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Autore: Pozzione Polisucco    31/08/2013    2 recensioni
“Il sottoscritto si sta innamorando di me, per caso?” lo punzecchiai ridendo.
Lui si girò sorridendomi malizioso. “Io no di certo. Forse sei tu che ti sei innamorata di me” replicò divertito.
“Io non mi innamoro più facilmente, caro”
“Io scommetto di si”
“Vuoi scommettere? Con me? Caro hai già perso in partenza”
“Allora scommettiamo?” mi tese la mano
“Mi piacciono le scommesse” la strinsi.
Genere: Erotico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Incompiuta | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
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“Sveglia dormigliona” urlò una voce a me, troppo famigliare, Gil che sta bussando continuamente alla porta della mia camera tenendo un certo ritmo, fastidioso, che mi sta sfracassando le ovaie.
“La.scia.mi  dor.mi.re” mugugnai ad alta voce scandendo bene ogni parola per poi nascondermi il cuscino sulla faccia cercando di non ascoltare le urla di mio migliore amico.
Sei andata a dormire presto ieri, vedo” disse ironicamente continuando a picchiare sulla porta.
Ormai era così che mi sveglio da anni, un tempo usavo la sveglia, ora ho lui, Gil, mio padre ormai lo chiama ogni volta che non riesce a svegliarmi, oggi mio padre deve parlarmi seriamente, e questa cosa mi mette abbastanza ansia.
“Gil Smith” strillai il suo nome alzandomi dal letto a forza “Prima o poi ti uccido, lo giuro” dissi aprendo la porta ritrovandomelo davanti che sorrideva divertito.
Tempo di togliermi i capelli davanti al viso è fu una frazione di secondo che mi ritrovai sulla sua spalla a mo' di sacco di patate urlando con tutta la voce che avevo.
Mettimi subito giù biondino di merda” gridai cercando di liberarmi dalla sua presa.
Come desidera” disse ridacchiando per poi buttarmi con violenza sul letto.
Tipico. Mai fidarsi.
Mi alzai sul gomito vero di lui, per poi fulminarlo con lo sguardo dopo di che mi alzai in piedi sul letto prendendo il cuscino.
Non ci provare Cooper” ordinò lui guardandomi spaventato.
Ridacchiai per poi buttarmi letteralmente addosso a lui prendendolo a cuscinate in faccia. Iniziai a ridere come una matta osservando le espressioni che faceva ad ogni colpo che riceveva.  Continuammo a ridere come dei matti, eravamo proprio dei bambini pur avendo 18 anni, persi l’equilibrio all’ennesimo cuscinata che mi dette, cadetti su di lui, e continuammo a ridere. 
Su, alzati Cooper. Non sei più leggera come una volta” disse accennando una risata, prendendomi in giro.
Scossi la testa “Tu invece stai comodo?” gli risposi divertita.
Biondini, avete finito di fare casino?” domandò lei, la mia migliore amica, Ginny, appoggiata con una spalla allo stipite della porta osservando la scena divertita
Io ed Gil ci voltammo nella sua direzione divertiti .
“Sei solo invidiosa, piccola Weasley” la presi in giro io.
Il suo sguardo divertito svanì all’istante, il soprannome che gli ho attribuito non la diverte per nulla, ma oramai si era abituata, così mi rivolse un piccolo sorriso.
“Fanculo, bionda del cazzo” sbottò divertita per poi aggiungersi anche lei, sul letto, per iniziare una vera e propria guerra di cuscini.
“Basta” dissi tra le risate “Basta, pietà” supplicai
Ci distendemmo sul letto sempre tra le risate. Dopo esserci calmati, Ginny e Gil scesero giù a fare colazione, dopo un richiamo da mio padre. Ormai erano di famiglia. Chiusi la porta ancora divertita, dopo di che mi feci una doccia veloce infilandomi l’intimo, poi una felpa nera due volte più grande di me e dei jeans chiari. Mi legai i miei lunghissimi capelli biondi in una coda alta, disordinata e poi uscii dalla camera.
Scesi di sotto con un sorriso da un orecchio all'altro dirigendomi in cucina, dove trovai il resto Gil, intento a mangiarsi tutti i miei cereali, con un mestolo di legno direttamente dalla scatola e Ginny che mangiava la nutella, con un cucchiaio direttamente dal barattolo, e infine lui, il mio paparino che sorseggiava un caffèlatte.
