Non bastavano tutte quelle mele avvelenate? » commentai, cercando di farmi sentire sopra la musica che cresceva di volume. Dio, adoravo prenderla in giro.
« Non farmi arrabbiare, ragazzina. » rispose lei in tono, lasciando il bicchiere sul bancone. Esmeralda continuava a ballare, così la salutai da lontano sperando che mi vedesse e mi diressi verso le scale insieme a Biancaneve, che mi accompagnò al piano di sopra. Presi le mie cose e mi avvicinai all'uscita.
« Sicura di voler andare così presto? Puoi stare quanto vuoi. » mormorò lei, con un sorriso affettuoso.
« Grazie, ma devo andare. ».
Lei annuì, perché sapeva. « Tieni. » mi disse poi, passandomi un sacchetto di pelle nera. Al suo interno c'era una maschera color petrolio, con due sbocchi laterali.
Una dannata maschera anti – gas.
« Oh, dio. Non dirmelo. » mi lamentai, alzando gli occhi al cielo. Lei annuì, esasperata.
« Probabilmente sono gli effluvi radioattivi dal terreno. Fortuna che la zona in cui ti ho trovata era di confine, e non ce n'è traccia. Ma più avanti sicuramente te ne accorgerai, ti conviene indossarla subito. » mi consigliò lei, ed io mi sentii quasi in colpa nell'accettare quel regalo.
« Grazie. Per tutto, Bennie. » sussurrai, stringendo la fredda plastica attorno agli sbocchi d'aria.
Lei si aprì in un sorriso affettuoso. « Te lo ricordi ancora. » mormorò, con una punta di emozione. « nessuno mi chiama più così, sai? ».
Le sorrisi, e indossai la maschera. Tenni gli occhiali da aviatore ben saldi sulla testa, e coprii i capelli con il cappuccio. Sapevo che ci saremmo incontrate di nuovo, presto.
O almeno lo speravo.
La guardai un'ultima volta, poi mi voltai e cominciai ad incamminarmi. Senza girarmi. Senza pensare.













Nb. Probabilmente le rivedrete ancora. Lo dico perché adoro Esmeralda, e nonostante Biancaneve mi sia sempre sembrata un pò moscetta, questa versione mi ispira di più, quindi penso che saranno due personaggi che rivedremo nel corso della storia. Oh, e odio il principe di Biancaneve. Probabilmente lo avete capito! Spero che la storia vi piaccia!


L.



  
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