Ha partecipato al “Contestdel banale” indetto da Medusa Noir sul forum di EFP
NOME (su EFP e su forum, specificando quale si preferisce per il
banner): Mitsuki91
TITOLO: I pezzi del tuo cuore (<- titolo bellamente sparato a caso)
TITOLO: I pezzi del tuo cuore (<- titolo bellamente sparato a caso)
TRACCIA SCELTA (basta il numero): 1 (avevo chiesto: è un OC che si
interessa a Severus Piton professore)
ELEMENTI BONUS: ballo, non si parla di Corvonero e Tassorosso, Oc contesa tra diversi pretendenti/triangolo amoroso (questo ultimo non sono riuscita a svilupparlo come volevo, nel senso che ho tagliato tutta una parte – cioè l’altro pg che si contende la tizia che però ama Sev – quindi se non me lo vuoi considerare fai pure… Nel senso: c’è un “terzo” nel rapporto, ma a lei comunque non interessa da quel punto di vista…)
ELEMENTI BONUS: ballo, non si parla di Corvonero e Tassorosso, Oc contesa tra diversi pretendenti/triangolo amoroso (questo ultimo non sono riuscita a svilupparlo come volevo, nel senso che ho tagliato tutta una parte – cioè l’altro pg che si contende la tizia che però ama Sev – quindi se non me lo vuoi considerare fai pure… Nel senso: c’è un “terzo” nel rapporto, ma a lei comunque non interessa da quel punto di vista…)
RATING: giallo (giusto perché spero che ci siano sentimenti un po’
profondi, ma potrebbe essere anche verde)
GENERE: introspettivo, sentimentale
LUNGHEZZA STORIA: long. Non ho ancora suddiviso in capitoli… Non conta,
vero?
NOTE: è una What if alla fine. Per il resto segue il canon.
AVVERTIMENTI: /
INTRODUZIONE: “La prima impressione che Sara Moon ebbe dell’uomo fu di
severità. Il suo nome ricalcava bene il suo essere, ma, a differenza di tutti
gli altri suoi compagni di casa, Sara non lo odiava a prescindere, né ne era
spaventata.”
NdA: Dato che le Mary Sue sono ben accette, non mi sono posta molti
problemi nel fare abbondante self-inserction: già si nota dalla scelta del nome
u.u (in realtà non sapevo come chiamarla e ho fatto la pigra .-.)
Ora parliamo un po’ della storia. Scriverla è stata un PARTO =..= è
LUNGHISSIMA e non voleva essere scritta… Siccome ho notato dopo il limite delle
pagine, ho tagliato. Tagliato, tagliato e ancora tagliato… Passando molte cose
sotto silenzio e sperando che siano passate lo stesso, ecco. Le cose che più
rimpiango di aver tagliato sono l’altro “lato” del triangolo (Sara doveva
essere contesa anche da Draco, che avrebbe anche fatto da Serpeverde… Perché
solo Sev è il Serpeverde qui presente, in pratica .-.) ma, soprattutto, la
fine. È rimasta tutta molto vaga, come cosa; con la loro storia che
praticamente non è ancora iniziata (anche se inizierà a breve, nel senso: il
finale non è aperto). Mancano un sacco di cose, ma non potevo davvero fare di
più… Ho scritto ben 28 pagine quando il limite era 20 =..= cioè, se vorrai
escludermi a priori, non mi arrabbierò; anzi, ti capirò. Comunque spero – ed è
questa la mia più grave paura – di aver fatto comprendere l’”affezionamento” di
Severus a Sara durante tutto il corso della storia… Nel senso… Lui nega fino
alla morte (quasi-morte XD) quello che prova, perché è ancora troppo attaccato
a Lily, e solo alla fine riesce a capire che può accettare i suoi sentimenti e
ciò che prova. Ma comunque ha iniziato a voler bene a Sara già da molto tempo
prima, anche non in senso prettamente romantico (soprattutto all’inizio), ma le
voleva bene. Ecco.
Altra cosa: non son sicura di essere riuscita a gestire bene una storia
“banale”. Insomma, da una parte non sono ricaduta nel “cliché” di “al terzo
capitolo finiscono a letto insieme”; ma dall’altro molti passaggi mi sembrano
comunque troppo forzati. Forse perché non sono riuscita a scrivere tutto quello
che volevo, ecco. Le due cose che ho detto prima sono quelle più “grandi”, ma
ho bypassato anche tanti dettagli e, si sa, sono quelli a fare la differenza.
Io spero di aver fatto tutto a dovere, comunque, e di averti dato una storia
come volevi.
Ripeto: se per un motivo o per un altro non posso partecipare… Pace.
Quantomeno ho scritto questa storia, che avevo in mente da un po’.
PS= il punto di vista è prevalentemente di Sara. Ci saranno però delle
scene dove emergeranno anche i pensieri di Sev… Questo perché l’uomo lo conosciamo
e l’ho dato un po’ più “per scontato”, ma certe cose dovevo per forza dirle.
