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Autore: Mitsuki91    17/09/2013    1 recensioni
“La prima impressione che Sara Moon ebbe dell’uomo fu di severità. Il suo nome ricalcava bene il suo essere, ma, a differenza di tutti gli altri suoi compagni di casa, Sara non lo odiava a prescindere, né ne era spaventata.”
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Ha partecipato al "Contest del banale" indetto da MedusaNoir sul forum di EFP, poi annullato per mancanza di partecipanti.
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Severus/OC
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Colin Canon, Ginny Weasley, Nuovo personaggio, Severus Piton
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4, II guerra magica/Libri 5-7
Capitoli:
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Ha partecipato al “Contestdel banale” indetto da Medusa Noir sul forum di EFP

NOME (su EFP e su forum, specificando quale si preferisce per il banner): Mitsuki91
TITOLO: I pezzi del tuo cuore (<- titolo bellamente sparato a caso)
TRACCIA SCELTA (basta il numero): 1 (avevo chiesto: è un OC che si interessa a Severus Piton professore)
ELEMENTI BONUS: ballo, non si parla di Corvonero e Tassorosso, Oc contesa tra diversi pretendenti/triangolo amoroso (questo ultimo non sono riuscita a svilupparlo come volevo, nel senso che ho tagliato tutta una parte – cioè l’altro pg che si contende la tizia che però ama Sev – quindi se non me lo vuoi considerare fai pure… Nel senso: c’è un “terzo” nel rapporto, ma a lei comunque non interessa da quel punto di vista…)
RATING: giallo (giusto perché spero che ci siano sentimenti un po’ profondi, ma potrebbe essere anche verde)
GENERE: introspettivo, sentimentale
LUNGHEZZA STORIA: long. Non ho ancora suddiviso in capitoli… Non conta, vero?
NOTE: è una What if alla fine. Per il resto segue il canon.
AVVERTIMENTI: /
INTRODUZIONE: “La prima impressione che Sara Moon ebbe dell’uomo fu di severità. Il suo nome ricalcava bene il suo essere, ma, a differenza di tutti gli altri suoi compagni di casa, Sara non lo odiava a prescindere, né ne era spaventata.”
NdA: Dato che le Mary Sue sono ben accette, non mi sono posta molti problemi nel fare abbondante self-inserction: già si nota dalla scelta del nome u.u (in realtà non sapevo come chiamarla e ho fatto la pigra .-.)
Ora parliamo un po’ della storia. Scriverla è stata un PARTO =..= è LUNGHISSIMA e non voleva essere scritta… Siccome ho notato dopo il limite delle pagine, ho tagliato. Tagliato, tagliato e ancora tagliato… Passando molte cose sotto silenzio e sperando che siano passate lo stesso, ecco. Le cose che più rimpiango di aver tagliato sono l’altro “lato” del triangolo (Sara doveva essere contesa anche da Draco, che avrebbe anche fatto da Serpeverde… Perché solo Sev è il Serpeverde qui presente, in pratica .-.) ma, soprattutto, la fine. È rimasta tutta molto vaga, come cosa; con la loro storia che praticamente non è ancora iniziata (anche se inizierà a breve, nel senso: il finale non è aperto). Mancano un sacco di cose, ma non potevo davvero fare di più… Ho scritto ben 28 pagine quando il limite era 20 =..= cioè, se vorrai escludermi a priori, non mi arrabbierò; anzi, ti capirò. Comunque spero – ed è questa la mia più grave paura – di aver fatto comprendere l’”affezionamento” di Severus a Sara durante tutto il corso della storia… Nel senso… Lui nega fino alla morte (quasi-morte XD) quello che prova, perché è ancora troppo attaccato a Lily, e solo alla fine riesce a capire che può accettare i suoi sentimenti e ciò che prova. Ma comunque ha iniziato a voler bene a Sara già da molto tempo prima, anche non in senso prettamente romantico (soprattutto all’inizio), ma le voleva bene. Ecco.
Altra cosa: non son sicura di essere riuscita a gestire bene una storia “banale”. Insomma, da una parte non sono ricaduta nel “cliché” di “al terzo capitolo finiscono a letto insieme”; ma dall’altro molti passaggi mi sembrano comunque troppo forzati. Forse perché non sono riuscita a scrivere tutto quello che volevo, ecco. Le due cose che ho detto prima sono quelle più “grandi”, ma ho bypassato anche tanti dettagli e, si sa, sono quelli a fare la differenza. Io spero di aver fatto tutto a dovere, comunque, e di averti dato una storia come volevi.
Ripeto: se per un motivo o per un altro non posso partecipare… Pace. Quantomeno ho scritto questa storia, che avevo in mente da un po’.
PS= il punto di vista è prevalentemente di Sara. Ci saranno però delle scene dove emergeranno anche i pensieri di Sev… Questo perché l’uomo lo conosciamo e l’ho dato un po’ più “per scontato”, ma certe cose dovevo per forza dirle.


