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Autore: ValeryJackson    10/09/2013    5 recensioni
Skyler aveva sempre avuto tre certezze nella vita.
La prima: sua madre era morta in un incidente quando lei aveva solo sette anni e suo padre non si era mai fatto vivo.
La seconda: se non vuoi avere problemi con gli altri ragazzi, ignorali. Loro ignoreranno te.
La terza: il fuoco è un elemento pericoloso.
Tre certezze, tutte irrimediabilmente distrutte dall'arrivo di quel ragazzo con gli occhi verdi.
Skyler scopre così di essere una mezzosangue, e viene scortata al Campo. Lì, dopo un inizio burrascoso, si sente sé stessa, protetta, e conosce tre ragazzi, che finiranno per diventare i suoi migliori amici. Ma, si sa, la felicità non dura in eterno. E quando sul Campo incombe una pericolosa malattia, Skyler e i suoi amici sembrano essere gli unici a poterlo salvare.
Una storia d'amore, amicizia, dolore, azione, dove per ottenere ciò che vuoi sei costretto a combattere, a lottare, e ad andare incontro alle tue peggiori paure.
Ma sei davvero disposto a guardare in faccia ciò che più ti spaventa?
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Connor Stoll, Leo Valdez, Nuovo personaggio, Percy Jackson, Quasi tutti, Travis & Connor Stoll
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'The Girl On Fire'
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Skyler sentiva delle voci.
Arrivavano ovattate, e lontane. O forse erano le sue orecchie a non sentirci bene.
Schiuse gli occhi, stanca. Era distesa su un letto morbido, all’interno di una stanza di legno bianca. C’erano pochi mobili lì, giusto un piccolo comò e qualche comodino. Poco al di là del letto, scorse una tenda. Dietro quella tenda avvertiva dei rumori. Molto probabilmente c’erano altre stanze, come quella, ed erano separate solamente da quel pezzo di stoffa.
Aggrottò la fronte, cercando di capire deve si trovasse, quando un odore pungente le sfiorò le narici. Disinfettante.
Si trovava in un ospedale.
Skyler odiava gli ospedali. Suo zio scherzava spesso sul fatto che era nata strillando e che non avesse smesso finché non l’avevano portata fuori dal reparto maternità. La spaventavano a morte gli aghi, le pillole, ma soprattutto l’odore dei malati. Sapeva che era una cosa brutta da dire, ma, insomma… la malattia? Beh, perché doveva avere un odore così… malato?
Storse il naso, provando a mettersi seduta. Ma una fitta di dolore le colpì la nuca. A quel punto ricordò tutto. La casa. L’anziana. Il mostro. Il ragazzo. La botta in testa.
Sentì montare il panico. Era tutto vero, o se lo era solo immaginato? Dove si trovava, adesso?
Ignorando bellamente il dolore lancinante alla testa, si mise a sedere. Si guardò intorno, perlustrando la stanza, quando qualcuno attirò la sua attenzione.
Due ragazzi, accanto al suo letto, stavano discutendo. Skyler si tappò il naso e soffiò, sturandosi le orecchie per sentire ciò che dicevano.
<< No, ma dico, sei impazzito? Ti avevo detto di non farlo!>> stava urlando quello di spalle.
<< Lo so, lo so. Ma cosa gli avremmo detto, eh? Vieni con noi anche se non ci hai mai visto in vita tua! Fidati del tipo con la spada e del ragazzo capra!>>
<< Ragazzi… >> mormorò Skyler, ma i due non la sentirono.
<< Le avevo promesso che l’avrei solo addormentata >> disse il primo.
<< Beh, si è addormentata, infatti.>>
<< È svenuta!>> sbottò quello di spalle, con un tono fra l’accusatorio e il disperato.
<< Dettagli, dettagli >> borbottò l’altro, con noncuranza, sventolando una mano.
<< Mi spieghi che cosa le diremo non appena si sveglia?!>>
<< Ehi, non sono stato io quello che si è introdotto in casa sua e… >>
Skyler tossì con forza, per attirare la loro attenzione. I due smisero immediatamente di litigare e si voltarono a guardarla. Sembravano sorpresi, come se non si aspettassero che lei si svegliasse così presto. Skyler riconobbe nel ragazzo di spalle il tipo che l’aveva salvata da quel mostro.
