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Autore: _LilianRiddle_    30/08/2013    3 recensioni
Eccomi tornata con una nuova storia, dopo tanto tempo. Questa volta mi sono dedicata ad una Dramione, un genere che io amo da morire. E' la prima, siate clementi ^^.
Dal testo:
"- Maledizione! – esclamò, preoccupandosi ancora di più vedendo Luna poco lontano da lui, priva di sensi.
S’inginocchiò accanto al ragazzo, che stava tentando, invano, di alzarsi.
- Fermo Malfoy, fermo. – cercò di trattenerlo Hermione, con le mani tremanti e le lacrime agli occhi, troppo preda delle sue emozioni per riuscire a formulare anche il più semplice degli incantesimi di cura.
Il ragazzo la scacciò malamente, tentando ancora una volta di alzarsi.
- Non ho bisogno del tuo aiuto, Mezzosangue. Ce la faccio da solo. – disse tentando di suonare cattivo e minaccioso, respingendo le sue mani.
- Zitto, Draco, zitto. – sussurrò Hermione. Il ragazzo sussultò sentendo il suo nome pronunciato proprio da lei, proprio da quella che avrebbe dovuto insultarlo e picchiarlo come avevano fatto quei ragazzi. E ne avrebbe avuto tutto il diritto, di questo era sicuro.
- Io non mi sono difeso, Hermione. – bisbigliò lui, prima di svenirle tra le braccia. "
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ginny Weasley, Harry Potter, Nuovo personaggio, Ron Weasley, Un po' tutti | Coppie: Draco/Hermione, James/Lily, Lily/Severus
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Saving each other - How to save a life'
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Capitolo III
 

Vorrei dedicare questo capitolo ad una persona veramente speciale per me: la mia Lu.
Questo capitolo è per te che finalmente hai quasi finito la tua meravigliosa storia <3



Hermione era ferma, davanti alla lapide nera sui cancelli di Hogwarts. I ragazzi passavano e non la guardavano neanche, forse troppo presi da se stessi, forse spaventati nel vedere il nome di un proprio amico tra quelli che erano morti. Qualcuno si fermava pochi secondi, cercando il nome che tanto gli premeva di trovare, come ad assicurarsi che quella era la realtà e che era davvero successo tutto quello che aveva sconvolto Hogwarts e poi tornava sui suoi passi, magari asciugandosi una lacrima, magari respirando più pesantemente. Nessuno, però, si fermava a leggere.
Hermione era ormai lì da molti minuti. La sfilza di nomi era impressionante, alcuni non li aveva mai sentiti nominare, leggendo altri, invece, sussultava. Come quando a metà di una lunga colonna, lesse il nome di Colin Canon. Gli avevano detto di andarsene, lo avevano costretto ad andare nel tunnel che portava alla Testa di Porco insieme a tutti gli altri ragazzi troppo piccoli, ma aveva trovato il modo di tornare indietro ed era morto. Morto, così giovane. Si sentì in colpa, ripensando a tutte le volte che, stupidamente, gli aveva urlato contro o quando sperava che inciampasse e spaccasse la sua macchina fotografica, che non abbandonava mai, quando le dava fastidio scattando foto su foto che poi creavano un sacco di casini che lei doveva andare a sistemare.
Una lacrima le scese lungo la guancia, mentre qualcuno le si affiancava. Si girò, guardando Neville. Non era più il ragazzino paffuto che al primo anno si era presentato dicendo che aveva perso Oscar, il suo rospo. Anche lui leggeva. Leggeva quei nomi e il suo corpo era scosso dai singhiozzi, proprio come quello di Hermione. Stettero vicini così finché le loro emozioni non si calmarono.
- Andiamo, Herm. Gli altri si staranno chiedendo dove siamo finiti, e io non voglio in alcun modo destare dei sospetti, no? – disse sorridendo lievemente.
Una risata spenta proruppe dalla gola di Hermione.
- Hai ragione, Neville. Andiamo. –
Senza guardarsi indietro, s’incamminarono verso il castello.
