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Autore: Dicembre    01/03/2008    7 recensioni
Nyven è uno schiavo, nato in catene non ha mai vissuto una vita diversa, per lui un padrone vale l'altro. Quando viene venduto al Crocevia, non può immaginare chi sia il suo nuovo padrone, nè chi viva alla sua corte. Si accorge però subito che il luogo dov'è stato portato è completamente diverso da tutto ciò che ha visto e da tutto ciò che ha vissuto. Irìyas l'ha acquistato per i suoi capelli, cremisi ed indomabili, che hanno una proprietà indispensabile di cui neanche un mago della sua potenza può fare a meno. Specialmente quando il mago si ritrova ad affrontare il Fuoco Eterno, scagliatogli contro da un suo vecchio amico e si ritrova legato ad una promessa fatta ad un drago per cui farebbe di tutto. Nyven è intrappolato in quest'intreccio di tradimento e di fedeltà e ne rimane inevitabilmente affascinato. Ma c’è un fondo cremisi, un’anima dedita al fuoco nel ragazzo, che nessuno sa spiegare , ma che tutti temono. E’ innata, sconosciuta ed indomabile.
Il mago però non può lasciarlo libero, e Nyven non conosce cosa giace nel suo animo. La matassa è stata srotolata troppo tempo prima perché ora si possa tornare indietro. Il Re, il cavaliere e amico del mago, il traditore… Tutti vogliono qualcosa, mentre il Regno rischia di ardere in eterno.
Genere: Romantico, Fantasy, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo Tre

 

Nyven non riusciva a smettere di guardarla.

La sua sagoma, a volte, si confondeva con l’acqua dell’ambiente, i lineamenti del viso sembravano appena accennati, eppure era bellissima.

Il ragazzo le si avvicinò lentamente.

“Sa benissimo che la stai guardando” la voce di Irìyas era un sussurro nel suo orecchio. Nyven si voltò spaventato, ma vide che il mago era distante.

Riportò la sua attenzione sull’Ancella.

Non avrebbe mai creduto possibile vedere un dio, invece lei era lì, di fronte a lui, intenta a fare qualcosa che Nyven non capiva.

Agli occhi umani appariva fatta d’acqua, trasparente. I capelli sembravano raccolti, ma a volte ricadevano pesantemente sulla spalle di lei, con uno scroscio.

 

Le Ancelle - divinità marine il cui compito era quello di raccogliere l’acqua del mare che cadeva ai confini del mondo, per poi rigettarla  nel Mare Interno ed evitare quindi che questa cadesse, lontano dalla terra - erano fantasticherie per alcuni. Irraggiungibili per i più. Le loro enormi giare in Cristallo di Vento, la loro bellezza eterna e sfuggevole erano la leggenda più antica di tutto il Regno.

Nyven non sapeva esattamente dove si trovasse il castello del mago e, di conseguenza, non aveva idea di quanto fosse vicino ai confini.

Il Regno toccava, in due punti,  la fine del mondo, dove il mare cadeva giù.

 

“Siamo vicini alle Colonne?”

“Non hai idea di dove ti trovi?”

Nyven scosse la testa: “No signore”

“Né perché un’Ancella si trovi qui”

“Questo lo reputo un miracolo…” disse Nyven arrossendo.

Irìyas sorrise all’ingenuità del ragazzo “Non esistono miracoli” poi tese una mano all’Ancella che smise di fare quello che stava facendo – Nyven non aveva idea di che cosa fosse – e si avvicinò al mago.

Sembrò sorridere e sembrò guardarlo negli occhi a lungo. Poi gli mise le braccia intorno a collo, lasciando le l’acqua bagnasse i suoi capelli corvini.

Lo strinse a sé e, in uno scroscio, scomparve, ricomparendo esattamente dove Nyven l’aveva vista all’inizio.

Era così bella…

“Siete bellissima” Nyven si sentì dire. Lei lo guardò e rise, divertita.

“Dovresti imparare a parlare ad un’Ancella”

“Signore?”

