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Autore: Raven_Phoenix    14/08/2013    5 recensioni
ATTENZIONE: Questa fanfic é l'atteso seguito di "Chocolate and Smoke on the School" quindi consiglio di leggere prima quella ^^
Molte cose sono cambiate da quella partenza, ma molte altre sono rimaste sempre le stesse, come i ricordi che lottano per tormentare Mello. Nuovi e vecchi personaggi daranno vita a nuove avventure deliranti in una delle città più stravaganti e imprevedibili del mondo: Londra
"Dopo circa un’ora, grazie ai pochi e semplici passaggi di: una lunga doccia rigeneratrice, crema idratante per il corpo, asciugatura/lisciatura dei capelli, controllo brufoletti, controllo eliminazione di qualunque pelo superfluo sul mio viso, passaggio di cremine energizzanti, un filo di correttore e scelta dei vestiti con obbligo di abbinare la cravatta al colore dei calzini… potevo dire di avere un aspetto presentabile. Sembravo il perfetto uomo d’affari carismatico, il gilet nuovo di pacca che avevo messo era indubbiamente la chicca della giornata.
Ora si poteva dirlo seriamente: Ecco a voi Mihael Keehl in tutto il suo splendore!"
Mettetevi comodi, afferrate una tavoletta di cioccolato e qualche biscotto al burro by Harrods e buon divertimento!
Genere: Fluff, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti | Coppie: L/Light, Matt/Mello
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Ciao a tutti ^^
Lo so, sono in ritardo mostruoso nel postare nuovi capitoli, sia qui che nell'altra ff che sto mandando avanti, chiedo umilmente perdono, potete fustigarmi liberamente!
Purtroppo questo periodo per me non é molto buono per una serie di problemi che mi hanno proprio messa al tappeto, e non ero dell'umore per trascrivere i nuovi capitoli da cartaceo a digitale e chiedo perdono se troverete un po' di errori sparsi, ho dato solo una rilettura veloce e sicuramente mi sarà sfuggito qualcosa. Non so dirvi per quanto potrebbe durare questa situazione e quindi potrebbero esserci ancora dei ritardi, ma spero di poter tornare al più presto con tutta la mia solita energia ^^ vi ringrazio un mondo della pazienza che porterete (SE ne porterete xD)
Vi lascio al capitolo, buona lettura X3




Capitolo 2:
 
 
 
 Ora che ero uscito dai miei rigidi abiti da lavoro, abbandonandoli su una sedia in camera mia, mi sentivo decisamente molto meglio. Avevo sostituito il tutto con degli attillatissimi pantaloni di pelle nera e una t-shirt nera con al centro il disegno di un serpente bianco. Misi in ultimo la mia collana preferita, una fine croce gotica che avevo trovato due anni prima ad un mercato delle pulci, e lanciai un’ultima occhiata allo specchio controllando che sottile linea nera di matita nera sotto ai miei occhi non avesse già iniziato a colare. Mi diressi verso la porta dove c’era già Rox  che mi aspettava, uno schianto come al solito quando usciva la sera. Una mini gonna viola scuro con piccole e vaporose balze, trenta metri di gambe dopo arrivavano le zeppe nere laccate alte minimo dodici centimetri che slanciavano ancora di più la sua figura perfetta, inoltre era pressoché impossibile non posare gli occhi sulla scollatura della sua magliettina con i teschi messicani viola.
-Chi ti vuoi portare a casa stasera?- chiesi fissandola divertito.
-Nessuno in particolare, ma non potevo non esibire la gonna nuova, ti pare?- rispose spostando con un gesto disinvolto un boccolo che le si era posato su una spalla.
Sghignazzai scuotendo la testa mentre recuperavo i miei stivali alla simil-cowboy e il mio giubbino di pelle nero adorato.
-Andiamo dall’omino nero?- chiese lei ignorando la mia risatina canzonatoria.
-Perché no, è da un po’ che non passiamo a trovarlo.- annuii mentre chiudevo la porta alle mie spalle.
Eravamo troppo impegnati a chiacchierare per notare la moltitudine di pacchi e scatoloni vari ammassati vicino al portone d’entrata del palazzo, procedemmo spediti imboccando diretti la strada che portava alla metropolitana.
