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Autore: Rupertinasora2    06/09/2013    0 recensioni
[Sequel de "Il progetto segreto del Ministro della Magia"]
Hogwarts. I giorni della grande battaglia sono finiti ormai da anni, e tra le mura dell'accademia magica più famosa passeggiano i figli dei più grandi maghi che presero parte alla battaglia.
Dopo che Hermione ha scoperto il doppio gioco di Belial, e che Draco è morto per vendicare la sorte di Scorpius, la vita ad Hogwarts pare essere tornata alla normalità... solo per essere di nuovo stravolta.
Genere: Avventura, Azione, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Albus Severus Potter, Famiglia Weasley, James Sirius Potter, Lily Luna Potter, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Dark, secret destiny '
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10.
La partita e il filtro
 
 
 
 
 
 
Angel camminava tranquillamente per i corridoi di Hogwarts, seguendo una silenziosa professoressa Anderson. Finalmente era tornata, ed era grata per il fatto che fosse tornata proprio durante lo svolgimento di una partita che vedeva come protagonisti due delle più potenti Case di Hogwarts, nonché quelle storicamente più in competizione tra loro.
Durante il suo lungo, solitario, soggiorno al San Mungo, circondata dall’odore di sangue e pozioni amare, da mura bianche e grigie e da persone messe peggio di lei, si era interrogata sul suo rapporto con James, e finalmente era riuscita ad ammettere che tutta quella situazione che si era creata non era colpa di James, né di Bella, né tantomeno la sua. Semplicemente, tra lei e James c’erano troppi dissidi, troppa lontananza di opinioni, troppa divergenza. La prima, e forse più importante, era che lei era una Resistente.
I Resistenti sono i seguaci di Belial, uno stregone senza molti scrupoli, con un passato oscuro e sconosciuto, che aveva messo insieme alcune delle migliori teste del Mondo Magico per impadronirsi di un segreto antico come la magia. Era un segreto che aveva promesso di rivelare solo ai Resistenti. Per fare ciò, doveva sovvertire il Ministero, ormai corrotto da filobabbani e mezzosangue.
Angel non era mai stata una persona interessata a questi disegni, ma Murtagh sì. Murtagh, il suo amato fratello, si metteva spesso nei guai, seguito a ruota da Emma, alla quale Angel stessa era legata. La Corvonero pensava che sarebbe occorso a Murtagh e Emma più tempo di quello effettivamente impiegato per decidere se diventare o meno Resistenti. Per amore del fratello, Angel l’aveva seguito, diventando anche lei Resistente.
Dopo quello che aveva tentato di fare a Bella, era stata la cosa meno sensata e più stupida che avesse mai fatto.
Guardò di sottecchi la donna che la stava accompagnando nella sala delle riunioni di tutti i professori. Non ricordava di averla mai vista. Aveva un’espressione dura, ma non cattiva. Era seria, ma non le sembrava di quella serietà triste. Era come se si impegnasse con tutta se stessa per qualcosa in cui credeva. A primo impatto pareva una brava professoressa, pensò Angel, ma era quasi sicura fosse la prima volta che si incrociavano.
Tentò di farle qualche domanda, ma la professoressa Anderson non le rispose, limitandosi a guardarla. Alla fine Angel capì che dalla donna non avrebbe avuto risposta, e così si limitò a camminarle al fianco, fino a destinazione.
Entrarono in una stanza nascosta accanto al gargoyle che portava allo studio del preside, il professor Dumbledore.
Non ricordava di essere mai entrata in quell’aula. Era tutta in pietra, con delle bifore lungo le pareti che davano all’esterno, con qualche candelabro tra esse. Un paio di armature in ferro erano appoggiate agli stipiti della porta interna, e osservavano silenziosamente il lungo tavolo in legno scuro che attraversava la stanza.
A capotavola c’era il professor Dumbledore. Aveva un’aria molto più stanca di quanto ricordasse. Vicino a lui sedevano due professori, sicuramente nuovi nel corpo docenti, e in silenzio nell’ombra, dietro di loro, c’era un uomo con un’espressione truce, quasi diabolica, nella sua serietà.
La professoressa Anderson si andò a sedere accanto ad uno dei nuovi professori. Vedendoli vicini, Angel capì che erano fratelli. I fratelli Anderson. No, decisamente erano arrivati da poco.
Vedendo tutti quei volti nuovi, non potè fare a meno di pensare che erano cambiate molte cose a Hogwarts durante la sua permanenza di due mesi circa al San Mungo.
L’uomo in piedi dietro il preside fece un passo avanti e assottigliò lo sguardo. Sì, era decisamente pericoloso. Angel si sentì giudicata sotto il suo sguardo, e molto a disagio. Cercò di non pensarci. Spostò il peso da un piede all’altro e salutò con un timido “buongiorno”. Qualche professore le rispose, qualcuno no.
Tutti si voltarono a guardare il preside Dumbledore, che allungò una mano.
- Vieni qui, cara. Raggiungimi e fatti osservare meglio-, le disse.
In silenzio, e a disagio sotto lo sguardo attento dei professori, Angel si spostò dalla porta e si avvicinò al vecchio preside. Facendo questo, sentì lo sguardo penetrante dell’uomo alle sue spalle su di lei, cosa che la rese più nervosa di quanto già non fosse.
Quegli sguardi le suggerivano che stavano pensando tutti “sappiamo cosa sei, sappiamo che sei una Resistente”. Era assurdo. Non potevano di certo sapere cosa fosse per davvero. Aveva il marchio, ma non era visibile se non quando bruciava per la chiamata di Belial.
Ricordava bene quanto le fu imposto. Una croce rovesciata a cui era avvinghiato un serpente dalle spire verdi. Le entrò nella pelle dietro la spalla sinistra, scomparendo. Più volte l’aveva cercato, ma non l’aveva trovato. Belial aveva detto ai Resistenti che sarebbe affiorato in superficie e sarebbe stato visibile solo nel caso in cui egli stesso li avrebbe chiamati a sé.
Quelle parole la fecero sentire meglio. I professori non potevano sapere. Loro la guardavano a causa del vampiro Anne, ne era certa.
Arrivò accanto al professore, che le prese il mento con dolcezza e iniziò a guardarla attentamente. Visto così da vicino, Angel non potè fare a meno di pensare a quanto fosse vecchio, con il viso pieno di rughe profonde ben visibili. Gli occhi, sebbene fossero scuri, erano spenti. Era come se qualcosa lo stesse divorando dall’interno.
- Stai bene, mia cara?- le domandò con il respiro pensante.
- Sì, professore. Sto bene. Ho ricevuto ottime cure al San Mungo-
- Mi fa piacere…- annuì lui. – Sono dispiaciuto tantissimo per quello che è successo. Lo dico a te ora, che sei stata assente per molto tempo. Dopo il tuo incidente, ho deciso di incrementare la sicurezza. Loro sono i professori Anderson, Saphira e William-, la donna che l’aveva accompagnata e il fratello annuirono, - e lui è Christopher Bloodworth-, l’uomo dietro di lui si impettì e la guardò dall’alto in basso. Nonostante il disgusto che trapelava dal suo sguardo grigio, era un bell’uomo. – Sono dei Cacciatori, persone addestrate sin da bambini a combattere licantropi e vampiri.-, spiegò subito il professore.
- Spero che con loro nessuno verrà ferito come è successo a me-, mentì.
Di certo, non voleva che si sapesse che voleva andare a fare del male a Bella Malfoy. Quando ne aveva parlato con Murtagh, avevano convenuto di dire a tutti di essere stata ferita.
- Non capiterà-, assicurò con fermezza William Anderson. A prima vista, Angel pensò che avesse una quarantina di anni. I muscoli forti le suggerivano che non aveva mai lasciato la palestra, e che si allenasse anche più di un’ora al giorno, senza sosta. Da seduto, non pareva molto alto. O almeno, non era alto quanto Christopher Bloodworth, che sicuramente superava il metro e ottanta.
Angel era sicura che aggiungesse altro, ma non lo fece, e gliene fu grata. Era un uomo di poche parole, e questo l’apprezzava.
Si voltò alla sua sinistra, e osservò l’altro professore che aveva notato.
- Anche lei è un cacciatore?- chiese innocentemente all’uomo.