“Non puoi rivolgerti ad una dea come se ti rivolgessi ad un qualunque mortale”

Ma l’Ancella si avvicinò al mago con l’aria corrugata e Irìyas scoppiò a ridere

“Non è d’accordo” spiegò “ dice che il tuo complimento le ha fatto molto piacere” e poi rise di nuovo.

Nyven guardò il suo padrone, mentre questi era intento a parlare con l’Ancella. Sembrava così felice e rilassato, che il ragazzo osò, di nuovo, prendere la parola.

“Dove siamo qui, signore?”

“A Nord-Est, fra Tagorln ed Epsèda,”

Nyven sgranò glì occhi ripensando a Droà, dove da sempre era vissuto “Fin lassù…”

L’Ancella sorrise di nuovo divertita

“Le devi essere particolarmente simpatico, ma non confonderti. Lei” disse prendendo una mano della dea ed avvicinandosi al ragazzo “E’ un Ancella delle Colonne del Sud”

“Nel territorio di Droà?”

Iriyas annuì “Ed è qui per aiutarmi”

Fu in quel momento che Nyven si rese conto che la persona che aveva davanti non era semplicemente un mago bizzarro ed originale che si circondava di stranezze.

Chi poteva avere un’Ancella al proprio servizio?

Sebbene la dea sembrasse felice di essere lì, probabilmente di sua scelta, quale mago poteva sperare nell’aiuto di un dio?
Nyven guardò spaventato l’uomo di fronte a lui. Era un umano; la catenina d’argento che correva attraverso i suoi lobi indicava il suo rango, ma…

Nyven lo stava guardando con la bocca aperta.

“Chiudila” gli disse Irìyas aspramente “e rispondimi, che cosa spegne il fuoco?”

Nyven si scosse da quel torpore momentaneo, abbassando velocemente lo sguardo.

“Non lo so, mio signore” rispose, questa volta.

Il ragazzo ebbe la sensazione che il padrone sorridesse, ma se effettivamente lo fece non seppe dirlo. Non vide le sue labbra muoversi.

Non capì quindi se fosse un sorriso di scherno, di approvazione, di derisione oppure se fosse un’illusione della sua mente. Ma non ebbe il tempo per pensarci, Irìyas condusse l’Ancella per mano, sin dove aveva lasciato il suo lavoro e lo sollevò: una rete sottilissima appoggiata sull’acqua.

Ne staccò un pezzettino.

Protese il palmo verso Nyven: un frammento di una corda forse?

Ma quando Nyven vide che cosa il mago stava porgendogli sul proprio palmo, fu troppo confuso per dire qualcosa.

Un filo cremisi, inzuppato d’acqua, ma così brillante da apparire luminoso

“E’ un tuo capello”

E così dicendo, il mago buttò il filo nello stesso fuoco dove poco prima aveva buttato l’acqua.

Le fiamme crepitarono, si alzarono per un istante, ma poi Nyven sentì uno sbuffo, quasi una voce roca di chi non ha più fiato. Le fiamme si ripiegarono su se stesse, schiacciate e soffocate.

Si spensero quasi subito, le ultime braci si trasformarono in cenere.

Il rosso del fuoco scomparve.

“I miei…” Nyven si portò una mano sulla testa, completamente rasata.

“Ricresceranno, molto in fretta”

“Ma come…?”

“Com’è possibile?”

Nyven annuì

“I tuoi capelli soffocano il fuoco, qualunque fiamma, anche  ben più alta di quelle nel camino” Irìyas apparve estremamente serio “ E io devo spegnere un fuoco che non è mai stato spento prima d’ora”

Nyven fece per chiedere qualcosa, ma gli occhi del padrone gli impedirono di farlo. Per un istante, vi vide dolore e a lui, uno schiavo, non era permesso fare domande.

Un fuoco mai spento…

“E l’arte di una dea d’acqua” continuò Irìyas come se non ci fosse stata alcuna pausa fra i suoi pensieri “L’arte di un’Ancella, permette ai tuoi capelli di essere perfetti e pronti. Sta intrecciando con le sue mani una rete”

Il ragazzo fece un passo verso l’Ancella che, con mani esperte, stava tessendo i suoi capelli cremisi.

