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Autore: Kleio    01/09/2013    7 recensioni
Tom Riddle aveva una vita perfettamente normale, e grazie tante. E una figlia secchiona. E una madre fuori di testa, un'ex moglie rompipalle, un sacco di soldi e una brillante carriera che gliene avrebbe garantiti ancora di più... Sempre che Cornelius Caramell non gli avesse soffiato il posto, cosa possibile, ma decisamente improbabile.
E poi c'era la sua Bellatrix, intelligente, affascinante... e sposata.
Dal Ministero della Magia all'uffico di Silente, dalle atmosfere scintillanti di antichi manieri nobiliari all'antro buio e umido della Camera dei Segreti, le vite di personaggi vecchi e nuovi si intrecciano in una vicenda in cui, da un presupposto di perfezione, si arriverà all'infrangersi di ogni speranza...
Ovvio OOC per Tom Riddle e Merope Gaunt.
Genere: Drammatico, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bellatrix Lestrange, Merope Gaunt, Nuovo personaggio, Tom O. Riddle, Un po' tutti | Coppie: Bellatrix/Voldemort
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Durante l'infanzia di Harry
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Memorabilia'
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5. The way old friends do





The way old friends do


Un discreto bussare alla porta li trovò ancora l’uno tra le braccia dell’altra; Bellatrix si irrigidì, Tom si staccò dalle sue labbra con riluttanza e guardò la porta con un’intensità tale che sembrava potesse vedere attraverso di essa.
-Chi è?- chiese. Il suo tono di voce era talmente disinvolto che chiunque da fuori non avrebbe potuto immaginarlo se non seduto alla sua scrivania, intento a spedire gufi e firmare documenti.
-Signor Ministro- rispose da dietro la porta una limpida voce femminile, -E’ arrivato il professor Silente.-
Bellatrix strabuzzò gli occhi.
-Che cosa?- sussurrò concitata.
-Mi dia dieci minuti.- fu l’imperturbabile risposta di Tom alla sua segretaria, che subito si allontanò facendo risuonare per tutto il corridoio il deciso rumore dei tacchi sul pavimento di marmo.
-Cosa facciamo?!- chiese Bellatrix con un filo di voce, tradendo il panico che si era immediatamente impossessato di lei. –Se me ne vado adesso mi vedrà!-
-Bella, rilassati.- la tranquillizzò lui con dolcezza, spostandole dal viso una ciocca dei suoi capelli lisci e lucenti. –Sei solo una normale dipendente nell’ufficio del suo superiore.-
-Giusto.- acconsentì lei, annuendo con il capo. –Ma sei sicuro che non sospetterà di nulla?-
-Se non ci facciamo trovare abbracciati magari no.- replicò lui con un sorriso furbo.
Bellatrix lo lasciò andare controvoglia e si andò a sedere sulla sedia di fronte alla sua scrivania, incrociando le caviglie e spostandole di lato con grande eleganza.
-Che seccatura!- dichiarò, accompagnando l’esclamazione con un sonoro sbuffo. –Non avevo alcuna intenzione di andarmene adesso!-
-Avresti dovuto farlo comunque.- le fece notare Tom con tranquillità, prendendo posto sulla sua morbida poltrona di velluto e rivolgendo un rapido sorriso ad un’Elettra dodicenne, che lo salutava allegramente da una lavorata cornice d’argento sulla scrivania. –Non devi andare a pranzo con tuo marito?-
-Giusto.- confermò Bellatrix rassegnata. –Ma anche tu! Ricevere le persone a quest’ora indecente…-
-A dire la verità, lo aspettavo per le due. Io avevo altri programmi.-
-Ma a quanto pare Silente si arroga il diritto di arrivare quando gli fa più comodo…- disse Bellatrix, sottolineando la frase con profondo sarcasmo.
Tom alzò le spalle.