Il professore si voltò a guardarla, poi guardò Christopher Bloodworth di sfuggita, per poi tornare a guardarla. Non era un uomo di quelli che a prima vista ci lasciano folgorati. Aveva un naso dritto che spiccava dal viso ovale, i capelli neri e ricci, corti, e le labbra talmente sottili che pareva che il sorriso fosse tagliato nel viso. Nonostante tutto, aveva dei profondi occhi azzurro-verdi da cui trapelava una dolcezza infinita, e tanto dolore antico. Angel non sapeva come avesse capito che era un uomo che aveva sofferto e soffriva ancora, ma era stata questa la sua prima impressione. Quando le sorrise, delle piccole e poco profonde rughe si formarono attorno agli occhi. Con dolcezza infinita e una voce bassa e profonda, che le fece vibrare il cuore, le parlò. – No, io non sono un cacciatore. Sono solo il professore di Astronomia, il professore Aleck Wilson-
Il sorriso del professore la indusse a sorridergli. Già gli stava simpatico, e già pregustava le lezioni di Astronomia.
- Signorina Portbell-, la richiamò all’attenzione il preside. – Noi tutti abbiamo bisogno di capire meglio cosa sia successo quel giorno-.
- Già-, lo interruppe il professor Mason. – Davvero, mi sembra strano che un vampiro che abbia accettato di non fare alcun male ad un essere umano della scuola, improvvisamente si metta a mordere qua e là la gente. Scusa, ma di certo non penso che tu ci abbia detto tutto. Né tu, né tuo fratello-.
- John!- esclamò scandalizzata la professoressa Rose Sullivan. – La ragazza non ha ancora parlato!-
Angel guardò di sbieco il professor Mason, senza celare il suo disprezzo per quell’uomo senza scrupoli. Non le era mai piaciuto. Era troppo sicuro di sé, in un modo così scostante che volentieri Angel avrebbe afferrato la bacchetta e l’avrebbe fatto fuori. Ma non poteva. Non davanti a tanti testimoni almeno.
- Mi associo con la professoressa Sullivan. Professor Mason, le assicuro che non sono una persona che va in cerca dei guai…-
- Non credo. Soprattutto con il fratello che ti ritrovi. Spiegaci, cosa ci facevi la sera fuori dalle mura di Hogwarts? Non rispettavi il coprifuoco-.
- Ha ragione, non lo rispettavo, ma di certo non sono andata a cercare i vampiri, se è questo che sta insinuando-, si scaldò. – Ero fuori per prendere una boccata d’aria. Avevo dei problemi, e di questo non voglio parlarne. Avevo bisogno di camminare, e l’ho fatto. Mi può biasimare per questo?-
- Suvvia, signorina Portbell, non credo che il professor Mason la stia biasimando-, cercò di calmare gli animi il preside, ma per quanto ci provasse, per calmare di nuovo Angel avrebbe dovuto cacciare da lì Mason. – Qui tutti la crediamo. Continui a raccontare, si senta libera di raccontare la sua versione-.
Angel tirò un sospiro, cercando di calmarsi. Doveva solo ignorare Mason.
- Stiamo aspettando con grande curiosità-, fece Mason.
Angel strinse un pugno, sognando a occhi aperti di tirarglielo dritto sul naso.
- Bene, come stavo dicendo, per problemi di…beh, problemi di cuore, professor Dumbledore, ho cercato il sonno stancandomi con una lunga e sfiancante passeggiata nel cortile. Purtroppo era molto buio e non potevo vedere molto. Non sapevo che qualche vampiro fosse in giro per il cortile. Ero sicura che seguissero le regole della scuola, e che le stessi infrangendo solo io. Se avessi saputo che i vampiri potessero girovagare la notte per l’esterno di Hogwarts, avrei fatto molta più attenzione-
- I vampiri hanno bisogno di bere, e glielo permettiamo solo la notte, in modo da non spaventare nessuno studente, e glielo permettiamo solo entro un certo terreno nella foresta-, spiegò con calma il preside.
- Con questo ancora non ci hai detto come ha provocato la vampira, Portbell-, ricordò Mason.
Il preside gli fece un segno con la mano, e lui non aggiunse altro, restando però piegato in avanti a guardare la ragazza.
- Beh, tornando sono inciampata. Come ho detto, era buio e non vedevo bene. Cadendo, mi sono graffiata ed è iniziato a uscire del sangue. Credo che sia stato allora che sono stata attaccata. Ho cercato di proteggermi, ma non ero né abbastanza forte, né abbastanza veloce. Ma per fortuna, sono stata soccorsa in tempo-.
Il preside annuì. Sospirò guardando per un attimo gli altri professori. Il professor Wilson annuì impercettibilmente.
- Signorina Portbell, sono molto contento che non sia successo nulla di irreparabile, e sono contento anche per il tuo ritorno a scuola. Purtroppo, però, sono costretto ad ammonirti. Hai sbagliato ad uscire di notte da scuola,  qualsiasi motivo non era valido per indurti a non seguire le regole. Sono costretto, quindi, a metterti in punizione. Il professor..-
- William-, lo interruppe per l’ennesima volta il professor Mason. – Se proprio devi, mandala da me in punizione-
Angel sbiancò. Avrebbe sopportato pazientemente la punizione con chiunque, tranne che con il professor Mason. Se avesse potuto, avrebbe gridato “no” con tutto il fiato che aveva in gola, ma non pensava che sarebbe servito. Probabilmente, l’avrebbero rispedita di nuovo al San Mungo per farla curare per pazzia.
- Mi dispiace, John, ma già avevo chiesto al professor Wilson di provvedere. Ma se il professore accetta, posso esaudire la tua richiesta-.
Tutti si voltarono verso il professore, che lanciò per un attimo lo sguardo ad Angel. La ragazza ne approfittò per guardarlo supplicando silenziosamente, negando impercettibilmente con la testa.
No, ti prego. Ti prego, no.
Quando parlò, il cuore di Angel fece un balzo. La speranza ancora la accompagnava.
- Essendosi presentata questa eventualità, signor preside, penso che il professor Mason sia più adatto conoscendo da più tempo la ragazza. Sono sicuro che sia la soluzione migliore-
Il professore poi guardò Angel e corrugò la fronte, guardando i suoi occhi quasi in lacrime.
- Benissimo!-, tuonò l’anziano professore, con un sorriso di trionfo sul viso. – Portbell, ci vediamo domani sera nel mio ufficio dopo le lezioni. Mi raccomando, sii puntuale.-
Angel ingoiò l’amarezza e l’odio verso il professor Wilson che non aveva pressato il preside per tenerla con sé per la punizione, ignorando la proposta di Mason. La ragazza guardò Mason con disprezzo.
- E ora, andiamo tutti alla partita. Tra poco inizia-, esclamò il professore Dumbledore, come se ritenesse chiusa per il meglio la questione.
Tutti i professori si alzarono e iniziarono a chiacchierare allegramente tra loro, dimenticandosi improvvisamente che lei era lì.
Angel stava per precedere tutti verso la porta, quando il professor Wilson catturò la sua attenzione.
- Mi dispiace tantissimo-, ammise, con lo sguardo triste.
La ragazza lo guardò con aria interrogativa.
- Per cosa?- chiese, confusa.
- Per quello che ti è successo. Io non ero ancora arrivato e quando ho saputo…- si adombrò per un attimo. – E mi dispiace anche di non averti potuto salvare da Mason-
Angel sospirò, stringendosi nelle spalle.
- Già. Avevo sperato che combattesse un po’ di più per me-
Il professore si guardò intorno e si abbassò un po’ di più su di lei.
- Ti prego, chiamami Aleck. Mi fai sentire tremendamente vecchio- le bisbigliò.
Nonostante tutto, Angel non potè non sorridere a quel professore così strano.
- D’accordo, Aleck.- Il suo cuore palpitò. Forse si era innamorato a prima vista di lei, per quello le chiedeva di chiamarlo con il suo nome.
- Ehi, Aleck-, lo chiamò la professoressa Anderson. Le speranza di Angel si sgretolarono. Era stata una sciocca a pensare che un professore si innamorasse di lei, una semplice studentessa. A prima vista, tra l’altro. – Vieni anche tu a vedere la partita?-
- No, grazie, Saphira. Anche stavolta passo-.
La professoressa li raggiunse, seguita dal fratello e da Christopher Bloodworth, che li osservava con talmente tanta forza che gli occhi si erano ridotti quasi a fessura.
- Bene. E tu, signorina? Vieni?- chiese, voltandosi verso di lei. Angel annuì. E così, si ritrovò a seguire i tre cacciatori, lasciandosi alle spalle il misterioso e affascinante professor Wilson.
 
