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Autore: Fabio93    15/09/2013    2 recensioni
Il mondo è finito, eppure Kal, Dorian e pochi altri sopravvissuti continuano a vivere, camminando fra le rovine di una realtà popolata di creature pericolose e inquietanti. Ogni alba si porta via la notte, e la notte spesso ti porta via con sé. Eppure, in un mondo in cui ogni giorno non è altro che una lunga marcia fino al tramonto, c'è ancora chi sa vedere attorno a sé la speranza.
Genere: Avventura, Horror, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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II

 

Un tocco leggero sulla spalla e Kal fu subito sveglio.

Afferrò l'elsa della spada; era ancora notte, non poteva vederla, ma sa esattamente dove trovarla.

-Tranquillo, sono io.- la voce di Dorian era appena un sussurro.

Kal ne distingueva l'ombra contro la luce tenue del fuoco: era inginocchiato su di lui, con l'arco in mano. Non un buon segno.

-Che c'è? Ho già fatto il mio turno.-

-Sono qui.-

Un brivido freddo gli accarezzò la nuca, gli strinse lo stomaco. Kal si fidava dei sensi acuti del compagno, sapeva che aveva ragione.

-Vicini?-

-Ci sono già attorno, ma non sono molti: per questo non li ho sentiti.-

Almeno una buona notizia.

Si mise a sedere e scrutò il bosco attorno a loro. Un groviglio di ombre immobili, un muro di buio silenzioso. Eppure, in quel silenzio all'apparenza totale c'erano rumori appena percettibili.

Scricchiolii, fruscii furtivi.

-Sveglia gli altri.- fu tutto ciò che disse.

Mentre Dorian destava gli altri componenti del gruppo, Kal estrasse la spada dalla fodera consumata. L'acciaio, tuttavia, era lucido e ben tenuto, perfettamente affilato. La luce del braciere vi scivolò sopra, tingendola di rosso come fosse già sporca di sangue.

Un senso di calma distaccata scese su di lui: impugnare la propria arma gli dava sicurezza. Lui era un ottimo guerriero, il migliore del gruppo, non poteva permettersi di avere paura. In testa aveva un solo pensiero su cui concentrarsi: qualunque cosa fosse uscita dal bosco sarebbe morta ai suoi piedi.

Alle sue spalle l'accampamento si era risvegliato completamente. Dorian scrutava le ombre in cerca di un bersaglio per il suo arco, Norman aveva impugnato le sue due accette e Ruben, protetto da parti d'armatura miste a protezioni in cuoio, reggeva il suo spadone a due mani come un vero cavaliere. Si erano disposti attorno al nucleo debole, donne e anziani, che comunque non erano disarmati.

Anche il bosco sembrava aver preso vita, tutto attorno la foresta sussurrava ed ondeggiava, come mossa da un vento impalpabile. Qualcosa si muoveva fra gli alberi, calpestava foglie e rami secchi, ma ancora non potevano vederlo.

-Ci sono i mostri?- chiese Alessandra con voce flebile.

-Adesso li mandiamo via, tesoro.- la rassicurò Gwen, tenendo bene stretta in mano la sua lancia.

Il bosco tacque.

Era il momento.

-State tutti pronti!- disse Kal.

Un lampo giallo sulla destra. Kal si girò in quella direzione senza esitare, e non vide il nemico sbucargli alle spalle.

-Attento!-

L'avvertimento di Dorian arrivò troppo tardi.

Kal venne travolto alle spalle, un colpo da togliergli il fiato. Schizzò in avanti e cadde a terra, riempendosene la bocca e gli occhi. Quando rialzò lo sguardo, il vampiro gli era quasi addosso. Una creatura grottesca e rigonfia, dalla pelle bluastra e flaccida. Era quello che rimaneva di un uomo di mezza età, alto e robusto, ora anche dotato di denti lunghi e appuntiti.

La creatura fece per saltargli addosso, ma una freccia gli attraversò il petto. Il mostro emise un grido acuto e vibrante, abbassando lo sguardo a trovarne la punta intrisa di sangue. Kal ne approfittò per rimettersi in piedi.

Il vampiro lo vide arrivare e tentò di strappargli via il volto con le unghia affilate, Kal gli staccò il primo braccio, poi il secondo, quando la creatura ci riprovò, infine le mozzò la testa con un ultimo fendente.

Ma ce n'erano altri.

Mentre la battaglia si estendeva a tutto l'accampamento, altri due vampiri emersero dalla notte, puntando i loro occhi da lupo su di lui. Una donna ed un ragazzino.