“Alla buon’ora! Mi stava crescendo la barba” scherzò Gil sorridendomi per poi tornare a strafogarsi i miei cereali.
“Buongiorno famiglia”scherzai io, tirai un scappellotto dietro alla sua nuca, poi salutai Ginny “Giorno bella Weasley” lei sorride divertita e mi punzecchiò il fianco, facendomi scappare un urletto stridulo.
Senti poi una piccola risata, mi volsi verso mio padre, che osservava la scena divertito, corsi da lui è lo abbracciai.
“Buongiorno, paparino adorato” lui ricambiò l’abbraccio e lo sentii ridere tra i miei capelli.
“Lysi, la parte della lusingatrice non ti si addice” mi prese in giro.
Sciolsi l’abbraccio facendo una faccia offesa, e lo colpii scherzosamente sulla spalla.
“Brutta bionda del cazzo, ecco dove era finita la mia felpa nera” esclamò Ginny indicando la felpa che indossavo.
Ops, me n’ero dimenticata. L’aveva lasciata a casa mia dopo che avevamo passato il sabato sera a ballare.
Te l’avrei ridata”
“Si certo, come no” dissi stringendomi alla felpa. Adoravo quella felpa. Io adoro ogni tipo di felpe.
Okay. Te la regalo, contenta?” chiese divertita.
Annuii contenta per poi stritolarla in un abbracciò e stampandogli tanti baci sulla guancia, facendola ridere.
“Cazzo sono in ritardo!” esclamò Gil, posando il pacco dei cereali sull’isola che si trovava in mezzo alla cucina, mentre fissava l'orologio che aveva al polso.
Feci una smorfia. “Buondì finess” scherzai. Lui sorrise e mi scompigliò i capelli, per poi stamparmi un bacio sulla mia guancia, e uno a Ginny.
“Dove devi andare?” le chiese quest’ultima, continuando a mangiare la nutella.
“Devo andare a fare la spesa” fece una smorfia. “Punizione, ricordate?”
Io e Ginny ci scambiammo un’occhiata e scoppiammo a ridere, lui sbuffo e si diresse alla porta d’entrata. Sabato siamo andati a una festa, in discoteca, ma lui doveva controllare suo fratello di undici anni, solo che voleva venire a tutti i costi con noi, così portò sua sorella dalla vicina, sua madre torno prima del previsto e così era stato beccato, è per una settimana doveva subirsi di fare delle faccende di casa, portare sua sorella a ginnastica artistica e andarla a riprendere.
“Jerred” alzò la mano a mo’ di saluto. “E’ grazie ancora per la colazione”
“Ti sei servito da solo, Gil” scherzò mio padre ficcandosi un biscotto intero in bocca, Gil rise e poi sparì. Ginny venne chiamata da sua madre, ricordandogli che aveva una cena a casa dei loro parenti.
Rimasi da sola con mio padre, l’osservai continuava la sua colazione in silenzio, lo conosco troppo bene qualcosa lo turba.
“Pa’, che hai?” gli chiesi, finendo il mio caffelatte.  
Fece una smorfia. “Niente”
Feci una risatina isterica “Niente, certo! E’ io una docile fanciulla indifesa. Dai parla, sputa il rospo”
Lui rise “Oggi andiamo a mangiare fuori, ti và?” mi propose, con un sorriso sereno.
Era teso, l’avevo capito, ma lui continuava a cercare di mascherare la sua espressione con una naturalezza che non gli si addiceva, quel giorno. Mi limitai ad annuire, prima di svuotare la tazza in qualche lungo sorso e risciacquarla velocemente, con tutte le altre tazze.
“Bene, allora vai a prepararti, che è già tardi” mi avvisò lui.
Annui e tornai in camera, presi l’Ipod e mi buttai a peso morto sul letto, prepararmi pff, ero già vestita, ora toccava aspettare lui che si vestisse e saremo andare in un locale a mangiare. Guardai l’ora sulla sveglia che segnava 12.40. Cazzo ho dormito fino a mezzogiorno? Faccio schifo. Si. Decisamente. Sbuffai, cosa c’era di tanto importante da portami a pranzo fuori?? Tolsi le cuffie e presi il mio blackbarry e composi velocemente il numero del suo migliore amico. Gil rispose subito, come sempre.