Scendemmo a Camden Town, in assoluto una delle mie zone preferite di tutta Londra. Il mondo degli eccentrici, dove ovunque ti voltavi vedevi ragazzi con creste colorate, negozi di chiodi e anfibi o studi di tatuaggi. Non ero eccentrico quanto la gente che usava frequentare quel posto (il brivido di vestirmi in maniera trasgressiva l’avevo già provato una volta se ricordavate un certo episodio abominevole in passato) ma mi trovavo comunque sempre molto a mio agio.
Proseguimmo per qualche minuto sullo stradone principale per poi svoltare a sinistra ed entrare in un pub tipicamente inglese dalle pareti nere che faceva angolo ad un incrocio.  Subito fummo investiti dalla chiassosa baraonda tipica di quel posto, fatta di urli, risate, il cocciare delle palle da biliardo, la musica di sottofondo che arrivava dal televisore appeso al muro che trasmetteva un canale musicale, e il tipico odore di whisky che impregnava ogni cosa raggiunse all’istante le mie narici.
-Casa dolce casa.- disse Rox con un sospiro soddisfatto.
Ci dirigemmo subito verso il bancone, e io con lo sguardo cercai una persona che sarebbe stato impossibile non notare.
Magro come un manico di scopa, strizzato in un paio di pantaloni in pvc che a me sarebbero andati bene come polsiera, una canottiera a rete, e degli stivali pieni di fibbie e con una zeppa apocalittica (le famigerate “Demonia”). Aveva lunghi e liscissimi capelli neri, e ad ogni suo movimento la serie di bracciali borchiati, collane, anelli e catene varie attaccate in ogni modo producevano un fracasso metallico allucinante. Quando si voltò mise in mostra il suo trucco estremo con tanto di rossetto nero e lenti a contatto gialle. Appena ci vide la sua bocca si allargò in maniera quasi disumana in quello che sembrava il sorriso di una bambola assassina.
-Buona sera, principini molesti delle mie brame!- disse con voce stridula.
-Ciao, Ryuk.- lo salutammo in coro io e Rox mentre ci sedevamo agli sgabelli alti del bancone.
-Finito di torturare  vostri poveri dipendenti?- chiese lui stendendo le lunghe braccia in avanti stiracchiandosi.
-Sì, grazie al cielo. Ti devo raccontare cosa è successo l’altro ieri.- disse Rox partendo con la sua parlantina veloce e accompagnata da mille gesticolazioni.
Avevate capito bene, non ero stato il solo a trasferirsi a Londra.
Era arrivato più o meno sei mesi dopo di me, con armi e bagagli dopo aver  dedotto che una volta partiti anche Light, Ryuzaky e Near si sarebbe ritrovato da solo. Inizialmente aveva pensato di seguire loro, ma la febbre per le borchie invece l’aveva spinto qui, e si era ambientato più che bene, aveva subito fatto amicizia anche con Rox. Aveva cambiato parecchie volte lavoro riuscendo a rimanere sempre nella zona di Camden Town passando per diversi negozi, tra cui il famigerato Cyberdog, e infine per la nostra gioia aveva optato per fare il barista.
Stavo giusto pensando quanto a volte sembrasse strano che anche lui fosse lì, nella mia nuova vita, quando mi accorsi di cosa stavano trasmettendo sul canale musicale del maxi schermo sulla parete, un clip musicale che negli ultimi anni conoscevo molto bene.
-Toh, guardate, c’è Danielle.- dissi ammiccando alla TV con un sorrisetto un filo amareggiato.
In basso a sinistra erano riportati i dati della band:
Chronic Freaks
Single: Break the chains
Album: Busy
Erano in cinque, e al centro spiccavano i capelli rosso rubino della cantante, una gnocca stratosferica fasciata da provocanti vestiti in pelle, con una voce potente e graffiante che faceva venire la pelle d’oca anche sotto ai piedi.
Sì, quella era proprio Danielle, la nostra amica del negozio strano.
Ryuk lanciò un gemito di disapprovazione.
-Se solo avessi accettato quando mi aveva chiesto di diventare il suo bassista quando stava formando quella dannata band!- mugugnò.
-Se avessero scelto te non sarebbero diventati di certo famosi, avresti fatto scappare tutti i fans.- lo sgonfiai all’istante.
-Guarda che ero bravo!- ribatté additandomi con un dito ossuto.
-Oh certo, come manica a vento forse.- sghignazzai.
