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Autore: NonSoCheNickMettere2    06/09/2013    1 recensioni
What if? ambientato 20 anni dopo ROTS. Cresciuto come Sith da suo padre, Luke è così sconvolto dal primo test della Morte Nera che decide di rubarne i piani e passarli all’Alleanza ribelle. Dark Luke, sequel de Il rapimento.
Genere: Avventura, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Anakin Skywalker/Darth Vader, Bail Organa, Luke Skywalker, Palpatine/Darth Sidious, Principessa Leia Organa
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'L'apprendista Sith'
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Dichiarazione
Questa fiction è scritta solo per divertimento e non mi procura alcun guadagno. I personaggi e la galassia di Guerre Stellari appartengono alla Lucasfilm e alla Disney. Per i personaggi e i luoghi di mia invenzione, ho usato nomi presi dal mondo reale, ma li ho scelti soltanto perché stavano bene nella fiction e, quindi, non hanno alcuna relazione con persone vere o fatti storici: ogni eventuale rassomiglianza è puramente casuale.

Ringraziamenti
Desidero ringraziare jedi1952 per la revisione della versione originale inglese di questa fanfiction. Avendomi segnalato alcuni importanti problemi nella caratterizzazione dei personaggi e nelle scene, il suo lavoro è stato fondamentale e anche questa versione italiana sarebbe sicuramente diversa senza il suo aiuto.
La responsabilità di quanto scritto è naturalmente solo mia.

------------ Capitolo 5 ------------
 

Tu andrai nel Sistema di Dagobah.

Ancora quella voce! Leia aprì gli occhi nel buio della sua camera sul Tantive IV. Si accarezzò la fronte con la mano. Aveva il mal di testa. Non c’era da stupirsene: da una settimana quella voce invadeva i suoi sogni, rendendole impossibile dormire bene. Da una settimana, cioè da quando aveva incontrato Skywalker. Naturalmente non le era sfuggita la coincidenza, ma tuttavia non comprendeva il nesso, nonostante ci avesse riflettuto sopra molto. Avrebbe capito, se avesse avuto ancora degli incubi sul suo rapimento o sull’interrogatorio di Vader. Ma quella voce non assomigliava per niente a quella del Sith. Al contrario, era calda, ispirava fiducia, anche se era insistente. E non c’era nulla di interessante a Dagobah: non aveva mai sentito nominare il posto prima d’allora ed era solo un pianeta paludoso con forme di vita primitive, senza alcuna relazione con l’Impero, l’Alleanza o la guerra. O, almeno, questo dichiarava ogni fonte di informazione che aveva consultato nei giorni precedenti. Eppure, sapeva che in un modo o nell’altro quella voce era collegata a Skywalker.

Controllò l’ora convenzionale della nave sull’orologio e sospirò: era mattina presto. Era inutile cercare di riaddormentarsi. Si alzò, si vestì e andò nel salotto comune dell’appartamento reale.

Suo padre sedeva al tavolo e mangiava la sua colazione, osservando pensieroso un datapad. Quando udì i suoi passi, alzò lo sguardo su di lei: «Buongiorno. Siamo mattutini, eh?»

«Sembra che non sia la sola,» gli sorrise, sedendo davanti a lui.

Bail versò del caffè in una tazzina e gliela porse con gentilezza. «Il tuo nuovo incontro con Skywalker ha fatto perdere il sonno a entrambi.»

Lei annuì, sorseggiando dalla tazzina, ma non si sentiva pronta per confidare i suoi sogni sulla voce.

«Ma ha fatto la cosa giusta,» dichiarò l’uomo.

Leia lo guardò sorpresa. «Ha detto la verità?»

«Sì,» confermò suo padre. «Ho appena ricevuto l’esame completo dei dati che ti ha dato.»

«E…?» pressò lei intrigata.

«Questa stazione da battaglia, al momento in fase di test, è chiamata…» Bail controllò il nome esatto sul datapad «…Morte Nera. È grande quasi come una piccola luna e la sua potenza di fuoco è sufficiente per disintegrare un pianeta con un colpo solo.»

Leia sgranò gli occhi in shock. «Non capisco. Cosa pensa di guadagnarci l’Imperatore? Quando i Sistemi lo sapranno, si ribelleranno.»

«Lo penso anch’io,» convenne lui. «Ma siano tutti consapevoli che presto il Senato sarà sciolto definitivamente. Palpatine avrà bisogno di tenere in qualche modo in riga i Sistemi. Il terrore è una strada che può tentare.»

«Può essere fermata?» chiese speranzosa lei.

«Sì,» rispose suo padre. «Persino distrutta.»

Lei rimase perplessa. «Una stazione grande come una luna?»

Lui annuì e spiegò. «C’è un punto debole strutturale che può essere sfruttato. L’Alleanza sta già pianificando un attacco. Il problema vero è che non sappiamo in quale parte della Galassia sia la stazione in questo momento.»