“Che cazzo, vuoi?” borbottò Gil, con voce impastata dal sonno dall’altra parte del telefono. Risi divertita.
“Fammi indovinare …”  ridacchiai “Tuo fratello di ha obbligato a guardare i cartoni e ti sei addormentato”
Gil farfugliò qualcosa di incomprensibile, poi deglutì e si schiarì la voce. “Hai un tempismo del cazzo, Lysi. Stavo facendo un sogno erotico su quella del quarto anno” rise, tranquillo. Alzai gli occhi al cielo.
“Tu fai sempre sogni erotici su Abril” lo presi in giro. “Quella non te la da”
Farfuglio qualcosa, poi fece un sospiro e disse: “Sei un’amica del cazzo. Potresti parlargli di me”
Feci un sospiro e sorrisi. “Ah si?” domandai. “E cosa dovrei dirgli, sentiamo”
Gil rise divertito “Bah. Potresti dirgli tante cose di me, tipo che sono un bel ragazzo, gentile, premuroso, ordinata, simpatico e tanti altri aggettivi”
Scoppiai a ridere. “Idiota. Tu sei tutto l’incontrario di ogni aggettivo che hai detto”
Lui rise ma non rispose, e io me lo immaginai mentre annuiva divertito, dandomi pienamente ragione.
“Ma lei mi piace” disse con voce seria.
Conosco Gil da quando aveva il pannolone, so tutto di lui, ogni minima cosa, parlo con lui ogni giorno, ma non ho mai sentito la sua voce così seria. Deve piacergli davvero tanto, e gli credo. Abril è una ragazza acqua e sapone, simpatica, gentile, premurosa, dolce, e non si fa mettere i piedi in testa da nessuno, ha sempre la risposta pronta a ogni cosa, ed è molto, molto ma molto intelligente.
“Le parlerò. Contento?” dissi in fine. L’avrei aiutato, mi sembrava il minimo, è o non è il mio migliore amico?!
Dall’altra parte del telefono inizia a sentire le sue urla di gioia, e inizia a ridere.
“Davvero?” domando euforico.
Conoscendolo stava già camminando per casa, facendo diventare matto quel povero bambino, suo fratello Poule di un anni.
“Ti sembro una che scherza?” gli domandai ironica.
“Io ti amo” mi urlò, io ridi, poi sentii Gil fare dei respiri profondi per ricomporsi. “Che succede? Come mai, mi hai chiamato?” mi domando, dopo essersi ripreso. Sentii Gil che trafficava con qualcosa di rumoroso sicuramente stava facendo mangiare suo fratello.
“Mio padre” dissi. Lui rimase in silenzio aspettando che continuassi. “Mi porta a pranzo fuori. E’ strano, era teso” spiegai, lasciandogli intendere che c’era qualcosa di strano, in quell’invito.
“Se il problema e che non riesci a chiudere la lampo, di uno dei tuoi vestiti, mi cambio e corro ad aiutare la mia donzella preferita” ridacchiò Gil.
“Scemo. Voglio dire, non l’avevo mai visto così serio, teso. E come se fosse preoccupato”
“Non so, Lysi. Tu vacci, sarà che ti ha comprato una casa nuova e vuole che io venga ad abitare con te. Non che mi dispiaccia eh”

Risi divertita, Gil era l’unico che sapeva come tranquillizzarmi per ogni cosa. Già avendo una casa, lui rimaneva spesso a dormire da me, da sempre. Dormiamo nello stesso letto, ridiamo, scherziamo, mi vesto davanti a lui, ormai e come se fosse mio fratello, non ci vergogniamo. I primi anni delle superiori, tutta la scuola pensava che stavamo insieme, noi divertiti dalla situazione non chiarimmo la situazione, ed e continuata così fino in terza, poi lui iniziò a uscire con una ragazza, e nella scuola iniziava a girar voce che lui mi stesse mettendo le corna, così alla fine decidemmo di chiarire la situazione.
“Sappi che se si tratta di questo, sarai il primo a cui manderò un messaggio” scherzai
Lui rise. “Sappi che se mi arriverà questo messaggio, io ti adorerò” scherzò lui. “Racheal” disse con voce bassa, come un sussurrò.
