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Autore: Mitsuki91    21/09/2013    1 recensioni
“La prima impressione che Sara Moon ebbe dell’uomo fu di severità. Il suo nome ricalcava bene il suo essere, ma, a differenza di tutti gli altri suoi compagni di casa, Sara non lo odiava a prescindere, né ne era spaventata.”
*
Ha partecipato al "Contest del banale" indetto da MedusaNoir sul forum di EFP, poi annullato per mancanza di partecipanti.
*
Severus/OC
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Colin Canon, Ginny Weasley, Nuovo personaggio, Severus Piton
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4, II guerra magica/Libri 5-7
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Il suo quarto anno si rivelò deprimente sotto diversi punti di vista, un po’ come quello di tutti i suoi compagni. La Umbridge la faceva da padrona e non permetteva loro di usare incantesimi difensivi, tanto da allargare il malumore già circolante.
Lord Voldemort era tornato e la scuola era divisa a metà fra chi aveva fiducia in Harry e chi invece era scettico. Lei, ovviamente, insieme a Ginny e Colin, supportava il suo compagno di casa. A tal proposito avevano litigato furiosamente con i loro compagni: Annie, che era diventata la ragazza ufficiale di Adrian, credeva a quest’ultimo e non voleva sentir ragioni; così come David e John, che ritenevano impossibile diffidare del Ministero.
Le loro opinioni era così divergenti, la litigata era stata così accesa, che fra di loro non si erano più rivolti la parola, arrivando addirittura a togliersi il saluto.
“Sai, Sara… Non vorrei dovertelo dire, però… Credo che tu debba darci un taglio con la tua cotta per Piton. Davvero.”
La ragazza alzò lo sguardo dal giornale, osservando perplessa Ginny.
“Che stai dicendo?”
L’amica si fece ancora più vicina, cercando di non farsi sentire da orecchie indiscrete.
“Ecco… Il professor Piton era un Mangiamorte, no?”
Sara continuava ad essere perplessa.
“E allora? Silente si fida di lui. Ha cambiato parte.”
“Ma insomma!” esclamò Ginny, nervosa. Fece vagare lo sguardo per la Sala, stando attenta a che nessuno le sentisse “Già non capisco come tu possa essere tranquilla dopo che ti ho rivelato che Severus era un Mangiamorte…”
Sara appoggiò il giornale sul tavolo e toccò la fronte con una mano. Sospirò.
“Ne abbiamo già discusso, Ginny. Come di tutto il resto. Silente si fida del professor Piton, ma non è solo questo. Io lo conosco. Forse non a fondo, forse non bene, ma converrai con me che, come studentessa, lo conosco meglio di chiunque altro. Lui è una persona gentile. Devi ficcartelo bene in testa, Ginny: è scostante e burbero solo all’apparenza, in realtà scommetto che ha il cuore più grande di tutti noi assieme.”
Ginny incrociò le braccia, piccata.
“Certo. E sono apparenti anche tutti i punti che toglie a Griondoro, vero?”
“Tutti i professori tolgono punti.”
La ragazza alzò gli occhi al cielo.
“Basta. È impossibile parlare con te. Ricorda solo una cosa: ho ragione io, ne avrai la prova.”
“Certo, certo.” le disse Sara, agitando una mano.
“Non fare quella che dà ragione agli scemi.”
“E allora tu non fare la scema.”

***

Il professor Piton, vedendo che Sara si ostinava ad esercitarsi negli incantesimi pratici di Difesa con le Arti Oscure, decise di aiutarla.
La ragazza si impegnava al cento per cento e, ogni volta che un incantesimo le riusciva, gratificava il professore con un sorriso sincero. L’uomo sorrideva compiaciuto, come quando un suo studente Serpeverde riusciva perfettamente nella sua materia, e Sara si beava di quel sorriso ricambiato, mettendoci sempre più impegno nell’esercitarsi. Era un circolo virtuoso.
Così, quando venne creato l’ES, lei si dimostrò sin da subito una delle allieve più promettenti. Con alcuni incantesimi minori se la cavava già bene anche alle prime lezioni, e al massimo perfezionava mira e potenza, riuscendo già ad Ostacolare e Schiantare senza alcuno sforzo.
Solo quando arrivarono a lavorare su incantesimi più complessi si trovò in seria difficoltà.
“Avanti, devi solo concentrarti su un ricordo felice.” la spronò Harry, passandole accanto.
“Ci sto provando!” esclamò lei, sbuffando, irritata dagli insuccessi.
“Quell’umore non ti aiuterà di certo.” le disse Ginny, mentre il suo cavallo d’argento galoppava nei dintorni.
Colin, invece, come lei, non era ancora riuscito a produrre nulla di decente, se non uno sbuffo di vapore.
“Grazie, eh.” rispose Sara, sempre più abbattuta e irritata.
Raccolse le forze, chiudendo gli occhi.
Un ricordo felice… Felice…
Il volto di Severus Piton le balzò davanti agli occhi. Pensò a quando stava in silenzio a leggere un libro mentre lei faceva i compiti. Pensò a quella mezza canzone che avevano ballato l’anno prima, alle sue mani sui fianchi. Poi vide l’espressione compiaciuta di quando era riuscita ad apprendere perfettamente l’incanto Reductor. Si figurò la sua possibile espressione di fronte ad un Patronus Corporeo e, senza rendersene conto, sorrise.
“Expecto Patronum!”
Prima ancora di aprire gli occhi capì che ce l’aveva fatta, sentendo il gridolino eccitato di Ginny.
Era un animale che aveva già visto fra quelli degli altri, anche se…
“È una cerva!” esclamò Harry, agitando la bacchetta e facendo comparire il suo Patronus.
“Hai ragione.” disse Sara, sorridendo.
“Chissà che significa.” intervenne Colin, che si era arreso e non stava neanche più tentando di produrre l’incantesimo “Per caso ti piacciono i cervi?”
“Non lo so. Non particolarmente. Insomma, non ci ho mai pensato… Credevo che sarebbe stato un gatto, sinceramente.”
“Bah.” disse Ginny “Neanche io sapevo che sarebbe stato un cavallo, se ti consola.”
“Il mio è un cervo perché è associato a mio padre.” concluse Harry “Anche tu avrai i tuoi motivi, magari ancora non li sai. Anche io l’ho scoperto dopo.”
“Beh, c’è tempo.” ripose lei, sorridendo per il suo successo.