***
 
Il vento gli tagliava la faccia, e ormai James Sirius Potter non aveva più sensibilità alle dita dei piedi. Sua madre, in fondo, glielo diceva sempre, e non faceva altro che ricordarglielo. Metti sempre qualcosa per riscaldarti i piedi, soprattutto dopo una giornata piovosa quasi invernale, o dovranno tagliarti i piedi!, gli ripeteva sempre. James, però, come qualsiasi ragazzo della sua età, non dava molto peso ai consigli dei genitori.
La mascherina gli permetteva di vedere senza fastidio agli occhi, ma era scomoda. Non riusciva ad avere l’intera visuale del campo.
Riuscì a vedere, o meglio, a sentire il sibilo di un bolide diretto verso di lui, e riuscì a schivarlo. Trovava difficile anche sentire qualsiasi cosa gli si avvicinasse con la folla urlante e delirante tutt’intorno, che riusciva quasi a coprire i rumori più forti, come quello di un bolide che spacca qualche scopa.
Osservava dall’alto la partita, e non riusciva a fare a meno di urlare a destra e a manca ordini e a ricordare ai suoi giocatori gli schemi.
- Winchester, vuoi per favore buttare giù qualche Serpeverde? Di questo passo finiremo senza giocatori!- gli urlò contro, schivando un battitore avversario che si avvicinava ostilmente. Diede un calcio alla scopa, e quello si ritrovò a piroettare per tutto il campo.
Si sentì una “ola” dalla curva dei Grifondoro.
- Sei l’unico battitore rimastoci. Vedi di essere utile!- gli ringhiò contro.
Winchester lo guardò di sbieco e si fiondò verso il primo bolide intercettato.
Lo sguardo di James fu catturato da una bellissima azione di un loro Cacciatore. La ragazza volteggiava nell’aria come se quello fosse il vero posto dove dovesse essere. Era il suo elemento. Era una giocatrice perfetta. Non si accorse che una giocatrice avversaria la stava raggiungendo.
- Forza Bella, forza. Segna per me, Bella-, si ritrovò a sussurrare. Guardava con forza la compagna di squadra, come se volesse darle più velocità.
Bella riuscì a schivare un battitore avversario. Qualcuno le tagliò la strada. Dovette sterzare di lato, planò, aggirando l’avversario volandogli sotto, e impennò. La cacciatrice e l’altro giocatore Serpeverde finirono uno addosso all’altro, quasi raggiungendo pericolosamente Bella.
La Grifondoro si guardò un attimo indietro.
- No no no no! Guarda avanti!- le urlava James, non consapevole del fatto che Bella non riuscisse a sentirlo più.
Si voltò giusto in tempo per individuare almeno una porta e lasciare che la pluffa la oltrepassasse.
In tribuna, insieme ai professori, un eccitatissimo ragazzo del terzo anno faceva la cronaca, commentando il meno possibile, anche per paura di una possibile punizione con il professor Cloud, che aveva fama di essere sin troppo severo. Era un ragazzetto bassino, un po’ tarchiato e con le guance perennemente rosse, come se fosse sempre imbarazzato.
- …e altri 10 punti a Grifondoro! Sono inarrestabili quest’anno. Isabella Malfoy, sulla sua windjet 400, è stata la miglior entrata di quest’anno. Speriamo solo che non congeli nessuno come nella sua prima partita. Ma ecco che la pluffa viene recuperata da Bass…oooh, quel bolide deve aver fatto male! Ehi, ma quello…Ecco James Potter che insegue il boccino! E ovviamente Edward Greengrass lo segue a ruota! La lotta è spietata, ragazzi. Greengrass ha quasi raggiunto Potter…-
James si abbassò contro la scopa, doveva arrivare quanto prima possibile al boccino, prima di Edward.
Sentì un ululato venire dal pubblico, come se insieme stessero urlando contro di lui.
Non doveva distrarsi, doveva andare avanti. Quella piccola pallina dorata con le ali era quanto di più infimo ci potesse essere. Scartava a destra, tornava indietro costringendolo a effettuare un giro della morte. Sentiva i commenti di Edward Greengrass giungergli alle orecchie, ma cercò di non pensare al fatto che lui lo aveva praticamente raggiunto. Cercò di piegarsi in avanti ancora di più. Cercò di allungare la mano per afferrare il boccino, ma era ancora troppo lontano. Perse per qualche secondo l’equilibrio perché si era sbilanciato troppo in avanti.
- Ehi, femminuccia, non mi cadere dalla scopa- rise Edward.
- E tu stai attento a non farti soffiare il boccino, Greengrass- ribatté James. Non voleva rispondergli, ma era più forte di lui. Odiava quel modo di fare di Edward, quel suo sentirsi superiore a tutto e tutti. Una cosa però di buono ce l’aveva: la cugina, Bella.
A quel pensiero, James non riuscì a trattenere un ghigno e si lanciò in avanti, oltre la scopa, cercando di afferrare il boccino.
 
James iniziò a cadere non appena si lanciò dalla scopa. Il Serpeverde rimase a guardarlo a bocca aperta, senza riuscire a fare niente.
- Potter sta cadendo! Potter si è lanciato dalla scopa e sta cadendo!- ripeteva il ragazzo che commentava la partita.
Dalla folla si levarono ora grida di spavento. A James pareva di sentire le urla di Albus e Lily che fuoriuscivano da quel boato spaventoso. E poi le grida diventarono il lamento del vento e dell’aria che stava tagliando, acquistando sempre più velocità. I colori e i contorni di ogni cosa divennero indistinti, e i polmoni erano schiacciati. Iniziò a boccheggiare.
Sentì uno strattone e iniziò a non cadere più, qualcosa gli faceva male sotto lo stomaco. Aveva gli occhi chiusi. Ecco. Era caduto. Stava per morire. Ma almeno, dentro la mano, qualcosa si agitava.
 
- James, James!- lo chiamava qualcuno. Non voleva aprire gli occhi per rispondere. Aveva paura che fosse la nonna. Quella bella e armoniosa voce che lo chiamava era qualcosa di soprannaturale.
- Per la barba di Merlino, James! Apri gli occhi!- continuava a dire quella dolce voce. Era un balsamo per le sue orecchie.
E poi iniziò a sentire grida su grida, che rischiavano di coprire quella voce.
Aprì piano un occhio e fu sorpreso di vedere che il prato sotto di lui era sempre più vicino. Eppure sapeva di non star cadendo. Pensava che fosse morto, perché quella sensazione allo stomaco non smetteva.
Così si guardò la pancia e vide che gli faceva male lo stomaco a causa di un manico di scopa.
- James!-
Si voltò verso la voce. Sgranò gli occhi.
Bella.
Quella voce eterea era di Isabella Malfoy.
Il viso magro e allungato di Bella gli era vicino. Poteva distinguere i riflessi del sole in quelle iridi azzurre. Gli zigomi alti donavano altezzosità a quel viso altrimenti troppo comune. In fondo, Bella Malfoy non poteva essere comune.
Si riscosse velocemente da quei pensieri, soprattutto quando pensò che Angel, la sua ragazza, era ricoverata al San Mungo. Come poteva lasciarsi andare a quei pensieri? Era un farabutto.
- Ma che ti è saltato in mente? Buttarti dalla scopa… Stupido!-
Solo in quel momento vide che il volto di Bella era contratto dalla rabbia.
Non appena a terra, con un gesto stizzito, la ragazza lo fece scivolare fuori dalla scopa. James ebbe le vertigini e cadde per terra.
- Rialzati. La partita non è finita- lo ammonì lei. – E se non riesci a recuperare la scopa, mi sa che perdiamo-. Gli diede le spalle, e partì di nuovo alla volta dei giocatori.
Sopra di lui tutti continuavano a giocare come se nulla fosse.
Qualcosa si muoveva nella sua mano. La aprì e vide la pallina dorata che dibatteva freneticamente le ali.
Il boccino d’oro. Alla fine, l’aveva preso.
Non potè fare a meno di sorridere, compiaciuto di sé. Riuscì ad alzarsi in piedi, nonostante il forte dolore allo stomaco, e alzò entrambe le braccia in segno di vittoria.
Da dentro gli uscì un urlo di felicità. Lasciò che tutti vedessero che aveva preso il boccino.
Il fischio della professoressa di volo segnò la fine della partita, decretando i Grifondoro vincitori.
I suoi compagni di squadra lo raggiunsero e gli assestarono numerose pacche sulla schiena, rischiando di farlo cadere di nuovo. Tutti lo avevano accerchiato, e gli facevano i complimenti. Chi lo tirava a destra, chi gli dava i pugni, chi lo abbracciava.
James rideva, felice anche del fatto che per un soffio non era finito in infermeria con il cranio spaccato, e tutto grazie a Bella. La cercò con lo sguardo, ma non la trovò a festeggiare in campo. Notò solo che qualcuno del Grifondoro stava raggiungendo un Serpeverde. Sicuro era Bella che si avvicinava a Blaise. Erano lontani e non riusciva a vedere bene. Si accorse che aveva ancora la mascherina, e diede a quella la colpa del fatto che non riuscisse a vedere in lontananza. Se la tolse con un gesto arrabbiato.
Lasciò cadere a terra la mascherina, ma non potè fare altro sentendosi strattonare.
- Potter! Potter, devi venire in infermeria!-
Si voltò e vide la signorina Lancaster che lo tirava per un braccio. Aveva un’espressione preoccupata.
- Sto bene, sto bene. Mi lasci andare- rispose, cercando di liberarsi dalla stretta.
- No che non lo sei. Sei caduto da trenta metri finendo piegato a metà su un manico di scopa. Devo visitarti!-
Iniziò a non vedere più bene. Il mondo si riempiva di pallini rossi, come se avesse la varicella.
- Sto bene- continuava.
Eleanor Lancaster continuava a strattonarlo e a ripetere che non stava bene, e lui le diceva che si stava sbagliando, fino a che sentì le gambe cedergli e finire a terra.
Tutt’intorno a lui si fece sempre più scuro, e alla fine si lasciò avvolgere dal torpore.
 