Quel nome mi distrasse dai miei pensieri. Merda. Sicuramente si trattava di lei.
“Hanno deciso di sposarsi” quasi urlai, tirandomi col busto sul dal letto.
Gil rimase in silenzio, sapeva che se avesse solo detto una parola lo avrei scannato.
“Cosa ci sarebbe di male? Tu adori Racheal!” aggiunse Gil, ricordandomi che non avevo niente contro la compagna di mio padre.
Aveva ragione, Racheal è sempre stata gentile, dolce simpatica e la prima volta che la vidi capì subito che ci teneva molto mio padre. Mio padre era diverso da quando usciva con lei, sorrideva sempre, era sempre di buon umore e la cosa mi sollevava. Mio padre aveva sofferto tantissimo dopo la scomparsa di mia madre, e sembrava che aveva superato il dolore della fine del suo matrimonio.
Katie Hall aveva messo fine al suo matrimonio con mio padre quando avevo solamente cinque anni. Aveva trovato un altro uomo, si era creata un’altra famiglia, e non volle più rimanere in contatto con me. La sua prima figlia. Mio padre, che amava sua moglie più di ogni altra cosa al mondo, si ritrovava da solo, a crescere una figlia. Per anni si era occupato solamente di me, come ogni bambina ho avuto tutto, mio padre non mi ha fatto mai mancare niente, avevo tutto l’amore che un padre può dare alla sua unica figlia, l’unica cosa che lo metteva alle strette è che io abbia preso la stessa passione di mia madre: i cavalli. Dopo giorni, settimane a pregarlo sono riuscita a farmi iscrivere ai corsi di equitazione. Per il mio tredicesimo compleanno, mio padre mi portò alla scuderia, e con mia grande sorpresa trovai tutti i recinti occupati, inizialmente ero confusa, c’era sempre stato un recinto vuoto. Mio padre, mi aveva comprato un cavallo. Senza nemmeno esitare, presi tutta l’attrezzatura e lo montai. Potevo cavalcare, ero allenata. La mia prima cavalcata, con il mio cavallo, era stata eccitante. Quando tornai alla scuderia, saltai giù e abbracciai mio padre, entusiasta. Lo chiamai Alexander, non c’era un motivo, ma avevo sempre desiderato chiamare primo o poi il mio cavallo così, e quel giorno avevo l’occasione. Vado a trovarlo tutte le volte che voglio, è la mia forza.
“Lysi” mi richiamò una voce preoccupata. “Alysia, ci sei?” domandò, dopo qualche minuto.
Cazzo, Gil era ancora al telefono con me.
“Scusa. Stavo pensando” risposi.
“Stai bene?” domandò.
“Tranquillo, è tutto a posto. Sto solo cercando di capire cosa avranno da dirmi”  sospirai, sciogliendomi i capelli dalla coda disordinata, e iniziai a giocare con delle ciocche, un gesto che facevo sempre quando mi sentivo nervosa. “Vado a finire di prepararmi, ti mando un messaggio se si tratta di una casa tutta mia” scherzai, e ridemmo.
“Va bene. Ciao, bellezza” mi salutò
Staccai sorridendo, e lasciai il telefono sul letto. Mi aggiustai i capelli in una coda alta, mi piazzai davanti a uno specchio, indecisa se truccarmi o meno. Alla fine, misi un po’ di eyeliner, un po’ di mascara.
“Lysi, dobbiamo andare” mi urlò mio padre dal salotto.  Scesi, e lo trovai piuttosto nervoso, a giudicare da come girava per il salotto. Non appena mi vide, foderò uno dei suoi sorrisi, ricambiai tranquilla cercando di calmarlo.
“Stai bene vestito così, paparino” mi complimentai con lui.
Lui mi sorrise “Stasera dovrò avere occhi aperti, non vorrei che mettessero gli occhi sulla mia bambina” rivolgendomi un sorriso colmo d’affetto, io gli baciai la guancia sorridendo.
“Paparino, tu sei il mio unico uomo” sorrisi, lui rise. “Un po’ vecchio, ma decisamente niente male” lo presi in giro.
Sentì suo padre borbottare qualcosa e scoppiò a ridere.
“Spero che tu abbia preso un buon ristorante, non vorrei far brutta figura con Racheal” dissi sorridendo, lui fece una risatina, prima di uscire definitivamente fuori casa.
