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Autore: Demoiselle An_ne    09/09/2013    8 recensioni
Questa è una storia di tenebre, luci, amori e dolori.
Cosa sarebbe successo se Oscar si fosse vista portar via il suo André? Si sarebbe accorta prima di sentimenti da sempre assopiti?
E se André avesse incontrato qualcuno così vicino alla figura di Oscar, eppure così lontano? Come sarebbero andate le cose?
Questa storia non intende cambiare lo splendido affresco tracciato dalla Ikeda, è un modo per vedere le cose sotto una luce un po' differente.
Genere: Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, André Grandier, Oscar François de Jarjayes
Note: What if? | Avvertimenti: Incompiuta
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“Ecco, vedete, Oscar…quello che sto cercando di dirvi è che qualcuno vi ha chiesto in sposa. Un inglese. Lo sapevate?” – lo sguardo velato di ansia e materna preoccupazione che la regina le rivolse smosse qualcosa in Oscar.  Quelle parole, erano come il cappio che si serra intorno al collo di un condannato, il tempo stringeva e lei doveva uscire da quella situazione. Non voleva sposarsi, non con un uomo che neanche conosceva. Sposarsi, il pensiero le procurava un prurito alla gola…una risata, ecco cos’era. Una sana e crassa risata le si agitava dentro, avrebbe voluto che qualcuno splancasse la porta che lei stessa si era chiusa alle spalle pochi istanti prima e le gridasse contro il viso “Ci sei cascata!”. Tutto ciò non avvenne, purtroppo. Oscar trasse un profondo sospiro e con un tono neutro disse “Mi è stato comunicato dal generale di recente, non l’ho ancora incontrato e non ho ancora deciso il da farsi. Maestà, vi sono grata per quanto dettomi” - si protrasse in un inchino ancor più profondo verso la sua regina, il naso solleticava il pavimento color ceruleo tanto era inchinata, quando sua maestà compì un gesto assolutamente inaspettato: si abbassò alla sua altezza e, fronte contro fronte, occhi negli occhi e respiri che parevano sincronizzati, le parlò con voce dolce e soave dicendo “Oscar, se non volete farlo basta un cenno. Io adopererò tutto il potere di cui dispongo perché voi possiate esser libera da questo gravoso onere. Non voglio che la mia più cara amica debba avere a soffrire come capitò a suo a tempo a me per prima, sapete a cosa mi riferisco…vero?”. Certo che lo sapeva! La regina si riferiva alle catene di costrizione che le avevano attanagliato il cuore proibendole di sposare l’uomo a cui si era donata, imponendole un uomo alla cui vista il cuore le restava immobile. Quasi quel pezzo di carne e sentimenti insieme non le appartenesse, quando davanti a sé c’era Luigi, lei non era lì, era con la mente al suo unico e grande amore. Fersen.
Oscar l’aveva perdonata forse per questo, sapeva quanto quell’uomo rappresentasse per la sua regina.
“Sì, credo di saperlo…”
“Bene, Oscar, allora non lasciatevi intimidire in alcun modo! Voi siete la libertà delle donne del nostro secolo, voi potete cose che nessuna può. Non lasciate che vi mettano le catene al cuore…” – Maria Antonietta aveva parlato con così tanta veemenza che ora i suoi occhi brillavano di pianto, ad Oscar parve quasi di udire il canto delle cicale. La tristezza le lambiva il cuore alla vista della sovrana così angustiata per la sua sorte, erano così diverse loro due e al tempo stesso così simili. Entrambe condividevano un destino imposto, erano come due foglie che si aggrappavano l’una all’altra sospinte da un violento monsone.
“Ve lo prometto, mia Regina, ora alzatevi. Per favore, non sta bene che la sovrana di Francia si abbassi a tanto” – Maria si levò in piedi e con lo sguardo rasserenato disse – “Ora andate dal re, anche lui vi aspetta. Deve parlarvi di un crimine orribile… E poi di ciò che vi ho appena detto, vi prego di non farlo attendere oltre…il duca de Germain lo sta tediando in maniera molto pesante e non vorrei si spazientisse. Il conte de Mercy è qui fuori pronto a scortarvi negli alloggi di sua maestà e ad annunciarvi”.