In effetti, però, un fondo di ragione c’era. Nessuno era riuscito a mantenere i contatti con Danielle, la fama per lei e la sua band era arrivata di colpo, proprio nel periodo in cui avevo fra le mani un grosso progetto dalla quale dipendeva la mia storica promozione, un lavoraccio che mi aveva tenuto occupato notte e giorno per mesi. Quando avevo potuto di nuovo dedicarmi alla vita normale e avevo provato a contattarla in qualche modo lei ormai aveva già cambiato numero di telefono e chiuso qualunque vecchio contatto per scappare dai fan. Ryuk invece era occupato a trasferirsi qui e nemmeno lui era riuscito a trovare il momento giusto per riuscire a contattarla, e fu così che avevamo perso la nostra amica nello sconfinato mondo della musica.
-Tra qualche mese dovrebbero essere in tour mondiale e sono previste due date a Londra in inverno. Dite che se proviamo ad ammazzare la sicurezza e ci presentiamo con uno striscione con scritto “Ciao Dani, siamo noi!” ci farebbe salire sul palco a cantare con lei?- chiese speranzoso Ryuk.
-Anche se un giorno in cui lo spaziotempo si distorcesse e questa tua visione si avverasse io non salirei comunque su quel palco davanti a migliaia di persone. Lo sai che già di mio odio i concerti.- borbottai
-Eddai, non la fai una eccezione?- chiese cercando di fare gli occhi dolci (il risultato non era molto invitante).
-L’ho già fatta una volta l’eccezione, quando sei riuscito a trascinarmi a vedere i Muse con te.- risposi secco.
-Ma se ti sei divertito un mondo, andiamo!-
-Seeeh, mi stavo divertendo prima di venire schiacciato dalla congrega di ragazzine assatanate che abbiamo avuto addosso per tutto il tempo, le mie costole ricordano ancora le loro gomitate, per non parlare di quando sembrava stessero per uccidermi quando ho provato a prendere al volo un plettro.- precisai ricordando con un brivido quella serata.
-Invece secondo me ti sei immaginato tutto, quel concerto era troppo favoloso.- insistette con lo sguardo perso e un sorriso da ebete.
-Dubito che te ne saresti potuto accorgere, sei stato tutto il tempo a piangere come un idrante abbracciato a quella sconosciuta  che avevamo conosciuto mentre eravamo in coda.-
-Tu non puoi comprendere l’emozione che stavo provando.- fece finta di asciugarsi una lacrimuccia –Mi sentivo come se mi avessero appena regalato un camion di mele.-
Alzai gli occhi al cielo senza speranza. Pensavate che con il tempo i modo di Ryuk fossero migliorati? Beh, forse erano perfino riusciti a peggiorare.
Tornammo tutti con lo sguardo verso il televisore per seguire la fine del clip dei Chronic Freaks, seguito dalla pubblicità del tour mondiale, e come aveva detto poco prima Ryuk troneggiavano le due date a Londra verso la fine di gennaio. In effetti faceva strano vedere quasi tutti i giorni una persona conosciuta alla TV, e ogni tanto la cosa mi faceva abbastanza paura.
Con una carriera come la sua si girava parecchio, in posti che magari prima non si sapeva nemmeno esistessero, e chissà se… per caso da qualche parte le fosse capitato di incontrare… lui.
Scacciai via immediatamente quel pensiero prendendo con entrambe le mani il boccale di birra che Ryuk mi aveva appena servito ed iniziando a bere di gusto.
-Hai voglia di prenderti la sbronza pesantuccia, eh?- chiese Rox divertita dal mio gesto improvviso.
-Può darsi.- risposi dopo averci pensato per un attimo –Dici che è una buona idea?-
-Ehm…- disse lei guardando da qualche parte alle mie spalle –Non credo.-
Ci voltammo tutti e tre e subito inorridii quando compresi cosa intendeva.
Si stava avvicinando a noi un ragazzo più o meno della nostra età, parecchio palestrato, i braccioni piuttosto possenti e tatuati sbucavano dal gilet di pelle con le vene in rilievo, i capelli biondo platino di un riccio quasi perfetto e la carnagione abbronzata di chi almeno tre volte a settimana vedeva le lampade uv.  Teneva lo sguardo fisso su di me con una insistenza quasi maniacale, e quando fu davanti a noi prese con noncuranza una sedia accanto a noi per poi sedersi in “posa figa”.
-Ehi ragazzi, anche voi da queste parti?- disse con la sua voce viscida.
-Ciao, Vince.- disse Rox abbastanza fredda mettendosi tra me e lui.
