Giorno a tutti ^__^ Come state?? Io benissimo, anche se sono un po' giù di morale! .__.
Alloooraa.. GRAZIE A TUTTI PER LE RECENSIONI! Sono molto contenta che vi sia piacuto il primo capitolo, e spero vivamente che commentiate anche questo, seppur carente di scene "clou" *__* (ma si scrive così??? O_O bah) . Beh.. che altro posso dirvi? Sto cercando di scervellarmi e trovare un'idea geniale per questa fic, ma per non ho cavato ancora niente. XP Cercherò di fare in fretta, con vostra somma gioia!! (seeeee =_= ndVoi) Ecco un piccolo ringraziamento per coloro che hanno recensito, vi adoro!!! ^__* Bacioni Lyra <3
baby_dark: La prima a recensire!! *mi inchino* Già.. chissà cosa succede... XD Non lo so nemmeno io!! Però se ti riferisci alla scena Inuyasha/Kagome... muahahaha *risata satanica* lo scoprirai in queste prime righe!! Grazie per aver commentato!! Kiss!
Onigiri: Grazie! Davvero è scritto bene?? xP Ne sono felice, hai toccato un punto dolente del mio orgoglio d'autrice!! ^__^ Spero recensirai anche questo!! :Q__
Dolce Sango91: Ehehehehe... nel primo capitolo si vedeva molto Inuyasha/Kagome... e chissà quanti hanno pensato che Kagome è... MA NON E' COSI'!! Penso che sarai molto felice alla fine di questo capitolo ^^ Bacioni! P.S Grazie infinite!!
mel_nutella: Waaa, un sacco di complimenti!! Grazie mille, sei adorabile ^__^ Sono contenta che ti piaccia la storia, il mio modo di scrivere... e non ti preoccupare, ci sarà spazio per la tua coppia preferita!! X3
sunsunset: Che nome particolare... °°'' Lo stavo guardando incuriosita!! Comunque, tornando alla tua recensione.. In effetti Inuyasha è un po' OOC. XD Ma vedrai... spero ti piacerà questa sua versione, un po' più birbante ma pur sempre dolce... (acc, mi sto sbilanciando troppo! X°D) Per quanto riguarda Kagome, si... mi sono fatta un po' di risate anche io, rileggendolaaa >O< Bacioni! e GRAZIE!
BUONA LETTURA A TUTTI!!!
P.S. RINGRAZIO anche chi ha recensito la mia fanfiction "L'ossessione di mia moglie {quando una lista non è la peggiore delle maledizioni}"!! Vi adoro ^_^ GRAZIE QUINDI A: DOLCE SANGO91 e INTERY!!
˜– s —™
Capitolo Due: Houston, abbiamo un problema!
“Signorina, può
scendere”.
Sango vide l’amica saltare a razzo giù
dalla macchina e raggiungerla come un orso, più infuriata che mai, spingendola
oltremodo violentemente entro le mura di casa.
“No comment, SangoChan! No comment!” –
esordì, scuotendo generosamente le braccia e muovendosi come un automa verso la
scalinata del Tempio.
La ragazza la seguì. “KaChan! Calmati!” –
la riprese, afferrandole il braccio, come a ricordarle che si trovava con lei, che non stavano insieme
da due settimane e che si volevano un bene
dell’anima.
Kagome Higurashi si voltò, e per un attimo
Sango pensò volesse mandarla a quel paese.
“È TUTTA COLPA DI INUYASHA HANYOU!!!” –
urlò, a pieni polmoni, sconvolgendo la sua migliore amica. Dopodiché, riprese a
fare le scale.
Il silenzio cadde fra le due.
“KAGOME HIGURASHI” – disse improvvisamente
la ragazza. E lo disse con talmente tanta serietà ed autorità che la suddetta si
bloccò all’istante. Sango Kimie Hirai era una persona socievole, ma mai farla arrabbiare. “RITENGO SIA IL
CASO CHE TU MI INFORMI DELLA TUA VITA PRIVATA. VOGLIO RAMMENTARTI CHE CI
CONOSCIAMO DA SEDICI ANNI, CHE SONO DUE SETTIMANE CHE NON CI VEDIAMO, E CHE TI
VOGLIO UN BENE DELL’ANIMA”. Algido discorso espresso con una perfetta vocalità e
retorica. Quella scuola privata aveva
fatto effetto!