Lo Smistamento dei nuovi studenti era appena iniziato quando Hermione e Neville entrarono in Sala Grande. Tutti gli sguardi, per molti minuti, furono rivolti a loro. Erano eroi, eroi della Guerra Magica. Tutte le ragazze volevano essere come Hermione, e i ragazzi sognavano di diventare coraggiosi come Neville, Ron ed Harry. Non sapevano, non sapevano che cosa voleva dire partecipare a una guerra.
Lo sguardo di Hermione vagò per la Sala, fino ad incontrare gli occhi tristi di Malfoy. Sedeva impettito in mezzo al suo tavolo, ma l’unica persona che sembrava avvicinarsi a lui era Blaise Zabini, oltre ad Ashling, ovviamente.
Strano. Pensò Hermione. Che Blaise sia suo amico?
- Herm. Herm! Ci sei? Cosa stai guardando? – domandò Ginny seguendo lo sguardo della ragazza. Sospirò, notando chi stava osservando.
- Ma che ti prende oggi, Hermione? Che cosa c’è che non va? – chiese con voce stanca.
La ragazza rimase senza parole, applaudendo ad una bimba bionda che veniva assegnata a Grifondoro.
- Non lo so, Ginny. Non lo so proprio. – sussurrò.
Finalmente anche l’ultimo bambino venne smistato e la preside si alzò per fare il discorso. Fu strano vedere alzarsi la professoressa McGranit e non il professor Silente.
- Non voglio annoiarvi con un lungo discorso, ragazzi. – esordì la professoressa. – Una sola cosa vi voglio ricordare: Hogwarts è cambiata. Ma sarà sempre la nostra casa. Rendiamole onore, quest’anno. Buon appetito. –
E con un battito di mani, le pietanze apparvero sui quattro tavoli della Sala Grande. L’odore meraviglioso dei cibi riportarono Hermione indietro negli anni, al suo primo banchetto, a come si era sentita felice in mezzo a tutti gli altri ragazzi, anche se il suo essere Mezzosangue l’aveva sempre portata a non sentirsi mai completamente a proprio agio ad Hogwarts, nonostante considerasse la scuola la sua casa e fosse fiera di quello che era diventata.
Mangiando, i suoi occhi si posarono su Neville. Sedeva lontano da tutti, allontanando tutti quelli che si avvicinavano. Aveva il piatto pieno, ma non aveva toccato ancora nulla. Sedeva dando le spalle al tavolo di Serpeverde, ma Hermione notò che Ashling guardava intensamente le spalle del ragazzo. S’incupì, guardando Ashling. Quella ragazza era un mistero. Si era distinta subito, fin da quando arrivò ad Hogwarts. Era una Serpeverde, ma non come gli altri. Era allegra, brillante, divertente. Faceva amicizia con tutti, senza distinzioni o paranoie sul sangue puro. Eppure, c’erano giorni in cui la sua parte oscura veniva fuori. Diventava scontrosa, lunatica, cinica, quasi cattiva. Allora sembrava la peggiore dei Serpeverde.
Neanche lei mangia notò Hermione. Come notò anche gli sguardi preoccupati che Malfoy le lanciava di tanto in tanto. Sembrava che Ashling fosse l’unica a tirar fuori il lato nascosto, il lato umano, di Malfoy, che cercava sempre di essere ciò che non era e che non sarebbe mai stato.
- Signorina Granger, quando ha finito, la pregherei di venire nel mio ufficio. – disse la professoressa McGranitt, comparendo all’improvviso. Hermione fece un balzo e si alzò in piedi, guardandosi intorno all’allarmata, fino a che non capì che non c’era alcun pericolo e che era solo la professoressa McGranitt.
Cercando di respirare più lentamente, si sedette e annuì.
- Ma certo, professoressa. Arrivo subito. –
Quando la McGranitt ebbe finito di girare per i tavoli in cerca dei Caposcuola delle altre case, si avviò verso il suo ufficio, altera come sempre.
Hermione salutò gli altri, avviandosi dietro la professoressa, diretta all’ufficio del preside, che una volta era stato di Silente.
- Ma Herm, non hai mangiato quasi niente! – esclamò Harry.
La ragazza cercò di sorridere, mostrando che andava tutto bene.
- Non ho molta fame, Harry. Non ti preoccupare, magari dopo faccio un salto nella cucine. – rispose incamminandosi.