I pezzi del tuo cuore


La prima impressione che Sara Moon ebbe dell’uomo fu di severità. Il suo nome ricalcava bene il suo essere, ma, a differenza di tutti gli altri suoi compagni di casa, Sara non lo odiava a prescindere, né ne era spaventata.
Dacché aveva memoria, Sara era sempre rimasta affascinata dalla magia. Era una Mezzosangue, nata da padre Purosangue e da madre Babbana, e il riuscire a vivere in entrambi i mondi l’aveva portata a considerare la magia come un qualcosa di meraviglioso – proprio come accadeva ai Nati Babbani – e non di scontato; un privilegio a cui lei aveva avuto accesso e che intendeva coltivare con perizia. Severus Piton sembrava un uomo molto competente nella sua materia, a differenza, ad esempio, di quell’inetto di Allock, che considerava le ore di lezione un modo per vantarsi.
Fu per questo che, più che arrabbiata, si ritrovò delusa dalla semplice “A” scarabocchiata in alto sul suo compito. Lei ci aveva messo impegno; proprio non capiva cosa avesse sbagliato.
Così, dopo che la giornata scolastica si fu conclusa, Sara marciò spedita verso l’ufficio del professore. Si aggiustò il cravattino rosso e oro, nervosa, e, finalmente, si decise a bussare.
“Avanti.”
Entrò nell’ufficio, che era un luogo abbastanza tetro, con tutti quei barattoli pieni di ingredienti per pozioni.
“Signorina Moon?” chiese il professore, alzando un sopracciglio.
Sara immaginava che non molti Grifondoro gli facessero visita per chiedergli spiegazioni. Probabilmente neppure studenti di altre Case lo facevano.
“Buonasera, professor Piton. Sono venuta per chiedergli spiegazioni in merito al voto del compito… Quello che ha riconsegnato oggi in classe.”
La bambina si era avvicinata, posando sulla cattedra il foglio e attendendo una risposta.
“Ha preso la sufficienza, mi pare.”
“Sì, però non capisco dove ho sbagliato. Se è così gentile da spiegarmelo, aggiorno i miei appunti…”
Il professore le lanciò un’occhiata penetrante, che la fece sentire in imbarazzo. Poi, dopo quelle che parvero ore, l’uomo fece apparire una sedia e la invitò ad accomodarsi.
“Gli occhi di scarafaggio non sono indicati per la preparazione di pozioni cambia colore, innanzitutto.”
“Il libro che avevo preso in biblioteca per documentarmi diceva così.”
“Sta forse mettendo in dubbio la mia parola?”
La traccia di ironia nella voce era palese.
“No, certo che no. Mi chiedo solo perché in biblioteca ci sia un libro sbagliato.”
Sara, invece, aveva parlato con calma, senza prendere in giro il professore. Probabilmente quello sarebbe stato l’intento di ogni suo compagno di Casa, ma lei, invece, era seria come non mai. Aveva davvero a cuore quel tema e voleva capire come avesse fatto a sbagliare così.
“Che libro era?” chiese il professore, dopo averla osservata attentamente. Probabilmente cercava tracce di sarcasmo, o di una rispostaccia, che tuttavia non era riuscito a cogliere. Un po’ più rincuorata – non aveva tolto punti a Grifondoro, quindi l’aveva presa seriamente – Sara rispose.
Gli scarafaggi: dalla loro natura al loro utilizzo nelle pozioni moderne.” recitò.
“E ovviamente non ha guardato la data di pubblicazione, vero, signorina Moon?”
Lei si sentì avvampare per l’imbarazzo.
“No, in effetti no.”
“Non si doveva far ingannare da quel “moderne”: il libro risale a più di vent’anni fa. Nel frattempo sono state fatte interessanti scoperte che lo smentiscono.”
Sara abbassò lo sguardo, intrecciando le mani in grembo.
“Ho capito. Starò più attenta.”
Passò qualche secondo, prima che la bambina ebbe il coraggio di alzare di nuovo lo sguardo.
“Poi? Che altri errori ci sono?”
Fu quasi sicura di vedere un lampo di sorpresa passare sul volto del professor Piton.