Kagome si girò lentamente, curvando la
schiena come a diventare sempre più piccola, fino a che non si trovò faccia a
faccia con due occhi color amaranto. “Ehm…”. La rabbia era dun tratto passata;
la sua migliore amica aveva ragione, non poteva certo prendersela con lei se
quel cretino…
“Scusami SangoChan, ma davvero non riesco a
stare calma! È tutta colpa di quel cretino-stronzo-deficiente di Inuyasha
Hanyou! Fottuto bastardo che non è altro!!” – disse velocissima, tanto che Sango
faticò a comprendere la valanga di insulti che uscirono da quella minuscola
boccuccia. “È un demente senza cervello, scemo, idiota e pure MASCHILISTA!”.
Forse aveva esagerato… ma cosa andava a pensare?! Quel cretino si
meritava tutti gli insulti del mondo!!!
Sango aspettò riluttante che finisse il
monologo. “Basta?” – domandò, sarcastica.
“Se vuoi riprendo benissimo” – replicò, ed
era estremamente sincera.
Un’occhiata infuocata le fece intendere che
non era proprio il caso.
“Ok… siediamoci che ti racconto…” – mormorò, indicando un gradino a metà fra loro due.
[…]
“Poi… si è avvicinato… cioè… non lo so, è
tutto così confuso… era vicino… mi sembrava abbastanza vicino…” – continuò,
scarlatta – “Non sapevo cosa stavamo facendo… cioè, lui… io non facevo proprio niente!” –
esclamò, ritirandosi – “Poi… non lo so… così…cosà… la macchina ha frenato di
botto e mi è caduto addosso, ficcandomi un gomito nello
stomaco!!!”.
Sango rimase zitta zitta, atrofizzata. Poi,
lentamente, i suoi occhi si assottigliarono, la bocca si spalancò in un sorriso,
fino a concludersi in una risata verace e incontenibile. Si mise le mani davanti
alla bocca, ma non riuscì a non contorcersi sul gradino, rischiando così di
rotolare fino giù. “Ti è… ahaha, caduto… ahaha … addosso?! Ahahaha…” – riuscì a
dire nell’ilarità generale, mentre Kagome, evidentemente offesa da
quell’oltraggio, la fissava indignata senza proliferar
parola.
“SANGO! Io ti confido i miei segreti e tu
ridi!!” – la sgridò. Diamine, lei aveva passato degli attimi di inferno e
quella…! …Inferno…si, proprio un
Diavolo tentatore… KAMISAMA!! Cosa
diamine stava pensando?!? “Smettila subito di
ridere!!!”.
Quella si zittì, ricordando evidentemente
una cosa importante. “A parte questa rabbia, dovuta al fatto che ti è caduto
addosso… sei anche delusa”.
Kagome spalancò le pupille. Non si sforzò
di negare, con Sango era impossibile. No, un momento. Lei doveva negare. Ma… non
lo stava facendo. No! Lei NON stava negando! Lei era d’ACCORDO! Era completamente andata fuori di senno…
la gomitata le aveva fatto molto male.
“Cioè, lui ti stava per
baciare”.
Silenzio.
Kagome era letteralmente ammutolita. I suoi
occhi erano divenuti improvvisamente vitrei, di fronte a quell’inconfessabile
verità.
Inuyasha Hanyou stava per baciarla.
Inuyasha Hanyou VOLEVA
baciarla.
Inuyasha Hanyou era ATTRATTO da
lei.
Non seppe come, ma si ritrovò di colpo ad
arrossire e sorridere imbarazzata, fissando un alquanto confusa Sango Hirai,
pronta a tutti gli urli possibili ed immaginabili ma non a quel sorriso a 500
denti di chi ha vinto l’albero della Cuccagna.
“Kagome…” – la richiamò, debole –
“KaChan…”.
Ma
“Sei felice…” – osservò, pensosa – “Anzi…
direi emozionata”.
“No, no…” – azzardò finalmente,
ricollegando il cervello – “Io sono normalissima… davvero… sto
bene…”.
Ma gli occhi la tradivano in una maniera
incredibile. Viaggiavano assenti sulle fronde verdi degli alberi, su tutto ciò
che c’era sempre stato e non avrebbe dovuto significare per lei nulla di così interessante. Era evidente che il suo cervello vedeva ben
altro.
