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Autore: Ninfea Blu    05/09/2013    13 recensioni
Oscar ha delle sorelle, lo sappiamo. Questa storia parla di una di queste sorelle, una che non conosciamo, perchè la Ikeda non ha pensato a una possibilità del genere. Danielle ha davvero molto in comune con Oscar... stessi capelli, stessi occhi. Qui parlerò dei suoi sentimenti, del suo rapporto con Oscar e inevitabilmente con l'amico Andrè che potrebbe, in qualche modo, mettersi fra loro. Perchè Danielle, gemella identica ma più femminile della nostra madamigella, potrebbe avere il coraggio di essere tutto quello che non è Oscar...
Aggiunte fan art cap. 7 - cap. 12
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, André Grandier, Axel von Fersen, Oscar François de Jarjayes
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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19

19 – Una richiesta misteriosa

 

 

 

Eccomi, non ci speravate più, eh? E invece sono tornata a dannare me e voi con questa storia allucinante. Chiedo scusa a tutte per il mostruoso ritardo di questo aggiornamento. Non so come, e contrariamente alle mie previsioni, sono riuscita a recuperare un po’ d’ ispirazione che era latitante da mesi ormai, per concludere questo capitolo.

Penso e spero di aver trovato la chiave giusta per risolverlo, poi rileggo tutto e tornano i dubbi.

È quasi un miracolo che sia riuscita nell’impresa,  e credo di essere nella direzione giusta. Non so se sarà esattamente quello che vi aspettavate, probabilmente no, ma mi sforzo di far evolvere la storia in maniera naturale e di portarla dove per me è giusto che vada. Naturalmente attendo le vostre impressioni che accetterò di buon grado. Grazie sempre per tutto l’incoraggiamento che mi date, lo apprezzo veramente tanto.

 

 

@@@@@

 

 

Sul far della sera accesa di colori rosa violacei, Oscar e André avevano lasciato la casa di madame Lisette per tornare in paese, dove avevano affittato due alloggi per la notte.

Si trattava di una pensioncina nel centro di Chassillè, semplice e modesta, che accoglieva viandanti e viaggiatori di passaggio, che ripartivano poi per le regioni più a ovest, e verso la Normandia.

Per quella notte i due amanti - perché oramai potevano dirsi tali - avrebbero dormito in letti separati e Oscar si lasciò sfiorare velocemente dal pensiero che le sarebbe parso strano, forse anche triste. Sicuramente poco piacevole. Ma altrettanto in fretta, scacciò l’idea dalla mente con lieve disappunto.

Non mi posso permettere distrazioni e credo sia meglio non dare nell’occhio, aveva detto laconica quella stessa mattina all’arrivo, di fronte allo sguardo dubbioso e un po’ sardonico che le aveva restituito lui. André non aveva posto obbiezioni, si era limitato ad abbassare il capo, rassegnato al fatto che lo avrebbero accolto delle lenzuola fredde e non avrebbe goduto del calore ormai famigliare del suo corpo.

Dopo le recenti scoperte, Oscar non voleva perdere altro tempo, né lasciarsi condizionare da nascenti desideri e turbamenti; voleva avere la mente sgombra da pensieri insidiosi e progettava di ripartire la mattina seguente, al primo sorgere del sole.

Avvertiva l’impulso di tornare a Parigi il prima possibile, e neppure lei sapeva bene perché avesse tanta fretta.

Desiderava parlare con Danielle.

Ma per dirle cosa, poi?

Per investirla con le strane insinuazioni di quella donna, di cui adesso faticava a comprendere le reali intenzioni e motivazioni? Non sapeva bene se fossero di qualche utilità per chiunque, in quella complicata vicenda.

 

Ma c’era dell’altro.

 

Con sorpresa, il mattino seguente un messo di Madame Lisette l’aveva attesa alla pensione prima della partenza per consegnarle un biglietto e una lettera della sua padrona.

Il biglietto breve e sintetico, scritto con una grafia elegante era per lei.

 

“Madamigella Oscar, spero vorrete farmi la cortesia di consegnare la lettera allegata a questo messaggio alla contessa di Recamier. Non dovete avere alcun timore; se credete la cosa opportuna vi autorizzo a  leggere la missiva, ma credo che vostra sorella vi metterà al corrente del suo contenuto. Intanto, vi auguro un buon viaggio di ritorno verso Parigi.”