Per l’ennesima volta dopo una partita di Quidditch, James si svegliò in infermeria. Aveva la testa che gli doleva e lo stomaco che lo costringeva a restare disteso.
- Ehi, fratellone. Finalmente ti sei svegliato…-
La voce di Lily era sollevata. Voltò lo sguardo verso di lei e fu come se la vedesse per la prima volta. Era diventata una graziosa ragazza dai capelli rossi e lisci, tutta sorrisi e allegria, con un corpo snello e alto come quello della madre. I suoi occhi castani lo scrutavano con apprensione.
Dietro di lei si ergeva, austero e apparentemente indifferente, Albus, con  quel suo viso volutamente inespressivo. James si era sempre chiesto come riuscisse ad apparire così distante pur non essendolo. Gli occhi verdi, però, parlavano più di quanto egli stesso soleva fare.
- Ci hai fatto venire un colpo quando ti abbiamo visto saltare dalla scopa. Sapevamo fossi matto, ma non fino a questo punto- disse Albus aggirando la sorella e sedendosi sul letto accanto a lui.
James tentò di alzarsi, ma Lily gli mise una mano sulla spalla.
- No, James. Madama Lancaster ci ha raccomandati di non farti sedere ancora per un po’-
- Quanto ho dormito?- chiese.
- Più o meno cinque minuti. Il tempo di farti trasportare qui e farti curare-, gli rispose Albus.
- Quella scema di Bella poteva anche evitare di farti male con la scopa-, si lamentò Lily imbronciata.
- Se quella scema di Bella non ci fosse stata, con tutta probabilità James ora sarebbe al San Mungo- commentò una voce dietro di loro.
I tre fratelli Potter si voltarono e videro proprio Bella che, ancora con la divisa della squadra di quidditch, si stava avvicinando.
Furono tutti un po’ sorpresi di vederla lì. L’ultima volta che Bella e James avevano parlato in infermeria si erano feriti a vicenda, litigando di brutto. Nonostante quello che era successo nel pre-partita, James si riteneva ancora responsabile per ciò che era accaduto ad Angel, e Bella ancora non poteva ammetterlo. Lily e Albus cercavano di non entrare nei loro affari, ma un po’ tutti si erano resi conto che Bella era arrabbiata con James perché in fondo gli voleva bene.
- Pensavo stessi coi Serpeverde- fece James.
Bella si strinse nelle spalle. – A far cosa? Stanno tutti con i musi perché hanno perso-
- E che mi dici dei Grifondoro? Staranno sicuramente festeggiando…- fece notare Albus.
Ancora una volta, Bella si strinse nelle spalle. – Non penso che si possa festeggiare con un capitano in infermeria. soprattutto se quel pazzo del capitano ha rischiato di rompersi l’osso del collo pur di farci vincere-
Lo sguardo di Bella finì dritto per trafiggere gli occhi di James, che si sentì mancare il letto sotto di lui. Non voleva che lei lo vedesse steso come una mummia. Provò ad alzarsi, ma un dolore lancinante dallo stomaco gli fece girare la testa.
- Tranquillo, stai steso-, gli disse piano Bella, sorridendogli timidamente, e sfiorandogli appena la spalla.
James si sentì scoperto. Non voleva che i fratelli fossero lì, perché sapeva che quando stava con Bella non aveva più il controllo del suo corpo, che fremeva e arrossiva ad ogni contatto.
Lily sbuffò, mentre Albus stese le labbra sottili in un sorriso sogghignante, come se tutto questo lui l’avesse già calcolato.
- E così, si festeggia... Forse è per questo che i ragazzi non ti sono venuti ancora a trovare-, si intromise Albus, che parlava con James ma osservava ogni mossa di Bella.
- Avrebbero dovuto farlo prima di festeggiare-, si lamentò Lily fingendo che Bella non l’avesse sentita prima.
- Lasciali stare, se lo sono meritati. Ah come vorrei poter festeggiare anche io…- si lamentò James alzando gli occhi al cielo.
- Ma non puoi- gli rammentò Lily.
- No, non può. E comunque, James, mi hai fatto prendere un colpo. Ti prego, la prossima volta se ti trovi a dover scegliere tra sconfitta e la vita, scegli la vita. Non ti salverò di nuovo-, scherzò allegramente Bella.
Albus fu l’unico a ridere a ciò che aveva detto la ragazza.
- Già, James. Non morire per una stupida partita. Ci mancherai-. Albus diede volutamente più enfasi del dovuto sulle ultime parole.
Il capitano della squadra di quidditch dei Grifondoro sorrise mesto.
- Potevi pensare prima di farlo finire in infermeria- sibilò Lily in direzione dell’altra ragazza.
Bella sbattè le palpebre dalle lunghe ciglia nere.
- Non siamo dotati di bacchetta in campo. E proprio prima di entrare mi hanno perquisita. Che cosa avrei dovuto fare?- si strinse nelle spalle.
- Pensare?- ribattè acida Lily.
- L’ho fatto. Ho pensato che se non fossi intervenuta, sicuramente sarebbe caduto a terra. Preferisci un fratello in infermeria o uno morto?-
Lily serrò le labbra e i pugni.  A quella domanda non trovò risposta adatta.
James grugnì nel suo letto, per attirare le attenzioni delle due ragazze. Si tirò a sedere con evidente sforzo.
- Non voglio che parliate tra voi come se io non ci fossi. Sono qui, e sarei più arrabbiato con Bella se non mi avesse afferrato al volo- aggiunse osservando di sbieco Lily.
La ragazzina si alzò, furibonda per il fatto che nessuno la appoggiasse.
- Bene. Benissimo. Avrei potuto fermare la tua caduta se questa qua non ci avesse pensato-, indicò Bella pur continuando a rivolgere il suo sguardo furioso a James. – Avevo la bacchetta in mano, e ti avevo sotto tiro. Ma no! Lei si è messa davanti e ha pensato…a cosa ha pensato? A non farti morire? Non è stata così intelligente come tu professi che sia. Avrebbe potuto pensare che con più di dieci professori e più di mille studenti, qualcuno avrebbe potuto farti un incantesimo. A questo non ci hai pensato?- sbottò rivolta a Bella, stavolta. – Ma no! Non importa! Facciamo l’eroina agli occhi di tutti, facciamo dimenticare che sono la Regina di Ghiaccio salvando James, vero? Facciamoci la bella faccia davanti a James, così si accorge di te, vero? Beh, ti do una notizia. James è innamorato di Angel, e lei è centomila volte migliore di te!-
Lily ansimava, rossa in viso per quella sfuriata addosso all’altra ragazza. Bella respirava a fatica, anche lei rossa in viso, ma per l’imbarazzo e per quelle parole che l’avevano colpita nel cuore.
Albus intervenne prima che Lily potesse dire altro.
- Basta così, Lily. Non è questo il luogo. Va’ nella sala comune, ti raggiungo subito-, le disse gelido.
- Ma…-
- Niente ma. Vai. E prima di farlo scusati con Bella-
Lily scoccò uno sguardo di odio verso Albus, si voltò di scatto verso Bella con un’espressione di disgusto dipinta chiaramente sul volto.
- Sappi che non mi scuserò mai-
Bella provò a dire qualcosa, ma non ci riuscì. Prese solo un gran respiro e la guardò con astio malcelato.
Prima che James o Albus potessero dire altro, Lily si allontanò a grandi passi, raggiungendo di gran carriera il corridoio, sbattendo la porta dietro di sé.
I due ragazzi si rivolsero alla Grifondoro rimasta con loro, che si era fatta piccola piccola e si era quasi appoggiata al muro. Le tremava il labbro.
- Bella, non ti curare di quello che ha detto Lily. E’ stata molto sgarbata, ma non ce l’aveva con te. Ce l’aveva con se stessa. Non faceva che ripetere che avrebbe dovuto salvare lei il fratello- cercò di rassicurarla Albus.
Bella si portò una tremante mano alle labbra.
- Io ho solo cercato…- si fermò e inspirò. Improvvisamente fu come se tutto l’orgoglio dei Malfoy ritornasse in superficie, e lei ritrovò se stessa. Scosse piano la testa. I capelli, ancor legati nella coda alta, le caddero sulla spalla. Lei li gettò dietro con un gesto meccanico. – Ho fatto del mio meglio. Non sapevo che stesse per fare un incantesimo. Se l’avesse fatto, forse sarebbe stato tanto meglio, così magari non finivi in infermeria-
- Basta! Non voglio più sentire se e ma!- sbottò infine James, battendo un pugno con forza sul letto, mentre con l’altra mano si teneva lo stomaco. – E’ solo una piccola botta, e sono sicuro che passerà in fretta. Non voglio più sentirvi litigare per questa scemenza!-
Albus annuì e fece segno a Bella di sedersi sulla sedia dove stava seduta Lily.
- Siediti. Assicurati tu che non faccia scemenze. Io vado a vedere che Lily non faccia scemenze- le raccomandò ridacchiando Albus, che salutò James con una pacca sulla spalla e uscì con molta calma dall’infermeria.
L’aria che si respirava tra i due ragazzi rimasti in infermeria era talmente densa che si poteva tagliare facilmente.
James ruppe il silenzio piegandosi in avanti e prendendo la mano di Bella nella sua. La ragazza alzò il viso su di lui, stupita da quel gesto. Era convinta che dopotutto al ragazzo sarebbe occorso un po’ più di tempo per sfiorarla di nuovo con quella naturalezza con cui lo stava facendo.
- Ehi, per essere stata la tua prima partita dopo quella volta, sei stata magnifica. Non ti ho perso neanche un attimo. Sono fiero di te-.
Bella allargò il suo sorriso, illuminandosi e dimenticando quasi del tutto il rimprovero di Lily.
- Più che guardare me, avresti fatto meglio a guardare il boccino, capitano-
Si scambiarono un sorriso d’intesa, prima che lei si alzasse e gli lasciasse un leggero bacio sulla fronte.
- Io vado da Blaise, che si starà sicuramente incazzando al massimo per aver perso. Vado a godermi la sua faccia anche per te-
- Oh, se solo potessi venire….-
- Se potessi farlo, non sarebbe molto saggio-, ridacchiò lei, allontanandosi e lasciandosi dietro il Grifondoro che tornava con i pensieri alla partita.
James Potter non aveva occhi che per lei, oramai, ma non avrebbe mai abbandonato Angel in un momento così delicato della sua vita.
 