-Se lo può permettere.-
-Accidenti.-
-Bellatrix- ribatté lui con la calma decisa che usava per parlare alle folle, e che rendeva difficile a chiunque non rimanere ammaliato dalle sue parole, -l’appoggio di Silente è indispensabile per la causa; lui è il paladino dei Mezzosangue e dei Giganti, filoBabbano dichiarato e convinto difensore del popolino: senza di lui sarebbe quasi impossibile ottenere i voti della maggioranza.-
Bellatrix levò un sopracciglio.
-La tua amicizia è del tutto disinteressata, insomma.-
-Non è questo il punto, ma ora come ora bisogna essere cauti. Un passo falso potrebbe rovinarmi.-
-Tutto questo è politicamente corretto aldilà del sopportabile.-
-Cerca di metterti nella mia posizione.- replicò Tom con diplomazia.
-E ai Purosangue non pensi? Per noi Silente è solo un ostacolo da rimuovere. Le sue idee sono decisamente…-
-Dimentichi, tesoro mio- la interruppe Tom, -che io ce l’ho già, l’appoggio dei Purosangue.-
-L’erede di Salazar… giusto.-
-E, nel caso in cui si rendesse necessario- proseguì lui, -ho altre carte da giocare.-
-Va bene, va bene, mi fido.- si arrese Bellatrix, che nonostante tutto pendeva dalle sue labbra. –Non mi resta che rimettermi alle tue decisioni!- concluse con un sorrisetto ammirato.
Tom le sorrise a sua volta.
-Ti andrebbe se questa sera…- cominciò lui, ma s’interruppe non appena sentì bussare nuovamente alla porta.
-Avanti.- scandì sonoramente.
Una signorina dall’aspetto stucchevole ed efficiente, con un monotono completo grigio e un paio di occhiali dalle lenti squadrate, entrò nella stanza seguita da un uomo molto anziano e vistosamente vestito di prugna. L’aspetto eccentrico di quest’ultimo contrastava in modo bizzarro con la nera e lineare figura della sua accompagnatrice che, se anche fosse stata perplessa, non lo avrebbe mai dato a vedere. Il nuovo venuto, dal canto suo, sembrava molto divertito dal contegno impassibile della segretaria, ma si limitava a sfoggiare un sorriso cordiale sotto la barba lanuginosa. I suoi occhi chiari vagarono inquisitori per la stanza sobria ed elegante e brillarono per un istante dietro gli occhiali a mezzaluna quando incontrarono l’espressione indecifrabile di Bellatrix, così simile, in quel momento, a quella del suo Patrick.
-Signor Ministro, il professor Silente.- lo introdusse la segretaria.
-Grazie.- replicò Tom alzandosi dalla poltrona, imitato da Bellatrix. –Prego, professore, si accomodi.- aggiunse con cortesia, indicandogli con la mano una sedia vuota vicina a quella di Bellatrix.
-Domando scusa per l’interruzione…- disse Silente, facendo qualche passo all’interno della stanza e lasciando sull’uscio la segretaria, che non sembrava disposta ad andarsene fino a quando Tom non le avesse dato il permesso di farlo.
-Nessun problema, professore; abbiamo finito proprio adesso.- lo interruppe gentilmente il Ministro. –Madame.- la salutò, stringendole la mano. La sicurezza e la formalità con cui la stava congedando erano tali che avrebbero potuto fugare i dubbi dell’osservatore più sospettoso.
-Signor Ministro.- lo salutò Bellatrix a propria volta. –Professor Silente.-
-Buona giornata, Madame Lestrange.- ricambiò Silente, il sorriso cordiale sostituito da un rapido scintillio ironico. –Le auguro che Patrick sia un Serpeverde.-
-La ringrazio…- replicò Bellatrix, leggermente confusa.
-La accompagni fuori, per cortesia.- aggiunse Tom, rivolto alla segretaria. Questa fece un cenno d’assenso con il capo e scortò Bellatrix – a confronto con la quale sembrava un manico di scopa - fuori dall’ufficio, lanciando discrete occhiate in tralice al suo corpetto aderente e alla borsa griffata, che la strega faceva penzolare dal braccio con assoluta disinvoltura.