Restarono alcuni secondi in silenzio, indecisi sul da farsi. Poi il ragazzo dagli occhi verdi abbozzò un sorriso imbarazzato. Si grattò la nuca. << Ehm… ciao.>>
Non appena Skyler spostò lo sguardo da lui all’altro ragazzo, le venne un colpo. Era normale, con la pelle color cioccolato, gli occhi scuri e i capelli corti e ricci. Già, normale. Peccato che fra quei capelli spuntassero due piccole corna, e che la parte inferiore del suo corpo fosse quella di una… capra?
Skyler sgranò gli occhi, guardandolo terrorizzata. Il ragazzo dagli occhi verdi se ne accorse e fece una smorfia. << Oh, Grover!>> lo ammonì. << Copriti, per favore!>>
Grover sembrò accorgersi solo in quel momento che la ragazza stesse fissando le sue gambe da capra. Saltò sul posto e afferrò al volo un asciugamano rosa che qualcuno aveva distrattamente lasciato lì, usandolo per coprirsi le gambe caprine alla meno peggio.
A quella scena, il ragazzo dagli occhi verdi sorrise. Poi tornò a guardare Skyler. Il suo sorriso si trasformò immediatamente da uno divertito a uno rassicurante. Skyler fu quasi accecata dal bianco dei suoi denti.
<< Ciao >> ripeté il ragazzo.
Skyler si limitò a fissarlo. Lui però non si scoraggiò e si avvicinò di più al letto. << Sai, non ho ancora capito come ti chiami.>>
Skyler lo guardò negli occhi. Non sapeva niente di quel ragazzo, e da quel che aveva capito lui e il suo amico le avevano appena dato una botta in testa. Eppure sentiva di potersi fidare di lui. Se lo sentiva nella pancia, a meno che quella non fosse fame. Sollevò un angolo della bocca a quel pensiero.
<< Skyler >> rispose. << Mi chiamo Skyler.>>
Il ragazzo annuì e sembrò rilassarsi un po’ di più. << Bene… Skyler. Io sono Percy. Percy Jackson.>>
Skyler lo squadrò. Almeno adesso sapeva come si chiamava. Era già un passo avanti.
<< Come ti senti?>> le chiese lui.
<< Dove mi trovo?>> domandò invece lei, ignorando la domanda. Era stanca di tutti quei giri di parole. Voleva sapere la verità.
Il sorriso sul volto del ragazzo si spense, sostituito da un’espressione di preoccupazione. Aggrottò la fronte. << Sei in un ospedale.>>
Skyler fece roteare gli occhi. << Questo l’avevo capito >> sbottò. << Voglio capire perché sono qui. E chi siete voi. E perché quel tizio ha per metà il corpo di una capra!>>
<< Ehi, sono un satiro!>> ribatté Grover, offeso. Skyler lo ignorò.
Percy la guardò, soppesandola con lo sguardo. Poi sospirò e si sedette affranto accanto a lei, sul bordo del letto. << È una storia un po’ complicata >> disse.
<< Beh, voglio sentirla >> insistette Skyler. << Ne ho sentite tante di storie strambe. Sono una ragazza intelligente, non mi lascio impressionare.>>
Percy abbozzò un sorriso tirato. Poi la guardò negli occhi. << Io, come te, sono un mezzosangue.>>
Skyler storse il naso. L’aveva già chiamata con quel nome strano, a casa sua, e non le era affatto piaciuto. Cos’era, una specie di razzista? Fece una faccia indignata.
Vedendola, Percy scoppiò a ridere. << Non è un’offesa, se è questo che pensi >> disse. Poi, improvvisamente, si fece serio. << Io intendo dire un semidio.>>
Skyler aggrottò la fronte, soppesando quell’ultima parola. << Un semidio?>> ripeté, non capendo.