“Mi spii per caso?” domandò divertito, salendo in macchina.
Mi allacciai la cintura e gli rivolsi un’occhiata divertita “Quando di infilerai in quella testolina, che sono una ragazza perspicace?” dissi ironica.
Ridemmo entrambi e ci avviammo al ristorante.


Mio padre parcheggiò in una strada abbastanza distante dal ristorante: come al solito il parcheggio era già pieno.
“La prossima volta vengo in bici”  dissi sarcastica, mentre maledicevo ogni macchina che era presente in quel fottuto parcheggio del ristorante.
Mio padre rise, divertito.
“Ciao, dolcezza”
Spalancai gli occhi sorpresa, conoscerei quella voce ovunque mi trovassi. Kay. Il mio compagno di avventure nella biblioteca della scuola, ci trovavamo tutti i giorno a studiare insieme, è un fico da paura, ma madre natura ha voluto fare un torno a ogni ragazza facendolo passare dall’altra sponda. E’ il mio gay, preferito, a parte che è l’unico gay che conosca, non l’avrei mai capito se non me lo avesse detto, avevo sempre immaginato un gay tutto pipì che gesticolava animatamente tipo Randy Fenoli del programma Randy: SOS Matrimonio, invece è tutto l’incontrario. E’ un ragazzo normale come gli altri, ma invece di piacergli la patata gli piace la zucchina.
Sbuffai divertita, prima di rivolgere al ragazzo che stava dietro al bancone della reception un sorriso pieno d’amicizia.
“Ciao, bel fusto” lo salutai dandogli un bacio sulla guancia.
“Kay” lo saluto mio padre, ignaro della sua omosessualità.
Kay gli sorrise “Salve Signor Cooper”
“Lysi andiamo? C’è Racheal che ci aspetta, al tavolo” mi avvisò.
Salutai Kay con un altro bacio sulla guancia, e mentre mi avviavo con mio padre al tavolo mi voltai verso Kay che stava controllando la sala, appena trovo il mio sguardo sorrise e io mi portai una finta cornetta all’orecchio, lui mi fece un occhiolino e mi sorrise.
“Quello non mi piace, state sempre in camera da soli per ore, a combinare chissà che cosa” borbottò il mio vecchio, seccato. Ridacchiai un’altra volta, prima di ritrovarmi davanti al tavolo dove sedeva Racheal che alzava gli occhi al cielo divertita, aveva sicuramente sentito mio padre.  
“Jerred lasciala in pace, dai” lo schernì lei. Io sospirai divertita, il mio sguardo si posò accanto a Racheal, un ragazzo che trullulu trullala aveva la mia stessa età, rimasi a fissarlo per qualche secondo, ci fissavamo tutti e due sorpresi, rivolgendogli un’occhiataccia
“Alysia lui è mio figlio Matthew, Matt lei è Alysia la figlia di Jerred”
“Ciao Alysia”
mi salutò anche lui sorpreso, io gli feci un piccolo sorriso tirato,tenendomi la mano. Questa situazione non mi piaceva per nulla.
Matthew aveva due occhi di un marrone chiaro, che paragonai immediatamente a quelli di Ginny, e dei capelli biondi.  
“Piacere” gli strinsi la mano, prima di sedermi al tavolo.
Lasciai che mio padre e Racheal si sedessero accanto, così io mi ritrovai accanto a Matthew che osservava sua madre, ancora confuso. Ci credo, nessuno dei due sapeva l’esistenza dell’altra e questa cena mi fa pensare ad avvenimenti sconvolgenti.
“Di cosa parlavate?” domandò Racheal, tanto per mettere spezzare il silenzio che si era creato.
Io feci una risatina e mio padre sbuffò per poi dire: “Quel moro all’entrata non mi è mai piaciuto” borbottò, facendo ridere noi due.
“Lo conosci?” mi chiese lei sorridendomi.
Annui sorridendo.
“Oh si che lo conosce, sono sempre in camera a fare chissà che cosa” disse serio mio padre, facendo rimanere di sasso Racheal e facendo quasi morire Matthew che stava bevendo. Lo guardai tossire poi gli diedi dei colpi sulla schiena, mentre ridacchiavo e rivolgevo lo sguardo a mio padre.