I pezzi del tuo cuore
La prima impressione che Sara
Moon ebbe dell’uomo fu di severità. Il suo nome ricalcava bene il suo essere,
ma, a differenza di tutti gli altri suoi compagni di casa, Sara non lo odiava a
prescindere, né ne era spaventata.
Dacché aveva memoria, Sara era
sempre rimasta affascinata dalla magia. Era una Mezzosangue, nata da padre
Purosangue e da madre Babbana, e il riuscire a vivere in entrambi i mondi
l’aveva portata a considerare la magia come un qualcosa di meraviglioso –
proprio come accadeva ai Nati Babbani – e non di scontato; un privilegio a cui
lei aveva avuto accesso e che intendeva coltivare con perizia. Severus Piton
sembrava un uomo molto competente nella sua materia, a differenza, ad esempio,
di quell’inetto di Allock, che considerava le ore di lezione un modo per
vantarsi.
Fu per questo che, più che
arrabbiata, si ritrovò delusa dalla semplice “A” scarabocchiata in alto sul suo
compito. Lei ci aveva messo impegno; proprio non capiva cosa avesse sbagliato.
Così, dopo che la giornata
scolastica si fu conclusa, Sara marciò spedita verso l’ufficio del professore.
Si aggiustò il cravattino rosso e oro, nervosa, e, finalmente, si decise a
bussare.
“Avanti.”
Entrò nell’ufficio, che era un
luogo abbastanza tetro, con tutti quei barattoli pieni di ingredienti per
pozioni.
“Signorina Moon?” chiese il
professore, alzando un sopracciglio.
Sara immaginava che non molti
Grifondoro gli facessero visita per chiedergli spiegazioni. Probabilmente
neppure studenti di altre Case lo facevano.
“Buonasera, professor Piton. Sono
venuta per chiedergli spiegazioni in merito al voto del compito… Quello che ha
riconsegnato oggi in classe.”
La bambina si era avvicinata, posando
sulla cattedra il foglio e attendendo una risposta.
“Ha preso la sufficienza, mi
pare.”
“Sì, però non capisco dove ho
sbagliato. Se è così gentile da spiegarmelo, aggiorno i miei appunti…”
Il professore le lanciò
un’occhiata penetrante, che la fece sentire in imbarazzo. Poi, dopo quelle che
parvero ore, l’uomo fece apparire una sedia e la invitò ad accomodarsi.
“Gli occhi di scarafaggio non
sono indicati per la preparazione di pozioni cambia colore, innanzitutto.”
“Il libro che avevo preso in
biblioteca per documentarmi diceva così.”
“Sta forse mettendo in dubbio la
mia parola?”
La traccia di ironia nella voce
era palese.
“No, certo che no. Mi chiedo solo
perché in biblioteca ci sia un libro sbagliato.”
Sara, invece, aveva parlato con
calma, senza prendere in giro il professore. Probabilmente quello sarebbe stato
l’intento di ogni suo compagno di Casa, ma lei, invece, era seria come non mai.
Aveva davvero a cuore quel tema e voleva capire come avesse fatto a sbagliare
così.
“Che libro era?” chiese il professore,
dopo averla osservata attentamente. Probabilmente cercava tracce di sarcasmo, o
di una rispostaccia, che tuttavia non era riuscito a cogliere. Un po’ più
rincuorata – non aveva tolto punti a Grifondoro, quindi l’aveva presa
seriamente – Sara rispose.
“Gli scarafaggi: dalla loro natura al loro utilizzo nelle pozioni
moderne.” recitò.
“E ovviamente non ha guardato la
data di pubblicazione, vero, signorina Moon?”
Lei si sentì avvampare per
l’imbarazzo.
“No, in effetti no.”
“Non si doveva far ingannare da
quel “moderne”: il libro risale a più di vent’anni fa. Nel frattempo sono state
fatte interessanti scoperte che lo smentiscono.”
Sara abbassò lo sguardo,
intrecciando le mani in grembo.
“Ho capito. Starò più attenta.”
Passò qualche secondo, prima che
la bambina ebbe il coraggio di alzare di nuovo lo sguardo.
“Poi? Che altri errori ci sono?”
Fu quasi sicura di vedere un
lampo di sorpresa passare sul volto del professor Piton.
***
Era diventata ormai un’abitudine.
Tutti i pomeriggi, dopo le
lezioni, Sara si recava nell’ufficio del professor Piton per fare i compiti.
Era iniziata con una richiesta di
chiarimenti; poi, al compito successivo, la bambina aveva pensato bene di
prendere tutti i libri sull’argomento in biblioteca e di portarli dal
professore.