«Skywalker potrebbe saperlo,» suggerì Leia.

«Probabilmente,» Bail sospirò pensieroso. «Ma ha già rischiato veramente tanto. Forse non osa andare oltre.»

Anch’io ho una coscienza. Le parole di Luke le tornarono in mente. Ora poteva comprenderle. «Scommetto che lo farà,» dichiarò. «Lo contatterò.»

«Sei sicura?» chiese suo padre dispiaciuto. «Temo che sia molto pericoloso per te.»

«Non ti preoccupare: prenderò ogni precauzione,» rispose convinta. «Sono l’unica nell’Alleanza di cui si fiderebbe.»
 

***
 

A metà mattinata, Luke si preparava per testare un nuovo modello di nave. Era solo nel suo appartamento.

Improvvisamente percepì nella Forza la presenza di Vader fuori dalla porta. Senza disturbarsi a preannunciare il suo ingresso o a chiederne il permesso, il Signore Oscuro irruppe nel suo salotto.

Il Sith più giovane resistette alla tentazione di alzare gli occhi al cielo: aveva sempre detestato quelle visite a sorpresa e ora che condivideva le sue stanze con la moglie la maleducazione di suo padre era diventata veramente insopportabile. Se solo avesse trovato un modo igienico per dirglielo… Si voltò e inchinò la testa, aspettando con aria interrogativa.

«Abbiamo un contatto interessante per arrestare una spia Bothan,» iniziò Vader senza tante cerimonie. «Un nostro infiltrato è riuscito a guadagnare la fiducia di alcuni ribelli, fingendo di essere un cadetto che vuole ammutinare e aiutare l’Alleanza, passando delle informazioni. Gli hanno fissato un incontro segreto su Rhen Var. Le coordinate esatte del punto saranno inviate nelle prossime ventiquattro ore.»

Non era difficile per Luke immaginare come tutto quello lo riguardasse. Sospirò mentalmente e disse addio al suo volo di prova.

Infatti, il Signore Oscuro continuò proprio come suo figlio aveva previsto: «Devi andare a quell’appuntamento. Voglio la spia viva e cosciente: forse sa dove si trova la base principale dei ribelli.»

«Sì, mio signore,» Luke rispose guardando dritto nelle lenti nere.

Ma lo sguardo di suo padre non era più su di lui, la sua attenzione era presa completamente dalla stanza. «Cosa è successo qui?» chiese perplesso.

Anche il giovane si voltò, per osservare il nuovo aspetto che Asha aveva dato al loro salotto. Le finestre erano adornate da tende gialle e arancioni che ricadevano leggere fino al pavimento. Due volant, tenuti fermi da farfalle finte, le raccoglievano ai lati, formando ricchi drappeggi. Piccoli cuscini degli stessi colori davano nuova luce al divano grigio. Sulla tavola, completamente spoglia fino a pochi giorni prima, c’era un centrotavola ricamato e un vaso di ceramica bianca con una composizione di fiori gialli e arancioni.

Pochi elementi erano bastati a trasformare la triste monotonia di quella stanza grigia in un posto più allegro. Eppure Luke non l’aveva realizzato, finché Asha non l’aveva fatto. Si voltò verso Vader e dichiarò, scrollando le spalle: «È carino.»

«Siamo in una base militare,» sottolineò suo padre severamente, guardando di nuovo verso di lui.

«Ma questo è il mio appartamento privato.» Il giovane Sith si sentì improvvisamente geloso del suo spazio.

«Giusto,» proseguì il Signore Oscuro. «Le permetti di cambiare le tue stanze come le pare?»

«Mi ha chiesto il permesso,» rispose Luke.

«Dov’è adesso?» Suo padre insistette ancora.

«È con la moglie del Grand Moff Long a visitare l’orfanotrofio della Fondazione dei Tarkin.»

«Tarkin gestisce un orfanotrofio?» La voce di Vader era carica di sarcasmo. «La prossima volta che vorrà sperimentare un’arma biologica, saprò da dove prende le cavie.»

«A ogni modo,» Luke sorvolò sull’ultimo commento, «credo che Asha sia annoiata e abbia bisogno di fare qualche amicizia.»

Nonostante la maschera che sempre copriva il volto di suo padre, il giovane Sith sentì chiaramente lo sguardo del Signore Oscuro penetrarlo.

«Sii prudente con i tuoi sentimenti, figlio,» lo mise in guardia. «Se Palpatine decidesse di rompere l’alleanza con Ujjain, ti sarebbe ordinato di eliminarla personalmente.»

Detto questo, Vader si voltò e se ne andò, lasciando Luke a prendere atto della dura realtà.