Kal cercò di farli fuori subito, ma quelli scansarono i suoi fendenti e gli girarono attorno: era la loro tattica preferita, circondare la preda e poi trascinarla via. Ma lui non si fece ingannare.

Mulinò la spada, tenendoli a distanza, senza concedergli un solo passo. La donna, il vampiro più temerario, provò a prenderlo di sorpresa con uno scatto improvviso e si ritrovò con la gola mozzata. Se la strinse con le mani, quasi ammirasse allo specchio una nuova collana, ma il taglio era troppo profondo e l'emorragia troppo abbondante. Cadde a terra e non si mosse più.

Il ragazzino si fece subito avanti, Kal girò su sé stesso e menò un fendente orizzontale per decapitarlo. Il vampiro si abbassò, agile e veloce, gli afferrò le gambe e lo sollevò di peso.

Kal si ritrovò nuovamente nella polvere, sbatté la testa con violenza e il dolore gli esplose davanti agli occhi, un lampo nel buio. Si accorse di aver perso la presa sulla spada.

-Merda...!- imprecò a denti stretti.

Il vampiro era su di lui, con un ringhio famelico cercava di fare a pezzi gli anelli di ferro della sua cotta per poi sbudellarlo, ma quella resisteva. Kal cercò a tentoni la sua arma, ma il mostro se ne accorse.

Tentò di colpirlo in volto, ma Kal riuscì ad intercettare il colpo col proprio braccio, protetto da spessi guanti di cuoio. Il ragazzino digrignò i denti oblunghi e sporchi: non fosse stato per quelli e per gli occhi indemoniati sarebbe potuto apparire un ragazzetto qualunque, forse un po' pallido. Col braccio libero, Kal smise di cercare la spada e gli sferrò un pugno.

Sentì la mascella del mostro andare in pezzi e quello rotolò di lato, sbalzato via dal destro ben piazzato. Kal si rialzò in fretta e raccolse la spada. Il vampiro si stava riprendendo, lo atterrò con un calcio alle costole e gli ficcò l'acciaio in pieno petto, inchiodandolo al suolo.

Nella radura regnava il caos.

Le frecce di Dorian sibilavano minacciose, guidate nel buio dal suo occhio esperto. Norman si stava allontanando dal gruppo, ma sembrava cavarsela: le sue due armi roteavano come un vortice di metallo impazzito. Ai suoi piedi giacevano arti mozzati e cadaveri senza vita.

Ruben invece era nei guai. Era circondato dai vampiri, ombre contorte dagli occhi gialli, che gli stavano strappando di dosso l'armatura pezzo per pezzo, senza lasciargli spazio per usare il suo spadone. Kal decise di aiutarlo.

Lo raggiunse in poche falcate, ignorando una freccia che gli sibilò ad un palmo dal viso, e conficcò la sua spada nella schiena di uno dei vampiri. Sfruttandola come leva lo sbatté a terra e lo decapitò prima che si rialzasse.

Quelle cose avevano una notevole resistenza al dolore. Erano guidate solo dal richiamo della carne, la loro fame ne faceva predatori spietati ed incredibilmente tenaci. In compenso non avevano né armi né armature.

Uno dei mostri si girò per affrontarlo, ma lui lo aprì dalla pancia al mento con un solo fendente verticale. Approfittando dello spazio creatosi, Ruben tagliò a metà uno dei suoi assalitori con un unico, tremendo colpo di spada, e quello cadde a terra come un mucchio di stracci inutili.

I vampiri rimasti indietreggiarono, ringhiando. Ci fu un rapido scambio di sguardi, poi con un balzo sparirono nelle tenebre da cui erano venuti.

Fu ancora il silenzio.

Kal si rese conto che lo scontro era finito, che lui era vivo e respirava ancora. Pian piano, rilassò i muscoli ed abbassò la spada. Ruben gli si avvicinò, il suo viso era stravolto e sembrava ancora più vecchio di quanto già non fosse.

-Grazie, Kal.- gracchiò, fra un respiro sibilante e l'altro -Ti devo la vita.-

-Non preoccuparti, Ruben, non preoccuparti...- Kal gli mollò una pacca sulla spalla, prima protetta da una spallina di ferro, e si girò verso gli altri.

Dorian gli restituì lo sguardo, un sorriso stanco in volto.

-Salvati dall'alba, che dici?-

Solo allora Kal si accorse del vago chiarore che stava ridando forma alla foresta, dissipando il buio e gli orrori che nascondeva.

-Da quella e dalle nostre spade, Dorian.-

Alessandra piangeva in silenzio, gli occhi grandi e belli sbarrati a fissare il nulla. Amanda cercava di tranquillizzarla, mormorandole parole serene e cingendola in un abbraccio materno. Nella mano destra, vicino al viso della ragazza, reggeva un lungo ed affilato coltello da caccia. Kal si chiese se fosse per i vampiri o piuttosto per loro stesse.

