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Autore: I Biscotti Inflessibili    26/09/2013    2 recensioni
È difficile accettare uno spiraglio di felicità in una vita che è stata costellata di sofferenze e continue privazioni, e Thorin sarebbe disposto perfino a rinunciare al suo amore, per non condannarla a sprecare la sua vita con un vecchio Nano austero come lui. Thorin sarebbe pronto a liquidare l'amore della sua vita come il capriccio di un vecchio burbero, ma Meg non è dello stesso avviso. E' così che nasce una serie di storie dedicate al re dei Nani più burbero del creato e alla sua alta compagna.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Thorin Scudodiquercia
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Giovane, coraggiosa e poco saggia'
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Note: Da una drabble abbiamo ottenuto una piccola raccolta. Sempre zio Thorin e sempre l'umana Meg di Pontelagolungo! Solite raccomandazioni sul fregare i personaggi altrui: siamo carine, ma mordiamo a sangue!

Prompt: Aria di temporale. Citazione: “Scava dentro di te e scopri se ciò che desideri è ciò di cui hai bisogno” ('La principessa e il ranocchio').

Meg si trovava da poco a Erebor. Guardandosi indietro si sorprendeva della velocità con cui le cose si erano sistemate, alla fine. Nonostante i dubbi, nonostante i pessimi auspici di molti, l’umana di Pontelagolungo si era adattata bene a vivere dentro ad una montagna. Faticava ancora a sentirsi regina, ma sua cognata Dìs l’aveva rassicurata dicendole che avrebbe avuto tutto il tempo del mondo, per farci l’abitudine. In realtà, pensava Meg, il problema era che si sentiva parecchio inadeguata, soprattutto in confronto alla madre di Thorin, Norla: una creatura che semplicemente emanava autorevolezza ad ogni suo movimento, e che dopo tanto tempo riusciva ancora a metterla in soggezione.
Questa, a conti fatti, era l’unica cosa che riusciva ad impensierirla davvero. Non si sentiva né reclusa né soffocare, in quel mondo sommerso: i soffitti erano sempre così alti, le stanze così ampie… anche la luce era tanta, molta più di quella che ci si sarebbe aspettata scendendo nelle viscere della terra. Quanto al caratteraccio dei nani… beh, ne aveva sposato uno, ed era una scelta di cui non si sarebbe pentita. Come per gli uomini ve ne erano di buoni e di meno buoni, ma era stata accolta con tutti gli onori e tutte le cortesie, dopo la diffidenza iniziale, e non era una cosa che avrebbe facilmente dimenticato.
Non riusciva a non sorridere delle gentilezze che il suo re le riservava. La facevano sorridere anche i modi in cui lui cercava di nascondere a chiunque questo suo lato di sé, mostrandosi sempre al mondo come un burbero nano con un caratteraccio, cosa che, in effetti, era per la maggior parte del tempo. “Non hai motivo di sospirare, Meg, sarà di ritorno presto.” Lo sguardo furbo che aveva assunto Dìs mentre la distraeva dai suoi pensieri le confermava come, per le persone più vicine a Thorin, tutti i tentativi di nascondere la sua vera natura fossero inutili.
“Lo so, l’ha promesso.” Per certi versi, era stata quasi lei a doverlo spingere fuori dalla Montagna. Thorin era sembrato assai preoccupato all’idea di lasciarla da sola. Eppure erano stati avvistati orchi a sud ovest, ed era meglio andare ad assicurarsi che non si avvicinassero troppo ai confini.
Dìs annuì silenziosa, con un sorriso soddisfatto. “Ti ho portato questo, per ingannare l’attesa. Credo sia ora che tu incominci ad imparare la lingua della tua nuova gente.” Disse porgendole un libro. Meg lo sfogliò rapidamente, preoccupata. “Quanti anni mi ci vorranno, per imparare?” “Non saprei dire. Non molti si preoccupano di imparare il nanico.” Replicò Dìs, infastidita da quel pensiero. Poi si accomiatò, lasciando la giovane sola. Così, per occupare il suo tempo, Meg si mise a leggere, tranquilla e silenziosa, con le gambe incrociate sulla sedia, nascoste dalla sua lunga veste blu notte. Riuscì a distrarsi a tal punto da perdere la cognizione del tempo, ma fu un tuono a riportarla alla realtà. Rimase immobile, irrigidita. Non le erano mai piaciuti e nonostante essere dentro Erebor attutisse tutti i suoni del mondo esterno, la ragazza si sentì immediatamente spaurita. Non c’era niente da temere, soprattutto per via del luogo in cui si trovava, ma le paure covate fin dall’infanzia avevano radici profonde, anche in una ragazza curiosa come lei. Aveva piovuto tanto anche il giorno delle sue nozze, e ricordava di essersi stretta a Thorin con forza, quella stessa notte, un po’ per desiderio, e un po’ per paura. Strinse un po’ di più la consumata copertina del volume che aveva tra le mani, quando un nuovo tuono la fece tremare, e si trovò a desiderare che Thorin rientrasse presto. Era abbastanza orgogliosa da non voler mostrare ad altri la sua sciocca paura infantile, perciò riprese a leggere, stavolta con scarsa concentrazione, in attesa del suo re.