- Ma che le succede? – chiese Ron.
- È quello che mi chiedo anch’io, ragazzi. Non è la stessa Hermione degli altri anni. La guerra l’ha cambiata, in un modo completamente diverso da come ha cambiato noi. – rispose Harry, serio.
- Lei è bloccata, Harry. Lei è bloccata da qualche parte dentro la sua mente e non riesce a venire fuori. Avrebbe bisogno di qualcuno accanto. – disse Ginny.
- Ma ha noi, Ginny! Siamo i suoi amici! Le vogliamo bene, no? Di che altro ha bisogno per essere felice? – domandò Ron.
- Lo so che ha noi, Ron, ma non bastiamo. Ha bisogno di una persona accanto che la ami e la protegga. Perché io ho Harry e Harry ha me. E tu hai un sacco di ragazze che ti trovano interessante e cerchi di venire fuori dalla guerra grazie a loro. Ma lei chi ha? Lei non ha nessuno, per questo è bloccata. – rispose Ginny.
- E cosa possiamo fare per salvarla? – chiese ancora Harry, preoccupato.
- Noi niente. Possiamo starle accanto e darle tutto il nostro appoggio e sostegno, ma dovrà salvarsi da sola, se non trova qualcuno. – rispose Ginny.
I ragazzi rimasero in silenzio, valutando le parole di Ginny. I sensi di colpa attanagliavano Harry, ma cercò di rilegarli in un cassetto della mente, aspettando la notte per tirarli fuori.
 
***
 
Hermione fu la prima ad arrivare davanti ai gargoyle che separavano l’ufficio della Preside al resto di Hogwarts. Era indecisa se salire o aspettare gli altri. Dopo vari ragionamenti, decise che non ci sarebbe stato nulla di male a salire per prima.
- Api frizzole – sussurrò.
I gargoyle si girarono mostrando una scala a chiocciola lunghissima, che l’avrebbe portata dalla McGranitt senza il minimo sforzo. Salì sul primo gradino e la scala cominciò a girare, salendo sempre di più, fino a fermarsi davanti a una porta di legno scuro. Bussò, cauta. Da dietro la pesante porta la voce forte della professoressa esclamò: - Avanti! –
Senza altri indugi Hermione entrò nella stanza. L’ufficio era rimasto tale e quale dall’ultima volta che l’aveva visto, pieno di oggetti magici e potenti, di libri e pergamene importanti, dei ritratti di tutti i presidi che si erano succeduti ad Hogwarts. Appena questi la videro, un coro di esclamazioni estasiate proruppe da ogni ritratto appeso alla parete, tranne quello di Phineas Nigellus, che era ancora offeso dal trattamento che gli aveva riservato Hermione durante la caccia agli Horcrux.
- Buonasera, professoressa McGranitt. – disse, cercando di farsi sentire in mezzo al fracasso che facevano i vecchi presidi.
- Buonasera a lei, signorina Granger. – rispose la donna, lanciando sguardi severi contro chi ancora stava parlando. – Com’è andato il viaggio? –
Hermione ripensò a quello che era successo. A Malfoy e alle cioccorane e al diario di Lily Potter.
- È stato un viaggio molto interessante, non c’è che dire. Sono contenta di essere tornata ad Hogwarts. –
La professoressa sorrise dolcemente.
- E tu come stai, Hermione? – chiese. Era da sempre la sua studentessa preferita, anche se cercava di non fare favoritismi. Hermione eccelleva sempre in tutto e non a caso era considerata la strega più brillante del suo secolo.
La ragazza abbassò gli occhi, meditando.
- In guerra, professoressa. Sono in guerra. –
La donna non fece in tempo a replicare che qualcuno bussò alla porta.
- Avanti! – esclamò la professoressa.
La figura alta e longilinea di Malfoy si stagliò sulla porta dell’ufficio. Per una frazione di secondo, Hermione lesse lo stupore sul viso del ragazzo, che però tornò subito imperscrutabile come sempre.
- Pensavo di essere il primo. – sussurrò più rivolto a se stesso che alle altre due.
- Buonasera, signor Malfoy. Si accomodi pure di fianco alla signorina Granger. – disse la McGranitt.