 

Lisette De Marchard

 

 

 

Oscar aveva guardato la lettera con sospetto, ma non aveva voluto rompere il sigillo e accertarsi del suo contenuto. Quando si erano allontanati in carrozza, André incuriosito, le aveva fatto qualche domanda, ma le sue risposte erano state incerte.

“Cosa credi che voglia quella donna? Dopo tutto quello che ti ha raccontato, non credi sarebbe saggio anticipare le sue mosse? Forse dovresti leggere quella lettera prima che lo faccia Danielle. Soltanto per banale precauzione.”

“Non credo sia necessario; scopriremo di che si tratta appena raggiunta Parigi. – Lei osservò per un momento il suo compagno di viaggio. - Sembri preoccupato, André; è accaduto qualcosa che non so, mentre Lisette era ospite a Villa Recamier?” Chiese con voluta ironia.

“Oh, non ne so più di te, Oscar… solo non vedo cosa Lisette potrebbe offrire a Danielle, in cambio del nome per sua nipote… già la storia non è delle più edificanti: l’amante del conte muore lasciando una bimba orfana di madre, con tutte le complicazioni del caso; tua sorella non reagirà bene a questa notizia.”

“Non lo so immaginare. Comunque, non fa alcuna differenza. Resta il problema dello scandalo, che mia sorella vuole evitare. Quello che non credo sia vero è il disinteresse di Lisette per un eventuale matrimonio con mio cognato. Avrebbe troppo da guadagnare e nulla da perdere. Comunque è un ipotesi irrealizzabile.”

“Già… ma chissà cosa c’è in quella lettera. Spero non si tratti di un ricatto di qualche genere…”

Oscar lo guardò allarmata e un poco sospettosa.

“Ricatto? Che vuoi dire?”

“Voglio dire che forse quella donna sa più di quel che dice; forse ha intuito qualcosa del vostro innocente scambio di ruoli, e vuole usare questo elemento a suo vantaggio…” Ipotizzò André.

 

 - Quello strano discorso fatto sui gemelli!  Ricordò Oscar tra sè e sè, con un vago cenno di sorpresa.

 

“Tu credi che…”

“È una possibilità che devi considerare.”

“O forse, Lisette ha intuito chi sia la vera debolezza di mia sorella…” Puntualizzò guardandolo dritto in faccia, quasi con aria di sfida. Ma André non si scompose, né diede segno di aver colto la provocazione.

“Volevo semplicemente dire che ha notato che alla villa, tu sembravi diversa. Può averne parlato con tuo cognato. E di questa Isabeau, noi non sappiamo nulla. Ma in paese potrebbero saperne qualcosa. Forse prima di andarcene, dovremmo indagare un po’ in giro. Il curato di Chassillè potrebbe aiutarci; i preti sanno sempre tutto di tutti.”

“E tu ora vorresti andare a cercare il curato? Mi sembra un’ inutile perdita di tempo.”

“Non ne sono convinto. Io tenterei. Potremmo scoprire cose importanti. Non siamo ancora troppo lontani dal paese e possiamo fare marcia indietro. Perderemo al massimo mezzora.”

 

 

La chiesa locale era all’estremità del paese, un edificio semplice e ben tenuto con la facciata romanica e il rosone centrale istoriato. Il parroco di Chassillè aveva confermato buona parte della storia, con qualche sorprendente variazione. Il lutto della famiglia Marchard era cosa nota, ma la gente pensava che la giovane fosse morta in seguito ad una febbre violenta e misteriosa; della bambina di Isabeau nessuno pareva saperne nulla, quindi voleva dire che la gravidanza era stata mantenuta segreta, o messa a tacere, magari pagando il silenzio di possibili testimoni, tra cui la levatrice.

Può darsi che Leopold in persona, avesse messo mano ai cordoni della borsa per far tacere le lingue.

Il cuore di Oscar era pieno di dubbi, mentre tratteneva la lettera di Lisette nelle mani senza decidersi ad aprirla; se quel foglio di carta avesse rappresentato un problema per lei e forse per la stessa Danielle, sarebbe stato più saggio saperlo con un po’ di anticipo.

