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Autore: Feel Good Inc    23/03/2008    7 recensioni
Mi hai catturato l'anima e l'hai chiusa dentro te / Io non posso più resistere, incontrollabile la voglia di dirti che / Ti vedo ridere, sei così semplice / Indispensabile sapere che per me sei un angelo...
("Forse un angelo", Studio 3)
Genere: Commedia, Romantico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Li Shaoran, Sakura Kinomoto, Tomoyo Daidouji | Coppie: Shaoran/Sakura
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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FORSE UN ANGELO

Benvenuti a tutti voi… Questa è la mia prima long-fic su “Card Captor Sakura”! Ebbene sì, alla fine ce l’ho fatta a scriverne una… E se devo essere sincera, mi è piaciuto moltissimo scriverla… Tanto che, visto che l’ho già completata, spero di poterne iniziare presto un’altra…

Allora, lo spunto è la splendida canzone degli Studio 3. Ogni capitolo si sviluppa su un verso o due, o su una strofa intera. Si tratta, inoltre, di una What-if: Li non ha ancora trovato il coraggio di dichiarare a Sakura i suoi sentimenti, e in più le nasconde che a breve dovrà tornare a Hong Kong… All’inizio di questa storia, i due ragazzi partono insieme a Tomoyo per passare un fine settimana al mare, festeggiando il compimento della missione di Sakura. Provate a immaginare cosa succederà…

Dedico questa song-fic a tutte quelle assidue lettrici che hanno espresso il desiderio di vedermi cimentare in una storia a più capitoli. Spero di poter soddisfare le vostre aspettative, ragazze…

Buona lettura!

 

 

Forse un angelo

 

 

Capitolo 1

- Il viaggio -

 

 

“Ti vedo ridere, sei così semplice

Mi sembra facile capire che sei unica…”

 

 

«Tomoyo, ti vuoi dare una mossa?»

«Arrivo… Oh, no!…»

«Che cosa c’è?»

«Catastrofe! Guardate, si è scucita la tracolla con la videocamera!»

«Dai, non è niente di grave…»

«Vuoi scherzare? E se perdo la videocamera? Qui bisogna correre ai ripari, prima di causare una perdita del genere…»

«Tomoyo, scusami, ma se perdiamo il treno giuro che…»

«Ehm… Ragazze…»

«E adesso che c’è?»

«Il treno sta per partire.»

Iniziammo a correre nella stazione ferroviaria. Fui il primo a saltare a bordo. Mi voltai a tendere la mano a Sakura; lei si aggrappò a me per entrare nel treno, e fu seguita da Tomoyo, che si chiuse alle spalle il portello nello stesso istante in cui il treno iniziava la sua corsa sui binari.

Mi affrettai a lasciare la mano di Sakura, sentendomi arrossire. Non sembrò accorgersi del mio imbarazzo; si incamminò tranquillamente nel corridoio trascinandosi dietro la borsa da viaggio.

«Dai, cerchiamo dei posti», disse, ancora ansante per la corsa. «Non preoccuparti, Tomoyo, sistemeremo la tua tracolla.»

Feci per seguirla, ma all’improvviso mi sentii tirare la maglietta. Mi voltai e incrociai lo sguardo estremamente serio di Tomoyo.

«Li, quando hai intenzione di dirglielo?»

Ricambiai il suo sguardo, perplesso.

«Di che cosa stai parlando?»

«Lo sai benissimo.»

Feci finta di niente, ma il mio cuore era già in tumulto. Mi sistemai lo zaino in spalla e iniziai a camminare nel treno, evitando lo sguardo di Tomoyo, ma sentendomela costantemente al fianco.

«Non so.» Mi uscì solo un sussurro. «Vorrei parlarle subito… Ma è così difficile…»

Lei mi si portò accanto.

«Devi trovare il coraggio. Ora che la storia delle Carte sembra finita, devi cogliere l’attimo.»

Continuai a non guardarla. Lei non poteva capire. Non era solo questione di dire a Sakura ciò che provavo per lei… C’era anche qualcos’altro che avrei dovuto cercare di dirle. E forse era ancora più difficile.

La testa di Sakura si affacciò da uno scompartimento alla mia destra. Mi voltai e me la ritrovai tanto vicina da farmi sobbalzare. Feci un passo indietro, rischiando di inciampare in Tomoyo.

«Ragazzi, entrate qui, questo scompartimento è vuoto…»

Come al solito non si accorgeva di quello che mi faceva provare…

Possibile che fosse davvero così cieca? O forse fingeva solamente di non vedere?