 
***
 
L’atmosfera che si respirava nei dormitori dei Serpeverde era tutt’altro che serena e felice, e questo era facile comprenderlo. Per quanto si fossero impegnati, i Grifondoro avevano soffiato praticamente sotto il naso la vittoria ai Serpeverde. Murtagh sapeva bene che chi provocava in quelle occasioni avrebbe ottenuto una lite, ed era proprio ciò che voleva.
Per evitare di far soffrire sua sorella, aveva ammesso che aveva sbagliato ad allontanarla da James, e ora voleva rimediare al danno che aveva creduto di fare. Parlandone con Emma, erano giunti alla conclusione che avrebbe dovuto prendere un capello di Edward Greengrass.
Il piano era semplice. James era convinto che allontanarsi da Angel sarebbe stato dannoso, soprattutto dopo che si era sparsa in giro la voce che aveva tentato il suicidio a causa sua. James, però, era chiaramente attratto da Bella. Se Bella non avesse avuto occhi che per un altro, a lungo andare, James si sarebbe lasciato convincere che Angel era la sua unica e migliore soluzione. Dal momento, poi, che Bella e suo cugino Edward avevano avuto una storia d’amore, non sarebbe parso a nessuno strano che tornassero insieme.
Sarebbe stato sicuro che Bella, sotto le pressioni dell’amore di Edward, si gettasse ancora una volta tra le sue braccia? A quanto pareva, era stata lei a lasciarlo. Era a questo che serviva almeno un capello di Edward Greengrass. Ottenuto quello come ultimo ingrediente del filtro d’amore, ci avrebbe pensato Emma a somministrarlo a Bella.
I Serpeverde squadravano Murtagh con astio. Non era la prima volta che il Corvonero faceva irruzione nei loro dormitori, solitamente per parlare con Scorpius o Blaise, ma era la prima volta che lo faceva dopo che questi avessero perso una partita. La cosa che faceva rabbia a tutti era il sorriso soddisfatto di qualcuno che non riusciva a nascondere la propria felicità.
Tutti pensavano che era felice perché i Serpeverde avessero perso. Nessuno sapeva che Murtagh era felice perché tutto stava andando per il meglio.
Cercò Edward e lo trovò stravaccato su una poltrona, solitario, a guardare il fuoco che scoppiettava nel camino. Aveva un gomito poggiato sul bracciolo della poltrona in pelle nera, e il mento sulla mano.
- A che cosa stai pensando?- esordì.
Edward non diede segno di averlo sentito, così Murtagh gli si parò di fronte. Il Serpeverde non potè più ignorarlo e alzò gli occhi verdi su di lui.
- Portbell.-, lo salutò.
- Greengrass-, fece di rimando Murtagh, prendendo una sedia e spostandola, per poter stare vicino al Serpeverde e provocarlo. Vedendo che Edward non diceva altro, prese di nuovo a parlare. – Bella partita, quella di oggi. Meritavate di vincere…-
Murtagh meritò un’occhiata di sbieco dal Serpeverde.
- Già.-, rispose secco.
- Quel Potter. Chi se l’aspettava che si sarebbe buttato dalla scopa. Se non l’avesse fatto, di sicuro avreste vinto.-
- Potter è stato solo molto fortunato-
- Potter è stato molto salvato, direi. Se non ci fosse stata Isabella, probabilmente ora ne staremmo piangendo tutti le gesta-, sghignazzò.
Edward represse un sorriso con forza, stirando il viso. Murtagh sapeva che due erano gli argomenti intoccabili al momento, e lui li aveva toccati entrambi.
- Un vero peccato che Isabella non è tra i Serpeverde. La sua presenza avrebbe di sicuro sollevato i vostri animi, e i vostri Cacciatori. Ah, che punti che ha portato a casa! Un talento, davvero. E dire che l’ha quasi sprecato volando incontro a Potter.-, sospirò in maniera molto teatrale.
Edward ne approfittò per rizzarsi sulla poltrona e piegarsi verso il Corvonero.
- Bella non è tra i Serpeverde perché non possiede le nostre qualità-, sibilò.
- Oh, senza dubbio non ha il vostro caratteraccio. Non quando sta con Potter, almeno. Ho visto come era spaventata e si è lanciata a soccorrerlo. Oh, e la faccia di lui quando l’ha vista…ah, che spettacolo!-
Murtagh stava giocando davvero con il fuoco, e sperava di bruciarsi molto presto.
- Potter non meritava né il boccino, né di essere salvato-.
- Ma non puoi dire che, prendendo il boccino, non si sia guadagnato il rispetto di tua cugina. Ah, posso rivedere ancora ora la scena, quasi come se la rivedessi al rallenty.- Unì le mani davanti ai suoi occhi e le allargò, indicando un immaginario schermo. – Lui che si lancia, soffiandoti il boccino da sotto il naso, lei che lo vede, mette le mani sulla bocca, urla “James” con tutto il fiato in gola, si piega sulla scopa e cerca di raggiungerlo il prima possibile. Riesce a salvarlo. Ah, che sguardi che si sono scambiati. Davvero, se non sapessi che lei è una Malfoy, direi che si infilerebbe volentieri nel letto di Potter-
Fu un attimo, e fu la reazione che aveva sperato di ottenere.
Edward si alzò, afferrandolo per la collottola e alzandolo dalla sedia.
- Cerchi rogne, Portbell?- digrignò tra i denti.
- Mi stai intrigando…e se ti dicessi di si?-
- Beh, ci stai andando molto vicino-
I loro nasi ormai si sfioravano.
Murtagh continuò a fare finta di niente, sorridendo e scrollando le spalle.
- Fammi capire. Ti stai irritando perché Potter ti ha soffiato il boccino, o perché Isabella, che tanto ami, si scoperebbe alla grande Potter?-
Non riuscì neanche a finire alla frase che Edward gli assestò un pugno in pieno viso. Quacosa si ruppe in bocca e sputò sangue. Si pulì con il dorso della mano, e guardò il sangue su di essa. Rise.
- Ora capisco. Non ti va che Potter utilizzi i tuoi scarti, eh?-
Un altro pugno gli arrivò sotto il mento, facendolo barcollare.
- Smettila di dire stronzate! Bella non oserebbe mai fare una cosa del genere?-
- Dici davvero?-, rise Murtagh. – Ah, quello che ho intravisto in infermeria era un bacio, e passionale anche-
- Tu menti!- gli urlò contro Edward, avvicinandosi di nuovo a lui. – Non oserebbe-
- Oh, oserebbe, credimi-. Il muso tagliato di Murtagh si tirò in un gran sorriso.
Senza aggiungere altro, usò la testa, sbattendola contro il naso di Edward. Sotto la sua fronte, sentì le ossa spaccarsi.
Il Serpeverde urlò di dolore, portandosi entrambe le mani sul naso. Murtagh ne approfittò per tirargli i capelli e scoprirgli la gola.
- Sei patetico, Greengrass- gli disse piano all’orecchio. – Cos’è? Stai aspettando che Bella torni ad aprirti quelle sue belle gambine? -
Edward scattò subito verso di lui con un urlo rabbioso, ma Murtagh era pronto e scartò di lato, senza lasciare i capelli del ragazzo. Glieli tirò fino a che non ne sentì una ciocca staccarsi.
Con quei pochi capelli stretti in mano, scartò tra i tavolini, evitando Edward che lo rincorreva.
Sentiva distrattamente qualcuno urlare. Urtò contro qualcosa o qualcuno, ma levò l’ostacolo gettandolo di lato per terra e guadagnò la porta.
Nel corridoio corse a perdifiato fino a che non sentì Edward fermarsi e minacciarlo di fargli il resto non appena si fosse ripreso.
Murtagh, ormai, era troppo lontano. Rallentò fino a fermarsi. Aprì piano la mano, e vide una manciata di capelli. Richiuse la mano in pugno e scivolò lungo il muro, senza riuscire a smettere di ridere.
Quando si fu ripreso dalle risate, raggiunse il quadro poco distante dalle cucine, disse la parola d’ordine e il quadro si spostò, rivelando l’ingresso della sala comune dei Tassorosso. Entrò, salutò qualcuno e salì nella stanza di Emma. Entrò e si richiuse la porta alle spalle.
Emma era seduta davanti a uno specchio, intenta a intrecciarsi i capelli. Non appena sentì la porta richiudersi si voltò verso Murtagh.
- Allora?- chiese ansiosamente.
Murtagh sorrise, mostrandole i denti insanguinati, e allargò le braccia.
- Ce li ho!-
Emma lo guardò con rimprovero, scuotendo la testa.
- Non dirmi che avete litigato-
- Sì, ma lui sta peggio-. Con un movimento della mano mise da parte il discorso. – La cosa importante, amore mio, è che ti ho portato ciò che mi hai chiesto-. La raggiunse e le fece cadere nelle mani la ciocca di capelli.
Emma non disse niente, limitandosi a sospirare. Aprì un cassetto della toeletta e prese una boccetta, la stessa che gli aveva mostrato qualche giorno fa. L’aprì e la stanza fu invasa da un buon profumo di lavanda. Emma fece scivolare dentro la pozione i capelli, la richiuse accuratamente e la scosse. Poi si fermò a guardarla fino a che i capelli scomparvero.
Prese poi un’altra boccetta con dentro un liquido denso e blu notte e glielo mostrò.
- Questo è l’antidoto, nel caso servisse. Se vedi che parlo di Greengrass, dammelo subito, anche se ti dico che non mi serve, capito?-
Il Corvonero annuì.
Un sorriso sadico le illuminò il volto. Si alzò e diede un veloce bacio sulle labbra a Murtagh.
- Il tuo compito è finito. E ora tocca a me-
Murtagh si finse triste, lasciandosi cadere sul letto.
- Tutto qui? E’ così che mi ringrazi per aver preso un pugno in faccia pur di accontentarti?-
Emma lo guardò, sospirò e posò la boccetta sulla toeletta.
- Oh, povero cucciolo…-
Gli prese il volto tra le mani e lo costrinse ad alzare lo sguardo.
Un mostro iniziò a urlare dentro Murtagh, lanciandogli fitte nel basso ventre, che prontamente rispose.
Emma lo baciò con trasporto, mentre le mani di lui vagarono sulle sue gambe, coperte da leggere calze. Prima che potesse afferrarle le natiche, Emma si allontanò da lui e incrociò le braccia.
- Bene. Ora vai, mi devo cambiare-
- Mmh… se vuoi ti aiuto io a cambiarti- le propose lascivo il ragazzo, riafferrandola per i fianchi e avvicinandola a sé.
- No, no, no. Non puoi. E ora vai, o non farò in modo da avvicinare Bella e darle la pozione-
Con molte proteste Murtagh uscì dalla stanza.
 