Il giovane Sith non riuscì a pensare a nient’altro che all’ultima frase di suo padre nei due giorni seguenti, mentre volava da solo verso Rhen Var.

Asha era abbastanza simpatica e Luke si era abituato a passare il suo tempo libero con lei. Adesso, quando rientrava a casa, sapeva che qualcuno era lì per salutarlo e mangiavano insieme.

Lei stava prendendo confidenza nei suoi confronti e parlava tanto, come tutte le donne facevano, presumeva lui. Anche se non avevano interessi in comune, non era spiacevole ascoltare le sue chiacchiere. Non ricordava la maggior parte di quello che lei raccontava sulla sua famiglia o sulle sue nuove esperienze a Coruscant, ma lei sorrideva spesso mentre parlava e lui amava sorriderle in risposta. Era un piccolo piacere, a cui era difficile rinunciare. Di solito nessun altro gli sorrideva: la maschera di suo padre non gli restituiva proprio alcuna espressione; per il personale militare, il giovane Sith era solo un’appendice di Vader, da evitare tanto per stare sul sicuro; qualche volta, l’Imperatore gli indirizzava qualche ghigno raggelante, ma non era mai un buon segno.

La piccola dimensione del loro appartamento li obbligava a vivere gomito a gomito e stava diventando difficile immaginare che lei non fosse lì intorno. Doveva ammettere che gli sarebbe veramente dispiaciuto se le fosse capitato qualcosa e la sola idea di ucciderla lo faceva star male. Eppure, era consapevole che suo padre aveva ragione: Palpatine era capace di chiedergli qualunque cosa.

Si interrogò anche sull’avvertimento del Signore Oscuro: aveva sentito un rimorso, nascosto sotto l’usuale tono duro, che Luke non riusciva a capire. Da solo in iperspazio, arrivò a domandarsi quale fosse stata la vera fine della sua madre sconosciuta.

La sua discendenza da Vader non era mai stata un problema, poiché il loro legame era troppo chiaro nella Forza per essere ignorato. Ma, da bambino, Luke aveva creduto di essere un clone: non aveva mai visto il volto di suo padre per poter fare paragoni e quale donna avrebbe mai voluto stare con Vader? Poi era cresciuto… troppo poco, per essere un clone. Allora, mille domande erano sorte, ma non aveva mai osato porle: aveva imparato molto presto che toccare argomenti delicati poteva portare a conseguenze severe. Perciò, nell’adolescenza, aveva fatto delle ricerche segrete. Aveva scoperto alcuni pezzi della storia di Anakin Skywalker, eroe Jedi. Aveva persino visto una vecchia foto, sopravvissuta in qualche modo alla soppressione della stampa della Vecchia Repubblica, e si era domandato quanto di quell’uomo fosse rimasto sotto la temuta maschera nera. Quel bel giovane era stato qualcuno che poteva veramente piacere a una donna. Ma ai Jedi era proibito avere storie d’amore e quindi lei era rimasta segreta. Una ragazza Jedi? Qualche donna che suo padre aveva dovuto proteggere? Era proprio impossibile saperlo.

E ora Luke aveva scorto il forte dolore di Vader, seppellito a fondo, ma nondimeno reale. Quando infine si pose la domanda, raggelò: suo padre aveva ucciso sua madre? Ne aveva sofferto? Quella era la ragione per cui non si concedeva più di amare?

E per quanto riguardava lui? Quando gli sarebbe stato ordinato, se Luke avesse ucciso Asha, sarebbe stato finalmente un vero Sith? Ogni speranza di un cambiamento sarebbe morta con lei?

Due giorni di quei continui pensieri tormentosi avevano messo di pessimo umore il giovane Sith, quando arrivò alle rovine ghiacciate di Rhen Var.

Ottimo: il Lato Oscuro sarebbe fluito meglio! Forse quello era stato il vero obiettivo finale di Vader.

Fece atterrare la sua nave non lontano dalle coordinate che gli erano state spedite, perché non poteva camminare a lungo sul pianeta ghiacciato, se voleva sopravvivere. Studiò la mappa e andò verso un’area rocciosa. Ogni passo era faticoso sulla neve alta e le sue impronte sulla superficie immacolata l’unico segno di vita. Nel suo cammino, osservava i relitti delle alte costruzioni marroni che emergevano qui e là dalla superficie bianca: quel posto doveva essere stato una città importante, prima del cataclisma che aveva trasformato il pianeta verde nella palla ghiacciata che era al presente.