Io non proferii parola, anche solo l’idea di comunicare con lui mi faceva salire il nervoso.
-State facendo una seratina tranquilla?- chiese preoccupandosi unicamente di mantenere il contatto visivo con me, e io mi stavo assicurando di mantenerlo con la mia birra.
-Stiamo chiacchierando di cose PRIVATE. Sai, il lavoro.- specificò Rox facendo intendere che non era il benvenuto.
Vince sorrise sornione come se la cosa non lo toccasse minimamente e non si mosse di un centimetro.
-Sono piuttosto bravo nelle discussioni su vestiti e gossip.-
Mi ci volle davvero tanto self control per non prendere il posacenere accanto a me e dirigerlo a mo’ di freesbee verso il suo faccione.
-Quindi te ne intendi anche di sindrome pre-mestruale?- dissi di getto lanciandogli un’occhiataccia e un sorriso forzato di proposito.
Lui parve ancora più contento quando sentì la mia reazione.
Posso imparare.-
Cristo, quanto era pesante!
-Io non credo.- rimasi impassibile, non volevo alterarmi e rovinarmi la serata per colpa sua.
Rimase a fissarmi ancora per un attimo.
-D’accordo. Vi lascio ai vostri discorsi per stavolta, ma sappiate che non mi piace essere snobbato troppo a lungo.- disse con quello che voleva essere un tono scherzoso, ma che mi fece venire il latte alle ginocchia. –Alla prossima.- si alzò e si diresse verso i tavoli da biliardo pieno di sé.
Appena fu abbastanza lontano ci abbandonammo tutti in un versaccio simile a un lama in punto di morte.
-Potrei realmente ucciderlo, anche con un tagliaunghie se necessario.- dissi disgustato.
-Devo ammetterlo, mi pento di avertelo presentato.- commentò Rox lanciando un’occhiata torva nella direzione in cui era andato Vince.
-Dovresti pentirti di TUTTI i ragazzi che mi hai presentato, ma questo merita il premio “pattumiera d’oro”.- ribattei acido.
-Non è vero!- squittì lei.
-In effetti…- mormorò Ryuk dietro di noi.
-Insomma! Aiutami una volta tanto, sto solo cercando di trovare il principe azzurro per il nostro piccolo Mello, e sto usando tutte le forze di cui dispongo!- disse convinta.
-Uhm… illuminami, era una buona scelta il ragazzo “ombroso” del mese scorso che si è scoperto essere uno spacciatore di anfetamina?- la punsi sul vivo per sgonfiare le sue teorie.
-Sono tutt’ora convinta che non fosse poi così cattivo, e secondo me una volta felice e contento con te si sarebbe sicuramente disintossicato.-
-Rox… l’hanno portato via in manette dopo che ha tentato di ammazzare un cliente che non voleva pagarlo!- dissi esterrefatto.
-Oh…- arrossì leggermente –Comunque su una cosa siamo d’accordo, che Vince è stato un vero e proprio buco nell’acqua. Giusto?- concluse prima di tapparsi la bocca con la cannuccia del suo drink.
-Su questo chiunque sarebbe d’accordo.- borbottai.
Nessuno di aspettava che dietro all’apparente ragazzo tranquillo che amava alla follia i Guns ‘n’ Roses si nascondesse quello che mi piaceva appellare “troione di prima categoria”. Purtroppo quando ce ne eravamo resi conto lui si era già fissato con me, e non passava giorno in cui non ci provasse.
-Credo che ci berrò su per non sentire la disperazione.- annunciai alzando in aria la mia birra.
-La trovo un’ottima idea.- concordò Rox piuttosto entusiasta.
Ormai era stato deciso che piega avrebbe assunto la serata… e non sapevo se questa fosse una piega buona o cattiva.
 
-E poi gli ho detto, sentimi bene! Gli ho detto, se non fai subito uno sconto da te non comprerò più neanche un calzino!- disse Rox con voce stridula e presa da una ridarella incontrollabile.
-Io avrei detto la stessa cosa, tesoro!- sbiascicai facendo attenzione a non inciampare nei miei stessi piedi.
Avevo quella piacevole nebbiolina che mi imbottiva la testa e la sensazione di essere su una ruota panoramica da ore. Ringraziavo che avessimo trovato con successo la strada di casa, ma eravamo decisamente diventati professionisti in questo.