Il ragazzo fece una smorfia, ma obbedì alla donna e prese posto accanto alla ragazza, seppur a distanza di sicurezza.
- Come è andato il viaggio, signor Malfoy? – chiese.
- Tutto bene, professoressa. – disse con disgusto. – Ma Ashling ha avuto una delle sue solite crisi. Adesso sta bene. –
La donna parve preoccupata, ma non indugiò oltre sul pensiero di Ashling.
- E tu come stai, invece? – domandò.
Malfoy la guardò come se avesse appena visto uno schiopodo sparacoda ballare il can can, ma qualcosa parve muoversi dentro di lui, che disse: - In guerra, professoressa. Come sempre.
Minerva guardò prima Malfoy, poi Hermione, intensamente. I due ragazzi erano così diversi, e si erano odiati così tanto, che quasi si era aspettata che dessero la stessa risposta alla sua domanda. Hermione era cresciuta nell’ultimo anno come solo una guerra può far crescere. Aveva abbandonato i tratti dolci tipici dei volti dei bambini, per rimpiazzarli con tratti decisi, seppur delicati. La massa informe di ricci adesso non era più così informe, tenuta a bada da qualche incantesimo che sicuramente la ragazza aveva imposto ai capelli. Gli occhi erano contornati da profonde occhiaie, segno che aveva dormito molto poco negli ultimi mesi. Anche nei movimenti era cambiata: sempre all’erta, sempre pronta a scattare e combattere, come se fosse ancora in guerra.
Draco, allo stesso modo, aveva lasciato i tratti di bambino per ritrovarsi i tratti di un uomo molto bello e molto simile a Lucius. Eppure gli occhi segnati di nero erano identici a quelli di Narcissa, seppur di una tonalità di azzurro più chiara. Era sempre stato magro, ma adesso lo era particolarmente, nonostante il fisico scolpito che anni di Quidditch donavano a chiunque. Sotto la camicia candida s’intravedeva il Marchio Nero, un segno che non avrebbe mai dovuto deturpare il braccio di un ragazzo giovane come lui. C’era paura dietro ogni suo movimento, dietro ogni sua frase. La stessa paura che si celava dietro agli occhi di Hermione, quella paura che ti blocca la mente e ti impedisce di dormire. Quella paura che li portava a chiedersi – Minerva ne era sicura, - che cosa ci facessero ancora vivi quando tutti gli altri erano morti, chi nel tentativo di proteggere Hermione, chi nel tentativo di colpire Draco. Erano due pezzi unici che avrebbero avuto difficoltà a tornare a vivere normalmente. Forse non ci sarebbero mai riusciti e sarebbero rimasti nel loro limbo di paura e guerra.
I pensieri della professoressa furono interrotti dall’arrivo degli altri due Capiscuola, Ernie Macmillan e Luna Lovegood.
- Benvenuti, signor Macmillan e signorina Lovegood. –
- Buonasera, professoressa. – esclamò con la sua solita aria trasognata, Luna.
- Come mai ci ha convocati tutti qui? – chiese invece Ernie, senza troppi indugi e convenevoli.
La professoressa sorrise.
- Volevo parlare con voi del nuovo anno scolastico appena iniziato. È un periodo difficile per tutto il Mondo Magico, ma soprattutto per voi che avete partecipato alla Seconda Guerra Magica e che adesso dovete tornare alla vita di tutti i giorni. Voi comprendete la gravità della situazione in cui ci troviamo. Se permettiamo all’odio e alla violenza lasciata da Voldemort di attecchire negli animi di chi ha subito qualche perdita, possiamo dire addio alla tranquillità che sembra regnare in questo momento. Dobbiamo impedire, quindi, che manifestazioni di odio contro chiunque, soprattutto i Serpeverde, siano portate avanti dagli studenti degli ultimi anni, che trascinerebbero di certo quelli più piccoli. Partendo da voi, che siete di riferimento alle vostre case. Voi quattro dovrete collaborare tutti insieme per riportare la pace ad Hogwarts. È vero, la rivalità fra le case ci sarà sempre e non voglio abolirla. Ma non tollererò atti di discriminazione e odio verso coloro che erano dalla parte sbagliata in questa Guerra, intesi? – concluse la professoressa.