Lisette poteva aver intuito qualcosa di ben più compromettente dello scambio di persona intercorso tra lei e Danielle; forse aveva inteso il reale motivo dello scambio e tutte le persone in esso coinvolte.

Stava cercando di fare mente locale di tutto, di ogni singola azione, persona, incontro e dialogo che fosse avvenuto alla villa durante quei giorni, ma non le veniva in mente nulla che fosse rivelatore.

Eppure erano state attente.

Non abbastanza, evidentemente.

Non avevano ingannato André, ma lui almeno aveva famigliarità con loro. Le conosceva da anni.

Possibile che Lisette avesse capito il loro gioco innocente?

 

La brusca evoluzione del rapporto con André sul piano fisico, la maturazione implicita dei sentimenti, il loro svelamento non erano per lei cose semplici da accettare, e aveva il sospetto e la paura che quelli di Danielle fossero identici. Altrettanto impetuosi e forti, ma pronti ad esseri vissuti con totalità.

Se per lei erano motivo di conflitto con sé stessa, Danielle li avrebbe accolti senza remore, né rifiuti, se non lo aveva già fatto.

Né Danielle avrebbe cercato di nasconderli, e Lisette dotata di notevole arguzia, poteva averli sicuramente notati.

Le sorelle Jarhayes, rese ricattabili per amore dello stesso uomo. E non un uomo qualsiasi del loro ambiente, ma il buon vecchio André.

Continuava a chiedersi se fosse davvero amore quella smania che sentiva verso l’amico di sempre, i pensieri ossessivi, impudichi e osceni che infiammavano i sensi, quel desiderio prepotente che le bruciava le vene e la carne.

Maledetto sesso. Perché doveva essere così esaltante?

E perché proprio con André?

Si sforzava di non pensarci, ma in alcuni momenti si accorgeva di non avere il controllo della sua mente, se ricordava le labbra di lui contro la sua pelle.

Un fatto che la indisponeva.

Odiava perdere il controllo.

Non poteva permetterselo nella posizione in cui era.

 

Dormire lontana da André era stato più difficile del previsto; il letto vuoto le era parso troppo grande e pieno di spine, e lei vi si era rigirata da una parte all’altra, insofferente, in preda a uno strano tumulto che le faceva pulsare il sangue alle tempie e rendeva irregolare il suo respiro, trattenendo a fatica la voglia indecente che l’avrebbe spinta a raggiungerlo in piena notte, col rischio di venir scoperta da qualche pensionante ritardatario.

E non sapeva se il sesso poteva bastare a trattenere a sé un uomo.

Non sapeva se sarebbe bastato a tenerlo lontano da Danielle, che in materia di arti amatorie aveva più esperienza di lei.

Danielle aveva avuto diversi amanti; erano una forma di libertà personale inseguita con tenacia, una fuga dall’ insoddisfazione della vita, un miraggio di felicità da raggiungere.

Lisette aveva parlato di libertà, e Oscar sapeva benissimo che Danielle l’aveva cercata sempre al di fuori del matrimonio, e solo di recente aveva scoperto che un po’ le invidiava la sua. Oscar non si era mai chiesta se esistesse in Danielle una simile brama d’indipendenza, di cui lei godeva per educazione. Ma ora, alla luce delle parole ambigue di Lisette, più che mai le pareva evidente.

E le pareva altrettanto chiaro che André fosse il fulcro di quella brama di libertà.

 

Osservò l’amico seduto di fronte a sé.

Pensò che era bello da fare male con quei capelli scuri come l’ebano e le ciglia folte che velavano gli occhi verdi, un dolce peccato proibito, e la colpì lo sguardo cupo e intenso che le rivolse; fu certa che lui sapesse in cuor suo, che non gli aveva detto tutto. Conferma che arrivò un secondo dopo.

“Oltre alla storia di Isabeau, c’è dell’altro, vero? Lisette ti ha detto qualcosa che non ti aspettavi di sentire, e che ti riguarda da vicino. È così… Che cosa ti ha detto?”

“Nulla che abbia importanza. - Oscar tentò di glissare. - E non ero io l’argomento della conversazione.”

Allora perché si sentiva tanto presa in causa?