-Per Dio! Chi ha deciso di allestire un percorso a ostacoli per cavalli proprio qui?!- urlò Rox che appena entrata dal portone a vetri aveva rischiato di andare a finire lunga distesa sul pavimento per colpa di un corpo estraneo sul pavimento.
-Ma quale percorso a ostacoli! Sono scatolini, sciocchina!- risposi io ridendo e indicandone una pila immensa ammassata accanto a me con un gesto teatrale.
-Vuoi dire che è già Natale?- sbuffò lei –Non ho nemmeno fatto in tempo per prendere l’albero!-
-No, credo solo che gli addetti ai traslochi non abbiano nessun ritegno verso le povere persone ubriache come noi lasciando tutto questo casino a quest’ora.- mentre parlavo iniziavo  a sentire il mio corpo che non mi sorreggeva più –Posso suggerire di ritirarci ai piani alti? Credo che il mio fegato voglia riposare.-
Rox sbuffò di nuovo.
-Volevo curiosare solo un po’.-
-Ne avremo tutto il tempo domani… dopo un paio di aspirine magari.- bofonchiai trascinandola verso gli ascensori con la poca forza che mi era rimasta.
Mi annullai completamente appena toccai il letto, con come unico pensiero il desiderio di non svegliarmi con un’emicrania allucinante il mattino dopo.
Feci un sogno parecchio strano di cui ne ricordavo la metà, forse meno, ma bastava quel poco per farmi capire che decisamente dovevo diminuire con l’alcol. Ricordavo di essere in un labirinto fatto solo di scatoloni altissimi, traboccanti di qualsiasi cosa che ad intervalli irregolari mi crollava addosso, e ovunque guardassi non ne vedevo mai la fine. Correvo, ma non sentivo il pavimento sotto ai miei piedi, e per giunta iniziavo a sentire delle voci, anche se non riuscivo a capire in significato di quella frase.
“Ti segue, ti segue! Nella città dei dolci sapori ti segue!”
Poi tutto d’un tratto mi ritrovavo davanti ad una scatolina minuscola, grande quanto un porta anello. L’aprivo curioso, e appena cercavo di capire cosa ci fosse dentro venivo di colpo risucchiato al suo interno. In quel posto nuovo dovevano esserci un sacco di cose strane, ma solo di una avevo un’immagine nitida: un paio di occhiali da aviatore arancioni.
Li fissai forse per cinque secondi, dopodiché mi svegliai di colpo con il cuore che mi martellava nel petto.
Non ci voleva un genio per capire cosa volesse dire, ormai ci avevo fatto l’abitudine. Succedeva periodicamente, quando meno me l’aspettavo, poteva succedere una volta sola in due mesi o per tre notti di fila, non c’era mai un ordine preciso, ma il ricordo di… lui… in qualche modo non mi abbandonava mai.
Con un sospiro mi misi a sedere cercando di allontanare quel pensiero, e mi concentrai nell’ascoltare i postumi della sbronza. Tutto sommato me l’ero cavata bene, un leggero cerchio alla testa e lo stomaco che brontolava, e che io mi ricordassi non avevo avuto bisogno di nessuna incursione in bagno per tornare ad abbracciare l’amorevole water.
Uscii cautamente dalla mia stanza (ero sempre prudente da quando la mattina dopo una festa particolarmente pesante avevo aperto di colpo la porta con la grazia di un bisonte incazzato e avevo centrato in pieno Ryuk che si era addormentato nel corridoio in piedi, e si era conclusa con una visita al pronto soccorso con cinque punti in fronte al malcapitato) e mi diressi con una voglia di vivere pari a una medusa spiaggiata verso il soggiorno.
Tutto a posto, non c’era nessuna presenza preoccupante da nessuna parte. Puntai dritto verso la porta ed uscii sul pianerottolo diretto verso l’appartamento di Rox. Mi accorsi giusto un po’ in ritardo di non essermi nemmeno degnato di vedere come fossi vestito, e lo sguardo abbastanza eloquente della vecchietta vicino alle scale mi fece capire che FORSE uscire in boxer, una canotta con una spallina che penzolava senza voglia di vivere sul mio braccio, e i capelli devastati peggio di un ammasso informe di alghe non era stata proprio una buona idea.
-Oh buongiorno, Mello caro.- disse la signora cercando di non soffermarsi troppo sul mio abbigliamento.
Per fortuna era solo lei.