Arrivò davanti a una caverna: date le coordinate, il luogo dell’appuntamento si trovava all’interno. Esitò. Era uno strano posto per incontrare qualcuno. Aveva un gran brutto presentimento. Ma gli era stata assegnata una missione: non poteva semplicemente tirarsi indietro. Prese una torcia dal suo zaino, l’accese ed entrò con cautela. Si aprì alla Forza, cercando di percepire la spia. Sentì un alieno davanti a lui. Bothan? Non riusciva a capirlo. Camminò in avanti per scoprirlo. Ma si preoccupò quando sfiorò una seconda presenza, chiaramente umana. Poi, improvvisamente un’altra, un’altra e un’altra ancora. Era circondato da un’intera squadra. Almeno sei persone, contando sia alieni che umani. Spense la sua torcia e l’agganciò alla cintura. Afferrò la spada laser, l’accese e si voltò per scappare. Fece pochi passi, ma poi percepì altre due presenze vicino alla via di fuga. Si fermò: era caduto in trappola come uno sciocco!

Dovunque si voltasse, un nemico gli stava puntando un fucile. Raggiunse con la Forza i soldati intorno a lui, pronto a difendersi. Così, percepì una presenza familiare, eppure cambiata in qualche modo. Senza abbassare la sua guardia, si rilassò leggermente e urlò al buio: «Senatrice Organa!»

Udì alcuni passi avvicinarglisi e una luce si accese. «Sono io,» confermò Leia. «Desidero parlarvi.»

«C’era bisogno di circondarmi con otto cecchini per questo?» chiese lui sarcasticamente.

«Loro sono solo la mia sicurezza,» rispose lei con calma. «Non tentate nulla contro di me e non avrete niente di cui preoccuparvi.»

«Potrei ucciderli tutti,» la mise in guardia, cercando di trasmettere sicurezza.

«Sono sicura che otto cecchini che sparano da direzioni diverse sono abbastanza pericolosi anche per un Sith,» proseguì lei.

«Che cosa volete?» chiese lui preso dalla fretta di fuggire da quella posizione scomoda.

«Abbiamo esaminato i dati che mi avete dato e abbiamo un piano. Ma abbiamo bisogno di sapere dove si trova la Morte Nera al momento,» spiegò la giovane.

«Perché dovrei dirvelo?» ribatté Skywalker.

«Per la stessa ragione per cui mi avete dato i piani,» gli rispose, provando a suonare affidabile.

«Voi ribelli non riuscite a far nulla da soli?» incalzò lui. «Ogni nuova informazione che vi dò è un pericolo enorme per me.»

«Se l’Alleanza riuscirà a deporre Palpatine, vi sarà assicurata l’immunità in cambio di tutto quello che state facendo,» contrattò Leia.

Luke grugnì in derisione, lasciandole comprendere quanto lui ritenesse probabile la vittoria dell’Alleanza.

Lei gli si avvicinò, affinché il giovane potesse vederla bene, e appoggiò un datapad sul terreno, proprio davanti a lui. «Qui ci sono i codici per contattare la mia nave. Se ne avrete necessità, vi garantirò asilo.»

«Spero che sia migliore di quello che mi avete promesso l’ultima volta,» le rispose sarcasticamente.

Ma la principessa gli si avvicinò di più, apparentemente non intimorita dalla lama rossa davanti a lei. «Mi era sembrato di capire che anche voi abbiate una coscienza,» gli disse con confidenza.

Luke sospirò. Gli stava ritorcendo contro le sue stesse parole. In un certo senso la donna aveva ragione a insistere: il giovane Sith era consapevole che, se non avesse fornito loro quest’ultima informazione, tutto ciò che aveva rischiato fino a quel momento sarebbe stato inutile. La guardò dritto negli occhi. «Sistema di Avanti. Non conosco le coordinate esatte.»

«La vostra nuova moglie…,» realizzò Leia.

Lui annuì: «È parte di un’alleanza tra l’Imperatore e il Re di Ujjain.»

«E voi avete acconsentito?» gli chiese confusa.

«Pensate che abbia avuto scelta?» rispose lui aspramente.

Lei squassò la testa in diniego e indietreggiò alcuni passi. «Vi ringrazio. Siete libero.»

Percepì i cecchini dietro di lui ritirarsi, aprendo una via alle sue spalle. Si inginocchiò per raccogliere il datapad che Leia aveva lasciato sul terreno. Poi si alzò e la osservò ancora. Percepiva così chiaramente in lei ciò che probabilmente lei stessa non sapeva. «Siete cambiata, Senatrice. Siete consapevole di essere sensibile alla Forza?»

La principessa lo guardò insicura su cosa rispondere.

«Il vostro potere latente si sta risvegliando,» spiegò. «Siate prudente la prossima volta che verrete a Coruscant: qualcun altro lo noterà.»

Il giovane si girò e se ne andò, compiaciuto dello shock che le aveva provocato. A onor del vero, era una soddisfazione molto piccola se confrontata con il guaio in cui lei lo aveva messo ora: si supponeva che lui tornasse a casa con una spia Bothan tra le mani. E più si avvicinava alla nave, più il problema diventava pressante nella sua testa.

  
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