Percy annuì. Poi prese fiato e parlò. << Vedi, molti anni fa, gli dei greci scesero sulla terra. Loro esistevano, e molte persone li veneravano. Vivevano in Grecia. Poi, col passare degli anni, hanno capito che dovevano modernizzarsi un po’, così si stabilirono qui, a New York, e ricostruirono il Monte Olimpo sull’Empire State Building. Ma vedi, durante questo lasso di tempo, gli dei non si erano soltanto spostati, ma erano anche scesi sulla terra sotto forma umana. Molti di loro si erano innamorati proprio di esseri umani. E alcuni avevano addirittura avuto dei figli. I cosiddetti mezzosangue. Siamo una specie di incrocio fra un mortale e un dio.>>
Skyler lo fissò. Poi, scoppiò a ridere. << Cioè, tu vuoi farmi credere che gli dei dell’Olimpo, gli stessi che io avrei dovuto studiare a scuola e che hanno una statua in ogni museo in circolazione, sono veri, e che uno di loro è sceso sulla terra e ha avuto un figlio con mia madre?>> Rise ancora. << Ridicolo.>> Poi, rendendosi conto che Percy non rideva, si fece improvvisamente seria. << Stai scherzando, vero?>>
Il ragazzo scosse la testa. << So che è difficile da credere, ma è così. Anch’io all’inizio ci ho messo un po’ per elaborare la cosa. Ma è vera, e tu devi credermi. Gli dei dell’Olimpo sono reali. Tutti i personaggi della mitologia greca sono reali. L’arpia…>> Skyler alzò di scattò lo sguardo, ricordando il mostro che l’aveva attaccata. << Quel mostro era vero >> concluse il ragazzo.
Skyler si sentì crollare in mille pezzi. Era come se fosse stata appena travolta da un uragano. Cerchi di convincerti che non è reale, ma la sua forza ti fa capire che non te lo stai solo immaginando.
Fece una cosa che non avrebbe mai pensato di fare davanti a qualcuno. Si strinse le ginocchia al petto, si prese il viso fra le mani e pianse. Pianse con una fontana.
Non sapeva bene perché lo faceva. Forse perché aveva appena scoperto che suo padre era vivo. Forse perché lui non si era mai degnato di salutarla. Forse perché magari avrebbe potuto fare qualcosa per salvare sua madre, e invece se né stato lì con le mani in mano. Forse perché tutto quello in cui fino ad adesso aveva creduto si era appena sgretolato sotto le sue mani. Tutte le sue convinzioni. Tutti i suoi ricordi. Si era tutto sciolto come un castello di sabbia in riva al mare. Un minuto, e non c’era più.
Non riusciva a fermare le lacrime. Percy se ne accorse e le posò una mano sul ginocchio. << Ehi, non fare così. Non c’è motivo di piangere >> la rassicurò. Ma Skyler non volle smettere. Non ce la faceva. Percy allora le mise le mani sulle spalle e la attirò delicatamente a se, stringendosela al petto. << Sshh … Non piangere >> le sussurrava all’orecchio, cullandola dolcemente. Le accarezzò i capelli. << Va tutto bene.>>
Lentamente, Skyler smise di piangere, e pian piano le sue lacrime diventarono solo dei lievi singhiozzi.
Non appena si rese conto che il ragazzo la stava ancora abbracciando, si tirò via di scatto, asciugandosi freneticamente le guance con i dorsi e i palmi delle mani. << Mi… mi… mi dispiace >> balbettò, incerta. << Io… io non volevo piangere. Insomma, non lo faccio mai. È solo che… >>
<< Non devi darmi spiegazioni >> la tranquillizzò lui, guardandola dolcemente. << Ognuno reagisce in modo diverso.>>
Skyler annuì, poco convinta. Se forse lui avesse saputo la sua situazione, sicuramente non avrebbe detto così. Ma, no, non glie l’avrebbe detto. Per quanto stesse iniziando a fidarsi di quel ragazzo, non era ancora pronta a rivelargli un simile particolare della sua vita. Non era ancora pronta a rivelarlo a nessuno. Non ancora, almeno.
Lo guardò negli occhi, nonostante avesse la vista ancora appannata. << Chi è mio padre?>> domandò, schietta.
Il ragazzo si rabbuiò in volto. << Non lo so >> ammise. << Dobbiamo aspettare che il tuo genitore divino ti riconosca. Ma sono sicuro che lo farà presto.>>
Skyler perse lo sguardo nel vuoto. Poi una nuova domanda le balenò nella testa. << Chi è il tuo genitore divino?>> chiese.
 Il ragazzo accennò un sorriso e, distrattamente, andò a sfiorarsi l’avambraccio. Skyler abbassò lo sguardo. Lì, Percy aveva una specie di tatuaggio, stilizzato, completamente nero. Raffigurava un tridente. << Poseidone >> rispose lui, sovrappensiero, lo sguardo perso in un punto imprecisato. << Il dio dei mari…>> mormorò.