-Sai, Tom, la tua segretaria mi sta davvero molto simpatica- cominciò Silente non appena furono soli, prendendo posto sulla sedia lasciata vuota da Bellatrix, -nonostante la sua fastidiosa tendenza a sottolineare l’ovvio.-
-In teoria, la pago per questo.- replicò Tom accennando un sorriso e sprofondando nuovamente nella sua morbida poltrona.
-Soldi ben spesi.- asserì Silente. –Detto questo, temo di dovermi scusare anche per l’anticipo, Tom: una serie di imprevedibili coincidenze ha fatto sì che mi trovassi al Ministero quattro ore prima del previsto.-
-Non si preoccupi. Tuttavia non posso fare a meno di notare che le succede piuttosto di frequente.-
Silente posò su di lui gli occhi chiari e gli rivolse una breve, intensa, occhiata indagatrice, quindi si appoggiò con leggerezza allo schienale della sedia e congiunse le dita in un gesto che il Ministro aveva già più volte avuto occasione di osservare.
-Sono mortificato, Tom. Spero solo di non averti arrecato troppo disturbo.-
-Assolutamente, professore…- si affrettò a ribadire Tom, modulando accuratamente l’enfasi del suo tono di voce.
-Permettimi- lo interruppe Silente, che continuava a fissarlo con insistenza, -di assumermi le mie responsabilità; il minimo che posso fare a questo punto è invitarti a pranzo. Conosco un locale Babbano, in cui fanno degli ottimi sorbetti al limone.-
-La ringrazio molto, professore – rimanga inteso che non la ritengo responsabile di niente - ma sono costretto a reclinare la sua allettante offerta a causa di un precedente impegno.-
-La signorina Black?- insinuò Silente.
Tom rimase interdetto per un istante, ma si riprese quasi subito.
-Madame Lestrange.- lo corresse. –E non ne vedo il motivo, lei è una semplice dipendente.-
-In tal caso, non mi farò ulteriormente gli affari tuoi, Tom.-
-Nessun problema.- ribatté lui meccanicamente.
-E ora, veniamo al motivo per cui sono qui. Come sempre mi vedo costretto – non che trovi la cosa sgradevole, Signor Ministro, ma confido che in futuro sarà possibile limitare, se non addirittura eliminare, questa procedura – a sottoporti il programma di quest’anno, nonché il nome dei professori attualmente di ruolo e varie altre piccole incombenze burocratiche.-
-Ma le lezioni iniziano domani, professore.- osservò il Ministro con un tono più freddo del solito. -Nell’eventuale caso in cui – sebbene ne dubiti fortemente – io mi trovassi in disaccordo con una delle decisioni – immagino più che motivate – da lei prese, non ci sarebbe il tempo materiale per intervenire.-
-Mi rendo conto che mi sarei dovuto presentare con più anticipo – e per questo mi scuso nuovamente – tuttavia, perdonami, non ho attribuito al ritardo il giusto peso, dal momento che, a quanto sembra, libertà e tolleranza nei confronti della mia politica – permettimi di chiamarla in questo modo – sono  due delle parole chiave della tua campagna. Tu stesso non hai sostenuto, in passato, che consentire ad Hogwarts di autogestirsi, nei limiti del possibile, sia di vitale importanza per il bene suo e dei suoi studenti?-
-Non posso negarlo, professore.- replicò Tom serio. –Ma ho ritenuto opportuno mantenere l’abitudine, già in uso ancor prima che io assumessi la carica di Ministro, di visionare il programma scolastico annuale, poiché io stesso ho a cuore l’interesse degli studenti ed è giusto, a mio modesto parere, che ci sia un intermediario tra la scuola e la comunità magica. E, in quanto Ministro della Magia, mi faccio carico della responsabilità di tale ruolo.-
-Non potresti trovarmi più d’accordo, Tom, se entrambi abbiamo a cuore gli interessi della scuola e dei suoi studenti.- rispose Silente sorridendo affabile. –E per questo adesso sono qui, a porgerti le mie più umili scuse.-
Tom sospirò.