Oscar era ormai alla soglia quando la regina la richiamò- “Oscar, avete promesso…”
“Sì, maestà…”
Lei? Lei era la speranza delle donne del suo tempo? Possibile? L’unica cosa che aveva sempre segretamente bramato era avere il consenso di sua padre, avrebbe voluto essere in parte uguale agli altri…ora non ne era più sicura, ciò che più desiderava era essere semplicemente libera da quel grosso impiccio.
“Madamigella, vi prego di seguirmi…”- a parlare era stato il conte de Mercy, il suo sguardo era tirato e le piccole rughe che gli increspavano la fronte mal celavano la sua preoccupazione. Inoltre, mentre Oscar lo seguì, notò che in maniera quasi ossessiva si tormentava i baffoni sale e pepe. Sì, non c’erano dubbi, doveva essere accaduto qualcosa di veramente terribile e tuttavia preferì non domandare nulla: avrebbe scoperto tutto sul momento.
Cosa che effettivamente fece, quando ebbe accesso agli alloggi reali non ebbe neanche il tempo di levarsi dal consueto inchino reverenziale che il sovrano la mise a parte di ciò che era accaduto.
“Madamigella Oscar, il duca Laurent-Maurice de Germain è stato brutalmente assassinato. Il suo corpo è stato trovato sulle sponde della Senna, riverso, da un vagabondo e…”- Luigi si interruppe nel leggere lo sconcerto del soldato, e forse…cos’era? Un barlume di gioia? – “Madamigella, lasciatemi finire…si sospetta di un rapimento finito male. Le piste da seguire sono una miriade e solo voi potete sciogliere questo rebus. Capite? La corona ha fiducia nelle vostre capacità…”
“Maestà, permettetemi, cosa volete che faccia? La situazione non è semplice e la condotta del duca non era certo esemplare…non pensate che possa esser stato freddato da qualcuno mandato da uno dei suoi innumerevoli nemici?”
“Come vi permettete?  Frivola donna che non siete altro!” – Oscar trasalì, quella voce profonda e a tratti roca non era di sua maestà, a parlare era stato uno degli uomini più spregevoli che lei avesse mai incontrato. L’altro de Germain. Uno sparo e l’immagine di quel bambino la colpirono ancora, bastava il ricordo a farle perdere le staffe. Per quanti mesi si era tormentata dopo la morte di quella povera creatura e anche successivamente al duello? Tanti, il tarlo della rabbia l’aveva assillata tanto e quell’ingiustizia pareva corroderla ancora dall’interno. Sì, avrebbe accettato! Avrebbe dimostrato a quel demonio del duca quanto fango vi fosse all’interno del suo casato. Ghignò al pensiero e con tono formale disse: “Perdonate, duca, non era mia intenzione turbarvi. Erano solo congetture, solo il tempo ci dirà la verità “- detto questo scoccò un’occhiata saettante in direzione dello spocchioso nobile che dal canto suo accusò il colpo in silenzio.
“Andrete al più presto a fare un sopralluogo nella zona da me indicatavi, tenetevi pronta. Ora de Germain, penso che potete andare. Ho da comunicare ancora qualcosa al comandante, il conte de Mercy vi scorterà fuori”, un inchino e de Germain sparì.
“Tornando a noi comandante, se conosco la sovrana vi avrà già detto tutto quanto di quell’incontro con Moore… Non so che intenzioni abbiate, ho da avvertirvi però che il giovane mi ha già portato anche i documenti che recano il consenso del sovrano inglese. Il tempo stringe, dunque, decidete cosa fare. Ponderate saggiamente la cosa e comunicatemela quanto prima, badate: è un favore esclusivo che vi è concesso unicamente per il ruolo che avete qui. Neanche vostro padre sa che avrete del tempo per decidere. Vi chiedo di mantenere il segreto…”
“Certo, maestà”
 