- Io non collaborerò mai con un Mangiamorte! – esclamò Ernie. – Come ci può chiedere di fare questo? Dovrebbero essere tutti espulsi da Hogwarts, a mio avviso. – aggiunse, guardando schifato Malfoy. Sia Hermione che Draco fremettero di rabbia, e anche la stessa professoressa McGranitt fu scossa da un fremito di ira, ma prima che chiunque potesse dire qualcosa contro Ernie, Luna scoppiò a ridere.
- Oh, quanto sei ottuso, mio caro Ernie! – disse. – Non capisci proprio? Se noi permettiamo all’odio di attecchire nei nostri cuori, tutti i nostri amici saranno morti invano perché Voldemort sarà ancora tra noi. Se noi permettiamo ad un odio stupido come questo di guidarci, Voldemort avrà vinto e noi avremo combattuto per nulla. – rispose con quella sua solita aria sognante.
La professoressa McGranitt guardò riconoscente Luna.
- Grazie, signorina Lovegood, per aver spiegato così egregiamente al signor Macmillan il motivo del vostro essere Caposcuola. Questi sono i vostri programmi per le ronde, che inizierete subito questa sera. Potete andare. – disse la professoressa, dando un foglio con il programma a tutti.
I ragazzi si alzarono all’unisono.
- Ah, ricordatevi che le ronde iniziano alle dieci in punto. Non tollererò ritardi da parte di nessuno. – aggiunse guardando intensamente tutti gli studenti. Con un gesto della mano, poi, li congedò e tutti uscirono dall’ufficio.
 
***
Hermione sedeva scomposta contro il muro della sua camera singola, uno dei vantaggi che più amava della sua carica da Caposcuola. Non che condividere la stanza con Ginny e le altre ragazze le fosse mai dispiaciuto, anzi, ma nell’ultimo periodo solo con la piccola di casa Weasley si sentiva a proprio agio. Anche Harry e Ron, a volte, erano troppo soffocanti. Perché tentavano in tutti i modi di accontentarla e di renderla felice, non le rispondevano più male e Ron aveva imparato a non ingozzarsi più a cena. Ma questo non l’aiutava affatto. Lei aveva bisogno dei bisticci con Ron e delle chiacchierate con Harry. Ma sia lui che Ron erano cambiati. Harry aveva Ginny e questo era un bene per lui. Lei era la sua giusta metà. Sapeva come prenderlo e lo tranquillizzava quando i suoi cupi pensieri avevano la meglio su di lui. Ma sembrava che, per quanto le volesse bene, non riuscisse più ad aprirsi con Hermione come una volta, come tanto tempo prima. E Ron, beh, Ron rimaneva sempre il leale ragazzo dai capelli rossi che aveva accompagnato lei ed Harry in tutte le loro avventure, ma non c’era più niente della sua dolce ingenuità, sostituita da un duro realismo dovuto sicuramente alla morte del fratello. E il fatto che Fred fosse tornato sotto forma di fantasma, per quanto avesse risollevato gli animi di tutta la famiglia e avesse ridonato la vita a Ginny, aveva solo fatto in modo che Ron comprendesse che suo fratello era veramente morto. Quindi tendeva a rimanere molto, forse troppo, tempo nella sua camera singola, parlando veramente solo con Ginny.
Hermione alzò gli occhi e guardò l’orologio: erano le ventidue meno dieci di una fresca serata di settembre. Le stelle stavano spuntando nel cielo limpido sopra Hogwarts e presto la luna sarebbe stata alta nel cielo. La ragazza decise che era tempo di muoversi e si alzò, uscendo dalla stanza. Camminò veloce, cercando di non fare rumore e, in anticipo come sempre, arrivò davanti all’ufficio della McGranitt. Subito dopo scorse, in lontananza, la figura longilinea di Malfoy che, stranamente, era in anticipo anche lui. Il ragazzo, appena la vide, sbuffò e si appoggiò all’altra parte della parete, accendendosi una sigaretta.
- Dannazione, Granger! Non puoi lasciarmi un po’ in pace? – esclamò.
La ragazza lo guardò stralunata.
