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Autore: noewalrus    20/08/2013    1 recensioni
Provate a mettere un calderone sul fuoco, e, mentre girate a fuoco lento, aggiungete due amiche, un bus, due strampalati biglietti per un fantomatico tour inglese e un po' di zucchero... Ah, non dimenticate l'ingrediente principale: i Beatles.
Genere: Fluff, Romantico, Song-fic | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro personaggio, John Lennon , Nuovo personaggio, Paul McCartney , Quasi tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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#spazioautrice

Salve a tutti! Ecco il secondo capitolo. Domani partirò per Londra e ci resterò fino al 27, quindi in questi giorni non aggiornerò ;) Vi consiglio come sempre la lettura accompagnata dall'ascolto della canzone del titolo. E ora, adios e buona lettura! 

Noe.

 

 

 

- Avete mezz'ora per visitare il piccolo borgo di Chesham, dopodiché risaliremo tutti sul bus e ripartiremo verso l'avventura! -
A Halie, l'idea di visitare quella minuscola città - se di città stiamo parlando - sembrava assolutamente assurda. Non aveva molto da offrire in sé a parte pub e negozi vari, essendo davvero un piccolo paesino, ma, appena fuori, c'erano moltissimi prati e valli che, con la tipica nebbia di inizio autunno, assumevano un'aria spettrale, molto suggestiva. Halie s'era appena comprata una macchina fotografica e cominciò a scattare foto. Fu lì che lo vide.
Se ne stava seduto per terra, a contemplare il paesaggio con un foglio ed una penna in mano. Spiccava, con i suoi abiti marroni, in mezzo ad un immenso campo di fragole. 
Halie corse giù per la collina e lo raggiunse, in preda ad una strana curiosità che non le apparteneva mischiata all'incoscienza. 
- Salve, che fa di bell...- fu l'unica cosa che disse, prima di venire interrotta da un gesto della mano sinistra di quel ragazzo, che la intimò a tacere e a sedersi accanto a lui. 
Lei obbedì. Lui iniziò a spiegare.
- Le parole non servono, a volte. Lo senti? Lo senti anche tu? Tutto ciò che vorremmo dire quando apriamo la bocca si dissolve e entra a far parte di questa nebbia... E ognuno capisce tutto senza dire una parola. -
Halie lo guardò attentamente. 
Indossava degli occhiali tondi. Dimostrava almeno cinque anni in più di quelli che aveva realmente, ma era di una bellezza stupefacente, resa più matura da quei baffetti e un leggero accenno di pizzetto agli angoli della bocca. 
Ad un certo punto, dopo essersi acceso una sigaretta, cominciò a scrivere qualcosa sul foglio con una grafia non esattamente bella.

 

Intanto Gabby stava facendo colazione in un piccolo bar nella piazza principale del borgo. Non era sola: stava chiacchierando con quel ragazzo conosciuto sul bus, che aveva incredibilmente smesso di fumare e masticare chewing gum. 
- E quindi ti chiami Gabby? Bel nome, ragazza. -
Lei abbassò lo sguardo e arrossì.
- Oh, cavolo, tra poco ripartiremo e non ho ancora finito il caffè. A proposito, io sono Paul. -
Si portò la tazzina alla bocca e bevve tutto d'un fiato. Poi si alzarono, pagarono il conto ed uscirono insieme dal locale. 
- Beh, abbiamo ancora dieci minuti... Ti va di fare un giro? -
- Okay! - rispose Gabby sorridendo.
Era molto strano. Di solito era molto loquace, quasi logorroica, e invece quel giorno sembrava che le avessero rubato la voce. 
O magari, più semplicemente, lei lasciava parlare lui per sentire la sua bellissima voce. 
- Non sono mai stato in questo paese. È pazzesco come si può vivere a Londra da una vita e non essere mai stati qui. -
- Neppure io ho mai visitato le città qui vicino. Non è male, vero? -
- Un po' troppo piccolo, ma non è male. -
Tra una frase e l'altra erano arrivati al bus ed erano saliti, continuando a chiacchierare di cose così. Gabby aveva visto dal finestrino Halie arrivare con un ragazzo abbastanza strano, erano saliti anche loro e lui si era seduto con un suo amico proprio davanti a lei. 
- John, dannazione, dov'eri finito? Stiamo per partire - disse Paul.
- Quando pubblicheremo il nuovo singolo e io avrò una canzone da lato A che otterrà il primo posto, capirai - e gli sorrise maliziosamente.
 - Si, sempre se un giorno o l'altro non ti perdi in un prato - gli disse ironicamente il ragazzo seduto con lui. Aveva un accento particolare.

