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Autore: PeaceS    26/09/2013    15 recensioni
« Ogni volta che penserai che ti ho abbandonato, ti basterà guardare questo segno per ricordarti che tornerò. Non so’ quando, Draco, e nemmeno se mi vorrai ancora quando lo farò, ma io tornerò sempre da te » gli promise, senza mai distogliere lo sguardo dal suo.
Draco abbozzò un sogghigno placido, quasi dolce e in contrasto con i suoi occhi… tristi.
« Certo che tornerai sempre da me, Mezzosangue. È così che deve andare » mormorò con voce roca, sbilanciandosi appena quando lei gli buttò le braccia al collo, impetuosa.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Draco Malfoy, Il trio protagonista | Coppie: Draco/Hermione, Harry/Pansy, Luna/Ron
Note: Movieverse, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
Capitoli:
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Angolo Autrice:
Non sono mai stata così triste in vita mia.
La fine di “Io sono di legno” è la fine di qualcosa in cui ho creduto realmente, fin dall’inizio; questa storia mi ha fatto conoscere persone meravigliose, come la mia Debora, e mi ha aiutato a credere in me stessa.
“Io sono di legno” è stata la prova che – anche se perdendomi in alcuni capitoli – se voglio… beh, posso ed è questa l’unica cosa che conta per me.
Voglio ringraziare le meravigliose lettrici, anche passeggere, che hanno letto questa storia, per curiosità – per sfizio – perché vi andava di farlo.
Voglio ringraziare le meravigliose “160” persone che mi hanno messe nelle seguite, le “22” nelle ricordate e le “52” nelle preferite: la maggiore di voi non hanno recensito, ma con questo piccolo gesto mi avete dimostrato che ci siete, che mi avete dato fiducia – dato fiducia alla mia storia – e io non finirò mai di ringraziarvi. Avete alzato la mia autostima e avete reso reale i personaggi che hanno vissuto in questi capitoli… dal primo all’ultimo.
E infine, ma non meno importante, vorrei ringraziare le ragazze che hanno recensito questo racconto: chi ha pianto con me, chi ha riso con me… chi ha bestemmiato quando qualcosa non andava come si voleva, chi ha mandato al diavolo Blaise perché di più idiota non ce n’è; vi amo dalla prima all’ultima, senza distinzioni, perché siete voi l’anima di questa storia.
Perché grazie a voi è andata avanti e si è mantenuta viva.
A Herm_Malfoy, che ha persino creato un gruppo in mio onore; grazie di tutto, di essermi diventata amica, di seguire e amare ogni cosa che io scriva.
Mi hai spronato, lusingato e sei stata al mio fianco sempre, in ogni capitolo, anche quando nessuno recensiva e tu eri l’unica a farlo. Anche quando ti mandavo degli anticipi, ti mostravo dei progetti futuri, e tu ne sei sempre apparsa entusiasta.
Grazie a questa storia ti ho conosciuta e non smetterò mai di ringraziare. Sei speciale e grazie di tutto, davvero.
A Streghetta_31, perché mi ha seguito e mi ha sempre detto ciò che pensava dei miei capitoli; non c’è mai stata una volta in cui mi hai detto “non mi piace” e non c’è stata una volta in cui non mi sia battuto il cuore ad ogni tuo complimento. Grazie per essere arrivata qui. Grazie per ogni parola spesa per me.
Grazie a GiulioValerio95, che è arrivato all’ultimo minuto e Kami sama, che a tempo record ha recensito tutto. Grazie, grazie e grazie.
E infine grazie ad Annalisa e Roberta, che hanno le mie stesse passioni e che condividono con me tutto, anche la loro vita, il loro cuore.
Loro hanno corretto i vuoti delle mie trame, loro mi hanno convinto a pubblicare ogni cosa scrivessi, ogni cosa mi passasse per la mente… loro sono convinte che ogni cosa scriva sia importante, bella, speciale.
Vi amo, infinitamente.
E, per la cronaca, ci sarà un sequel – sì, ci sarà – e lo pubblicherò tra un po’ di tempo; non so’ se ci saranno le stesse persone a seguirmi, quindi io vi saluto qui.
Grazie ancora a tutte voi, di immenso cuore.
Buona lettura.