- No dico, sei impazzito, Malfoy?! Se non sbaglio, quella che è arrivata prima sono io! –
- Questo è perché tu devi fare meno strada per arrivare all’ufficio della McGranitt! –
- Ma che cosa c’entra questo, di grazia?! –
Hermione non si capacitava della cattiveria nella voce del ragazzo e del fatto che l’avesse attaccata senza che lei avesse fatto nulla. Certo, era abituata a questo tipo di scontri, nel giro degli ultimi sei anni ne avevano avuti anche troppi, ma pensava che con la fine della guerra e tutto quello che essa aveva portato nei loro animi, le cose sarebbero migliorate fra loro. Speranze vane, perché Malfoy rimaneva sempre il solito stronzo e arrogante.
- Quando cazzo arrivano gli altri? – esclamò poco dopo.
- Se lo sapessi, Malfoy, saresti il primo che avviserei. – rispose acida Hermione.
Il ragazzo sbuffò e prese a camminare avanti e indietro, borbottando.
Hermione lo osservò. Si era alzato dall’anno appena passato, ma era anche dimagrito molto, forse troppo. Aveva notato che quella sera non aveva mangiato, ma sperava che fosse solo la stanchezza del viaggio ad averlo indotto a digiunare e non altre cose, altri pensieri, come invece succedeva a lei.
- Smettila di fissarmi. – sussurrò Draco guardandola. – O non riesco a concentrarmi abbastanza. –
Hermione rimase interdetta e stava per rispondergli quando da dietro l’angolo arrivarono Luna ed Ernie.
- Oh, bene, siete già qui! – esclamò Luna, ignorando volutamente la tensione che permeava l’aria.
- Come ci organizziamo, allora? I prefetti ancora non sono arrivati? – chiese Ernie, salutando Hermione e ignorando volutamente Malfoy.
- Non ancora, gli ho detto di dormire, ‘sta sera, perché ancora noi non abbiamo deciso niente per quanto riguarda i turni di ronda. Per questa sera, siamo solo noi quattro. Come preferite organizzarvi? Questo mese siamo Grifondoro e Tassorosso e Corvonero con Serpeverde. – rispose Hermione.
I ragazzi si guardarono.
- Io ed Hermione facciamo l’ala ovest del castello, che ne dite? – affermò Ernie.
Malfoy alzò le spalle, noncurante di quello che diceva il ragazzo, e Luna annuì, entusiasta.
- Per me va bene! Andiamo, Malfoy! –esclamò avviandosi verso l’ala est del castello.
Malfoy, sbuffando svogliato, la seguì a ruota, accendendosi un’altra sigaretta.
- Meno male che per questo mese sarò in tua compagnia. Non potrei sopportare un mese di ronde con quel Mangiamorte di Malfoy, né tanto meno con quella svitata della Lovegood. – esordì Ernie.
- Macmillan, modera i termini. Luna è una mia cara amica e ti ricordo che non mi farò scrupoli a riferire alla professoressa McGranitt le tue parole, se le pronuncerai un’altra volta. – rispose lapidaria Hermione, troncando ogni genere di discorso con Ernie.
I minuti passavano lenti, mentre i due ragazzi setacciavano le aule al sesto piano. Le ore, incredibilmente, andavano più veloci di quanto entrambi si fossero aspettati.
- Non c’è nessuno neanche qui. – disse Ernie, chiudendo di scatto un’altra aula. – Dici che possiamo andare? Non manca molto alle sei. –
Hermione stava per rispondere quando un urlo lontano, appena udibile, lacerò la quiete notturna. Hermione alzò la bacchetta, ricordando fin troppo bene tutti gli urli uguali che aveva sentito durante la Seconda Guerra Magica.
- Hermione, che facciamo? – esclamò Ernie, all’erta quanto lei.
Un altro urlo, uguale al primo, riecheggiò ancora, e fu allora che Hermione sentì anche i colpi, presumibilmente di una lotta, che provenivano dal piano di sopra.
- Corri a chiamare la Professoressa McGranitt, Ernie! Io vado a vedere cosa succede. – disse Hermione, lanciandosi sulle scale.