-‘giorno, Britt.- la salutai piuttosto in imbarazzo –Avevi bisogno di qualcosa?-
-No, tesoro. Volevo solo chiedere se voi ne sapevate qualcosa del nuovo inquilino al quarto piano, siccome sapete sempre tutto.- mi strizzò l’occhiolino con il suo tipico fare da nonna.
-Il… il nuovo inquilino?- balbettai cercando di fare mente locale.
Ah! Giusto, gli scatoloni.
-Ok, deduco che ieri sia stata una giornata finita con lo schioppo, eh?- ridacchiò mimando il gesto di bere da una bottiglia. Annuii facendo del mio meglio per non ridere –Allora gradireste se più tardi vi portassi qualche biscotto? Sono giusto in forno da cinque minuti.-
-Mi si illuminarono gli occhi.
-Quelli con la cioccolata?- chiesi speranzoso.
-Una MAREA di cioccolato.- rispose con sguardo complice.
-Sei unica, Britt!- dissi sorridendo a trentadue denti.
Lei fece un gesto di stizza con la mano.
-Avresti dovuto vedere quando ero giovane!- e detto questo scese le scale con una risata degna da vecchio film in bianco e nero.
Scossi la testa sorridendo.
Brittany Scott, settantanove anni, zitella di classe per scelta, non conoscevo persona più patriottica di lei. Eccentrica come qualunque ex attrice, bastava guardare i suoi capelli arancione acceso alla Vivienne Westwood per accorgersene. Chiunque, io per primo, avrebbe dato un rene per averla come nonna, anche se si poteva dire che io  e Rox eravamo diventati delle sorta di nipotini acquisti.
Oh, giusto! Rox!
Mi diedi una svegliata ed entrai nell’appartamento di Rox. Immediatamente mi resi conto che molto probabilmente a lei non era toccata tanta fortuna con i postumi della sbornia e a confermarlo erano le persiane tutte abbassate e il silenzio di tomba (solitamente teneva sempre accesa la TV o lo stereo). Mi addentrai nel suo appartamento dove il viola e un persistente profumo di incenso indiano dominavano. Il tappeto peloso, il divano con i cuscini zebrati, le innumerevoli cianfrusaglie citch messe in ordine quasi maniacale secondo i suoi canoni, e cercai di non soffermarmi su quello che era il suo vizio più frequente: la miriade di foto incorniciate che riempivano quasi ogni spazio possibile di un armadietto basso nel soggiorno. Inutile dire che il mio faccione idiota compariva in gran parte di quegli scatti a dir poco indecenti, in particolare la foto più grande di tutte che ci ritraeva agli Harry Potter Studios mentre ci infilavamo a vicenda a vicenda una bacchetta magica nel naso. Se uno dei nostri dipendenti o clienti avessero visto una di quelle foto la nostra credibilità sarebbe finita nel cesso in meno di mezzo secondo, ecco perché ci tenevamo alla larga da Facebook, Twitter e cose simili, se non qualche rara volta in cui creavamo un profilo falso per andare a ficcanasare in giro.
Proedetti vero la camera da letto tirando a indovinare in qualche assurda posizione l’avrei trovata. Aprii piano la porta trattenendo a stento un ghigno malefico.
-Rox?- la chiamai cercando di captare qualche grugnito.
Silenzio.
Feci scivolare la mano sulla parete finché non trovai l’interruttore della luce. Contai mentalmente fino a tre e l’accesi di colpo urlando.
-BUONGIORNOOOOO!-
Mi aspettavo di sentire urla e strilli, ma mi ritrovai a fissare il letto a baldacchino vuoto.
-Ma che…- farfugliai.
In quel momento sentii uno scappellotto raggiungere la mia testa facendomi prendere un mezzo infarto.
-Idiota.- sentii brontolare alle mie spalle.
Trovai Rox avvolta in una vestaglia viola, i capelli trattenuti in uno chignon mezzo sfatto e delle occhiaie che toccavano terra.
-Allora sei viva.- dissi massaggiandomi il punto appena colpito.
-Direi anche troppo. Sto percependo ogni mio osso che mi fa male, ho bisogno di cibo ipercalorico e un’aspirina.- disse con voce roca e strascicando i piedi con le sue pantofole-unicorno.
-Ti riprenderai presto quando ti dirò cos’ho appena scoperto, e tra l’altro stanno arrivando i biscotti di Britt.- dissi seguendola.
-Biscotti, gossip e latte caldo, la mia colazione preferita.-
Con altri borbottii incomprensibili alzò tutte le tapparelle mostrando un cielo uggioso, e si appostò sul suo cuscino-poltrona immenso sprofondandoci dentro.