-Ha con lei il programma?-
Silente fece apparire un fascicolo sottile con un lieve cenno della bacchetta e lo porse al Ministro sorridendo educatamente. Tom sfogliò distrattamente le prime pagine, ma si soffermò su quella concernente i nominativi del personale.
-Sono sempre gli stessi.- osservò.
- Precisamente.-
Tom alzò gli occhi scuri dal foglio di carta e si concentrò su quelli azzurri di Silente.
-Vedo che Argus Gazza riveste tutt’ora il ruolo di custode.-
-Lo confermo.-
-E, perdoni la domanda, le sembra saggio affidare questo compito ad una persona… priva di poteri magici?-
-Riteniamo che questa sua caratteristica non pregiudichi affatto il lavoro che svolge; d’altra parte, lo fa da molti anni.-
-Definisce le condizioni irreversibili del Signor Gazza una ‘caratteristica’?- chiese Tom tagliente.
-Non si potrebbe trovare una definizione migliore di questa.- confermò Silente tranquillo.
-Capisco.-
Silente rivolse a Tom un’altra delle sue occhiate indagatrici.
-Hai avuto qualche lamentela, Tom?-
-Casi isolati.- rispose lui secco, deciso ad evitare l’argomento; Silente non vi fece caso.
-Lucius Malfoy?- suggerì, con una sagacia che infastidì non poco il suo interlocutore.
-Onnisciente come sempre, vedo.- replicò Tom gelido.
-Oh, no, solo molto intuitivo.- rispose Silente in tono leggero, ma senza distogliere lo sguardo da lui. –E ora, Tom, parliamoci chiaro: quanto ancora credi di poter andare avanti con questa storia?-
-Non capisco a che cosa si riferisce, professore.- ribatté Tom incolore.
-E invece lo sai benissimo: non puoi mettere d’accordo tutti. Non riuscirai, come direbbe un Babbano, a salvare capra e cavolo: se vuoi tenerti stretto Lucius, non puoi pretendere di avere me come alleato. E non credo nemmeno, da uomo intelligente quale sei, che tu sia convinto di poterci riuscire, ma perseveri in questa ipocrisia certo che ti porterà ad una nuova vittoria. Ma cosa farai quando le persone si accorgeranno che non stai facendo l’interesse né di una fazione né dell’altra?-
-Ha funzionato fino ad adesso, non vedo perché qualcosa dovrebbe andare storto proprio ora.-
-Perché – rispose Silente con gravità, -puoi ingannare tutti per un po’, puoi ingannare qualcuno per sempre, ma non puoi ingannare tutti per sempre, Tom.-
-Mirabile aforisma.-
-Non è mio.- replicò lui con leggerezza. –Devi prendere una decisione; scegliere da che parte stare prima che sia troppo tardi. Non puoi avere tutto, Tom.-
-Non ho mai avuto questa ambizione.- rispose lui in tono piatto.
-Davvero?-
-Davvero.-
-Mi accontento di molte cose.- mormorò tra sé mentre si dirigeva verso il luogo del suo appuntamento. Era un lussuoso ristorante nel cuore della Londra Babbana, unico posto in cui la gente non lo avrebbe riconosciuto, e infastidito. Il locale era illuminato da una calda luce soffusa, i tavoli apparecchiati con gusto e i camerieri, elegantemente vestiti, si muovevano leggeri come fantasmi.
Merope Guant, seduta ad un tavolo per due con espressione scocciata e le gambe accavallate, faceva dondolare un piede con marcata impazienza.
-Mamma, perdonami…- cominciò Tom avvicinandosi.