 
Capitolo XXI –
The End
 
Il fatto che, appena finita la battaglia – con studio ed esami a seguito – i ragazzi non si fossero staccati gli uni dagli altri la diceva lunga di quanto poco apprezzassero la fine della scuola.
In realtà era arrivata un po’ la fine di tutto.
La fine delle cazzate da adolescenti, la fine dello studiare sempre all’ultimo minuto – e poi avere un brutto voto al compito – quello del Quidditch, dello sfuggire dai fantasmi burloni della scuola.
Era arrivata la fine dei rimproveri dagli insegnanti, di dormire nella stessa camerata e stare svegli fino all’alba, magari a bere, magari solo a guardarsi negli occhi e ridere.
Insieme alla fine di Hogwarts, era arrivata anche la fine della loro adolescenza: stavano varcando la linea degli adulti, mettendo fine alle botte, gli insulti, i primi amori.
Era tutto lì, in quel sole estivo che accarezzava i volti di tutti loro.
All’entrata della scuola, proprio sotto le arcate che avevano visto la battaglia, le foto di Neville, Seamus, Goldstein, Corner, Lavanda, la Abbott, Mcmillan, Harper, Derrick, Hagrid, Terry, Asteria e Daphne erano state attaccate ai mattoni di pietra, drappeggiate da tendoni neri che non incupivano i loro volti sorridenti.
Avevano perso così tanto e avrebbero perso ancora di più se Blaise non si fosse svegliato dal suo coma; i loro volti sorridenti, la determinazione con cui avevano affrontato l’ennesima battaglia, era viva nei loro sguardi catturati dall’obbiettivo e – la Mcgranitt – si era assicurata che nessuno di loro sarebbe mai stato dimenticato.
Un encomio speciale, insieme all’Ordine di Merlino, era stato consegnato ad ogni famiglia e alla nonna di Neville, rimasta sola, ed era stato dato ogni aiuto possibile a tutti loro.
Ma non era possibile riprendersi.
Blaise zoppicava ancora e aveva lo sguardo perso nel vuoto un po’ troppo spesso, proprio come Pansy e Draco. James mangiava poco e niente dalla morte di Terry e Harry cercava di prendersene cura più che poteva, mantenendo la promessa fatta all’amico prima che venisse ucciso.
« Ancora non posso crederci che è finita » mormorò Ron, appoggiando il capo contro la corteccia del salice e alzando gli occhi azzurri al cielo.
Erano seduti tutti quanti nello spiazzato principale di Hogwarts, mentre aspettavano le carrozze per ritornare a casa… per cominciare una nuova vita.
Tutti tranne Theodore, che sembrava scomparso. Nessuno più l’aveva visto, semplicemente aveva preso le sue cose e se n’era andato da Hogwarts, senza dire nulla a nessuno, nemmeno Draco e Blaise.
Nessun indirizzo, nulla di nulla; solo un biglietto con scritto “mi dispiace”, macchiato di lacrime e forse qualcos’altro.
Hermione, che da quando era terminata la battaglia aveva preso il vizio di fumare, afferrò un pacchetto di sigarette dalla borsa a tracolla che indossava, accendendosene una alle rose con espressione pensosa.
« Chissà… chissà quando ci rivedremo » mormorò, prima che tutti gli occhi si posassero su di lei.
Aveva ancora il busto fasciato sotto la maglia di cotone che indossava e le occhiaie – la piccola cicatrice sul sopracciglio – quasi appesantivano il suo volto ancora provato dall’ultimo mese.
« Che vuoi dire con questo? Noi andremo a vivere insieme, te lo sei dimenticato? Avevamo deciso di prendere casa, io tu e Ron » disse Harry, aggrottando le sopracciglia e guardandolo confusa.
Pansy gli poggiò una mano sul braccio, intimandogli con lo sguardo di calmarsi ed Hermione si morse il labbro inferiore con forza, abbassando gli occhi sulle sue mani intrecciate.
Draco, al suo fianco, le accarezzò dolcemente la schiena, quasi come se volesse dirle che lui era lì. Che c’era sempre stato.
« No, Harry. Io devo andare via » bisbigliò, mentre Luna si staccava meravigliata da Ron e la fissava sorpresa.
James, tra le braccia di Harry, alzò gli occhi su di lei ed Hermione li vide colmarsi di comprensione « Oh, credo che tu abbia ragione » sussurrò, sorridendole un po’ triste.