-Cos’hai scoperto?- chiese massaggiandosi le tempie.
-Ce ne è uno nuovo al quarto piano.- dissi sganciando la bomba, sicuro di aver compito nel segno.
-Oddio, e l’hai visto? Quanto è alto? Colore degli occhi? Ha piercing e tatuaggi? Ti prego, dimmi di si!- partì alla carica rianimandosi di colpo.
-Ehi, non sono ancora Detective Conan, come facevo a vederlo se sono appena risorto anch’io?- dissi frenandola il più possibile.
-Allora cosa ci facciamo qui? Forza, forza! Andiamo a vedere se riusciamo a scoprire qualcosa!-
Circa cinque minuti dopo ci stavamo dirigendo verso il quarto piano armati di biscotti di Britt, spargendo briciole per tutto l’ascensore.
-Ok, appena scendiamo facciamo finta di essere qui per chiedere dello zucchero al signor Chap, fai il disinvolto.- disse Rox con la bocca mezza piena.
-Sarebbe stato più facile se tu mi avessi dato il tempo di sistemarmi un minimo.- ribattei sbuffando.
-Ti ho lasciato mettere i pantaloni, è più che sufficiente.-
Sperai con tutto me stesso di non avere davvero un aspetto troppo indecente e mi attenni al piano, sarebbe solo andata meglio se non mi fossi sentito un imbecille.
Prima ancora che capissimo quale fosse l’appartamento del nuovo vicino  fummo presi alla sprovvista da un sacco di urla.
-Signore, si calmi la prego!- stava dicendo un uomo con  una tuta da lavoro di una azienda per traslochi.
-Si calmi? SI CALMI?!- Lo sa che qui dentro ci sono cose che i collezionisti di tutto il mondo per averli venderebbero anche la madre?!-
-Ho detto che non deve preoccuparsi, è tutto in ordine.-
-Non mi sembrava da come stava buttando in giro a caso questi scatoloni!-
Decisamente non ne potevo più di vedere quegli odiosi pacconi marroni.
La voce che stava urlando era indubbiamente da uomo, ma dalla rabbia era stridula oltre l’inverosimile. Ci sporgemmo appena per guardare oltre le spallone del traslocatore per vedere di chi si trattasse, e quando sentii lo stomaco contorcersi e accartocciarsi alla sua vista capii che forse sarebbe stato meglio starmene a casa tranquillo a smaltire la sbronza della sera prima.
Stavo fissando un ragazzo non troppo alto, imballato in una tuta da ginnastica grigia, e i capelli color rame semi lunghi che incorniciavano i suoi occhi.
Verdi.
Erano QUEL verde.
Il suo nome mi rimbalzò in testa, ma avevo perso il dono della parola in una frazione di secondo e rimasi a fissarlo pensando di poter morire da un momento all’altro. Anche lui ora mi fissava, tutti in generale mi stavano fissando, probabilmente non dovevo avere per niente un bell’aspetto, ma a me non importava, era come se il tempo si fosse fermato.
Mi aveva riconosciuto?-
Di tutti i modi in cui avrei potuto ri incontrarlo non pensavo potesse succedere così.
La sua espressione era al limite del terrorizzato quando parlò.
-Ecco, adesso mi tocca anche fare delle figuracce con i nuovi vicini di casa!- sbraitò di nuovo contro l’uomo dei traslochi per poi tornare a guardarmi –Mi dispiace, non volevo assolutamente disturbarvi in nessun modo!- mi bastarono quei pochi gesti per far riavviare lentamente il mio cervello.
Mancava qualcosa…
Non c’era quell’accento leggero americano nella sua voce, era troppo educato perché al posto di dire “fare delle figuracce” avrebbe detto “fare delle figure di merda”, e in ultimo mancava il fattore decisivo: non c’era odore, nemmeno la traccia, del fumo di sigaretta.
Non era lui.
Ci assomigliava soltanto in maniera allucinante, ma non era lui.
Fortunatamente ci pensò Rox a salvarmi.
-Nessun problema! Noi abitiamo in cima al palazzo ed eravamo qui per caso. Sei appena arrivato?- chiese anche lei abbastanza tesa, forse perché aveva paura che stessi per avere un arresto cardiaco.
-D-davvero? Oh, meno male! Scusatemi ancora! A proposito, che maleducato, io sono Ryan Saintrow.- rispose lui visibilmente sollevato mentre mi tendeva la mano.