***

La battaglia al Ministero era cominciata.
Era stato strano volare a cavallo di una creatura invisibile; era stato strano addentrarsi in un luogo così silenzioso e senza che nessuno li fermasse; ma ora non c’era tempo per riflettere sull’assurdità della situazione… Sara doveva solo pensare a combattere, a schiantare quanti più Mangiamorte possibile, a ritrovare gli altri e ad andarsene da quel luogo, con o senza profezia.
Ginny si era slogata la caviglia, Ron sembrava impazzito e Hermione era svenuta. Neville sanguinava dal naso e Luna sembrava l’unica illesa, così loro due cercarono di radunare gli altri per evitare che capitasse loro qualcosa di brutto.
Alla fine, in ogni caso, si ritrovarono tutti nella stanza con l’arco, la bacchetta alla mano, urlando incantesimi su incantesimi mentre cercavano di rimanere in vita. Sara si accorse con sollievo che altra gente stava arrivando, gente che era dalla loro parte. Remus Lupin, che conosceva per via del suo incarico da professore, si frappose fra lei e Bellatrix Lestrange; così la ragazza cercò di individuare Luna e gli altri e, nel contempo, di non farsi colpire da nessun incantesimo oscuro.
Vide Neville in seria difficoltà, senza bacchetta e con il naso rotto, così corse nella sua direzione appena in tempo per parare una maledizione. Poi sentì Harry urlare, vide un lampo di luce rossa e non fece in tempo a schivarla.
Batté la testa e l’ultimo suo pensiero fu quello di doversi rialzare, prima di perdere definitivamente i sensi.
Quando riaprì gli occhi, vide del bianco attorno a sé. Ci mise un secondo per mettere a fuoco, poi si rese conto di essere in infermeria.
Una macchina nera alla sua destra attirò la sua attenzione. Voltandosi, scoprì che era niente di meno che Severus Piton, che stava seduto composto e la osservava.
“Severus!” esclamò.
“Irriverente come al solito?” chiese lui, alzando un sopracciglio.
Sara si rese conto di averlo chiamato per nome e arrossì. Cercò di sistemarsi meglio sui cuscini, ma sentì una fitta di dolore alla testa.
“Non agitarti.” le disse il professore.
Per un momento, Sara credette di vedere l’ombra della preoccupazione negli occhi neri del professore.
“Visto che sono appena scampata da morte quasi certa, posso permettermi di chiamarti per nome, giusto?” chiese, facendo gli occhioni dolci.
Lui alzò lo sguardo al cielo.
“Non rigirarti la frittata come vuoi.”
“Uh! Un modo di dire babbano!”
“E allora?”
“Allora nulla. Che ci fai qui, comunque?”
“Sono venuto a vedere come stavi. Ma forse facevo meglio a starmene in ufficio.”
“Dai, non dire così.”
Sara allungò una mano e la appoggiò su quella del professore, che però si ritrasse. Lei fece finta di nulla e continuò a sorridere: anche se per un momento, il fatto di essere entrata in contatto pelle contro pelle le aveva dato un brivido.
Dopo qualche istante di silenzio, in cui Sara aveva fatto vagare lo sguardo e si era resa conto che Ron e Hermione dormivano profondamente nei letti accanto al suo, il professore parlò.
“Perché l’hai fatto?”
“Fatto cosa?”
“Lo sai. Andare al ministero.”
Lei lo guardò intensamente.
“Harry era agitatissimo. Era questione di vita o di morte.”
“Potevi tornare a cercarmi.”
“Ma tanto sei stato tu ad avvertire l’Ordine, no?”
Severus rimase stupito per un momento, poi si fece pensieroso.
“E tu cosa sai dell’Ordine?”
“Nulla. Ho sentito una volta Ginny parlarne ad Hermione, ma… Non mi ha mai voluto dire niente. Ha detto che dovevo dimenticarmene.”
“Esattamente.”
Sara si alzò di scatto a sedere, ignorando il mal di testa.
“Ma io voglio esserci! Voglio partecipare! Se dobbiamo combattere Tu-sai-chi, allora…”
“Sei una ragazzina. Non combatterai proprio nessuno.”
“Eppure mi pare che stasera io l’abbia fatto!”