Pensare che mi sentivo un perfetto idiota ogni volta che la guardavo… Di sicuro lo davo anche a vedere…

Tomoyo mi passò accanto lanciandomi un’occhiata sfuggente. Entrò nello scompartimento seguendo Sakura, e io mi sforzai di ricompormi. Andai a prendere posto in un sedile vuoto, appoggiando lo zaino su quello accanto.

Sakura venne a sedersi di fronte a me e mi sorrise allegramente.

«Beh, eccoci qua. La nostra prima vacanza insieme. Anche se è solo un fine settimana… Ma sempre meglio che niente, non credi, Li?»

Mi limitai ad annuire. Averla così vicina, ed essere condannati a non poterla avere, era una sofferenza immane, che mi toglieva il fiato e le parole.

Tomoyo sedette accanto a Sakura, ma quasi subito si rialzò, frugando nella tracolla ed estraendone l’inseparabile videocamera.

«Beh, ragazzi, io vi lascio. Scusatemi, ma ho intenzione di filmare ogni singolo istante di questi due giorni, perciò vado subito a fare una bella panoramica del treno.»

«Vuoi che veniamo con te?», si offrì Sakura, ma Tomoyo la immobilizzò con un gesto.

«No, no, voi state qui. Così potrete prendere qualcosa da mangiare anche per me quando passerà il carrello…»

Ancora una volta mi guardò di sfuggita, poi si diresse alla porta dello scompartimento e ci salutò con la mano prima di chiudersela dietro.

E solo quando fu uscita capii che aveva fatto in modo di lasciarmi solo con Sakura.

Mentre me ne rendevo conto, Sakura mi guardò e sorrise di nuovo, per poi rivolgere lo sguardo al finestrino.

Accidenti.

E adesso?

Dovevo dirglielo. Assolutamente. Non potevo sperare in un’altra occasione.

No, un momento, non era vero: per due giorni saremmo stati insieme, noi due e Tomoyo, in un albergo in una cittadina in riva al mare, per rilassarci dopo la conclusione della missione di Catturacarte di Sakura che aveva coinvolto tutti noi… Le occasioni non sarebbero mancate.

Sì, però Tomoyo aveva ragione. Dovevo cogliere l’attimo.

Ma come potevo dirglielo? Cosa diavolo dovevo dirle?

Perdonami, Sakura, ma ho perso la testa per te…?

Scusami, ma mi sono completamente innamorato di te…?

Ti amo…?

Questa poi era la più difficile… Anche se era la più vera.

Ma… E poi?

Ti amo, ma devi sapere che tra poco dovrò tornare in Cina dalla mia famiglia…?

Decisamente spiazzante.

Non potevo farle questo. Era troppo difficile per me, e lo sarebbe stato anche per lei.

La guardavo in silenzio, sentendo il rossore salire sul mio viso fino alla radice dei capelli.

Ma perché, accidenti, era così bella?…

Lei si voltò di colpo verso di me.

«Ehi, ma che cos’hai?»

Mi scossi.

«Niente», bofonchiai confuso.

«Oh.» Sakura abbassò lo sguardo sulle proprie ginocchia. Sembrava imbarazzata quanto me. «Senti, Li… Devo dirti una cosa.»

Il cuore mi mancò almeno tre battiti.

«Ah… Dimmi…»

«Ecco…» Alzò di nuovo gli occhi su di me, e quel verde me lo sentii dentro l’anima. «Io… Non credo di averti ancora ringraziato per quel giorno. Sai, quando… Quando mi hai aiutato a vincere la sfida con Clow Reed. Quando ti sei rialzato e mi hai dato le tue ultime energie perché tutto finisse bene… Senza di te non ce l’avrei mai fatta.»

Mi sentii mancare un altro battito mentre cercavo di sorriderle.

Mi ricordavo bene di quel giorno. Sì, mi ero rialzato, anche se ero sul punto di svenire, e mi ero rialzato per lei, per salvarla, per aiutarla a salvarci tutti, perché la mia forza stava in ciò che mi legava a lei, proprio come valeva per le Carte, per Kero-chan e per Yue. E l’avevo tenuta stretta e avevo condiviso con lei tutto ciò che mi restava, e alla fine la luce aveva sconfitto il buio. E alla fine avevo cercato le parole adatte, perché era il momento, perché dovevo dirglielo…

Ma come al solito non ce l’avevo fatta.