In quel momento si sentì uno scalpitio di zoccoli. Entrambi i ragazzi si voltarono e qualcuno emerse da dietro la tenda. Era Chirone. Non appena vide le zampe di un cavallo, Skyler sgranò gli occhi.
<< Bene, ecco la nuova arrivata!>> esclamò il centauro, allargando le braccia e sorridendo. << È un piacere incontrarti, cara.>>
Chirone notò lo sguardo sorpreso della ragazza. << Oh, scusa >> disse, imbarazzato. << Forse sarei dovuto venire sulla mia sedia a rotelle.>>
Skyler distolse a fatica gli occhi dal didietro del centauro. << Credo di doverci fare l’abitudine >> mormorò.
L’uomo rise, poi le porse la mano. << Beh, io sono Chirone, l’allenatore del Campo.>>
<< Campo? Quale Campo?>> Skyler sembrava confusa.
Percy si portò una mano alla fronte, come se si fosse appena ricordato una cosa. << Ah, già. Mi ero dimenticato di dirti del Campo!>>
<< Quale Campo?>> ripeté Skyler.
<< Il Campo Mezzosangue >> rispose Chirone. Skyler aggrottò la fronte, così Chirone le spiegò. << È un campo speciale dove si riuniscono tutti i mezzosangue. Qui si addestrano, imparano a scalare e a combattere. Diventano dei veri guerrieri.>> Allargò le braccia. << Ti trovi qui, adesso.>>
Skyler sembrò confusa. << Ma non ero in un ospedale?>>
Il centauro rise. << Oh, no. Qui niente ospedali. Ci pensano i figli di Apollo a guarire i feriti.>>
Ok, la cosa stava diventando sempre più strana. A Skyler girava la testa.
Prima che lei potesse fare qualche altra domanda, un signore varcò la soglia della tenda insieme a due ragazze. Era basso e panciuto, e indossava una ridicola camicia hawaiana tigrata. Skyler non si rese neanche conto che una delle due ragazze era completamente bagnata.
<< Bene, bene, bene >> esclamò lui. << Ecco la nostra nuova recluta. Skiper, giusto?>>
<< Skyler >> lo ammonì lei.
<< È uguale. Hai già conosciuto il nostro Peter Johanson?>>
<< È Percy Jackson, signore >> lo corresse lui, scocciato.
<< È uguale.>>
Percy si stirò sul volto il sorriso più falso che Skyler avesse mai visto, socchiudendo gli occhi. Sembrava infastidito dalla presenza di quell’uomo. << Skyler >> disse, fingendosi contento. << Ti presento il signor D, il direttore del Campo.>>
Skyler squadrò l’uomo. << D sta per…>>
<< Dioniso, dolcezza >> rispose l’uomo. << Dio del vino e della bella vita.>>
Nessuno applaudì o sorrise. Chirone scosse leggermente la testa,  rassegnato. << Bene Skyler >> disse. << Credo sia arrivato il momento di fare il giro del campo.>>
<< Ci penso io, Chirone >> si offrì Percy, alzandosi in piedi e pulendosi della polvere inesistente dai pantaloni.
<< Oh, non credo tu ne abbia il tempo >> ribatté l’uomo. Percy lo guardò senza capire. << A quanto pare Michael ne ha combinata un’altra delle sue.>>
Percy fece roteare gli occhi. << Che ha fatto, stavolta?>>
<< Beh, mi è arrivata voce di un lago, quattro driadi, due figlie di Demetra, tre figlie di Afrodite. Oh, e naturalmente tanta acqua. Ma credo che lui possa spiegartelo meglio. È qui fuori.>>
Percy sbuffò, scocciato. << Non preoccuparti per Skyler >> continuò il centauro. << Ci penserà Piper a lei.>>
Una delle due ragazze, quella asciutta, si fece avanti e sorrise a Skyler. << Ciao, mi chiamo Piper >> disse, porgendole la mano. << Figlia di Afrodite.>> Skyler glie la strinse e abbozzò un sorriso.
Poi, tutti si dileguarono, lasciandole sole. Piper aspettò pazientemente che Skyler si alzasse in piedi, mentre cercava di non calcolare il forte mal di testa che aveva. Poi, insieme, uscirono dalla stanza.