“Kagome… “. Dirle o non dirle che era ovvio che lei fosse cotta di questo ragazzo? Forse era meglio che se ne rendesse conto da sola. Per una volta, sarebbe stata la psicologa di se stessa.
Inuyasha Hanyou fissò a mezz’aria il suo
migliore amico Miroku Houshi. Alzò un sopracciglio vedendolo evidentemente
trafficare con del tabacco e un pezzo di carta. “Hai ripreso la mania del fumo
scadente?” – sbottò, evidentemente annoiato dal silenzio
precedente.
Il ragazzo sorrise sbarazzino. “Quello che
fanno gli altri è fumo scadente, il mio è di seconda qualità” – disse, con malizia e
saccenza.
Miroku Houshi era maledettamente pieno di
se. Più di lui, forse. No, quello era decisamente impossibile. Era però vanitoso
e logorroico, questo si. “Invece di fare battute, perché non butti tutto nel
cesso?”.
“Oh Inu…!” – esclamò, come a dire «che
rompiballe!» – “Non cominciare a farmi la
predica!”.
“E chi te la fa?” – borbottò – “Fumo pure
io”.
Miroku scosse la frangia castana,
aggrottando le sopracciglia sottili. “Uffa, mi hai fatto perdere la voglia” –
disse, gettando la carta per terra e ficcandosi il tabacco nella tasca –
“Stronzo”.
“Ne vado fiero” – precisò, improvvisamente
orgoglioso.
Miroku notò un lampo di malizia passare
negli occhi del suo migliore amico. “Qualche nuova
preda?”.
Inuyasha vide le immagini di Kagome
riaffiorare istintivamente. “Più o meno…”.
“Cioè?” – domandò, aggrottando nuovamente
le sopracciglia – “Più o meno?” – ripetè, a mo’ di
domanda.
“Più” – concluse, dopo un po’. Più di una
preda…
“Bene, bene… capisco perché sei qui bello
rilassato” – esordì, con un risolino – “Come sei
messo?”.
Bene, ovvio! – si
disse, orgoglioso. Ma sapeva bene che la domanda era rivolta ad altro. E con un
briciolo di risata, ammise che non l’aveva nemmeno
baciata.
Miroku strabuzzò gli occhi. “Ti ha
rifiutato??” – domandò, scioccato. A quanto ne sapeva, nessuna donna aveva
rifiutato il suo amico.
“No, non ho detto questo” – continuò, serio
– “Siamo stati interrotti”. Quel cretino
di un autista! Me la pagherà!
“Ah, bene. Posso sapere chi
è?”.
Inuyasha lo fissò pensoso. “Non la
conosci”.
“Non ci credo, io le conosco tutte le
ragazze” – precisò, malizioso – “Me la sono
fatta?”.
“Ne dubito fortemente. Non si fa mettere i
piedi in testa” – disse, con un mezzo sorriso.
Ed era vero.
Kagome Higurashi aveva la fama di “Scaccia-uomini”; era talmente violenta da farli scappare ancor prima che l’avessero raggiunta…
Il giorno dopo
Che
Kagome aveva sempre saputo che la sua
migliore amica era incredibilmente bella: insomma, non era solo “carina”, era
proprio “bella”! Quell’aggettivo le calzava perfettamente a pennello, conseguito
da “elegante”, “armoniosa”… Ovvero: faceva voltare le teste. Era risaputo. E
lo notò anche quando scese dal lussuoso taxi-made-in-Hirai affiancando la
ragazza. Non ci fu una sola persona che non si voltò verso loro due, un po’
curiose, un po’ affascinate.
Non che avessero nulla di particolare: solo la macchina. La divisa scolastica,
linda e pulita, era la stessa di tutti gli altri studenti. Lei, però, aveva una
cosa in più. Proprio Sango, che con la sua falcata lunga ed elegante, la cascata
fluida e soffice di capelli castani, gli occhi allungati e le ciglia lunghe
creava brusio e mormorii fra i suoi compagni di scuola. Le sembrava di essere
finita in uno di quei bizzarri film americani sul college, dove le oche
camminano a rallentatore in mezzo alla folla. Peccato che tra le oche ci fosse
la studentessa migliore di Tokyo!