Corse a perdifiato, più veloce che poteva, fino a che in lontananza, non vide un gruppo di persone muoversi, quasi alla fine del corridoio. Accelerò ancora di più, ma nel modo più silenzioso possibile, in modo che nessuno la notasse. Purtroppo il rimbombo dei sui passi arrivò alle orecchie del gruppo di ragazzi che, voltandosi allarmati, cercarono con lo sguardo chi stava arrivando dal corridoio buio. Hermione avvampò di rabbia notando nel gruppo parecchi dei Grifondoro più giovani, ma anche Seamus Finnigan e altri ragazzi delle altre case che avevano partecipato alla guerra. Lanciò un incantesimo di scudo tra loro e la figura riversa a terra così potente che vennero sbalzati via di molti metri. Appena si riebbero e notarono che Hermione ormai li aveva raggiunti, si diedero ad una fuga disperata, tentando di non farsi vedere dalla Caposcuola. La ragazza, però, dimenticò subito i ragazzi, notando Malfoy riverso per terra.
- Maledizione! – esclamò, preoccupandosi ancora di più vedendo Luna poco lontano da lui, priva di sensi.
S’inginocchiò accanto al ragazzo, che stava tentando, invano, di alzarsi.
- Fermo Malfoy, fermo. – cercò di trattenerlo Hermione, con le mani tremanti e le lacrime agli occhi, troppo preda delle sue emozioni per riuscire a formulare anche il più semplice degli incantesimi di cura.
Il ragazzo la scacciò malamente, tentando ancora una volta di alzarsi.
- Non ho bisogno del tuo aiuto, Mezzosangue. Ce la faccio da solo. – disse tentando di suonare cattivo e minaccioso, respingendo le sue mani.
- Zitto, Draco, zitto. – sussurrò Hermione. Il ragazzo sussultò sentendo il suo nome pronunciato proprio da lei, proprio da quella che avrebbe dovuto insultarlo e picchiarlo come avevano fatto quei ragazzi. E ne avrebbe avuto tutto il diritto, di questo era sicuro.
- Io non mi sono difeso, Hermione. – bisbigliò lui, prima di svenirle tra le braccia.

***


Minerva McGranitt guardava Hermione e Draco dal fondo del corridoio. Un’ombra scura le adombrava lo sguardo e l’ira non tardò ad arrivare, guardando le condizioni in cui erano ridotti il signor Malfoy e la signorina Lovegood. Era turbata dal fatto che i ragazzi fossero già stati attaccati ma, per quanto sapesse che doveva andare a soccorrerli al più presto, non riusciva a muoversi, per non disturbare i due ragazzi che, bisbigliando, cercavano di aiutarsi ed essere aiutati.
I riccioli castano chiaro di Hermione erano sfuggiti alla crocchia che si era fatta quella sera e ricadevano scomposti sulle sue spalle e sul petto di Malfoy. La ragazza gli teneva una mano dietro la testa e una sul petto, con la quale stringeva convulsamente quella di Draco.
Non sanno neanche loro quello che li lega così profondamente, pensò con dolcezza la donna, decidendo di avvicinarsi appena vide Draco svenire.
In quel momento sentì i passi dei suoi colleghi che arrivavano di corsa, richiamati dal signor Macmillan, che aveva mandato nei vari uffici a svegliare i professori.
Si avvicinò alla sua allieva preferita e le mise una mano sulla spalla.
- Ed è solo il primo giorno, professoressa. – disse triste Hermione Granger, guardando il corpo scosso dai tremiti di Draco Malfoy.





















Angolo dell'Autrice:
Ebbene, ecco un nuovo capitolo. Nonostante tutte le storie che ho scritto, ancora non so scrivere un Angolo Autrice decente. Per iniziare vorrei ringraziare le fantastiche 7 persone che hanno messo la mia storia tra i preferiti e tutti quelli che l'hanno messa tra le seguite/ricordate.

Tutta questa Dramione è dedicata esclusivamente a PhoenixFelicis, il mio Grillo Parlante che si sta subendo tutti gli scleri possibili e immaginabili di questo mio periodo di profonda ispirazione.
Grazie mille <3
Che altro dire? Spero che continuate a leggere e recensire questa storiuccia da niente, anche se so che ce ne sono molte di migliori. 
Alla prossima,
Lilian <3
  
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