***
 
Bella arrivò di fronte il ritratto della Signora Grassa, che la guardò con un sorriso.
- Ho saputo che hai fatto una buona partita. Complimenti-, le disse allegramente il ritratto.
La ragazza sorrise cordialmente, dimenticando per un attimo i suoi pensieri.
- Grazie mille, Signora. Ma il merito della vittoria va tutto a James-
- Ah, James.. è tutto suo nonno! Ricordo che anche lui era bello e attraente come il tuo James-, ridacchiò.
Bella sorrise imbarazzata, ma non aggiunse altro.
- E se te lo stai chiedendo, anche lui aveva un sacco di ammiratrici, ma a lui ne piaceva una, che non riusciva ad avere-, continuò.
- Ah, non credo che James abbia di questi problemi. Angel è una cara ragazza, e stanno così bene insieme-.
- Non prendermi in giro, piccola Malfoy. So quello che vedo, e vedo che tu gli vuoi bene-, insinuò.
Bella si drizzò con la schiena.
- Signora, cosa sta dicendo? E’ meglio che mi faccia entrare, o sarò costretta a farla spostare da qui-, dichiarò con il suo solito cipiglio testardo.
Capendo che non avrebbe dovuto aggiungere altro per evitare che Bella incendiasse la sua tela, la Signora si finse offesa, ma alla fine le chiese la parola d’ordine. Aspettò che la ragazza glielo dicesse, e la lasciò entrare.
Bella attraversò il buco dietro il ritratto con i pensieri così confusi che le ci volle qualche istante per trovare il filo della matassa e riordinarli. Entrando, notò che Lily stava sorseggiando dell’acqua davanti al camino, mentre svogliata girava delle pagine di un libro.
Il brutto litigio di poco prima la convinse che non era ancora il momento di parlarle.
Ancora arrabbiata per le parole che la ragazzina le aveva rivolto poco prima, salì le scale e entrò nella sua stanza.
Fu sorpresa nel vedere un ragazzo seduto ai piedi del letto. Non era difficile riconoscerlo. Aveva ordinati capelli neri, e stava seduto composto. Quando entrò, il ragazzo si alzò e le sorrise.
- Scusa, non voglio spaventarti-
- Non l’hai fatto-, lo rassicurò lei, chiudendo la porta alle spalle e raggiungendo il davanzale della finestra. Si sedette e lo guardò con un sorriso stanco.
Albus le sorrise e le venne vicino, appoggiandosi allo stipite della finestra.
- Tutto bene?-, le chiese premurosamente.
- Potrebbe andare meglio, in verità-.
- Ti riferisci a Lily?-, chiese, assottigliando lo sguardo.
Bella non riuscì a trattenere un profondo sospiro. Si passò una mano tra i capelli e sciolse la coda alta. Avrebbe tanto voluto mettersi comoda, spogliarsi e stendersi sul letto, per lasciarsi trasportare dalla stanchezza nel mondo dei sogni. Ma il letto doveva aspettare un altro po’, a quanto pareva.
- Mi riferisco a tante cose. Da cosa vuoi iniziare, Al? Da quel tuo dannato fratello testardo, o dal mio dannato fratello testardo, o da tua sorella che mi odia, o da quella stupida di Angel che tenta il suicidio?-
Appoggiò la testa al vetro della finestra, grata per il refrigerio datole dai vetri freddi.
La temperatura si stava abbassando, mentre Ottobre volava ormai via.
- Angel.. sai che è tornata dal San Mungo?- l’informò il ragazzo.
- Di già?- esclamò sorpresa Bella.
Albus annuì. – Sì, me l’ha detto Louis. L’ha vista passeggiare con la professoressa Anderson. Credo l’abbia portata dal preside-
Bella fece una smorfia e rammentò quello che era successo. Tutti erano convinti che Angel avesse tentato il suicidio, provocando Anne. A quanto pareva, era solo grazie alla cacciatrice Karin Fowl che non era morta, e al suo posto era morta la vampira. Bella, invece, sapeva la verità.
Si domandava se doveva dire almeno ad Albus la verità, quando il ragazzo la precedette.
- Ho saputo una cosa nuova. Pare che Angel non abbia tentato il suicidio-
Bella sbiancò e si drizzò per guardarlo. Cos’era quella storia? E James lo sapeva? Come si sapeva già in giro? Quali sarebbero state le conseguenze?
Era talmente preoccupata e stupita, che a stento riuscì a chiedergli niente.
- A quanto pare, o almeno così affermano lei e il fratello, Angel stava passeggiando, è caduta e Anne affamata l’ha attaccata-
Sì, certo, come no, pensò Bella. Quella ragazza e il fratello sarebbero stati i primi a screditare qualcuno che non si può difendere se quella situazione poteva volgere a loro favore. Se si fosse saputo in giro che Angel voleva attaccarla, probabilmente la ragazza sarebbe stata espulsa.
E ora si trovava ancora con Angel tra le scatole.
Non sapeva a cosa fosse dovuto tutto quel fastidio. Non sapeva se la innervosisse di più il suo attaccamento morboso a James, o il fatto che aveva tentato di ucciderla.
Quella di certo non era una buona notizia.
Decisamente, la giornata stava peggiorando.
- Ah, davvero? Mi sorprende-
Al la guardò con quello sguardo sospettoso che faceva sempre. Era timido, ma questo non gli impediva di essere cauto e, se necessario, calcolatore. In fondo, era stato lui a suggerire a James di chiederle aiuto, e Bella sospettava che l’avesse fatto per fare in modo che loro due finalmente legassero.
James e Bella non avevano mai parlato più di tanto prima della faccenda della pozione. Se non fosse stato per quello, si sarebbero salutati ancora ora come quasi due estranei.
La ragazza ricordava ancora la sua prima impressione nel vedere James. Lo trovò scostante e pieno di sé, troppo melodrammatico per i suoi gusti. Poi le cose erano migliorate, e aveva imparato a sopportarlo, poi ad accettare la sua presenza, e infine a non riuscire a fare a meno della sua amicizia. Nel frattempo, lei e Edward avevano avuto una storia, conclusasi per mancanza di amore da parte di lei, e aveva stretto amicizia molto con Albus negli ultimi anni, prima di innamorarsi perdutamente di James.
Non voleva ammetterlo, ma era quella la verità.
- Ti sorprende?- domandò Albus, sedendosi accanto a lei, e riscuotendola dai suoi pensieri.
Lei annuì. – Anne è sempre stata una brava vampira, e non le era mai accaduto-
- Non possiamo saperlo. Era comunque una vampira-, sospirò, stringendosi nelle spalle. – Ad ogni modo, Angel è tornata, prima del previsto direi. E’ stata quanto? Un mesetto? Credevo sarebbe rimasta di più.
- Proprio non la sopporti, eh?-
Albus la guardò e le sorrise amaramente. – No, non mi è simpatica. Né lei, né il fratello. Emma…no, lei non è male, ma non si può dire sia uno stinco di santo. Ad ogni modo, credo che la sua vicinanza a James non faccia bene a nessuno dei due. Lui deve ammettere di non amarla, e lei deve ammettere di essere ossessionata-
- Chissà, magari pensa di esserne davvero innamorata-
- Io dico che sa di non esserlo. Dico che le rode il fatto che tra te e mio fratello ci sia qualcosa-
Bella avvampò. Normalmente non l’avrebbe fatto, ma era la seconda volta nel giro di un quarto d’ora che qualcuno insinuasse una cosa del genere.  – Tra me e James non c’è niente-
Il ragazzo le sorrise bonariamente e scosse la testa. – Non sto dicendo che abbiate una storia, ma solo che se vi metteste insieme, a nessuno dei due dispiacerebbe…-
- Basta così, Albus!- sbottò Bella, senza fargli finire il discorso. Si alzò di scatto e si allontanò, scuotendo con forza la testa. – James è ancora molto legato a Angel. Fattene una ragione. E tra l’altro, a me dispiacerebbe se mi mettessi con James, per non parlare di mio fratello, mio cugino Scorpius, Oberon, e Edward e..-