“Ma io ora sono…”

Nyven si rese conto di non avere più capelli in testa e, di conseguenza, di non essere più utile al padrone “Mi manderete via?”

Era davvero così triste al pensiero di andarsene?

C’era qualcosa di così affascinante in quel posto, che Nyven sperò di essere di qualche aiuto e di non essere costretto ad andare via.

Irìyas sorrise: “I tuoi capelli cresceranno in fretta, non ti manderò via” rispose, quasi avesse letto i pensieri del ragazzo “Sarebbe stato sciocco l'averti acquistato per quella cifra, per prendermi solo i tuoi capelli…”

“Oh…” Annuì Nyven sollevato “Che cos’altro devo fare?”

“Ora va’ a letto, tra poco avrai molto sonno… Domani torna qui, aiuterai l’Ancella ad intrecciare i tuoi capelli e aiuterai Zir in alcune faccende” A quelle parole, Irìyas rise divertito, come se gli fosse venuto in mente qualcosa di molto buffo “Zir non sarà per niente contento di dover badare ad un ragazzino…”

Nyven abbassò lo sguardo, non era certo così piccolo da aver bisogno di una balia, nè di un supervisore.

Non sapeva esattamente gli anni che aveva, ma sicuramente più di diciotto soli.

“Quanti anni hai ragazzo?”

“Non lo so signore. Da quando ho memoria, ho contato diciotto soli…”
”Quindi - più o meno - ne avrai ventidue, ventitre…”

“Sì, signore””

“E leggevi mappe…”

“Le disegnavo… anche... “
”Anche questo ci tornerà molto utile” aggiunse il mago annuendo “Ma ora va’, devi dormire”

Nyven esitò e Irìyas lo guardò negli occhi, obbligando il ragazzo ad abbassarli “Nel sonno, i tuoi capelli cresceranno di più”.

 

 

Quando Nyven alzò di nuovo lo sguardo si ritrovò di fronte alla cassapanca impolverata nella stanza vuota.

Non c’era alcuna traccia delle scale d’acqua, solo qualche granello di polvere che ancora svolazzava, dopo che il coperchio della cassapanca s’era chiuso bruscamente.

“Ma…”

Nyven non capì, s’era sognato tutto?

Sospirò, scrollando la testa.. Fece per fare un passo verso la porta – forse Zir l’avrebbe aiutato a capire – e solo in quel momento notò i suoi piedi zuppi

Il ragazzo era più confuso che mai, ma non gli venne dato il tempo di riflettere.

“Allora!” sentì una voce gridare “Torni su o vuoi l’invito scritto?” Zir stava urlando

“Arrivo!”

Non poteva farsi troppe domande, lui non era certo lì per avere risposte.

Che importava se non capiva il suo nuovo padrone?

Che importava se non riusciva a capire quel… quel luogo in cui era stato portato. Sarebbe stata la sua nuova casa e il mago il suo nuovo padrone.

Che senso aveva essere così confuso?
Eppure Nyven non riusciva a mettere in ordine i pensieri che si affollavano nella sua mente e, neanche, riusciva a farli tacere.

 

La vecchia porta impolverata era aperta, le sale che portavano da Zir erano tutte in salita: ma non era forse salito per raggiungere quello sgabuzzino?

Sospirò.

Avrebbe impiegato molto tempo per capire quella casa e il suo nuovo padrone.

 

 

Il coniglio lo stava attendendo, picchiettando  le dita sulla parete

“Guarda che la prossima volta non ti aspetto!”

“E’ che…”

“Sìsì, lo sgabuzzino, ma potevi comunque fare prima”

“Ma io non…”

“Non capisci, certo. Cosa vuoi capire, il primo giorno”

“Sì, però…”

“Niente però, devo farti vedere la stanza, o vuoi dormire nello sgabuzzino da basso?”

“Ovunque and…”
”Certo ovunque. Vuoi che ci creda? In quella topaia impolverata non ci starei neanche legato”

“Dove…”

“Dove dormirai? Nella tua stanza, ovvio!”