Seppi solo che per miracolo riuscii a sollevare il braccio come gesto automatico, il resto era il panico più totale. 




Eccoci qui ^^ direi che Mello a questo punto stia progettanto il mio omicidio per tutti i colpi che gli faccio prendere, porello XD
Dunque dunque, nuovi colpi di scena e nuovi particolari che fanno vedere com'é diventata la vita quotidiana del nostro amante del cioccolato, spero che siate soddisfatti, in ogni caso ci sono ancora altri particolari da svelare XD

Come avevo detto nel capitolo precedente, partirò con le "schede personaggio"! Per chi non l'avesse letto ho deciso di fare delle piccole descrizioni dei personaggi da me inventati, di modo che anche voi possiate farvi un'idea di come li vedo. 
Quindi mi sembra a dir poco obbligatorio cominciare coooooon... ROX!

Nome: Roxanne
Cognome: Flow
Soprannomi: Rox, Ultraviolet (soprannome in adolescenza), the Queen (<- piuttosto usato dai suoi dipendenti XD)
Età: 24 anni
Altezza: 1.60
Segno zodiacale: Scoprione
Descrizione: L'amante indiscussa del viola!
Rox é 100% londinese con qualche origine irlandese, ma é sempre vissuta nella grande città con la sua famiglia. Ha una famiglia piuttosto vivace, mamma, papà, una sorella più grande che vive a Bristol sposata e con due pargoli, nonna paterna e zia.
Ama con tutto il cuore il ritmo frenetico, lo shopping, i take away, tutto quello che sbrilluccica e che é appariscente (ovviamente ancor di più se viola!), e ogni cosa per lei deve avere qualcosa di particolare che nessun altro può avere.
Storia: In gioventù finisce gli studi obbligatori e inizia a frequentare il liceo, ma abbandona dopo un anno in piena ribellione adolescenziale. Passa la maggior parte del su tempo nei cosidetti punti di ritrovo per "alternativi", lavorando a caso in negozi di piercing di amici, e si guadagna abbastanza fama per i suoi modi non proprio femminili e abbastanza scontrosi.
Una sera sta aspettando l'autobus per andare ad un ritrovo punk incontra Mello, appena arrivato dal Giappone con furore e abbastanza malconcio. Forse per sesto senso decide di aiutarlo invece di andare all'appuntamento, e grazie a questa coincidenza Rox si vede salvata la faccia, siccome il giorno dopo viene a scoprire che il gruppetto di suoi cosidetti "amici" é stato arrestato per una tentata rapina. Attribuisce il salvataggio a Mello, e da quel momento instaura con lui una forte amicizia che la aiuterà anche ad abbandonare le brutte compagnie.
Proprio in quel periodo la ditta di moda di sua zia raggiunge l'apice del successo, e grata a Mello per aver riportato la amata nipotina sulla buona strada propone ad entrambi un posto di lavoro. Nel corso degli anni Rox subisce una trasformazione. L'essere della femminilità la pevade completamente facendole anche abbandonare (in parte) i suoi modi grezzi, e riesce a trovare addirittura un ragazzo. Sfortunatamente la storia non va a buon fine, finendo con una rottura tragica che lascerà Rox con l'amaro in bocca per molto tempo. Proprio grazie a questo riesce a plasmare il suo carattere glaciale sul posto di lavoro che la manderanno in alto, promozione su promozione, sempre affiancata da Mello.

Ed armeggiando con un po' di photoshop ho anche creato una Rox "reale" per farvi vedere come più o meno si presenta nella mia testa u_u questa sarebbe la versione "lavorativa" (cliccate il link qui sotto e datemi un parere u_u sperando che riusciate a vederle l'immagine >___<)
Rox

Passiamo ai ringraziamentiii!

loryiloveyou: Wuhuuu grazieee ** ho provveduto immediatamente a correggere l'errore imperdonabile u__u 

Dede_Jeevas: Tadaaaaan u___u visto che Ryuk non l'ho dimenticato per strada?? Anzi, invece di metterlo a fare videochiamate ero talmente affezionata al personaggio che l'ho trascinato sul campo di battaglia u.u ohohohoh!

Bene, anche per oggi é tutto! Ci vediamo nel terzo capitolo, come sempre recensioni come se piovessero mi raccomando! >_< ciauuuuuu!
  
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