“KaChan… ma perché tutti ci
fissano?”.
E l’oca in questione ignorava completamente di essere
affascinante.
“Siamo arrivate con una Lamborghini,
SangoChan!” – sbottò, con un briciolo di risata.
“Ma ieri pure tu sei arrivata con la macchina!”.
Acc…! Ora era costretta a rivelarle la verità. “Ok, sei tu che li hai fatti tutti girare”.
Sango ammutolì, senza fermarsi però. Sarebbe stato troppo imbarazzante. “Cosa?”.Sbaglio o la sua voce era scesa di cinque
toni? “Pensavo lo avessi capito!” – esclamò, come se fosse elementare – “Cioè,
dai, sei una bellissima ragazza!”.
Sango Kimie Hirai arrossì come un pomodoro,
lasciando la sua migliore amica a bocca aperta. “Non me lo aveva mai detto
nessuno…” – biascicò, imbarazzata – “…Prima di mia
mamma”.
“Sul serio?”. Era scioccante. Cioè… no, era
impossibile. “Non ci credo”. Raggiunsero finalmente il portone aperto.
Entrarono, lasciando dietro di loro ancora gran parte della massa
studentesca.
“KagomeChan, perché dovrei mentirti su
questo?” – domandò, un poco intimidita.
Già… perché? “Ok, sei bellissima e sono la
prima persona che te lo dice dopo tua mamma” – ammise, riluttante. Era a dir
poco incredibile. Nessun ragazzo le aveva mai detto che era bella?! Ma si erano
tutti rincretiniti?!?
“G-grazie…” – sussurrò, ancora
bordeaux.
“Immagina se le te lo avesse detto un
ragazzo!!” – buttò lì, con una risatina.
Sango divenne – se possibile – vermiglia, e
tossì vagamente. Si zittì, e Kagome ebbe la terribile sensazione che quella
maledetta scuola privata (per di più, SOLO femminile) l’avesse plasmata ad
essere una perfetta scolaretta stile Anni Venti. Non che ci fosse nulla di male…
però… dov’era finito il famoso detto “Sesso, droga e rock n’roll”?! Avrebbe
dovuto iniziare la sua amica ad entrambi i tre concetti. Tranne il primo e il
secondo, ovvio.
“Sono contenta che tuo padre ti abbia messo
in classe con me” – disse, bloccando finalmente il silenzio (decisamente
inesistente visto che stavano salendo le scale insieme a 200 persone che
parlavano contemporaneamente).
“Anche io” – replicò sorridendo – “Gliel’ho
chiesto io”.
Kagome scoppiò in una risatina. “Uhuh! …il
Signor Preside corrotto!” – esclamò ridendo,
sarcastica.
Non l’avesse mai detto… Tre ragazzine dietro di loro si guardarono subito furtive, allungando le orecchie per captare qualsiasi informazione.
“Dai, smettila… non esagerare” – la riprese la ragazza dagli occhi color ametista.La mora alzò le sopracciglia, maliziosa.
“Chissà cos’ha ricevuto in cambio..”.
E ad occhio esterno poteva davvero parere
una situazione equivoca. Eppure, sia Sango che Kagome sapevano benissimo che la
figlia del preside aveva solo fatto uno dei suoi ennesimi patti con lui, quali
mantenere una media eccellente ed eccedere in tutte le materie. Nulla di
scabroso o volgare, un semplice patto tra padre e figlia. Un patto fra Sango
Hirai e Goshiro Hirai. Per i comuni mortali, SangoChan e il Signor
Preside.
Svoltarono verso il corridoio di destra,
pronte a raggiungere la sezione B del quarto anno.
“Ok, questa volta devo aiutare mamma a
casa” – sbuffò, confessando l’orrido delitto.
“Ah-ah!” – esclamò, come ad aver scoperto
la verità – “Che voglia però”.
E quella parola, voglia, attirò nuovamente l’attenzione
di un gruppo di ragazzini lì a fianco.
“Ed è anche un po’ stancante” – ammise
Sango, facendo spallucce.
“Però devi mettere che sensazione, dopo
averlo fatto”. Ed era nuovamente ovvio che si riferisse alla bontà e la pace che
sentivi dopo aver aiutato qualcuno. Ma non era ovvio per chi, senza conoscere la
verità, ascoltava in silenzio.