-TOM RIDDLE!- lo interruppe lei bruscamente. –Quaranta minuti di ritardo?! Non ti ho mai insegnato che non si fanno aspettare le signore?-
-Abbassa la voce!- sibilò lui, prendendo posto a tavola. –Mi dispiace molto, Silente è arrivato in anticipo…-
-… e tu sei in ritardo. Logico.-
-Mamma, per favore, è stata una mattinata pesante, ti chiedo scusa.-
-Va bene, va bene, sei perdonato.- disse Merope come se gli avesse appena concesso la Grazia.
-Ma come sei magnanima.-
-Com’è andata con Silente?- chiese invece lei, prendendo il tovagliolo e mettendoselo sulle ginocchia.
-Polemico e strampalato come sempre.- rispose Tom annoiato. –Ha esordito con una battuta sulla mia segretaria…-
-Minerva McGranitt?-
-Che cosa?- chiese Tom sconcertato.
-Minerva McGranitt.- ripeté Merope con semplicità. –La tua segretaria è identica.-
-D’accordo.-
-Dovremmo ordinare dell’acqua, e anche il cestino del pane.- osservò Merope, guardandosi intorno in cerca di un cameriere.
-Sei qui da quaranta minuti e non l’hanno ancora fatto?- chiese Tom perplesso.
-Ti aspettavo.- rispose lei con un’alzata di spalle.
-Ma non ti hanno portato neanche il menù?-
-Disorganizzati, questi Babbani, eh?-
Tom guardò sospettoso la madre, che continuava a guardarsi intorno a propria volta.
-E va bene!- esclamò lei all’improvviso. –Sono arrivata adesso anch’io!-
Tom la guardò, imperturbabile.
-Ma non mi dire. E dove sei stata, di grazia?-
-Hephzibah.- rispose con disinvoltura.
Tom fece una smorfia involontaria.
-E non ti è venuto in mente di avvisarmi?- chiese, irritato. -Per colpa tua ho fatto la strada di corsa.-
-No, in quel momento non mi sei venuto in mente.-
-Plausibile. Dal momento che Hephzibah mi avrà nominato soltanto centosettantasette volte…- replicò lui sardonico.
-Mi ha chiesto se hai una relazione, sai?- disse Merope con un sorriso furbo.
-E tu le hai detto di Bellatrix?- chiese Tom, sgranando gli occhi.
-Certo, Tom, perché io sono cretina! Gliel’ho detto apposta, così può andarla ad ammazzare…- ribatté Merope, tradendo l’impazienza.
-Meglio.- replicò Tom tranquillo. –Ma se succede qualcosa a Bella sappi che ti riterrò responsabile.-


-Ma quanto ci mettono?! Sto morendo di fame.- dichiarò Miranda stravaccata tra i Tassorosso, ma dando le spalle al proprio tavolo.
-Tranquilla, Randy, saranno qui a momenti.- replicò Elettra, seduta nello stesso modo tra i Serpeverde, con la schiena dritta e le gambe accavallate.
Alla luce tremolante delle migliaia di candele che, sospese a mezz’aria, illuminavano la Sala Grande, il volto pallido di Elettra sembrava una lanterna di carta velina, mentre i capelli viola di Miranda, che facevano a pugni con il giallo della divisa, emanavano strani bagliori azzurrini.
Miranda lanciò un’occhiata desiderosa al suo piatto vuoto e luccicante e tornò a guardare Elettra, intenta a stringersi la lunga chioma rossa in una coda di cavallo, senza smettere di mugugnare.
-Ti faccio notare che sull’Espresso hai fatto fuori quasi tutto il carrello dei dolci.- osservò Elettra, accennando un sorriso.
-Quello era solo uno spuntino, adesso pretendo la cena.-
-Ma dove la metti tutta quella roba?!- chiese Elettra, guardando perplessa il fisico minuto dell’amica.
Miranda alzò le spalle.
-L’hai più sentito Terence?-
-Neanche per sogno.- rispose Elettra con uno sbuffo.
-Lascialo perdere, allora.-
-Lo farò, infatti.-
In quel momento, una donna alta e dall’aria severa, con uno scintillante mantello verde smeraldo, entrò nella Sala alla testa di un’ordinata fila di undicenni tremanti, che si disposero silenziosamente davanti al tavolo dei professori.