Hermione strinse prima la mano di Harry e poi quella di Ron e li fissò orgogliosa, intenerita. Aveva il cuore colmo di tristezza e gioia.
« Ragazzi, non posso rimanere qui. I miei poteri aumentano e mi sono sconosciuti… non posso dominarli – non posso conoscermi – senza un aiuto e quell’aiuto sono le mie consorelle.
Non so’ dove siano né dove dovrò arrivare. Non so’ nemmeno quando tornerò a casa e mi dispiace; mi perderò ogni cosa, come lavorare insieme, comprarci una casa come tanto desideravamo… ma tornerò e so’ di ritrovare sempre i miei migliori amici ad aspettarmi, pronti a riaccogliermi » e non finì nemmeno di completare la frase che si ritrovò soffocata da braccia, baci, lacrime.
Non finì nemmeno di completare la frase che si ritrovò soffocata da gioia, dolore, ansia, amore.
Loro, insieme – tutti – erano amore.
« Casa nostra è dove sei tu » disse Harry, baciandole con dolcezza le labbra e sorridendole con il cuore a mille, perché era vero.
Hermione e Ron erano la sua famiglia da sette lunghissimi anni: dove c’era uno, c’era sempre stato l’altro e andava bene. Amava i Natali passati assieme, le partite di Quidditch vinte – quelle perse – le cene, i pranzi e le colazioni nel caos più totale.
Amava i rimproveri di Hermione, la leggerezza di Ron e tutte le toppe che erano riusciti a ricucire insieme, uniti.
Loro erano la sua casa, la sua famiglia… e questo non sarebbe mai cambiato, nemmeno tra cent’anni.
« Vi voglio bene, ragazzi! » miagolò Hermione, asciugandosi una lacrima birichina che le era sfuggita dallo sguardo bruno.
Pulendosi il pantalone dall’erba e alzandosi in tutta la sua statura, Hermione Granger alzò la bacchetta verso l’alto – puntata verso il cielo, in direzione del sole – e fissò con un sorriso la sua casa; le torrette svettanti, le mura di pietra e le arcate maestose: i corridoi infiniti, le scale a cui piaceva cambiare, le aule vuote – piene – e la Sala Grande che era stata il palcoscenico delle loro vicende. Dei loro intrighi.
Guardò la vita che aveva vissuto pienamente, dove aveva conosciuto Ron, Harry – il suo Draco – le persone che, amandola e odiandola, l’avevano resa quel che era ora.
Centinaia di diplomanti di tutti i dormitori si riversarono nel giardino, alzarono all’unisono – come lei – il braccio verso l’alto: la Mcgranitt li osservava a pochi metri di distanza, con la bocca screpolata tesa in un sorriso e gli occhi lucidi.
« Arrivederci, Hogwarts » mormorò, venendo seguita da tutti.
Non era un addio, no… ma un arrivederci. Un “ci rivediamo presto” perché casa sarebbe rimasta tale. Per sempre.
« Vale lo stesso per te? » bisbigliò Draco, al suo fianco, afferrandole la mano libera e facendo scaturire dalla propria bacchetta mille scintille colorate, le stesse degli altri studenti, che scoppiarono nel cielo come mille petardi.
Un saluto degno di essere considerato tale. Un omaggio a chi li aveva protetti e amati. Un omaggio alla donna magnifica che li fissava come una regina impetuosa – commossa – proprio a pochi metri da loro.
Hermione rovesciò il capo verso di lui, emozionata e Draco conobbe la risposta prima ancora che lei aprisse bocca.
Sempre.
« Ti amo » e fu abbastanza.
Troppi dicevano quelle parole per sfizio o per vizio, ma loro no, mai. Quella era la prima volta – dopo la battaglia e anche prima – che lei gli diceva “ti amo” con quello scintillio nello sguardo. Con quel sorriso sulla bocca.
E fu più che una risposta, ma una rassicurazione: perché se due come loro amavano, lo facevano forte, fino a farsi male – fino ad uccidersi – ed era per sempre.
« Ti amo » disse roco, facendola tremare: le gambe quasi le crollarono, ma lui la sostenette, ignorando gli sguardi. Ignorando chiunque che non fosse lei.