***

Era diventata ormai un’abitudine.
Tutti i pomeriggi, dopo le lezioni, Sara si recava nell’ufficio del professor Piton per fare i compiti.
Era iniziata con una richiesta di chiarimenti; poi, al compito successivo, la bambina aveva pensato bene di prendere tutti i libri sull’argomento in biblioteca e di portarli dal professore.
Lui l’aveva guardata metà stupito e metà scocciato, ma lei aveva appoggiato tutto sulla parte sgombra della scrivania e aveva detto: “Non la disturberò, davvero, professore. Voglio solo essere sicura delle mie fonti, per non fare più errori imbarazzanti.”
Il professor Piton non aveva detto nulla e si era limitato ad ignorarla, andando avanti nel correggere i compiti del terzo anno. Ogni tanto Sara, timorosa, lo interrompeva per chiedergli chiarimenti in merito a qualche spiegazione controversa o quando due testi si contraddicevano fra loro. Severus Piton rispondeva, senza particolari inflessioni nella voce, e poi ritornava ai suoi compiti.
Non sembrava irritato dalla sua presenza, e questo rincuorò molto la bambina, che sotto sotto aveva sempre avuto paura che il professore la cacciasse via in malo modo.

***

Fare i compiti e studiare in Sala Comune era sempre una pessima idea. Tutta la sua Casa si riteneva in dovere di dare di matto – ad esclusione di Percy Weasley, che tentava inutilmente di riportare l’ordine – così fra chi si esercitava in incantesimi, chi leggeva ad alta voce, chi giocava a Mazzobum e chi, come Colin Canon, continuava a cercare di parlare con lei, Sara non ne poteva davvero più.
Aveva provato ad andare a studiare in biblioteca, che tutto sommato era una buona soluzione, ma ovviamente non ci si poteva esercitare con gli incantesimi. Aveva cercato quindi qualche aula vuota, ma era nervosa e aveva paura che entrasse qualcuno… O che non entrasse affatto. Studiare da sola non le riusciva, le metteva ansia. Però Ginny sembrava persa nel suo mondo; Annie si tappava sempre le orecchie e rileggeva ad alta voce le cose da studiare almeno cinque volte di fila; Colin chiacchierava e non la smetteva più; David e John non studiavano affatto e si mettevano a ridere e a scherzare e creavano solo confusione.
In sostanza, l’unica soluzione che avesse trovato era quella di andare tutti i pomeriggi nello studio del professor Piton. Se all’inizio i barattoli pieni di ingredienti strani l’aveva inquietata, ora stare in quel luogo la faceva sentire calma. L’uomo non si interessava a lei – a meno che lei non gli domandasse qualcosa – ma era comunque una compagnia. Sara aveva associato a quel posto la calma e si sentiva più concentrata, così aveva preso l’abitudine di studiare lì.
Se all’inizio Severu Piton era rimasto stupito da questo comportamento, con il tempo fra loro si era consolidata una sorta di routine. Sara entrava nello studio portando i libri, si sedeva, faceva i compiti. L’uomo finiva di correggere temi o preparava le lezioni. Si ignoravano a vicenda ma, al contempo, si facevano compagnia. Con il tempo Severus iniziò a dare consigli alla bambina, anche non inerenti alla sua materia e anche se lei non li chiedeva.
“Fai un movimento troppo brusco con la bacchetta.” Disse un giorno, guardandola appena mentre si esercitava con il Wingardium Leviosa “Devi ruotare il polso in maniera più morbida.”
Lei si era bloccata, stupita, nel bel mezzo dell’esercizio. Aveva borbottato sottovoce provando e riprovando l’incantesimo per cercare di non dare fastidio all’insegnante. Tossì, poi, con un cenno del capo verso il professore, tornò ad osservare la sua piuma.
“Wingardium Leviosa!”
La piuma si alzò in volo dolcemente. Sara si girò verso il professore e sorrise. L’uomo borbottò qualcosa, compiaciuto, poi si rimise a lavorare sui compiti.
La bambina, invece, aveva poggiato la testa sulle mani e si era messa ad osservarlo. Dopo un po’ di tempo, lui alzò lo sguardo ed esclamò: “Che c’è?”
Sara continuava a sorridere.
“Lei è proprio una persona gentile, lo sa, professor Piton?”
L’uomo alzò un sopracciglio, sconcertato. In tutti quegli anni d’insegnamento gli avevano detto di tutto, ma mai si sarebbe aspettato che un suo alunno lo definisse gentile. Soprattutto non un alunno Grifondoro.
“Gentile, io? È sicura di star bene, signorina Moon? Credevo che gli studenti avessero un’altra opinione di me…” disse, in modo ironico.
“Ma certo. Una volta ho letto un libro dove c’era una persona proprio come lei: fredda e scostante all’apparenza, ma sotto sotto dotato del cuore più grande di tutti. Alla fine era lui a salvare i due protagonisti.”
Il professore le lanciò un’occhiataccia, tanto che Sara temette di essersi spinta troppo oltre. Arrossì e abbassò lo sguardo, tornando a leggere il libo di incantesimi.
L’uomo non rispose, ma lei rimase convinta che quelle parole fossero l’assoluta verità.


   
 
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