Ecco, adesso, dovevo farcela adesso.

«Non devi ringraziarmi, Sakura…», esordii, senza sapere bene se e dove sarei andato a finire.

«Invece sì, Li, devo ringraziarti. Perché… Perché tu ci sei sempre stato. E ci sei ancora. E questo è molto importante per me… Questa è la nostra amicizia. E ci sarà sempre.»

Oh, no…

E adesso, come avrei potuto parlarle? Come avrei potuto rivelarle che l’amavo da sempre, e poi dirle che, pur odiando quella prospettiva, presto avrei dovuto lasciarla?

Perché, purtroppo, le cose stavano così. Non avevo più alcun compito in Giappone, e le mie sorelle mi avevano già contattato per chiedermi di tornare a casa. Avevo deciso di rivelarle i miei sentimenti perché non sopportavo l’idea di andarmene senza parlarle… Ma ora? Ora cosa dovevo fare?

Ora non potevo fare più nulla.

Distolsi lo sguardo. Mi alzai e mi affacciai al finestrino, lasciando che il vento mi frustasse il viso e sperando che si portasse via tutto il rossore che mi sentivo addosso. Dopo pochi istanti, sentii un movimento accanto a me, e mi ritrovai Sakura al fianco. Vicinissima. La guardai e la vidi sorridere, con lo sguardo che vagava lontano, fuori dal treno. Quanto era bella… Mi costrinsi a toglierle gli occhi di dosso; ma poi, lentamente, lei scese a posarmi la testa sulla spalla. Mi sentii evaporare.

Restammo lì per un bel pezzo, in piedi, l’uno accanto all’altra, con il vento sul viso e tra i capelli.

Sarebbe stato davvero il momento perfetto…

Ma cosa sarebbe successo dopo?

Ero davvero in grado di affrontare la sua reazione?

Ed ero davvero in grado di farle capire quanto disperatamente l’amassi?

Così passò il tempo e passò buona parte del viaggio, tra domande senza risposta e parole che avevano paura di uscire allo scoperto. E così, quando Tomoyo tornò nello scompartimento, io avevo sprecato l’occasione, come mille altre volte.

Al sentirla entrare, Sakura si sollevò dalla mia spalla e si voltò.

«Ehi, Tomoyo… Alla fine ce l’hai fatta! Credevo non tornassi più…»

Tomoyo sorrise allegramente mentre spostava lo sguardo da lei a me.

«Oh, ci ho solo messo un po’ più del previsto. Ma comunque immagino che siate stati bene anche senza di me.»

Avvampai, rendendomi conto che doveva aver visto Sakura con la testa sulla mia spalla. Chissà che cosa diavolo aveva capito… Sakura, dal canto suo, non fece una piega. Rise serena, mi guardò e disse poche parole, luminose come un fiotto di luce nella nebbia.

«Sì, sono stata benissimo qui con Li.»

La guardai sedersi di nuovo nel suo posto e mettersi a trafficare con la borsa. Quel suo sorriso mi incantava ogni volta. Era come se tutto intorno sparisse nel nulla, perché tutto diventava nulla in confronto a lei. Lei era speciale, era unica; ed era ormai da una vita che lo sapevo, che sapevo di amarla. Continuai a guardarla finché mi accorsi che, da dietro le sue spalle, Tomoyo stava cercando di attirare la mia attenzione.

“Gliel’hai detto?”, articolò solo con le labbra.

Scossi la testa.

Lei sembrò decisamente contrariata. O sconfortata.

Sospirai tra me e me e tornai a guardare fuori dal finestrino. Per Tomoyo era tutto troppo semplice. Ma lei non sapeva, non poteva capire come mi sentivo. Non sapeva dei miei dubbi, dei miei ripensamenti, delle mie aspettative e delle mie paure. Non poteva sapere, perché nemmeno io avevo le idee chiare…

Sarebbe stato un lungo weekend.

 

 

Come avrete constatato, questo capitolo è solo una sorta di prologo, quindi non è che succeda chissà che… Però, se decidete di continuare a leggere, vedrete che la storia si farà man mano più dinamica.

Prometto di inviare il secondo capitolo molto presto. Io ho già tutta la storia pronta, ma se la pubblicassi subito tutta, dove sarebbe il bello della long-fic? Comunque non voglio essere troppo cattiva, non vi lascerò troppa suspense…!

Un grazie in anticipo a chi deciderà di recensire…

Alla prossima!

   
 
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