“Stai mentendo. Quella donna conta sul tuo coinvolgimento personale e vuole fare leva su questo; credo abbia già capito i tuoi punti sensibili. Non dovresti sottovalutarla.” Obbiettò André con fermezza, e forse, un pizzico di compiacimento.

“Non lo faccio. – Sibilò infastidita. - Puoi pensare quello che ti pare, ma non intendo farmi condizionare la vita dalle banali congetture di una donna che non mi conosce affatto.”

 

-         Ma io ti conosco, pensò lui.

 

Oscar non aveva voglia di soffermarsi sui dettagli di quel discorso proprio con l’amico, che era la pietra dello scandalo e della sua colpa. La sua debolezza più grande. Ma lui non demordeva.

“Sono davvero banali congetture, Oscar? O forse, è qualcosa di vero e reale che ti rifiuti di ammettere?”

Lei preferì non rispondere e lui non ne fu sorpreso.

“Leggerai quella lettera prima di arrivare a Parigi?” Domandò di nuovo André, con il tono condiscendente di chi ha a che fare con una persona capricciosa e ostinata.

“Forse...” Fu la risposta laconica che ricevette. Poi scese il silenzio.

 

 

********

 

 

 

 

“Che avete fatto Madame!” Esclamò il conte sinceramente sbalordito, alzando in modo brusco il tono di voce.

“Voi dovete fidarvi di me e del mio intuito; so quello che faccio.” Replicò Lisette decisa, ma estremamente calma.

Il conte era rientrato a Palazzo Marchard il giorno successivo la partenza di Oscar. Era stato informato della visita della cognata e delle richieste espresse a nome della moglie, e senza reticenze Lisette gli aveva parlato della lettera consegnata a madamigella Oscar, scritta di suo pugno per Madame Recamier.

“Dovete essere impazzita, madame. Ero sulla buona strada per mettere Danielle nella condizione di non ostacolarmi, facendole capire che non era nel suo interesse; con un buon compromesso, per quanto forzato, sono certo che avrebbe accettato l’adozione, ma questa vostra insensata iniziativa potrebbe rendere tutti i miei tentativi inutili, vi rendete conto?”

Il conte parlava agitando un braccio nell’aria come se dovesse spazzar via un insetto, prima di picchiare il palmo della mano sul tavolo al quale era seduto.

Lisette era in piedi di fronte a lui, e mentre parlava si spostava di pochi passi da destra a sinistra, e viceversa.

“Nessun compromesso ricattatorio farà cedere vostra moglie. La renderete soltanto più determinata a ostacolarvi e se possibile danneggiarvi.”

Continuò Lisette con convinzione.

“Oh, io potrei anche danneggiare lei, se raccontassi di averla sorpresa col suo amante più recente, quel chiacchierato nobile svedese, il conte di Fersen. Immaginate la portata dello scandalo, se il fatto arrivasse all’orecchio della regina?”

Lisette sorrise divertita.

“Oh, questa sarebbe davvero una grossa sciocchezza. Vostra moglie non è per nulla interessata all’ amante della regina, credetemi. Sono convinta che non ci sia mai stato nulla fra loro, nonostante le apparenze. I vostri sospetti non hanno fondamento.”

“C’è l’hanno invece! Avete visto come si comportava, alla villa?” Insistè Leopold cocciuto.

“Certo, e non c’era corrispondenza nei gesti di Danielle. Anzi, ho visto vostra moglie respingere le avance del conte con sottile eleganza, almeno un paio di volte.”

“Ma voi donne, fate così…” obbiettò Leopold con leggerezza.

“Vi assicuro non era un gioco di seduzione, era un deciso rifiuto, anche se ben mascherato.”

“Come fate a dirlo con una tale sicurezza?”

“Semplice spirito di osservazione, e io ne ho più di voi, mio caro. Quindi, smettetela con le vostre accuse. E vi dimenticate che Oscar è dalla parte della sorella e sarebbe meglio non averla come nemica; piuttosto potrebbe perorare la nostra causa, se sapremo giocare bene le nostre carte… c’è un altro modo per ottenere ciò che vogliamo…”

Leopold ora si era calmato, e ascoltava con una certa curiosità e meraviglia il discorso della sua compagna.