Il brusio generale si trasformò in un caloroso applauso e subito dopo tra gli studenti calò il silenzio.
-Finalmente!- disse Miranda a bassa voce, entusiasta e sollevata allo stesso tempo.
Sulle labbra di Elettra si disegnò un sorrisetto furbo.
-Mia nonna ha ragione.- sussurrò. –Sembra la segretaria di mio padre.-
-Chi? La McGranitt, dici?-
Elettra annuì.
-Sì.- concordò Miranda. –Ho sempre pensato che avesse l’aria da segretaria.-
La professoressa McGranitt, intanto, aveva collocato uno sgabello a quattro gambe davanti agli studenti del primo anno, sul quale aveva posto un lurido cappello malandato.
-Oh, no!- mormorò Miranda guardandolo preoccupata. -Adesso inizia con la ballata!-
-E quando mai ce l’ha risparmiata?- sospirò Elettra, guardandolo a sua volta.
Il cappello non si fece attendere e, dopo quello che aveva tutta l’aria di uno spasmo, una fessura nella stoffa si spalancò come una bocca e il cappello si profuse in una filastrocca che tutta la Sala ascoltò in religioso silenzio.
-Alleluja!- disse Miranda non appena ebbe terminato di cantare, battendo le mani insieme a tutti gli altri studenti. –E così quest’anno noi Tassorosso siamo dei giusti, pazienti e leali gran lavoratori.-
-Non è una novità.- replicò Elettra.
Nel frattempo, la professoressa McGranitt si era fatta avanti tenendo in mano un lungo rotolo di pergamena.
-Quando chiamerò il vostro nome vi metterete il cappello in testa e vi siederete sullo sgabello per essere smistati.- disse. -Abbott Hannah!-
Una ragazzina impacciata dal volto roseo, con un paio di codini biondi, si fece avanti incespicando, indossò il cappello che le ricadde sopra gli occhi e si sedette.
-Tassorosso.- disse Miranda a bassa voce.
-TASSOROSSO!- urlò il cappello subito dopo.
-Accidenti.- commentò Elettra, la cui voce venne subito sopraffatta dagli applausi dei compagni di Casa di Miranda.
-Ne aveva tutta l’aria.-
-Brown Lavanda!- chiamò la McGranitt.
-Mmmm.- mormorò Miranda. –Grifondoro.-
-GRIFONDORO!- stabilì il cappello. Dal tavolo di Grifondoro si levò un boato.
-Bulstrode Millicent!-
-Serpeverde.-
-SERPEVERDE!-
-Ok.- disse Elettra battendo le mani, decisamente sconcertata. –Come fai ad indovinare?-
-Vado per esclusione.- spiegò Miranda in tono lieve.
- Finnigan Seamus!-
-Non lo so.- cominciò Miranda dubbiosa. -Ha un aspetto ambiguo. Grifondoro, forse.-
E, infatti, il cappello impiegò quasi un minuto prima di assegnare il ragazzino alla Casa predetta da Miranda.
-D’accordo.- bisbigliò Elettra. –Hai la cattedra di Divinazione assicurata.-
Miranda rise.
-Granger Hermione!-
Una ragazzina con una massa crespa e cespugliosa di capelli castani e un’aria particolarmente sveglia raggiunse lo sgabello quasi correndo e si calcò con foga il cappello sulla testa.
-Sembra scaltra.- osservò Elettra. –Per me, Corvonero.-
-GRIFONDORO!- sentenziò invece il cappello.
-Mia cara, l’Occhio Interiore non vede a comando!- replicò Miranda, in una splendida imitazione della professoressa Cooman.
-E’ per una magia che somiglia al cielo di fuori.- la sentì Elettra spiegare alla coetanea accanto alla quale si era seduta, mentre i Grifondoro continuavano ad applaudire. –L’ho letto in Storia di Hogwarts!-
-Già mi piace.- disse Elettra.