Una volta superata la tenda, Skyler si guardò intorno. Come aveva immaginato, tutte le altre stanze erano simili alla sua. Alcune avevano le tende chiuse, altre invece aperta. Mentre faceva scorrere lo sguardo lungo il corridoio, qualcuno attirò la sua attenzione.
Era Percy, che discuteva con la ragazza bagnata di prima, mentre Chirone cercava di calmarli. Ma non furono loro tre che bisticciavano ad attirare l’attenzione di Skyler, bensì il ragazzo accanto a loro. Avrà avuto circa sedici anni, i capelli neri coperti da un cappello blu elettrico con la tesa. Teneva la testa bassa, fissando il pavimento, le mani nelle tasche dei jeans, e aveva tutta l’aria di non avere la benché minima voglia di trovarsi lì.
Poi, il ragazzo alzò finalmente il viso e incrociò per puro caso il suo sguardo.
Skyler si sentì tremare le gambe. I suoi occhi erano di un blu così intenso ed acceso che, a confronto, al colore del cappello gli facevano un baffo. Erano grandi, e lucidi, attenti, e quasi accecanti. Sembravano quasi magnetici. Skyler non riusciva a smettere di guardarli. Non aveva mai visto occhi così. In realtà, non credeva neanche che fosse umanamente possibile averceli di quel colore.
A distoglierla dai suoi pensieri ci pensò Piper, che le scosse un braccio. << Skyler, andiamo?>>
Skyler annuì, esitante. Prima di andare, lanciò un’ultima occhiata al ragazzo, che però era tornato con la testa china e lo sguardo sul pavimento.
Peccato, pensò Skyler, con un sospiro. Poi si morse la lingua, maledicendosi mentalmente per quel pensiero, e seguì Piper fuori dalla struttura.
 
Ω Ω Ω
 
Piper le aveva già fatto fare tutto il giro del Campo.
Le aveva mostrato il poligono del giavellotto, il campo da basket, il poligono di tiro con l’arco, il laghetto del canottaggio e l’arena per gli allenamenti di scherma. Erano anche passate per la scuderia, dove la ragazza le aveva mostrato i pegasi. Skyler però non ne era molto felice, dato che uno di loro aveva scambiato le sue ciocche rosse per qualcosa da mangiare, e aveva tentato di addentarle la testa.
Avevano anche visto la sala mensa, accanto al falò del Campo. Piper le aveva spiegato un po’ di cose.
<< È qui che veniamo a mangiare tutte le volte. Ci dividiamo in gruppi, secondo le nostre case, e poi alla fine buttiamo nel fuoco un’offerta per gli dei. È la prassi.>>
Skyler aveva guardato con circospezione quel grosso fuoco, ma non aveva detto niente. Aveva continuato a seguire Piper. In seguito, la Figlia di Afrodite le aveva anche spiegato che lì non era l’unica ad essere dislessica.
<< Tutti qui siamo dislessici, perché il nostro cervello è impostato sul greco antico. Sappiamo leggere solo quello. E l’iperattività… beh, quelli non sono altro che i nostri riflessi da combattimento.>>
Skyler era stupefatta. Ecco perché aveva letto con tanta facilità la maglietta di Percy. Ed ecco perché era così brava nella lotta. Quante cose ancora doveva scoprire in un giorno?
Finito il giro del campo, Piper l’accompagno di fronte ad una casa. Era bianca, e piccola, e fra tutte quelle che la circondavano sembrava in assoluto la più normale. La porta era di legno battuto, e sopra padroneggiava il simbolo di quello che sembrava un caduceo.
<< Casa numero undici >> annunciò Piper, bussando alla porta. Nessuno rispose, così lei aprì. << La Casa di Ermes. Prego, accomodati.>>
Skyler entrò, un po’ titubante.
All’interno, accanto all’arredamento semplice, un numero indescrivibile di letti occupava tutto lo spazio, ma a quanto pare non bastava. A terra, infatti, c’erano dei sacchi a pelo sparsi per tutto il pavimento.
La casa era vuota, fatta eccezione per una ragazza, che se ne stava seduta sul suo letto, intenta a leggere un giornale.
Lei sembrò non accorgersi dell’arrivo delle due ragazze, così Piper tossì, per attirare la sua attenzione. A quel punto la ragazza alzò lo sguardo.
<< Dove sono gli altri?>> chiese.