Oscar non poteva crederci,  doveva condividere il carico gravoso di tutte quelle informazioni con André e subito anche!
La fretta di parlare con lui era talmente tanta che non si accorse del giovane fermo davanti ai cancelli di Versailles, l’impatto fu così violento da farla barcollare.
“Ma che diavolo…”
“Ehi, fate più attenzione!” – un accento inglese. Ad Oscar si ghiacciò il sangue nelle vene, con fare guardingo appuntò lo sguardo sulla figura appena travolta, l’uomo le lanciò di rimando un’occhiata volta a studiarla bene poi, con tono ironico disse “Oh cielo, la mia futura sposa, sembrate proprio un giovanotto e quest’uniforme non rende giustizia al corpo femminile che vi si cela dentro. Sono Michael Moore, come avrete capito, aspettavo proprio voi! Sono giorni che provo a stanarvi…”. Oscar lo ingnorò e con una mal celata ira a velarle il volto continuò a guardarsi intorno alla ricerca di André, Moore interruppe la sua ricerca e con un tono che voleva essere canzonatorio disse “Siete proprio come quell’attendente che ho dovuto mandar via esplicitamente, totalmente incurante delle regole della buona educazione!  Vi sto parlando e dovreste essere tanto gentile da dedicarmi la vostra attenzione, vi pare?”- Oscar si era fermata al fatto che quel damerino avesse mandato via André come fosse stato il suo padrone. Adesso la sua ira era evidente e con un tono più tagliente di qualsiasi altra lama disse “Non ne avevate il diritto, non vi azzardate mai più o io…”
“Suvvia, presto saremo una famiglia! Madamigella, perdonate mio fratello, io sono Rebecca Moore”- la giovane a cui Oscar non aveva prestato attenzione fino a quel momento, le fece un’ orribile impressione. Se possibile ancor peggiore dello stesso Michael, con il capo chinato in un mellifluo inchino nel frattanto pareva avere uno sguardo furbo e calcolatore che lampeggiava di un violetto innaturale.
Con un gelido cenno del capo Oscar la liquidò e alla fine, comprendendo che non avrebbe potuto far diversamente, li condusse verso palazzo Jarjayes.
                                                              §§§
Poco prima che la cena fosse servita Oscar cercò André in lungo e in largo, senza fortuna. Marron le comunicò con suo sommo fastidio che era uscito, per andare dove poi? Oscar aveva paura di sapere e un sospetto le si insinuò in mente. Lei.
Per tutta la cena non pensò ad altro, era ossessionata e non le andava giù. Fu così sprovveduta da non notare le occhiate che le scoccava uno dei suoi commensali, in altre circostanze non sarebbe stata così stupida, ma André non c’era e lei non riusciva a pensare ad altro. Si sentiva completamente abbandonata e si diede mentalmente dell’idiota. Non potendo tollerare oltre si congedò a cena ultimata e si fece preparare un bagno, non appena la sua pelle entrò in contatto con l’acqua si sentì meglio e lasciò vagare i pensieri.
Quell’acqua era ciò di cui aveva più bisogno, come un neonato baciato dal primo raggio di sole lei si concesse un pesante sospiro e si concentrò sulla consistenza fragile delle bolle di sapone che l’avvolgevano.
“André, perché te ne sei andato? Non oggi, avevo bisogno di te”. Troppe, troppe cose perfino per lei.
A scuoterla ci pensò il cigolio della porta mal lubrificata. “Marron, ti avevo detto di lasciarmi sola. Marron?”
Silenzio. Solo il suo respiro.
“André, se sei tu, aspetta! Non sono presentabile…” – André si era accorto di aver sbagliato a lasciarla sola, sì, doveva esser lui! Un sorriso le illuminò il bel volto ma  si spense con la rapidità con cui era nato.
Silenzio. Stavolta i respiri erano due. Il suo e quello di un’altra persona.
“Chi c’è?” – una strana ansia si impadronì dei suoi sensi e una mano invisibile le si serrò attorno alla gola bloccando il passaggio dell’aria, poi una figura fece capolino dal paravento.
“Uscite subito! Come osate?”
“Oh, su, voglio solo guardarvi. Chi non vorrebbe farlo? Dopotutto siete un mistero sia per uomini che per donne e siete anche molto bella”.
Quegli occhi. Quell’infida creatura fece il giro attorno alla tinozza e le si pose alle spalle, fece per alzarsi ma quelle mani estranee la ricacciarono giù in quell’acqua a un tratto tanto scomoda che pareva fatta di chiodi.
“Uscite!”
“Dobbiamo chiarire un paio di cose, prima…”
                                                  §§§
Intanto a Parigi, in un luogo dimenticato da Dio…
André non credeva ai suoi occhi, ma cosa…? Dov’era?
“Eléonor, sono André…dove ti sei nascosta?” – il giovane osservò con circospezione il lurido e misero ambiente circostante, poi una cosa lo colpì: un lenzuolo legato alla finestra e il suo districarsi fuori di lì, impietrito si affacciò e vi trovò Eléonor appesa un po’ più giù.
“Eléonor, ti ucciderai! Sei impazzita?”

“André, che ci fai qui? Vai via! Io devo scappare, verranno ad arrestarmi…non puoi capire”
“Per  l’amor di Dio, Eléonor! Il lenzuolo è talmente logoro che non reggerà, vieni su. Ti aiuterò io, ma ti supplico, torna su…”

 
 
 

ANGOLO DELL’AUTRICE
So di essere in ritardo, mi scuso, gli esami sono ricominciati e sono sommersa. Ciò nonostante, ecco qui un capitolo che non contribuisce a darvi soluzioni evidenti al mistero…ci sono degli indizi, fate attenzione.
Grazie per le recensioni che mi avete lasciato, spero di non avervi deluso. Mi auguro commentiate, un abbraccio e alla prossima! (prometto maggior puntualità)

  
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