-Solo perché è l’unica persona al mondo, oltre a te, ad aver letto Storia di Hogwarts!- ribatté Miranda con un sorrisetto.
-Lestrange Patrick!-
Un ragazzino alto, per la sua età, con i capelli scuri e penetranti occhi grigi, si avvicinò allo sgabello con calma e indossò il cappello con grande disinvoltura.
-Non è il figlio degli Auror?- chiese Miranda.
-Sì.- confermò Elettra. –Sua madre è il capo del dipartimento. Sono venuti spesso a casa nostra.-
-Ma allora lo conosci?-
Elettra annuì.
-Vedrai che sarà un Serpeverde.- aggiunse, mentre Miranda, corrucciata, non gli staccava gli occhi di dosso.
Ma i secondi passavano e il cappello ancora taceva. Patrick sembrava piuttosto nervoso, le mani serrate intorno ai bordi dello sgabello, le nocche bianche; dietro di lui, Draco Malfoy aveva sussurrato qualcosa all’orecchio di un coetaneo di colore, senza smettere di fissare il cugino con un ghigno teso stampato sul volto affilato.
-Il capello ci sta mettendo un po’, però.- constatò Miranda.
-E’ molto strano.- mormorò Elettra. –E poi Silente; sembra quasi…-
-… soddisfatto.- completò Miranda, lanciando un’occhiata in tralice al Preside, che guardava la scena con gli occhi che scintillavano. –Piton invece ha un’espressione più schifata del solito.-
-Sembra quasi che non abbia digerito qualcosa.-
-O magari ha solo fame.- sbuffò Miranda. –Non sarebbe l’unico.-
Elettra si guardò attorno: gli studenti iniziavano a mostrare i primi segni d’inquietudine, persino la professoressa McGranitt sembrava stanca di aspettare.
-SERPEVERDE!- esclamò finalmente il cappello, dopo un minuto e mezzo di ostinato silenzio.
Patrick si tolse il cappello con un gesto fluente, il sollievo disegnato sul volto che – notò Elettra – era molto più pallido rispetto a quando si era seduto, e si avviò verso il tavolo dei Serpeverde con andatura meno spedita.
-Lovegood Luna!-
-Non ci posso credere!- esclamò Miranda emozionata, senza darsi neanche la pena di abbassare il tono della voce, tanto che alcuni studenti si girarono a guardarla e la McGranitt le lanciò un’occhiataccia. –Suo padre è il direttore del Cavillo!- aggiunse, a voce più bassa.
-Ha un’aria così stranita.- disse Elettra. –Tassorosso.-
-Non ci scommetterei.-
-CORVONERO!- stabilì il cappello.
-Wow. Oggi non me ne va bene una!-
-Malfoy Draco!-
-Serpeverde.- cantilenò Miranda.
-SERPEVERDE!-
-E’ un Malfoy.- replicò Elettra. –Ci sarei arrivata anche io!-
Draco raggiunse il tavolo dei Serpeverde tra le urla di approvazione e si sedette vicino al cugino.
Ormai erano rimasti in pochi.
Nott e Parkinson, una ragazzina piccola con la faccia da carlino, vennero smistati in Serpeverde, mentre le due gemelle Patil vennero assegnate l’una a Grifondoro e l’altra a Corvonero.
-Potter Harry!-
Il cappello lo spedì tra i Grifondoro con una velocità tale che Miranda non fece nemmeno in tempo ad avanzare un’ipotesi.
-Se prima Piton aveva mal di stomaco- osservò Miranda, mentre il professore guardava il ragazzino occhialuto con aria disgustata, -adesso sta per vomitare.-
-Weasley Ron!-
-Grifondoro, come tutti gli altri Weasley.-
-GRIFONDORO!-
-Scontato anche questo.- asserì Elettra.
A chiudere la cerimonia Blaise Zabini, Serpeverde. La McGranitt ripiegò la pergamena e portò via il cappello.