- Tutto qua? Quello che provi è davvero niente? Quello che senti per mio fratello non è tale da farti combattere contro la tua stessa famiglia?-
- La mia famiglia è tutto ciò che ho. Quando mi capita qualcosa, è da loro che corro a piangere. Ma se a piangere sarebbe James, non li avrò più-
Albus sorrise soddisfatto. Battè le mani e si alzò dal davanzale. – Quindi ammetti che ti piacerebbe-
Bella gonfiò le guance, adirata per quelle parole.
- Basta così. Non ti permetto di aggiungere altro. Tra me e James non c’è stato, non c’è e non ci sarà mai niente. Fattene una ragione!-
Al evidentemente capì che non era il momento per parlarne ancora, così annuì, si scusò e la lasciò sola.
Arrabbiata e frustrata, odiandosi per le lacrime che le bruciavano gli occhi, Bella imprecò e si gettò sotto la doccia, sperando che l’acqua fredda la calmasse. E invece, sotto il getto d’acqua che le bagnava il corpo, le lacrime scesero copiose, senza che se ne riuscisse a spiegare il motivo.
Decise, quindi, di andare a fare una lunga passeggiata nel cortile.
Dopo il pranzo della domenica, solitamente tutti andavano a Hogsmeade, per discutere ciò che era successo in campo. Avrebbe potuto andare a trovare James, come le aveva proposto la squadra, ma non se la sentiva. Aveva salutato James appena dopo la partita, e aveva voglia di prendere un po’ d’aria.
Per arrivare al cortile che serpeggiava tutt’attorno le mura esterne del castello, Bella doveva scendere tutti i sette piani che la dividevano dal portone d’ingresso, uscire sperando che nessuno studente la fermasse per chiederle un autografo o un appuntamento, e raggiungere le serre. Dopodichè avrebbe dovuto oltrepassare un piccolo muretto, seguire un sentiero sterrato e raggiungere una piccola radura circondata da un basso muretto il pietra, con qualche albero a fare ombra a un paio di panchine. Sperava non solo di non essere fermata, ma anche di non incontrare nessuno in quel piccolo posto dove amava stare sola e riservata.
A quanto pareva, però, quel giorno la sua buona stella l’aveva abbandonata appena dopo la partita, perché come giunse a piano terra, fu chiamata da Emma.
La Tassorosso le corse incontro, sorridendole e sbracciandosi. La salutò per non sembrare maleducata, ma la sua espressione secca e gelida avrebbe allontanato chiunque. A quanto pareva, però, Emma era di tutt’altro avviso, e non l’avrebbe lasciata andare tanto presto.
Così, insieme, si incamminarono verso il cortile.
Il pomeriggio era più freddo della mattina, e le nuvole in cielo minacciavano ancora pioggia. Il prato era già bagnato un po’, e di recente. Forse, durante il pranzo, aveva piovuto, con il risultato che le gocce non erano ancora evaporate dai fili d’erba, piegati sotto il loro peso.
- Mi chiedo con quale voglia i ragazzi hanno voglia di andare a Hogsmeade. Non gli è bastato il gelo di stamattina?- chiese Emma, cercando di cavarle qualcosa di bocca.
Bella, restia a parlare, e innervosita dalla sua prepotenza nell’accompagnarla, annuì in silenzio.
- Ah, a proposito. Che partita! Sei stata molto brava. Non ti ricordavo così dotata. I Grifondoro hanno acquistato un valido Cacciatore quest’anno. Era ora-
- Grazie-, ringraziò semplicemente.
- Mi dispiace solo per i Serpeverde. Anche loro meritavano di vincere-
Bella si strinse nelle spalle. Non riusciva a gioire di una vittoria se il fratello e i cugini erano tristi per aver perso.
- E’ solo un po’ di sano sport-
- Sano? Non direi, a giudicare dal lancio di Potter. Giuro, in quella famiglia tutto il buonsenso l’hanno dato ad Albus-
Bella tornò con la mente alla loro discussione di poco prima, e non poteva essere d’accordo.
- No, credo che nessuno abbia buonsenso, in quella famiglia, almeno. Se consideriamo anche i vari cugini, forse Rose ha questa qualità-
- Ah, Rose…ma Rose non è una Potter-, replicò allegramente Emma. – Ma sarebbe di sicuro una Potter validissima. Mi meraviglio di come, però, non parli più con Scorpius. Ricordi come erano amici? Tutti credevano si sarebbero messi insieme-.
Bella fece una smorfia.
- Per quanto Scorpius abbia voluto bene a Rose, non credo sia mai stato attirato da lei-
- Ne sei così convinta?-
- Potrei giurarci. Rose è stata un’ottima amica, ma credo che Michelle abbia catturato la sua attenzione-
- Ah…quindi non possiamo tifare nessuna coppia Malfoy-Potter, giusto?-
Bella sospirò, chiedendosi come mai tutta Hogwarts non faceva che ipotizzare una coppia del genere.
- Credimi quando ti dico che noi Malfoy siamo completamente diversi dai Potter. Non potremmo mai andare d’accordo, o, se lo facciamo, la cosa dura poco-
Emma la guardò di sbieco, ma non aggiunse altro, e Bella la ringraziò mentalmente per non aver insinuato che tra lei e James ci fosse qualcosa.
- Hai ragione. D’altronde, è quello che ripeto sempre a Murtagh. Ma anche lui è d’accordo. Anzi, credo che abbia sempre sostenuto il fatto che le vostre famiglie non potranno mai andare d’accordo. Però, sai, non posso fare a meno di pensare che tu sia costretta a fare amicizia con loro-
- Hai detto bene. Sono costretta-.
- E la costrizione non porta mai a nulla di buono-
Senza essersene rese conto, le due ragazze erano arrivate nel piccolo luogo che Bella considerava sacro, e si sedettero su una panchina. Rabbrividirono, e constatarono con disappunto che era bagnata, e che ora le loro divise sarebbero inzuppate.
- Avremmo dovuto prevederlo. Dopo la partita c’è stato quasi un acquazzone!-
- Davvero? Io ero troppo impegnata a portare il capitano dei Grifondoro in infermeria per accorgermene-
Emma era stupita sinceramente. I suoi occhi sgranati le strapparono un sorriso sincero.
- Quindi non hai festeggiato con i tuoi compagni la vittoria sulle Serpi?-
Bella negò. Era la prima partita a cui partecipava, e non aveva avuto l’occasione. Tra l’altro, pensò che i compagni erano troppo abituati a festeggiare solo tra maschi, che non avevano per niente sentito la sua mancanza.
- Ma è una notizia grandiosa!- esclamò Emma.
- Come?- domandò Bella, troppo confusa per pensare ad altro.
Emma tirò fuori una bottiglia e un paio di bicchieri dalla borsa che portava a tracolla.
- Stavo giusto cercando una buona compagnia per stappare questa bottiglia. Me l’ha regalata mia sorella, me l’ha portata dalla Francia, e mi ha assicurato che è il miglior rosè che si possa trovare in commercio-. Le mostrò la bottiglia con il liquido rosato all’interno.
- Non sapevo avessi una sorella-, riflettè Bella.
Emma scacciò quel dubbio con la mano. – Oh, non puoi conoscerla. E’ già sposata e con figli. Ha frequentato Hogwarts ma se n’è andata prima che la frequentassimo noi-
Mentre parlavano, si affrettò a riempirle un bicchiere e a porgerglielo, poi riempì il suo.
Bella non aveva mai assaggiato un rosè, anche se a casa spesso lo si beveva con ospiti. Non ricordava profumasse così di lavanda.
- Bene. Brindiamo al successo della tua prima partita, e a tutte quelle che seguiranno!- esclamò la bionda, senza perdere tempo.
Bella sorrise.
- E anche a noi donne, senza le quali i ragazzi non sarebbero in grado di fare nulla-, propose.
- Sì, brindiamo anche a noi donne!-
Le due lasciarono toccare i due bicchieri di plastica. Senza indugi, Bella buttò giù tutto il bicchiere in un sorso.