 

- Bene, amici miei, siete tutti a bordo? Perfetto! Mettetevi comodi perché la prossima fermata sarà tra circa tre ore. Per qualsiasi cosa, rivolgetevi pure a me o a Miss Winters! - disse al microfono Jolly Jimmy.
Un altro ragazzo, seduto in prima fila, si alzò e si diresse verso i tre.
- Ragazzi, io non ce la faccio. Tre ore con quella pazzoide di mia zia seduta accanto! Io non ci riesco. -
- Lascia fare a me - bofonchiò colui che corrispondeva al nome di John.
Si alzò e andò da un vecchietto. Gli bisbiglio qualcosa all'orecchio e un lampo attraversò quegli occhi anziani. Dopodiché, il vecchietto era seduto proprio vicino a Jessie. 
John tornò trionfante.
- Ma come hai fatto? - gli chiese stupito il nipote di Jessie.
- Ringo, Ringuccio mio, all they need is love - rispose John poeticamente.
- Oh mio Dio - disse il ragazzo dall'accento strano e scoppiò a ridere.
- Shhhh, George, rischi di svegliare Gabby - gli intimò Paul.
- Gabby? Paul, abbiamo già fatto conquiste, vedo - ridacchiò John.
- Si, certo, e tu, con quella seduta dietro proprio dietro di te? Siete incorreggibili, ragazzi... - George alzò gli occhi al cielo.
- Beh, in ogni caso, vi ringrazio e... whoop! - Ringo, nel tentativo di sedersi vicino a Paul, scivolò a causa di una frenata brusca dell'autista e fece un capitombolo degno di un film con Jerry Lewis. Il che scatenò una risata generale.
Gabby si svegliò di colpo e vedendo Ringo a terra, rise e sghignazzò come una pazza. Halie, che aveva assistito a tutta la scena, rise con la sua risata cristallina. 
I Beatles, a parte Ringo, si contorcevano letteralmente dalle risate. Lui era ancora per terra e si guardava in giro rassegnato. 
Combinava sempre qualcosa.
- Ahahahah, dai Ringo, ora siediti e smettila di fare il pagliaccio - gli disse ironicamente Paul. 
Il malcapitato sbuffò e si sedette.
- Beh, credo che sia ora di fare delle dovute presentazioni... - sospirò mentre si sistemava sul sedile.
- Giusto! - annuì George. - Voi ormai avete capito i nostri nomi, scemi come siamo, ma voi chi siete? -
- Io sono Gabby e lei è la mia amica Halie. Abbiamo diciassette anni e siamo di Londra. -
- Perfetto - borbottò John accendendosi una sigaretta. Fece un tiro, poi la passò a George, che ripeté il rito e fece per passarla a Gabby. All'inizio era stupita, ma poi la prese e aspirò. Iniziò a tossire convulsamente.
- Gabby, Gabby, stai bene? - disse preoccupata Halie.
- Che novellina - commentò Paul ridacchiando.
- Si, si, tutto bene - rispose Gabby sorridendo. 
Si era ripresa e stava passando la sigaretta a Halie, che senza dire una parola le lanciò un occhiata come per dire 'tu sei pazza' e facendo capire che rifiutava gentilmente. Allora la diede a Paul, che infine la passò a Ringo. Il giro si ripeté più volte, fino a che non ne rimase solo un piccolo mozzicone. 
Allora John frugò nella tasca della giacca e trovò la sua armonica a bocca. Cominciò a suonare Love Me Do e tutti e sei la cantarono in coro. 

 

- Visto? Quelle due hanno fatto fluire la magia nei Beatles. E quando un gruppo così è pieno di magia, tutto può accadere. -
- E va bene, devo ammettere che avevi ragione. Dove si stanno dirigendo ora? In che direzione? -
- A nord-ovest, verso Aylesbury.

 

  
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