“Potreste avere molto di più, Leopold. – Esclamò con impeto. - Bisogna vedere se lo volete davvero… a quanto sapreste rinunciare per averlo. Voglio proporre uno scambio a vostra moglie, che sono certa potrebbe essere molto allettante per lei, per una ragione che voi non sospettate nemmeno; il nome dei Recamier per Margot, in cambio di qualcos’altro.”

“Non vi capisco. Mi state facendo impazzire. Il nome del casato in cambio di cosa, esattamente?” Proruppe un poco spazientito, gesticolando nervoso, di fronte alla calma controllata della donna.

“La libertà, Leopold. La libertà più vantaggiosa per una donna come vostra moglie, senza scandali, ricatti, accuse e perdite di alcun genere. Quella che voi sarete disposto a concederle a una piccolissima condizione, che lei non potrà negarvi, e che sarà lei stessa a proporvi. Se non ci saranno sconfitti, tutti alla fine saremo soddisfatti.”

Gli occhi di Lisette luccicavano, mentre un vago sorriso tranquillo le disegnava le labbra sul volto rotondo. Poi si avvicinò e accarezzò una guancia dell’uomo.

“Abbiate fiducia in me e tutto si aggiusterà per il meglio, vedrete.”

Leopold osservò la donna per qualche secondo.

“Ma cosa diavolo avete scritto in quella lettera?” Domandò più perplesso che mai.

“Non occorre che lo sappiate, ma tranquillizzatevi: tutto si chiarirà nel modo più naturale.”

 

 

 

*********

 

Erano alle porte di Parigi, ormai.

Mezzora ancora e avrebbero raggiunto Palazzo Recamier che si affacciava in una strada signorile vicino al centro della città; a due isolati da lì, sorgeva la residenza del cugino del Re, il Palazzo Reale abitazione del Duca D’ Orleans, amico di vecchia data del conte Leopold di Recamier.

Oscar teneva la lettera fra le mani, mentre osservava dal finestrino della vettura le strade famigliari, la gente che passava, carretti di merci di tutti i tipi che andavano e venivano dal mercato, lavandaie con grosse ceste di vimini trattenute sotto le braccia.

 

Il sigillo rosso di ceralacca che chiudeva il foglio di carta era intatto.

Il contenuto della lettera era ancora un mistero per lei; André restava convinto che non fosse una mossa saggia, ma non la forzò oltre. Lei non vedeva la necessità di svelare ciò che avrebbe scoperto comunque molto presto. Danielle l’avrebbe messa al corrente di tutto, e insieme avrebbero deciso cosa fare, anche se era certa che un’ eventuale violazione di quella strana corrispondenza le sarebbe stata perdonata.

Raggiunto il palazzo, il pesante portone di legno dell’ingresso principale spalancò i battenti per consentire il passaggio della carrozza con lo stemma dei Jarhayes, che si arrestò nel vasto cortile interno; Oscar e l’ attendente furono introdotti in casa dal maggiordomo, che li informò subito circa l’assenza della signora contessa.

Danielle era andata a fare visita di cortesia a qualche conoscente, ma sarebbe tornata molto presto. Oscar si preparò ad attenderla, accomodandosi su una poltrona del salottino, immaginando che ci sarebbe voluto più tempo del previsto.

André composto restava al suo fianco, in apparenza tranquillo, addossato alla cornice di marmo rosa del camino, ma dava la curiosa sensazione che fosse sulle spine. Oscar lo osservò di sottecchi per pochi istanti, chiedendosi cosa fosse a renderlo così ansioso, e si convinse che il motivo era contenuto in quella lettera. Col pensiero, maledisse Leopold e le sue bizzarre avventure sentimentali. Pregava che la sorella tornasse in fretta per mettere fine a tutta quell’apprensione, ma i minuti passavano e Danielle non tornava, e André emetteva a brevi intervalli dei rapidi sospiri d’inquietudine. Qualcosa lo tormentava e lei non immaginava cosa fosse.

 

 

*****

 

 

Al mio rientro, fui subito informata che Oscar era tornata dal suo viaggio e che mi stava aspettando da quasi un’ ora. Con infinita apprensione e turbamento, corsi a riceverla, senza togliermi il cappello, entrando spedita nel salotto dove di solito ricevevo ospiti.