Immaginò la lama penetrare nella gola di Alessandra senza sforzo. Il dolore sarebbe stato acuto ma breve, le avrebbe mozzato il respiro, ma non le avrebbe lasciato il tempo di prenderne un altro.

Scacciò quel pensiero nauseante: erano tutti vivi, contava solo quello.

-Abbiamo ricacciato quelle creature infernali nel buco che li ha vomitati fuori, eh?-

Norman sembrava soddisfatto dello scontro, le sue accette grondavano sangue e lui era esausto ma rinfrancato, come dopo una bella nuotata. Kal stava per ricambiarne il sorriso, poi notò la ferita.

Un solco irregolare, un lungo graffio proprio sotto l'ombelico, rimasto scoperto nella lotta.

Norman seguì il suo sguardo, guardò in basso ed il sorriso gli appassì sulle labbra. Anche Dorian e gli altri avevano visto. Un silenzio incredulo calò su di loro.

Kal si mosse verso il compagno, lui lo guardò negli occhi e non ebbe bisogno di sapere perché la spada era ancora sguainata.

-N-no...- balbettò, alzando una mano, mettendo l'altra sulla ferita sanguinante. Aveva perso in un attimo tutta la sua forza, aveva perfino lasciato cadere le accette.

Dorian si frappose fra i due, fulminando Kal con lo sguardo.

-Tranquillo, Norman, fammi vedere...- Gwen lo mise a sedere ed esaminò la ferita.

Kal fece per avvicinarsi, ma Dorian lo spinse via.

-Non ti avvicinare, cazzo...- nella sua voce c'era una fredda determinazione, una rabbia sottile ed affilata.

-Lo hanno ferito.-

-Questo non puoi saperlo!-

-Certo che lo so, e lo sai anche tu!-

L'amico lo fissò, ostinato, senza retrocedere di un passo. Dietro di lui Gwen stava medicando la ferita di Norman.

-Ragazzi...io non lo so com'è successo...non mi hanno toccato, lo giuro! Non so com'è successo...- balbettò il boscaiolo.

-Ti sei fatto male?- gli chiese Alessandra, passando affianco a Kal e Dorian e guardandoli con diffidenza.

-Se anche gliel'ha fatta un vampiro...beh, adesso sta bene!- continuò Dorian.

-Adesso, ma per quanto? Lo sai anche tu: basta un graffio ed entro uno o due giorni sei come loro!-

-Ma adesso sta bene. E poi alcuni sono sopravvissuti...-

-Non dire cazzate, Dorian! È ferito, è marchiato!- Kal alzò la voce più di quanto avrebbe voluto.

In un attimo tutti gli sguardi del gruppo si puntarono su di lui. Si sentì inspiegabilmente colpevole. Non riusciva a capire il perché di quella stupida ostinazione: sapevano tutti cosa sarebbe successo, ma volevano chiudere gli occhi.

Li maledisse tutti, uno per uno nella sua testa.

-Non te lo lascerò uccidere, Kal.- sibilò Dorian, sostenendo il suo sguardo carico di rabbia.

Kal aveva ancora la spada sguainata.

Tutti li guardavano, nessuno interveniva.

-Uccidere chi...?- fece poi Alessandra, guardandolo con occhi confusi e timidi, quasi si vergognasse di essere rimasta indietro nella conversazione.

Kal sentì la rabbia sbollire, lasciandogli dentro solo una profonda amarezza. Per ciò che lui era diventato, per ciò che il mondo lo costringeva ad essere.

Ruben gli mise una mano sulla spalla.

-Kal, metti via quella spada, adesso...- suggerì.

-Agli ordini, ser.- Kal eseguì e si allontanò di qualche passo, fissando il bosco che pian piano emergeva dalla notte.

-Che si fa, adesso?- chiese Amanda.

-Ci rimettiamo in marcia, usciamo dalla foresta. Norman dovrebbe riuscire a stare al passo, quando peggiorerà qualcuno dovrà aiutarlo. Non contate su di me.-

Kal si mise in marcia, senza voltarsi indietro. Per un attimo fu il solo ad addentrarsi fra gli alberi, poi sentì che gli altri lo seguivano.

Potevano ritenerlo un cinico bastardo ed assassino, ma avevano bisogno di lui. Perché quelli come lui sopravvivevano. Quelli come lui andavano avanti.

Che si tenessero stretti i loro vuoti principi morali, lui preferiva tenersi stretta la vita.

 

   
 
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