Le due svoltarono nuovamente a destra, ed
entrarono nell’aula. Kagome sorrise genuina vedendo tre ragazze correrle in
contro. Eri, Ayumi e Yuka salutarono calorosamente la loro
amica.
“Kagome! Come va?” – esclamò Ayumi, con un
sorriso.
“Tutto bene, grazie!” – rispose, gentile –
“Voi?”.
“Bene, grazie”, “Tutto
ok”.
Kagome afferrò per il braccio la sua
migliore amica. “Ragazze, questa è Sango Hirai!” – la suddetta sorrise timida –
“E loro sono Eri, Ayumi e Yuka. Sango è in classe con noi da
oggi”.
“HIRAI?!” – esclamò Yuka, ad un tono
decisamente elevato. Qualche loro compagno di classe si voltò, curioso.
“Hirai…come il Signor Preside?”.
“Si… lui… è mio padre” – confessò Sango, sapendo che la notizia avrebbe destato un po’ di scalpore.
Tutta la classe stava definitivamente ascoltando la conversazione. "La figlia del preside=", "Wow", "Dev'essere ricca sfondata...".
Eri, Ayumi e Yuka spalancarono gli occhi.
“Accidenti…” – disse Eri, senza parole.
Kagome prese le redini del discorso. “Ok,
beh… dopo le presentazioni possiamo…” – ma fu interrotta dallo sbattere della
porta. La professoressa Takahashi era entrata, e non era certo il caso di farla
arrabbiare.
Tutti volarono ai propri posti.
“Non ci credo! Ci hai provato con
HigurashiChan!” – esclamò Miroku, con un vistoso
sorriso.
Inuyasha alzò un sopracciglio. “Non c’è
nulla di strano”.
Il moro sorrise benevolo. “Già…ehehe”. Ma solo se non scopri che ho vinto cento
yen…
Il mezzodemone indagò in quegli occhi
azzurrini. “Miroku, mi stai nascondendo qualcosa”.
“Io?? Ma vaaaaaa” – replicò, muovendo
mieloso la mano destra. Cazzo, dov’è il
professore quando serve??
“Miroku” – sbottò, autoritario – “Tu. Mi.
Nascondi. Qualcosa.” – fece lo spelling. La sua figura si fece minacciosa e il
povero ragazzo fu costretto a confessare. “TU COSA?!?”. L’urlo dell’hanyou si
diffuse su tutto il piano creando un certo tumulto.
“Beh… una piccola scommessina… nulla di
che… non facciamo male a nessuno…” – sussurrò, piccolo piccolo, rigirandosi i
pollici.
“AVETE SCOMMESSO SU DI ME?!?”. Le ire del
ragazzo sembravano non placarsi, e lo scommettitore numero due, a quanto pare
conscio della sua fine, sgattaiolò fuori dalla classe senza farsi vedere.
“Quanto hai scommesso?” – aggiunse poi, pacato.
Miroku trattenne il respiro.
“CentoYenCheAvrestiSedottoHigurashiChan” – biascicò velocissimo, pronto alla
sfuriata.
“COSAAAA?!?!”. Questa volta la lavagna
tremò. “STUPIDO PERVERTITO! COME TI PERMETTI!?!” – urlò, afferrandolo per il
colletto della camicia, per di più mezzo aperto.
“Scusa Inuchan non lo faccio più” –
sussurrò, debole e sottomesso – “Ma era una scommess…” – tentò,
smielato.
“NO!!! NO E POI NO!!” – sbraitò,
sbattendolo nuovamente a terra. Non che lo avesse alzato di molto, si e no due
millimetri. Era il suo migliore amico, in
fondo.
“Scusami Inu… chiedo umilmente perdono” –
disse, inchinandosi peccatore.
“Così va meglio” – proferì, teatrale,
sedendosi al suo posto – “E comunque, quei soldi sono
miei”.
Miroku sbuffò un istante, poi fece
spallucce. Il professore entrò tranquillo nell’aula, catalizzando l’attenzione
della maggior parte della classe, tranne che di due
ragazzi…
Il moro dagli occhi azzurri si voltò alla
sua sinistra. Mosse le labbra per farsi capire ma non sentire. “HO VINTO IO, MI
DEVI CENTOCINQUANTA YEN”.
˜– s —™
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