Era seduta al piano accanto a una delle vetrate, con le gambe allungate di traverso verso l’esterno, e ogni tanto pigiava annoiata uno dei tasti; quando mi vide varcare la soglia alzò lo sguardo verso di me, senza dare segno d’impazienza.

Ma quando parlò, rivelò di essere seccata dalla lunga attesa.

“Alla buon ora Danielle. Ancora un minuto e me ne sarei andata.” Sbuffò inacidita.

“Scusami Oscar, torno ora dalla residenza del cugino del Re, una personalità importante, che non si deve offendere fuggendo precipitosamente da casa sua.”

Guardai André.

Erano passati solo pochi giorni, ma erano bastati per sentire la sua mancanza.

Ricordavo con dolorosa emozione il nostro ultimo passionale incontro, il bacio disperato che c’era stato fra noi e provai un istantaneo tremore che mi fece sentire insicura sulle gambe. Lui ricambiò il mio sguardo per un millesimo di secondo, poi sfuggì ai miei occhi, quasi provasse un lieve imbarazzo.

O forse, era pena vera e propria.

Mi bastò per capire che era successo qualcosa in quei pochi giorni, e molte cose erano cambiate. Di certo, era un cambiamento che riguardava Oscar.

Forse un mutamento del cuore.

Mi sentii come se la terra mi mancasse da sotto i piedi e un vuoto alla bocca dello stomaco mi fece sussultare.

Guardai mia sorella, ma non seppi decifrare la sua espressione, né alcun pensiero, ma forse lei indovinò i miei.

“Hai l’aria preoccupata, Danielle. Aspetta di sentire almeno quello che ho da dire. È una storia davvero particolare, ma non so quanto ti piacerà. A proposito, posso sapere perché frequenti il salotto di un noto nemico della monarchia?”

“Il duca D’ Orleans non è un nemico della monarchia, solo gli stolti credono a questa diceria; è un uomo potente che è meglio avere come amico…” dissi guardandomi allo specchio e togliendomi le forcine che trattenevano il mio ampio cappello di piume.

“È un acerrimo nemico del Re, che aspetta il momento propizio per salire al trono… Tu, amica del Duca D’Orleans?! Sei una fonte inesauribile di sorprese, cara sorella.”

Oscar, con un sorrisetto ironico, tentò di punzecchiarmi; Philippe D’ Orleans era un uomo dal fascino oscuro e inquietante, con una nomea di amante superbo e una luce ferina e subdola nello sguardo, celebre per le sue numerose e misteriose avventure femminili, al limite del lecito. A corte, qualche tempo prima, era girata la voce che avesse sedotto e messo incinta una giovane novizia, figlia di secondo letto di un noto personaggio delle alte gerarchie militari. Ma la verità era un’altra e in pochi la conoscevano. Io ero tra quei pochi fortunati.

“Non io. Il duca è uno tra gli amici più influenti di mio marito… - Risposi, fingendo di non cogliere la sua allusione. -  Durante la tua assenza ho cercato di scoprire se potesse sapere qualcosa circa le intenzioni di Leopold, e se fosse a conoscenza di eventuali azioni legali che potessero coinvolgermi.”

“E ti fidi di lui? Se è amico di tuo marito, perché dovrebbe favorirti nel caso di una disputa?”

“Diciamo che il duca è in debito con me; un piccolo segreto tra me e lui che mi mette in leggero vantaggio. Ma ora basta, voglio sapere come è andato il tuo viaggio. Cosa hai scoperto Oscar? Cosa puoi dirmi di quella donna e della piccola bastarda? Possiamo impugnare l’adozione e farla annullare?”

Oscar assunse un aria grave.

“Non lo so. Ma ci sono diverse variabili da valutare. È una storia piuttosto complicata…”

 

Così Oscar mi raccontò i dettagli di quella storia incredibile e lentamente scoprivo che niente era come pensavo che fosse. Tutte le mie congetture erano fasulle e crollavano come fragili farfalle di carta. Lisette non era la madre, ma la zia della piccola Margot, e la sua relazione con mio marito era solo un evento successivo, frutto quasi del caso.

Trovavo molto di cattivo gusto che dopo la morte della sua amante, Leopold si fosse consolato con la sorella di lei e stentavo a credere che il loro rapporto fosse stato all’inizio tanto complicato e ostile.