“E non avresti dovuto!”
Sara rimase spiazzata di fronte al tono di voce di Severus. Si era arrabbiato.
Lei abbassò lo sguardo, pensierosa.
“E invece devo. Bisogna combattere, Severus; c’è una guerra, sta iniziando.”
“È una cosa seria, non un gioco da bambini!”
“Proprio per questo. Credi forse che me starei ferma e buona mentre altri si divertono a condizionare non solo il mio futuro e di chi mi sta intorno, ma il destino dello stesso mondo magico? Bisogna combattere.”
Il suo sguardo era così ardente e deciso che a Severus, ancora una volta, venne in mente quello duro di Lily, quando gli aveva detto che avevano scelto due strade differenti. Bastò un battito di ciglia e gli occhi, prima verdi splendenti, diventarono di nuovo azzurri e innocenti.
Quelle sensazioni lo stavano turbando profondamente. Sara e Lily erano due persona diverse, questo lo aveva ben presente. Nessuno sarebbe potuto mai essere come lei, come la donna di cui era innamorato… Eppure, ogni tanto, le loro immagini si sovrapponevano in modo così spontaneo da essere fastidioso e irritante.
“E poi, che succederà?” chiese, cercando di riordinare le idee.
“Dopo cosa?”
“Dopo che avrai combattuto.”
Sara sembrò rifletterci un attimo, poi alzò il viso e sorrise, un sorriso così luminoso che, ancora una volta, fece andare l’uomo in confusione.
“Beh, forse verrò nel tuo ufficio, appoggerò i libri e tu mi aiuterai con i compiti… Poi arriverà l’ora del the e mi porterai la solita tazza, ma stavolta con anche un bel piatto pieno di Cioccocalderoni…”
Severus alzò un sopracciglio.
“Tutto qui? Rischieresti la vita per un piatto di Cioccocalderoni?”
“Certo che no. Rischierei la mia vita per poter continuare a vivere in questo modo, anzi, forse anche in modo migliore. Sono le piccole cose a fare la felicità, non trovi? Il male bisogna estirparlo alla radice, perché rischia di compromettere tutto e di causare sofferenza alla base, ma una volta sconfitto non c’è bisogno di avere gloria e onori, quanto di continuare a vivere serenamente con le cose che più ci hanno fatto felici.”
“Interessante.”
“Trovi anche tu, Sev?”
Sentendo quel nomignolo, l’uomo si irrigidì completamente, stringendo le mani a pugno.
“Ehi, che succede?” chiese Sara, preoccupata.
“Non farlo. Non farlo mai più.” esclamò lui, alzandosi. Le labbra erano diventate una riga sottile e gli occhi sembravano mandare lampi.
“Cosa…?”
“Non chiamarmi mai più in quel modo.” disse, prima di voltarsi deciso e di marciare fuori dall’infermeria, prima ancora che lei potesse rendersi conto dell’accaduto.
Come l’altra volta.
“… Anche questo è un pezzo del tuo cuore?” sussurrò Sara, mordendosi il labro inferiore e guardando la porta da dove l’uomo era appena uscito.

***

Dopo due giorni passati in infermeria, Sara aveva avuto dei dubbi. Durante tutte le ore di lezione si era interrogata sul fatto se fosse o meno il caso di andare dal professor Piton, come al solito, facendo finta di niente, oppure di evitare.
Alla fine aveva ceduto. Aveva osservato una sconsolata Gnny scuotere la testa e si era diretta quasi correndo verso i sotterranei. Aveva bussato.
“Avanti.”
Era entrata come al solito, si era seduta al solito posto, aveva aperto i libri.
Il professore stava correggendo dei temi e non aveva detto una parola.
Andarono avanti così per qualche ora, fino a che non venne il momento del the. Il professore si alzò e andò a prepararlo, come al solito.
Quando Sara vide che l’uomo aveva appoggiato la tazzina davanti a lei, alzò lo sguardo. Severus si scostò e, con la bacchetta, diresse un vassoio lievitante che aveva alle spalle verso la scrivania.
Sara sorrise.
Era pieno di Cioccocalderoni.
   
 
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