Sentì uno strano torpore percuoterle il corpo, facendola avvampare. Si leccò le labbra e guardò il bicchiere vuoto.
- Davvero. Non ne ho mai assaggiati di così buoni. Tu non bevi?- chiese alla ragazza, osservando il suo bicchiere ancora pieno.
Emma rise.
- Bevo a piccoli sorsi, o finirò per ubriacarmi-. Per dimostrarle che diceva la verità, portò il bicchiere alle labbra e ne bevve un sorso. Tossì e le cadde il liquido dalle labbra.
Allarmata, Bella si piegò su di lei, mentre tossiva.
- Ehi, Emma, tutto bene?-
Le sbattè le palpebre e scosse la testa.
- Maledizione. Temo di aver preso freddo-, sospirò triste.
- Allora è meglio se vai dentro. Vuoi che ti accompagni?-
- Non vorrei disturbarti…-
- No niente disturbo!- esclamò prontamente lei. Le prese il bicchiere e glielo svutò per terra. – Questo non fa bene se sei malata. Vogliamo andare in infermeria? Se vuoi ti accompagno..-
- Oh, no, tranquilla-, rispose Emma, prendendo la bottiglia e porgendogliela. – Se vuoi te lo regalo-.
Bella scosse la testa, e le girò un attimo. Nonostante le apparenze, quel liquido era forte. – No, tienilo tu. In fondo, tua sorella l’ha dato a te-
Emma si strinse nelle spalle. Insieme si incamminarono verso il castello. Lungo il tragitto, Bella insisteva ad andare in infermeria, ma alla fine Emma ammise di avere già una pozione, dato che non era la prima volta che le accadeva, e che non era niente.
Al contrario di quanto Emma sperasse, Bella insistè e alla fine non potè che capitolare.
Le due ragazze entrarono in infermeria, e madama Lancaster disse a Bella di aspettare mentre controllava Emma.
Bella, non sapendo che fare, decise che ne avrebbe approfittato per dare una sbirciatina a James. Sentì un gran trambusto, e vide attorno al suo letto un bel po’ di ragazzi che ridevano e scherzavano. Così ne approfittò per avvicinarsi a loro.
- Malfoy!- la salutò Winchester, mettendole una mano attorno alle spalle e stringendola a sé. La ragazza sorrise e non disse niente. Non le andava di litigare. Era decisamente allegra, e forse quell’allegria era dovuta al rosè che aveva assaggiato con Emma e bevuto tutto d’un sorso.
Sorrise ai ragazzi e poi sorrise anche a James, che la guardò preoccupato.
- Tutto bene?-
- Mai stata meglio, James- rise lei. Si strinse a Winchester e tutti la guardarono un po’ straniti. – Ma cosa sono quelle facce? Abbiamo vinto o no?-
A quella domanda, un boato riempì l’infermeria. Bella rise, mentre James sorrideva ma la guardava sospettoso.
- Chi sono i migliori?- chiese ancora.
- Grifondoro!-  risposero tutti.
Bella ripetè la domanda ancora una volta, e gli altri le risposero, fino a che non furono sgridati da madama Chips. L’anziana signora mise i pugni in vita e li rimproverò, dicendo loro che c’erano altri malati.
- Oh, madama, andiamo! Tutti sono contenti di vedere i Serpeverde sconfitti, quindi a nessuno può mai dare fastidio la nostra felicità-, sindacalizzò Winchester.
- Non ai Serpeverde-, ribattè la guaritrice.
- Ah, davvero? Beh, mi spiace, ma non ci interessa-, fece Bella.
Tutti la guardarono come se avesse detto qualcosa di male. Lei si strinse nelle spalle. – Beh, che c’è? Abbiamo vinto no? Se non volevano sentirci, potevano vincere-
- Mi meraviglio di lei, signorina Malfoy. Suo cugino è qui e lei pensa a festeggiare?-
Bella si fermò e la guardò interrogativa.
- Scorpius?-
- Il signor Greengrass-.
Bella sbiancò e si zittì. Tutti si scusarono e la Chips li ammonì: se avessero fatto di nuovo troppo baccano, li avrebbe cacciati. Ma la Grifondoro non riusciva più a pensare ad altro che a Edward.
Cosa gli poteva essere successo? Doveva trovarlo, assicurarsi che non fosse nulla di grave.
Come in uno stato di trance, neanche salutò i Grifondoro, che la guardarono interrogativi, e si avviò per la corsia fermandosi solo quando lo vide.
Edward era seduto con le braccia in grembo che guardava fuori dalla finestra. Il suo sguardo era duro e lontano. Aveva un lungo taglio sul naso e del sangue raggrumato attorno alle labbra e ad una guancia. I lunghi capelli scuri erano tirati indietro, ed erano bagnati, forse per togliere le tracce di sangue.
- Edward- soffiò, avvicinandosi a lui. Poggiò le mani sul letto e lo guardò intensamente.
Il suo cuore fece un balzo quando la guardò. Era quasi un anno che non erano così vicini e che non parlavano da soli. In un attimo, tutto intorno a loro scomparve, e per Bella c’erano solo loro due.
Gli sfiorò con mano tremante la guancia malandata.
- Cosa ti è successo?-
Edward strinse le labbra e non le rispose. Lei insistè, prendendo una sedia e sedendosi accanto a lui. Fece per prendergli una mano tra le sue, ma il Serpeverde si allontanò.
- Cos’è, ora ti interessa di un Serpeverde? Non vuoi tornare insieme ai tuoi amici rompipalle?-
- Chi se ne frega. Tu sei più importante di ogni cosa-, rispose lei ansiosa con trasporto.
Edward la guardò come se quella che stesse parlando non fosse sua cugina.
- Non prendermi in giro. Ho smesso di essere importante per te già da un po’…-
Una fitta al cuore la colpì. Non riusciva a capire perché, ma le facevano male quelle parole.
- Io…sono stata una cieca, Ed. Sono stata talmente cieca da non capire che ti ho fatto soffrire. Tu si che sei importante, e io sono una stupida-.
Abbracciò con forza Edward, che era talmente stupito per riuscire a fare qualsiasi cosa.
Al di sopra della spalla della ragazza, guardò i Grifondoro, che li osservavano quasi a bocca aperta. Anche loro avevano saputo che Bella lo aveva lasciato perché non lo amava, e ora dichiarava il contrario. Guardò il viso di James, atterrito. Un sorriso sghembo gli attraversò il viso e abbracciò la ragazza.
Bella si sentì calma, finalmente a casa. Era come se finalmente avesse capito il suo posto. No, tutti sbagliavano su di lei. Lei non poteva provare niente per James, perché il suo cuore era sempre stato di Edward.
Lo guardò. I suoi occhi verdi continuavano a essere duri, ma il sorriso gli illuminava il volto.
Bella glielo prese tra le mani e lo baciò con passione.
Qualcuno alle loro spalle fischiò, seguito da una risata divertita. Bella si riscosse improvvisamente, cercando chi aveva rovinato quel momento magico. Se non fosse stata Emma, avrebbe già cacciato la bacchetta.
Si avvicinò serena e felice.
- Ecco perché dicevi che nessuna coppia Malfoy-Potter potesse esserci- ridacchiò.
- Già. Non te l’ho detto, ma solo ora l’ho capito. Il mio cuore è sempre stato di Edward. E lo amo. Lo amo. Ti amo tantissimo-, esclamò guardandolo.
Edward le sorrise e le prese una mano, se la portò alle labbra e la baciò.
- Non ho mai smesso di farlo…- le sussurrò.
Bella si sentì le farfalle nello stomaco, e prese un sospiro, guardandolo come in un sogno.
In quel momento, la Chips entrò per dire a tutti che l’orario delle visite era finito.
Bella, con disappunto, dovette lasciarlo andare.
- Tornerò il prima possibile- promise, e seguì Emma e i Grifondoro fuori dall’infermeria.
 
 

Spazio dell'autrice:
Prima di tutto, scusate l'imperdonabile ritardo per questo capitolo, ma l'università mi ha praticamente succhiato via il tempo. Spero che con questi avvenimenti mi sia fatta perdonare.
Ringrazio chi costantemente continua a seguirmi e recensirmi. Aspetto vostri commenti.
Baci,

Rupi
 
  
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