Lei fece spallucce. << I fratelli Stoll si sono sfidati ad una partita di basket. Credo che gli altri siano andati a guardare.>>
<< E perché tu non sei con loro?>>
Lei scrollò le spalle e sventolò il giornalino. << Preferisco vedere il giornale.>>
<< Come fai a leggere, se sei dislessica?>> chiese Piper, scettica.
<< E chi ha parlato di leggere?>> esclamò quella. Sorrise malandrina e lanciò il giornale a Piper, che lo prese al volo. << Io guardo solo le immagini >> esclamò, facendo l’occhiolino.
Era una rivista di Teen Vogue, e in copertina c’erano alcuni tra gli attori più sexy di Hollywood. In mutande.
La Figlia di Afrodite storse il naso, mentre Skyler sorrideva dietro di lei.
Piper tornò a concentrarsi sul perché era lì. << Beh, sono venuta qui per presentarvi Skyler. Resterà con voi finché non sarà riconosciuta.>>
<< Uuh. Un’indeterminata!>> esclamò la ragazza, alzandosi in piedi. Solo a quel punto Skyler poté osservarla meglio. Era alta come lei, e molto probabilmente aveva la sua stessa età. I suoi capelli erano biondi e ribelli, pieni di ricci che continuavano a sfuggire dalla coda che aveva per ricaderle sugli occhi. Il viso sembrava quasi angelico. Nessuno avrebbe mai immaginato che fosse figlia del dio dei ladri. Una cosa, però, la tradiva. Gli occhi, grigi e furbi, che sembravano studiare al momento il modo migliore per svaligiarti.
Regalò a Skyler un gran sorriso. << Ciao, io sono Emma >> disse, porgendole la mano. << Ma puoi chiamarmi Sasha.>>
Skyler glie la strinse, poi aggrottò la fronte. << Sasha? Che affinità ci sono fra il nome Emma e il nome Sasha?>> domandò.
Lei scrollò le spalle. << Nessuna. Solo che nessuno mi ha mai chiamato Sasha. È carino, come nome.>> Sospirò, teatralmente. << Oh, beh. Ci ho provato.>>
Skyler si lasciò scappare un sorriso. Quella ragazza sembrava simpatica.
Accanto a lei, Piper sospirò. << Beh, vi lascio a fare amicizia. Non leggetemi troppe riviste, eh?>> le ammonì, andando verso la porta.
Emma fece appena in tempo a farle una smorfia prima che se ne andasse. Poi tornò a guardare Skyler.
<< E così… non sei stata ancora riconosciuta, eh?>>
Skyler scosse la testa. << Credo di no. Insomma, sono arrivata solo… ieri, credo. Non so neanche che cosa significhi essere riconosciuti.>>
Emma la squadrò, con sguardo attento. Poi sospirò. << Beh, comunque lo saprai presto. Chi è il tuo genitore divino, intendo. Spero per te che non sia Ermes. Sai, vivere qui è una vera rottura.>>
Solo in quel momento Skyler sembrò accorgersi del perché era lì. Lei aveva un genitore divino. Lei… gli altri l’avevano definita una mezzosangue. Un groppo le salì in gola, ma si sforzò di chiedere. << Quindi tu sei figlia di Ermes?>>
<< Si. Dio dei mercanti, dei viaggiatori, dei ladri, queste cose qua. Sai, il messaggero degli dei.>>
Skyler annuì, e posò distrattamente lo sguardo sul braccio destro della ragazza. Anche lei aveva un tatuaggio. Solo che il suo rappresentava un caduceo.
Skyler si guardò intorno, perlustrando la zona. << E così >> disse, con voce assente. << È così terribile vivere qui?>>
<< No, non tanto >> ammise Emma, scrollando le spalle. << I fratelli Stoll sono simpatici, e qui stai sicura che non ti annoi mai. Il problema arriva quando devi andare in bagno. Sai, con tutti i ragazzi che ci sono qui è sempre una lotta.>>
All’improvviso, senza alcun motivo apparente, una lacrima solcò il viso di Skyler. Emma se ne accorse. << Ehi, ehi, ehi. No, non piangere >> le disse, raggiungendola e posandole una mano sulla spalla. << Non è così grave. Se dici hai ragazzi che hai le tue cose loro ti lasciano passare.>>
<< Oh, ma non è per questo!>> esclamò Skyler, abbandonandosi sul letto lì vicino. << È che è successo tutto così in fretta. Il mostro. I mezzosangue. Gli dei. Fino a ieri io ero solo una ragazza normale!>> Si prese la testa fra le mani, e iniziò a piangere.