Era una situazione assurda e forzata, e mi sembrava che dietro l’apparenza ci fosse una verità nascosta, che doveva restare tale.

Non nascosi il mio dubbio a Oscar.

“Cosa spera di ottenere con una storiella tanto patetica e lacrimevole! La commozione per il suo lutto dovrebbe farmi dimenticare l’affronto subito? Umiliata due volte! Non una, ma due amanti diverse. – Proruppi indignata. - Che importanza potrebbe avere per me? Dovrei accettare l’adozione solo perché quella bimba è orfana di madre? Il mondo è pieno di orfani e nessuno prende a cuore la loro sorte.”

“Posso capire la tua reazione cinica, Danielle. Può darsi che Lisette abbia effettivamente puntato su questo. Ho avuto anch’io questa impressione… - Mi rispose Oscar pensosa. – Ha insistito molto sul rapporto con la sorella; ha tentato delle analogie ardite tra il nostro legame e il loro…”

“Che giochetto meschino è mai questo?” Ero costernata.

Guardai Oscar, la sua espressione meditabonda, poi mi accorsi che anche André era attentissimo a ciò che stavamo dicendo. Serpeggiò in me il sospetto che mia sorella volesse nascondermi qualche elemento importante. Che cosa non mi stava dicendo?

“Danielle, una volta mi hai detto che invidi la mia libertà, ma cosa saresti disposta a fare per averla?” mi chiese all’improvviso, e la frase mi parve estranea a ogni contesto.

“Cosa?”

Ero più confusa che mai, e ancora non afferravo il senso di quello strano discorso.

“È la sua proposta: quella donna è convinta di poterti offrire la libertà, in cambio del nome dei Recamier per sua nipote, ma ignoro in che modo intenda farlo. Ma c’è anche dell’altro, Danielle…” mi disse, e il tono carico di aspettativa m’impressionò.

“La mattina della partenza, mi è stata consegnata questa lettera per te. È di Lisette. - Oscar mi allungò una missiva sigillata. - Non conosco il suo contenuto, e sono stata tentata di aprirla prima di arrivare qui. Può essere che la cosa non mi riguardi, ma lei era sicura che mi avresti informata, così ho deciso di aspettare. Temo che possa essere qualcosa di compromettente.”

Presi la lettera tra le mani e senza troppi riguardi ruppi il sigillo di ceralacca rossa che la chiudeva. Oscar e Andrè erano in piedi di fronte a me e attendevano con impazienza malcelata.

Aprii con cautela i lembi ripiegati del foglio di carta fino a distenderlo completamente sotto i miei occhi; scorsi velocemente l’inchiostro nero che disegnava la grafia sconosciuta, sicuramente di donna, un po’ schiacciata e arrotondata.

Oscar si accorse subito della mia espressione basita.

“Allora, che cosa c’è scritto?” mi incalzò in tono ansioso.

Senza fare commenti, le mostrai il foglio vergato con poche parole oscure e incomprensibili.

 

 

 

- Cara contessa di Recamier,

quello che debbo dirvi è di una tale importanza,

che non può essere affidato a una lettera

che potrebbe essere letta da persone sbagliate,

e non mi riferisco a madamigella Oscar…

fidatevi, saprete ogni cosa a suo tempo.

Avrete presto mie notizie.

Sono sicura che ci comprenderemo.

 

 

Con rispetto,

Lisette de Marchard

 

 

 

“Ma che diavolo significa? Vuole farmi uscire di senno? I giochetti subdoli di questa donna cominciano ad innervosirmi parecchio. Non mi attendo nulla di buono. Tu che ne pensi, Oscar?”

Mi agitai avanti e indietro, brandendo il mio ventaglio come se fosse un’ arma; afferrai con malagrazia il foglio di carta dalle mani di Oscar e lo ridussi a brandelli che gettai nel fuoco.

Anche la mia gemella sembrava allibita e perplessa.

“Non so davvero che pensare, questa donna si sta rivelando più imprevedibile del previsto. La prima impressione avuta su di lei non potrebbe essere più sbagliata. Comunque è evidente che Lisette non si fida a mettere nero su bianco i suoi pensieri. Dobbiamo attendere la sua prossima mossa; sono certa che sarà imminente.”

Per un caso curioso, in quel preciso istante, la mia fida Ninette venne a interromperci.

