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Autore: Meow_    01/09/2013    3 recensioni
Alzai lo sguardo verso lo specchio. Avevo la faccia ricoperta di sangue, ma non riuscivo a capire da dove venisse.
-
Pensai di essere impazzita, di avere le allucinazioni.
-
«Queste occhiaie! E la faccia, guardami, sono color morte!»
«Stai impazzendo»
«Seriamente non vedi niente di strano?»
«No»
Genere: Horror, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 7
Confusione







Mi svegliai nel mio letto, a casa mia. La luce entrava dalla finestra socchiusa e illuminava la mia stanza. Tutto era normale.
Guardai l’ora: erano le sette. Guardai il calendario: era novembre, un lunedì. Dovevo andare a scuola.
Andai a lavarmi la faccia, assonnata. Avevo paura di guardarmi allo specchio, ma non capivo perché. I miei pensieri erano ancora offuscati dal sogno che stavo facendo… Un sogno. Improvvisamente i ricordi del buio e della Paura mi colpirono come un pugno. Era un sogno, o erano ricordi? Cercai di togliermi quel pensiero dalla mente, era sicuramente un sogno. Ma quindi anche le occhiaie e il sangue lo erano? Le occhiaie. Era come avere un vuoto di memoria e ricordare tutto all’improvviso. Mi guardai allo specchio: il mio viso era perfettamente normale.
Non c’erano dubbi, era stato solo un sogno…

Andai a fare colazione e trovai mia madre che apparecchiava la tavola, mettendoci biscotti, marmellata e altre cose deliziose. Sorrideva. Non avevo mai visto mia madre sorridere a quell’ora della mattina, o forse sì? Non me lo ricordavo. Tutto quello che ricordavo era una madre sempre scontrosa e facilmente irritabile, non una madre che prepara la colazione con il sorriso stampato in faccia.
«Buongiorno, tesoro, cosa preferisci?» mi chiese, sempre sorridente.
Ero confusa. Con un cenno indicai la caffettiera.
«Ma devi mangiare qualcosa, lo sai! La colazione è il pasto più importante della giornata» disse, e iniziò a spalmare della marmellata su una fetta di pane. Ero troppo confusa per poterle rispondere.

Tutto procedette normalmente. Mi preparai e andai a scuola, seguii le lezioni, come se niente fosse cambiato. Ma avevo una strana sensazione addosso, una sensazione indescrivibile. Era come se non fossi a mio agio, come se fossi nel posto sbagliato. Ma non aveva senso.
Tornai a casa, e mia madre non era in casa. Probabilmente stava ancora lavorando.
Iniziai a cucinare qualcosa per il pranzo, nonostante coi fornelli fossi una frana.
Mentre aspettavo che il cibo cuocesse, mi sentii mancare l’aria. Le gambe iniziarono a tremare e caddi per terra. La vista mi si appannò, ed era come se qualcuno  mi stesse stringendo nel suo pugno lo stomaco. Respiravo con fatica, non sapevo cosa mi stesse succedendo. La testa era leggera, la realtà scivolava via…

Ed ecco che ero di nuovo nel luogo buio. Stavolta non fluttuavo ed ero completamente sola. Mi sentivo di nuovo bene.
«Vieni fuori» urlai, «So che ci sei tu dietro a tutto questo!».
Realizzai che era quello di prima ad essere un sogno, e non le occhiaie, il buio e la Paura. Non capivo bene se fosse un sogno o un’allucinazione, sapevo solo che non era la realtà. Eppure sembrava tutto così reale.
Urlai nuovamente, urlai più volte, ma nessuno mi rispose. Stavolta non c’era niente di terrorizzante, a parte il buio. Che cosa voleva, quell’essere? Avevo detto di sì, avevo accettato, ma non mi lasciava in pace.

Provai di nuovo quella sensazione orribile. Mi risveglia sul pavimento della mia cucina, con un odore fortissimo di bruciato. Ero svenuta e avevo avuto un’allucinazione, non c’era altra spiegazione.
Mia madre era tornata a casa e mi stava schiaffeggiando la guancia per farmi svegliare. Ma per quanto tempo ero rimasta priva di sensi?
Mi alzai con fatica e bevvi un lungo sorso d’acqua. Dopo di che mi affrettai a spegnere tutti i fornelli; ormai il pranzo era andato. Diedi un pugno al tavolo della cucina per il nervoso, ma mia madre mi mise una mano sulla spalla e la strinse forte.
«Calmati, non è successo niente. Penserò io al pranzo» mi disse.
Ma non era per quello che ero nervosa. Cercai di reprimere le lacrime, ma fallii. Non appena mia madre vide i miei occhi riempirsi di lacrime, mi abbracciò e mi chiese cose stesse succedendo.
Tra un singhiozzo e l’altro le raccontai tutto, a partire dalla prima volta che avevo visto le occhiaie fino a ciò che avevo visto mentre ero svenuta. Le parlai dell’orribile sensazione che avevo costantemente addosso, le spiegai di come ogni volta non capissi se stessi semplicemente sognando o se fossero ricordi.