Terminato il succinto discorso di benvenuto del Preside (-E’ fuori di testa!- aveva bisbigliato Elettra a Miranda, alle inconsuete parole pigna, pizzicotto, manico, tigre. –Perché?- aveva replicato questa con disinvoltura. –Io lo trovo geniale.-), i vassoi si riempirono di pietanze succulente; Miranda era in estasi, si voltò verso il tavolo con un guizzo felino e riversò sul suo piatto un’enorme quantità di patatine fritte.
Elettra si girò con più grazia, si mise il tovagliolo sulle gambe e si versò un po’ d’acqua.
-Ciao, Ellie.- la salutò una bella ragazza bionda dell’ultimo anno, seduta di fronte a lei.
-Ciao, Alexis.- rispose Elettra con un sorriso cordiale.
Nello stesso momento, poco più in là, Draco Malfoy attaccava una salsiccia con fare famelico, mentre Patrick assaggiava lo Yorkshire pudding con molto meno entusiasmo.
-Perché ci ha messo così tanto, il cappello.- chiese Draco, con la bocca ancora piena per metà.
Patrick alzò le spalle.
-Era indeciso.-
-Con che cosa?-
-Corvonero.- replicò Patrick tranquillo.
Draco alzò le spalle a sua volta e tornò a concentrarsi sulle salsicce.


Kleio dice:

Ho cambiato radicalmente la grafica. Bene. Scusate, ma prima faceva proprio schifo. A questo punto mi trovo obbligata a specificare i nomi dei presta faccia del nuovo banner (vi piace?): la splendida Molly Quinn nei panni di Elettra Riddle, l’unica ed inimitabile Helena Bonham Carter per Bellatrix Lestrange, Arthur Bowen nel ruolo di Patrick (lo so, lo so… è il figlio di Harry. Chiedo venia, ma non ho potuto farne a meno: lo immagino esattamente così!) e i soliti Harry e Draco in basso a destra.
Premetto che non ho nessuna intenzione di scrivere una cosa alla James Joyce, dove in duemila pagine si sviluppa una vicenda di appena ventiquattro ore, e nel prossimo capitolo ci sarà un salto temporale (nulla di incredibile, comunque), ma era indispensabile delineare certe dinamiche.
Spero, inoltre, che non vi sia risultato troppo insopportabile rileggere (più o meno) la scena dello Smistamento; inutile dire che mi sono rigorosamente attenuta alle descrizioni presenti in Harry Potter e la Pietra Filosofale. Mi sono presa – scusate, scusate, scusate – un’unica licenza: il tavolo dei Tassorosso non è vicino a quello dei Serpeverde, ma era l’unico modo per consentire ad Elettra e Miranda  di parlare senza urlare; sapete, temevo potesse risultare, come dire… inappropriato. Perdonate questo affronto alla trama originale, se non potete farlo capirò.
Se Harry viene spedito tra i Grifondoro alla velocità della luce, invece, è perché Tom Riddle non ha mai provato ad ucciderlo, quindi… ma sì, dai, lo sapete!
Per quanto riguarda la prima parte del capitolo, il mio espertissimo pubblico potteriano si sarà sicuramente accorto dei riferimenti a La richiesta di Lord Voldemort in Harry Potter e il Principe Mezzosangue, a partire da quel meraviglioso Onnisciente come sempre, vedo; l’aforisma citato da Silente è di Abramo Lincoln.
Un ringraziamento speciale a darckmagic31 e eltaninmalfoy9698, che hanno aggiunto la storia tra le preferite e Anonimadelirante, Lidialovesmarcomengoni, LilsMalfoy e LunaMist6692, che hanno deciso di unirsi al mio codazzo di seguaci. Coraggioso da parte vostra, ragazze.
Spero di non avervi annoiato, tediato, indotto al suicidio, con questo capitolo.
Detto questo (per Salazar, un altro papiro!), pigna, pizz… ok, no.
Un abbraccio a tutti.


riferimento titolo: The way old friends do degli ABBA
  
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