“Questa cena è per eliminare i vostri due figli? No perché con lui siete a buon punto” scherzai indicato Matthew che si era ripreso.
Racheal iniziò a ridere seguita da tutti noi. Ridemmo e scherzammo per tutto il pranzo, Matthew si era rivelato un ragazzo simpatico e socievole, e con mia grande gioia aveva anche molto senso dell’umorismo. Chiacchierammo del più e del meno, scoprii che anche lui aveva 18 anni, e con mia grande sorpresa scoprii che frequentava la mia stessa scuola, e che avevamo alcuni corsi insieme.
“Davvero? Non è che ti stai confondendo? Io non ti ho mai visto” dissi cercando di ricordare qualcosa.
“Vediamo come posso convincerti” disse divertito, passandosi due dita sul metto con fare da intellettuale. “Ricordi il primo giorno della quarta, quando entrasti in ritardo e il professore di Storia ti disse ‘Cooper già in ritardo il primo giorno?’ e tu facessi quel sorriso strafottente e gli risposi ‘Volevo distinguermi dalla massa’, ricordi? Ti urlò contro di andare in presidenza, e tu invece di preoccuparti gli dissi tutta sorridente ‘Non sapevo proprio quando andare a salutare il Signor Turn, fra lezioni e impegni, la ringrazio davvero’ e te ne uscissi.”
Scoppiai a ridere, eccome se me lo ricordavo, il preside mi aveva fatto passare una settimana in detenzione, settimana che non dimenticherò per il resto della mia vita.
“Spero che se né sia andato in pensione, non riuscirò a sopportalo un altro anno, è troppo” mi lamentai, sorridendo.
Matt alzò gli occhi al cielo, divertito. “Certo, tu lo porti all’esaurimento nervoso”
Sbuffai divertita “Le sue lezioni sono noiose, e solo per movimentarle” scherzai.
Scoppiammo a ridere, credo proprio che stringeremo una forte amicizia.
“Ragazzi dobbiamo dirvi una cosa” ecco la roba tosta. Sul più bello, mentre stiamo ridendo, mio padre deve fare un annuncio importate, interrompendo le nostre risate.
Racheal ci sorrise tranquilla, mio padre invece iniziava ad agitarsi.
“Vecchio. Va dritto al punto” dissi secca, rivolgendogli un sorriso che sperai sembrasse tranquillo.
“Beh, ascoltate noi ..” iniziò per poi fermarsi strofinandosi le mani nervoso.
“Pà” lo ammonii sbuffando, spazientita.
“Abbiamo deciso, di andare a vivere insieme” secco, chiaro.
Il sorriso che il mio volto aveva, scomparve, e assunse un espressione pietrificata, rivolsi uno sguardo a Matt, che anche lui pietrificato sul posto.
“Non è tutto” disse Racheal.
Bevvi un sorso d’acqua preparandomi al colpo finale, sentì Matt irrigidirsi sulla sedai.
“Andremo a vivere a casa di Jerred” precisò Racheal rivolgendo uno sguardo a suo figlio, e stringendo la mano di mio padre, che cercava di tranquillizzarla, ma anche lui altrettanto agitato.
“E’ c’è un’altra sorpresa” annunciò Racheal sorridente. “Sono incinta”
Oh cazzo! Una gravidanza in arrivo. Sbalzi d'umore di Racheal, le contrazioni. L'arrivo del tempista. Notti insonni. Pannolini dal profumo orripilante. Fare da baby-sitter nel week-and. Cazzo uccidetemii!
“Oh” sospirai. “Beh, sono felice” dissi sorridendo.
Devo essere felice per mio padre, ha sofferto per anni, ma mi sembra un po’ avventato dopo un anno che si sono conosciuti andare a vivere insieme. Questo non è un passo, ma salti.
“Sono felice per voi” si sforzò Matt, e gli sorrise.



                                         Okkkkkkkey:)
 
Avvisatemi se devo cancellarla o molto più semplicemente cancellarmi dalla faccia della Terra.
Non dovete avere timori di dirmi che 'fa schifo, per favore eliminalaa' okey?
Francamente, non so nemmeno perchè lo postata. 
LOOOOOOL :3

Sciaoo belleeeeeeeeee!!!  >.< 

 
  
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