Cavolo, era la seconda volta che lo faceva in poche ore! Non le era mai successo. Lei non piangeva mai in pubblico. Ma ora, non riusciva a controllarsi. Avevano appena stravolta la sua vita, diamine! Non sapeva più quale fosse la verità.
Emma non disse niente, ma le porse una mano e l’aiutò ad alzarsi. Poi l’abbraccio, permettendole di affondare il viso nell’incavo del suo collo e di sfogarsi.
Skyler si sentì strana. Non aveva mai avuto nessuno che la consolasse, a parte suo zio. Le era sempre mancato… qualcosa.
Quando finalmente si fu calmata, Emma sciolse l’abbraccio e la guardò negli occhi. << Bene >> disse, sorridendole con dolcezza. << Credo proprio che tu abbia bisogno di un po’ di riposo. Hai immagazzinato abbastanza notizie, per oggi. Possono bastare. Quando torneranno, poi, ti presenterò il resto dei ragazzi.>> Le fece l’occhiolino.
Skyler si asciugò le guance con il dorso della mano. Poi annuì e sorrise debolmente. Si era appena svegliata, ma, ora che ci pensava, era molto stanca, e il dolore alla nuca era tornato a farsi sentire. Si sentiva la testa pulsare.
Con calma, si diresse verso uno dei letti, quello più solato degli altri.
<< Ehm, no… >> balbettò Emma, grattandosi la nuca. Sorrise, imbarazzata. << Quel letto è già occupato.>>
<< Oh, ok… >> Skyler si guardò intorno. << Allora dove posso sistemarmi?>>
<< Credo che ti toccherà dormire in uno dei sacchi a pelo >> rispose Emma.
La mora la guardò scioccata. Dico, ma stiamo scherzando? Non era mai stata in campeggio in vita sua e ora doveva mettersi a dormire per terra? Roba da pazzi.
Purtroppo, dallo sguardo della bionda, si rese conto che non scherzava. Sbuffò e con riluttanza afferrò un sacco a pelo da terra e vi si infilò dentro. Chiuse gli occhi.
<< Sogni d’oro >> mormorò Emma, dopo un po’.
Skyler sorrise, mentre si stava dirigendo fra le braccia di Morfeo.
Ora sapeva che cosa le era sempre mancato. Un’amica. Le era sempre mancata un’amica.
E, forse, ora l’aveva anche trovata.

Angolo Scrittrice.
Hi Guys!!
Non so voi, ma oggi per me è stato il primo giorno di scuola, e sono un po'... scossa. O.o
Vabbè, è stato bello rivedere tutti i compagni.
By the way, so che non vi interessa. ;) Ecco a voi il nuovo capitolo!! Ringrazio infinitamente tutti voi per aver messo la storia fra le preferite, le seguite, e le ricordate. Mi avete reso felicissima. Ma soprattutto ringrazio
giascali e
Fred Beckendorf99 per aver commentato il capitolo precedente. Vi adoro *.*
Coomunque... che ne pensate? Vi è piaciuto questo capitolo? Finalmente si capisce chi è questo ragazzo con gli occhi verdi. E finalmente Skyler ora sa del campo.
Questo capitolo è anche molto importante, perchè si introduce un personaggio essenziale della storia.
Emma, Figlia di Ermes. Che dite, vi piace il suo personaggio? Personalmente, l'adoro. ^^ Ma forse sono un po' di parte...
Mi fate sapere cosa ne pensate, vero? Un piccolo commentino? :3
Graziee <3
Aspetto con ansia vostre notizie.
Bacioni!!

ValeryJackson
P.s. Ho deciso di aggiornare una volta a settimana, così da essere costante e da avere il tempo di scrivere. Che ne dite? Vi va bene se aggiorno ogni martedi? ^^
P.p.s. Non so se si è capita molto la cosa dei tatuaggi, ma spero di si. Nel prossimo capitolo, comunque, verrà chiarita. Dico solo che l'idea mi è venta vedendo una foto di Percy con un tridente tatuato sul braccio e ho pensato. Cacchio, è figo! Perchè no? *^*


Peace and love to everyone!

 
  
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