Lui l’aveva guardata metà stupito
e metà scocciato, ma lei aveva appoggiato tutto sulla parte sgombra della
scrivania e aveva detto: “Non la disturberò, davvero, professore. Voglio solo
essere sicura delle mie fonti, per non fare più errori imbarazzanti.”
Il professor Piton non aveva
detto nulla e si era limitato ad ignorarla, andando avanti nel correggere i
compiti del terzo anno. Ogni tanto Sara, timorosa, lo interrompeva per
chiedergli chiarimenti in merito a qualche spiegazione controversa o quando due
testi si contraddicevano fra loro. Severus Piton rispondeva, senza particolari
inflessioni nella voce, e poi ritornava ai suoi compiti.
Non sembrava irritato dalla sua
presenza, e questo rincuorò molto la bambina, che sotto sotto aveva sempre
avuto paura che il professore la cacciasse via in malo modo.
***
Fare i compiti e studiare in Sala
Comune era sempre una pessima idea. Tutta la sua Casa si riteneva in dovere di
dare di matto – ad esclusione di Percy Weasley, che tentava inutilmente di
riportare l’ordine – così fra chi si esercitava in incantesimi, chi leggeva ad
alta voce, chi giocava a Mazzobum e chi, come Colin Canon, continuava a cercare
di parlare con lei, Sara non ne poteva davvero più.
Aveva provato ad andare a
studiare in biblioteca, che tutto sommato era una buona soluzione, ma
ovviamente non ci si poteva esercitare con gli incantesimi. Aveva cercato
quindi qualche aula vuota, ma era nervosa e aveva paura che entrasse qualcuno…
O che non entrasse affatto. Studiare da sola non le riusciva, le metteva ansia.
Però Ginny sembrava persa nel suo mondo; Annie si tappava sempre le orecchie e
rileggeva ad alta voce le cose da studiare almeno cinque volte di fila; Colin
chiacchierava e non la smetteva più; David e John non studiavano affatto e si
mettevano a ridere e a scherzare e creavano solo confusione.
In sostanza, l’unica soluzione
che avesse trovato era quella di andare tutti i pomeriggi nello studio del
professor Piton. Se all’inizio i barattoli pieni di ingredienti strani l’aveva
inquietata, ora stare in quel luogo la faceva sentire calma. L’uomo non si
interessava a lei – a meno che lei non gli domandasse qualcosa – ma era
comunque una compagnia. Sara aveva associato a quel posto la calma e si sentiva
più concentrata, così aveva preso l’abitudine di studiare lì.
Se all’inizio Severu Piton era
rimasto stupito da questo comportamento, con il tempo fra loro si era
consolidata una sorta di routine. Sara entrava nello studio portando i libri,
si sedeva, faceva i compiti. L’uomo finiva di correggere temi o preparava le
lezioni. Si ignoravano a vicenda ma, al contempo, si facevano compagnia. Con il
tempo Severus iniziò a dare consigli alla bambina, anche non inerenti alla sua
materia e anche se lei non li chiedeva.
“Fai un movimento troppo brusco
con la bacchetta.” Disse un giorno, guardandola appena mentre si esercitava con
il Wingardium Leviosa “Devi ruotare il polso in maniera più morbida.”
Lei si era bloccata, stupita, nel
bel mezzo dell’esercizio. Aveva borbottato sottovoce provando e riprovando
l’incantesimo per cercare di non dare fastidio all’insegnante. Tossì, poi, con
un cenno del capo verso il professore, tornò ad osservare la sua piuma.
“Wingardium Leviosa!”
La piuma si alzò in volo
dolcemente. Sara si girò verso il professore e sorrise. L’uomo borbottò
qualcosa, compiaciuto, poi si rimise a lavorare sui compiti.
La bambina, invece, aveva
poggiato la testa sulle mani e si era messa ad osservarlo. Dopo un po’ di
tempo, lui alzò lo sguardo ed esclamò: “Che c’è?”
Sara continuava a sorridere.
“Lei è proprio una persona
gentile, lo sa, professor Piton?”
L’uomo alzò un sopracciglio,
sconcertato. In tutti quegli anni d’insegnamento gli avevano detto di tutto, ma
mai si sarebbe aspettato che un suo
alunno lo definisse gentile.
Soprattutto non un alunno Grifondoro.
“Gentile, io? È sicura di star
bene, signorina Moon? Credevo che gli studenti avessero un’altra opinione di
me…” disse, in modo ironico.
“Ma certo. Una volta ho letto un
libro dove c’era una persona proprio come lei: fredda e scostante all’apparenza,
ma sotto sotto dotato del cuore più grande di tutti. Alla fine era lui a
salvare i due protagonisti.”
Il professore le lanciò
un’occhiataccia, tanto che Sara temette di essersi spinta troppo oltre. Arrossì
e abbassò lo sguardo, tornando a leggere il libo di incantesimi.
L’uomo non rispose, ma lei rimase
convinta che quelle parole fossero l’assoluta verità.