Alla fine del racconto mi diede una pacca sulla spalla e mi sorrise; uno di quei sorrisi che si fanno alle persone che non sono sane di mente. Ecco, ora mia madre pensava che fossi pazza, perfetto.
«È stato solo un brutto sogno» disse in tono rassicurante, «A volte, quando si sviene, si hanno le idee confuse. Ma non ti preoccupare, passerà».
E andò a cucinare. Rimasi seduta, con la testa appoggiata ad una mano e il gomito sul tavolo. Pensavo a quello che mi aveva detto, chiedendomi se forse avesse ragione. Alla fine decisi che probabilmente era così.
Dopo svariati minuti di ragionamenti, decisi che avevo troppa fame. Chiesi a mia madre quanto ancora mancasse per il pranzo, ma non mi rispose. Glielo domandai di nuovo, più forte, ma ancora nulla. Mi sembrava di parlare ad una persona che ascolta della musica con le cuffiette, ma nelle orecchie lei non aveva proprio nulla.
Così mi alzai e le posai una mano sul braccio, ripetendo la domanda. Fu come toccare l’aria. Scossi la testa, chiudendo e riaprendo velocemente gli occhi. Provai a toccarla nuovamente, ma successe la stessa cosa. A quel punto urlai, con tutto il fiato che avevo in gola. Lei si girò finalmente verso di me, e mi sorrise; aveva gli occhi color ghiaccio, mentre sapevo perfettamente che i suoi occhi erano castani. Tutto si fece dello stesso colore freddo e intenso dei suoi occhi, e la realtà scivolò via nuovamente.


Stavo camminando da sola, tra gli scaffali di un supermercato enorme. Arrivavo a malapena allo scaffale centrale. Passai davanti al reparto giochi e guardai entusiasta tutte le bambole: presto sarebbe stato il mio settimo compleanno e me ne avrebbero regalata qualcuna. Non riuscivo proprio ad aspettare.
Passai molto tempo ad ammirare tutti quegli splendidi giochi, sognando di possederli tutti. La mamma mi aveva detto di aspettarla perché doveva andare a prendere una cosa, e questo era il posto migliore per aspettarla.
Passarono venti minuti e lei non era ancora venuta a prendermi, così mi avvicinai alle casse per vedere se stesse facendo la fila, ma lei non c’era; tornai al reparto giochi.

Ormai non sapevo più quanto tempo era passato, sapevo solo che si stava facendo tardi e dovevo ancora finire i compiti che la maestra di italiano mi aveva assegnato. Ma dove era la mia mamma? Iniziavo ad avere paura. Non mi aveva mai lasciata da sola in un posto così grande. Mi aveva promesso che sarebbe tornata.
Chiesi ad una signora che ore fossero, e scoprii che erano passate due ore. Il supermercato stava per chiudere.
Ero sempre stata molto timida, così non mi azzardai a chiedere aiuto a nessuno, mi limitai a piangere in silenzio. I passanti probabilmente pensavano che mi avessero detto di no per qualche gioco.
Ormai era chiaro che mia madre non fosse più lì; si era dimenticata di me. Uscii dal supermercato e guardai nei parcheggi: ormai le macchine erano pochissime, e gli ultimi clienti se ne stavano andando.
Mi misi seduta sul marciapiede, stringendomi nel mio cappotto. Iniziava a fare freddo. Non sapevo che fare, volevo solo tornare a casa dalla mia mamma. Perché mi aveva abbandonata? Si era resa conto della mia assenza? Stava venendo a prendermi?
Passai il resto del tempo a fissare la strada, sicura che da un momento all’altro sarebbero apparsi i familiari fari della sua macchina. Ma non successe niente. Così mi appisolai, nonostante avessi cercato di restare sveglia… E dormii finché non sentii una mano afferrarmi la spalla. 




Hola! Sono stata impegnatissima con i preparativi per Hogwarts e ho scritto questo capitolo sul treno, ma ora sono riuscita a postare -a Hogwarts c'è il Wi-Fi, finalmente!! (Keep Dreaming...).
Comunque, so che in questo non c'è praticamente horror, ma è un capitolo di passaggio, più o meno... Be', mi scuso in anticipo se lo troverete noioso o qualcos'altro (teoricamente non è in anticipo visto che questa nota la leggerete dopo il capitolo, ma lasciatemi perdere). 
Spero che vi piaccia comunque; in caso contrario, non fatevi problemi a dirvi cosa non vi è piaciuto. Le critiche servono sempre a migliorare! 
Ora vi saluto, a presto. In questo periodo ho davvero pochissimo tempo per scrivere, ma non preoccupatevi, non abbandonerò la storia. Spero di riuscire ad aggiornare presto, grazie a tutti quelli che continueranno a seguire la storia nonostante la lunga attesa 

Facebook: Sofia Meow
Twitter: @_sofimeow

 
   
 
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