C’erano visite.

Un gentiluomo sconosciuto chiedeva di potermi incontrare, veniva da Chassillé.

Ci guardammo fra di noi, sorpresi più che mai.

“Fallo passare, Ninette.”

La cameriera si eclissò rapida oltre la porta.

Mi accomodai su una comoda poltrona di velluto blu, pronta a ricevere il mio ospite inaspettato; non avrei tradito la minima insicurezza, né apprensione alcuna.

Oscar era accanto a me e André al suo fianco.

L’uomo fece il suo ingresso nel salotto, si presentò come Mesieur Fossion e mi salutò con un profondo inchino togliendosi il tricorno nero che portava in capo. Lo invitai a parlare e spiegarmi il motivo della sua visita.

 

“Contessa di Recamier, mi presento al vostro cospetto in virtù di ambasciatore: devo sottoporvi una richiesta di madame Lisette De Marchard, che chiede di poter avere un incontro privato con voi. Il luogo, l’ora e il giorno dell’incontro sono lasciati completamente alla vostra discrezione. Madame De Marchard vorrebbe incontrarvi per parlarvi e sottoporre alla vostra attenzione una proposta risolutiva della contesa incresciosa che coinvolge il nome dei Recamier con quello dei Marchard. Lascio Parigi domani e se credete, porterò a madame Lisette un vostro messaggio in risposta.”

 

Riflettei per pochi istanti sul da farsi.

Scambiai una rapida occhiata con Oscar, lei si abbassò verso di me e mi bisbigliò qualcosa all’orecchio.

“Accetta l’incontro.”

Tornai a puntare la mia attenzione sull’uomo che rimaneva in attesa di una mia decisione.

“Acconsento alla richiesta di Madame Marchard; mi riservo solo qualche ora per decidere dove e quando avverrà l’incontro. Tornate stasera per i dettagli.”

“Ai vostri ordini, contessa.”

Mesieur Fossion si congedò, assicurandomi che sarebbe tornato in serata.

 

Tutta la faccenda stava prendendo una piega davvero imprevedibile. Non riuscivo assolutamente ad immaginare cosa stesse orchestrando Lisette. Doveva essere qualcosa di clamoroso e mi chiesi se Leopold fosse coinvolto, quando già lui aveva fatto pressioni su di me.

Insieme a Oscar, tentai di fare delle ipotesi.

Alcune realistiche, altre molto arbitrarie e inverosimili.

Quella che mise tutti d’accordo era la più scontata e pericolosa.

“Ecco la mossa di Lisette che dovevamo attenderci; in questo incontro segreto non vedo altro che una possibilità di ricatto.”

Fu la constatazione nervosa di Oscar, e André pareva essere d’accordo con lei.

“Incredibile! Come osa quella donna pensare di potermi ricattare! Che impudenza!”

Ero decisa a non lasciarmi impressionare.

Non mi sarei lasciata piegare da simili mezzi tanto meschini. Parlai esprimendo tutta la mia lucida indignazione e la mia voce risuonò alle mie stesse orecchie dura e fredda, velata di rabbia profonda.

“Ti giuro Oscar, se mio marito è coinvolto in questa storia squallida, me la pagherà a caro prezzo. Posso rovinarlo come e quando voglio. Andrò a quell’incontro senza timore di nulla, e quella donna si accorgerà che non subisco gli eventi, non sono manovrabile e sono una giocatrice consumata molto più di lei. Se vuole la guerra, la guerra avrà e ne uscirà sconfitta. Lisette De Marchard si pentirà di avermi lanciato questa sfida, parola di Danielle Di Recamier.”

La tensione mi fece rompere il ventaglio che stringevo convulsa tra le mani.

 

Ero pronta a lottare con qualsiasi mezzo e non avrei ceduto per nulla al mondo.

 

 

Continua…

 

 

NdA - con queste premesse, il prossimo capitolo con l’incontro – ma non solo - tra Danielle e Lisette è quasi completamente impostato nella mia testa, almeno nella struttura.

Quindi, forse riuscirò a d aggiornare un po’ prima del solito…

Intanto, quale pensate sarà la proposta scandalosa di Lisette?

Vi siete fatte qualche idea?

Un saluto e a presto.

 

 

   
 
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