Nyven sospirò all’ennesima interruzione. Non avrebbe cavato molte informazioni da Zir, quella sera.  Tentò allora di cambiare strategia, mentre cercava di stare al passo del coniglio che quasi correva

“Il padrone?”

“Il padrone cosa?”

Aveva sperato Zir completasse anche quella frase

“L’ho incontrato”

“Certo che l’hai incontrato”

“In una stanza d’acqua”
”Mica pensavo l’avessi incontrato nello sgabuzzino”

“Ma come…. “

Al che Zir si fermò di colpo e si girò a guardare Nyven, spingendosi gli occhiali contro il naso

“Non cercare di capire quello che non puoi capire, ragazzo. Non così presto. Il consiglio che ti posso dare io è quello di osservare, se vuoi capire. Nessuna domanda – qua dentro – porterà ad una risposta chiara, perché non esiste nessuna risposta certa.”

Zir guardò il ragazzo negli occhi “Ci sono molte faccende complicate e forze coinvolte di cui meno sai e meglio è. Fa’ ciò che ti compete, ma cerca di…” poi s’interruppe scuotendo la testa, quasi si fosse ricordato di qualcosa.

“Cosa pensi di Irìyas” chiese dopo un attimo

Nyven esitò, ma non i suoi occhi. Gli era apparso inquietante e gli era apparso forte. Gli era apparso terribile e pauroso, ma anche bello. Gli era apparso affascinate. Gli era apparso irraggiungibile, ma soprattutto voleva rivederlo, voleva parlare di nuovo con lui, per capire esattamente che cosa stesse pensando di Irìyas.

Vedendo l’esitazione del ragazzo e la sua bocca leggermente aperta, ma priva di parole, Zir scrollò le spalle, apparendo sconsolato.

Riprese a camminare, ma non disse più una parola: lo sguardo di Nyven era stato sufficiente per dirgli tutto.

 

***

sine nomine: sono contenta che ti piaccia *_* In effetti, non voglio dare molto a "vedere" le motivazioni sottese di uno o dell'altro personaggio. Voglio costruire i loro caratteri e le loro ambizioni piano piano. Penso che sia molto più coinvolgente, per chi legge. Anche se, devo ammettere, più complicato per chi scrive. Per quanto riguarda Irìyas e la sua caratterizzazione. Vorrei renderlo stizzoso, arrogante, ma non per questo fastidioso o antipatico. E il suo essere bello mi aiuta molto. Spero di risentirti, anche ora che c'è l'obbligo di registrazione per le recensioni ^_^

Dolceamara: Ciao ^_^/ In effetti, devo essere sincera, alcuni capitoli sono più pregni di altri. Probabilmente per quello che hai detto tu, il punto di vista di Nyven confonde lui, ma allo stesso tempo, confonde la visione di chi legge. Inoltre le variazioni di ritmo mi servono perchè mi aiutano a creare un'atmosfera di incertezza. L'incedere di ognuno dei personaggi vorrei che fosse un po' frammentato. Grazie mille per la tua recensione, baci. A presto.

BeautifulKirja: Benvenuta e grazie per il commento. Spero che il prosueguo del racconto ti coinvolga altrettanto ^_^

BiGi: L'ambientazione di questo capitolo era fondamentale, Irìyas doveva entrare in scena in modo piuttosto teatrale (è un teatralone, alla fine XD). Questa cosa della registrazione piace poco anche a me ._.

Erika Dreven/Aphrodite: Oh che onore. Davvero hai cominciato a scrivere dopo Hiruseki? /me arrossiche. E' l'unica fanfiction che ho scritto impegnandomi davvero. Poi ho subito abbandonato il genere, ma a lei tengo tanto. Cremisi è di genere diverso, ma se il fantasy ti piace, benvenuta a bordo! (la panciotta di Zir è troppo morbida °_°). Nessuna noia dalle chiacchiere, figurati. Anzi, spero di risentirti quanto prima, perchè mi ha fatto proprio piacere.

 

Un bacio a tutti.

 

  
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