Ed era a lei, che il suo re stava pensando. La perlustrazione non aveva dato grandi risultati: solo un paio di orchi erano stati avvistati e facilmente rispediti dal luogo da cui erano venuti, con grande gioia di Fili e Kili, che avevano trovato il passatempo estremamente divertente. Passato il pericolo e avvertiti i primi tuoni, Thorin si fece nervoso, ed estremamente ansioso di rientrare nel suo regno. Naturalmente, non avrebbe mai osato ammettere ad alta voce il perché della sua fretta, ma fu inflessibile nel richiamare a sé i nipoti. “Potremmo andare a vedere se ce ne sono altri. In fondo è solo un po’ d’acqua” obiettò Fili, passandosi una mano sui capelli.
“Non è necessario. Sono stati mandati in avanscoperta, e avranno abbastanza da riferire.”
“Potrebbero tornare.” Insistette Kili, alzando la voce per farsi sentire sopra ad un tuono particolarmente violento.
“Non oggi.” Thorin non parlò con il tono dello zio, ma con quello del re, e i due fratelli alla fine si rassegnarono a rientrare ad Erebor, dopo essersi scambiati uno sguardo perplesso.
La strada verso casa sembrò non terminare mai, per Thorin, e quando si ritrovò dentro la sua Montagna, ormai fradicio, fu con tono rude e quasi feroce che chiese dove si trovava Meg, lasciando Dìs sorpresa. Non rispose ad alcuna domanda, non ascoltò alcuna richiesta, non si fermò finchè non raggiunse gli appartamenti della sua regina, facendo irruzione all’interno come se si trattasse di un intero esercito, e non un nano solo. Fu abbastanza rumoroso da far sussultare la sua consorte, rigidamente seduta.
Meg si voltò, e il libro le cadde dalle mani.
Un altro tuono, in lontananza, impedì ad entrambi di parlarsi ancora per un momento, ma diede alla giovane la spinta per alzarsi ed avvicinarsi per abbracciarlo.
“Ti bagnerai.” Disse Thorin, stringendola a sé.
“Non importa.” E non importava davvero, perché quello di cui aveva bisogno era lì.
“Mi dispiace che tu ti sia trovata da sola.”
“Era inevitabile immaginare che sarebbe successo prima o poi. Non puoi essere sempre la mia chioccia.” Rispose Meg, infinitamente più serena. “Stai bene? Per favore, dimmi che non sei tornato indietro per me.” chiese, accarezzando il volto del nano.
“Erano solo due vedette, e come tali sono state rispedite al mittente a riferire che Erebor non è alla loro portata.” Rispose il nano. “Inoltre, non devo giustificare le mie decisioni come re.”
Meg rise. “Non hai detto a nessuno perché hai voluto rientrare, dunque?” conosceva abbastanza bene Thorin da conoscere in anticipo la risposta, e Thorin stesso si limitò a sorriderle, complice. Potevano permettersi di dividere quel piccolo segreto.
“Devo tornare ai miei doveri, Meg.” Le disse, dopo un po’, prendendole la mano.
“Lo so.” Annuì lei, pensierosa.
“Ma del resto, in qualità di regina, credo sia ora che tu cominci ad assistermi nel governo del regno.”
“Ne sei sicuro?”
“Non ho corso sotto la pioggia per lasciarti sola in una stanza.” Thorin la strinse a sé, e Meg potè sentire l’odore della pioggia sui capelli del marito; sentì di nuovo il tuono, e non ne ebbe paura.
  
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