Che dicessero quel che volevano… era quella la prova del fuoco, quella che non aveva mai avuto il coraggio di affrontare: il giudizio degli altri, la paura di non essere mai abbastanza ora non erano niente.
Dicessero quel che volevano, lui ora aveva il cuore al posto giusto, dove avrebbe dovuto essere e amava.
Amava una regina dagli occhi bruni e i capelli crespi, con un sorriso splendente e un cuore enorme… che faceva per due. Che batteva per loro due.
Hermione gli buttò le braccia al collo, impetuosa e – sotto lo sguardo di chiunque, anche della preside – lo baciò passionale.
Il fuoco divampò in lei, li avvolse, li accolse, ma non li bruciò. Li fece suoi, li strinse, ma non li ferì.
Un applauso scrosciante seguì il loro bacio, ma nessuno dei due vi badò: si rubarono i respiri, il fiato, l’ossigeno, l’anima.
Si rubarono il cuore, la ragione, il senno.
« Un albergo ad ore prima che lei parta no, eh? » borbottò Blaise, beccandosi uno scappellotto da parte di Ginny e facendo ridere tutti gli altri.
« Guarda questa tua mentalità dove ci ha portato… » sospirò Ginny, melodrammatica, riavviandosi una ciocca di capelli rosso fuoco e scuotendo il capo con un sogghigno cattivo sulla bocca.
« Ehi, donna! Non offendere il frutto del mio seme! » sbraitò quello, fissandola indignato e strappando una risatina ad Harry e Pansy, che alzarono gli occhi al cielo.
« Non cambierai mai, Blaise » disse Pansy, prendendo Terry in braccio e lasciando che questo gli posasse la testa sul collo nudo.
Gli accarezzò il capo, con dolcezza.
Si sentiva tremendamente protettiva nei suoi confronti: era un bambino così piccolo e innocente, che non aveva mai avuto una famiglia, l’amore che essa portava… una madre.
Sì, Pansy si sentiva come una madre per lui e poteva quasi dire che lo adorava come una madre; il suo odore di bambino e i suoi sorrisi – in quel periodo così radi – erano un piccolo raggio di luce nel suo mondo.
« Com’è che a me molli calci quando voglio coccole e a lui te lo strapazzi quattro - cinque volte al giorno? » sibilò Harry al suo orecchio, facendola ridere di gusto per il ricordo che le aveva portato alla mente.
E l’uomo che la stava guardando eloquente era anche lui un eterno bambino, che aveva bisogno di una famiglia. Che aveva bisogno di essere amato.
« Harry, dolcezza… va’ all’inferno! » cinguettò melensa, strappando una risatina a James e un broncio adorabile da parte di Harry.
« Giuro, il tuo amore per me mi riscalda il cuore » proruppe sarcastico, catturando lo sguardo di Luna e Ron, che scossero il capo quasi all’unisono.
Harry… beh, Harry non aveva mai visto un amore dai romanzi rosa: si basava su Hermione e Malfoy, lui e Pansy, e a volte arrivava alla conclusione che l’amore non era sempre frasi e carezze, dolcezze e moine, ma anche passione e dolore. Gioia e ansimi. Baci e bestemmie.
Eppure, eppure, tutte le volte che guardava quei due sfiorarsi con un solo sguardo o prendersi per mano, capiva che l’amore dei romanzi rosa – quello che tutte le donne desideravano – esisteva davvero.
Non avevano bisogno di baci e carezze, di toccarsi perennemente o di accertarsi che l’altro fosse sempre lì… loro lo sapevano a priori, sembrava che uno ruotasse al centro dell’universo dell’altro e ad Harry sembrava di rivedere i suoi genitori. Adorava guardarli.
« Ehi, ragazzi, foto di gruppo! » urlò Dennis Canon e tutti si misero in posa.
Quando restituì la foto, loro capirono che la perfezione era lì: nell’abbraccio di Hermione e Draco, che fissavano l’obiettivo con due facce uguali e buffe. Nei sorrisi raggianti di Luna e Ron, che scioglievano il mondo solo a guardarsi e nella linguaccia di Ginny verso Blaise, che rispondeva alla smorfia con la bocca completamente aperta.
E in Harry, che aveva la mano appoggiata sul capo di James e il sorriso rivolto verso Pansy.
Sì, la perfezione era tutta lì… in quella che loro avevano imparato a chiamare famiglia.
   
 
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