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Autore: _LilianRiddle_    29/09/2013    3 recensioni
Eccomi tornata con una nuova storia, dopo tanto tempo. Questa volta mi sono dedicata ad una Dramione, un genere che io amo da morire. E' la prima, siate clementi ^^.
Dal testo:
"- Maledizione! – esclamò, preoccupandosi ancora di più vedendo Luna poco lontano da lui, priva di sensi.
S’inginocchiò accanto al ragazzo, che stava tentando, invano, di alzarsi.
- Fermo Malfoy, fermo. – cercò di trattenerlo Hermione, con le mani tremanti e le lacrime agli occhi, troppo preda delle sue emozioni per riuscire a formulare anche il più semplice degli incantesimi di cura.
Il ragazzo la scacciò malamente, tentando ancora una volta di alzarsi.
- Non ho bisogno del tuo aiuto, Mezzosangue. Ce la faccio da solo. – disse tentando di suonare cattivo e minaccioso, respingendo le sue mani.
- Zitto, Draco, zitto. – sussurrò Hermione. Il ragazzo sussultò sentendo il suo nome pronunciato proprio da lei, proprio da quella che avrebbe dovuto insultarlo e picchiarlo come avevano fatto quei ragazzi. E ne avrebbe avuto tutto il diritto, di questo era sicuro.
- Io non mi sono difeso, Hermione. – bisbigliò lui, prima di svenirle tra le braccia. "
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ginny Weasley, Harry Potter, Nuovo personaggio, Ron Weasley, Un po' tutti | Coppie: Draco/Hermione, James/Lily, Lily/Severus
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Saving each other - How to save a life'
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Capitolo VII.
 
 
Mancava una settimana a Natale. Ashling aveva amato il Natale fino a che i suoi genitori non erano stati uccisi la notte tra la vigilia e il 25 dicembre, quando aveva appena dodici anni. Dei comunissimi ladri erano entrati una notte nella sua bella casa sulle rive del Tamigi e avevano ucciso i suoi genitori mentre lei dormiva aspettando Babbo Natale. La mattina li aveva trovati riversi in una pozza di sangue sotto l’albero di Natale, insieme ai regali. La casa sottosopra, la cassaforte aperta, tutti i soldi spariti. Non aveva sentito niente. Non sapeva proprio che fare e quel senso di impotenza vedendo i suoi genitori morti ancora la accompagnava. Frequentava già Hogwarts, e corse dalla prima famiglia che le venne in mente: i Malfoy. Apparse la sera del 25 in lacrime e in preda ad un attacco di panico, senza bacchetta e ancora in pigiama. Quella fu la prima volta che vide Narcissa Malfoy togliere la sua maschera d’indifferenza dal viso. La fece entrare e, dopo aver chiamato Lucius, si fece raccontare che cosa era successo. Ashling dovette ricorrere a tutta la sua forza di volontà per raccontare quello che aveva visto e che pensava fosse successo. I coniugi Malfoy corsero subito a casa sua, lasciandola sola con Draco. Lei piangeva ancora e il piccolo Malfoy l’abbracciò stretta. Non la lasciò andare fino a che non tornarono Narcissa e Lucius. Da allora era sempre vissuta a Villa Malfoy.
Persa nei sui pensieri, Ashling non si accorse di essere arrivata fino alle rive del Lago Nero. In pieno inverno. Senza mantello. Non che le importasse molto, amava il freddo. Sperava solo di non ammalarsi. Non seppe per quanti minuti, od ore, rimase lì a prendere freddo. Improvvisamente, però, sentì una piacevole sensazione di calore all’altezza delle spalle. Si girò, incontrando gli occhi scuri di Neville. Il suo sguardo profondo le entrava dentro scoprendo parti di se stessa che neanche lei pensava di avere.
- Prenderai un malanno se stai qui fuori senza mantello. – disse, guardandola.
Distolse lo sguardo, Ashling, più per evitare che Neville vi leggesse troppe cose che per imbarazzo vero e proprio.
- Così lo prenderai tu. Non ho bisogno del tuo mantello. – sussurrò togliendoselo dalle spalle e porgendoglielo.
Lui alzò un sopracciglio, senza riprendersi il mantello che gli porgeva la ragazza. Ashling lo guardò accigliata, rimettendoselo su. Stava gelando.
- Allora, manca poco al Natale. Che farai? Hai già preso i regali? – chiese, dopo alcuni minuti di silenzio.
Ashling puntò gli occhi dentro le acque ghiacciate del lago.
- Odio il Natale da troppo tempo, ormai, per fare regali o per progettare feste. – rispose, malinconica.
- Perché? –
- I miei genitori sono stati uccisi la notte della vigilia. Stavano mettendo i regali sotto l’albero e si sono trovati nel posto sbagliato al momento sbagliato. Li ho trovati la mattina dopo. –
Neville rimase in silenzio, rimuginando su quello che gli aveva detto Ashling. La ragazza si morse un labbro, agitata. Non aveva raccontato mai a nessuno della sua storia, del suo passato. Solo Draco sapeva che cosa era successo. Perché si era aperta così con lui? Non avrebbe dovuto. Non voleva la sua pietà.
- Quanti anni avevi? – domandò ancora Neville, senza pietà e senza uscirsene con quelle frasi odiose della serie: “Mi dispiace”. Non è che ti dispiace, è che non si sa mai cosa dire in quelle situazioni. E lui se n’era uscito con una domanda.
- Ne avrei compiuti dodici a gennaio. –
- E dopo? Dove sei andata? Hermione mi ha spiegato, tempo fa, che quando succedono queste cose è un casino. Servizi sociali, mi sembra che li abbia chiamati. –
- Oh, sì. Ma io mi sono presentata a casa dei Malfoy. Vivo con loro da allora. –
- Anche se sei Nata Babbana? –
- Sì, certo. Sapevano dei miei poteri, avevo legato con Draco fin dal primo giorno a scuola e lui aveva parlato di me a loro. Hanno sistemato tutto, adesso risulto davvero loro figlia, se guardi nell’albero genealogico dei Malfoy. Sai… loro non sono così male come sembrano. Lucius… beh, lui ha davvero un carattere di merda, ma in fondo è solo un uomo che ha sbagliato tutto nella vita. Ha sbagliato scelte, ha sbagliato parte, ha sbagliato ad allevare suo figlio. E Narcissa,  lei non è così fredda come sembra. È solo che non sono abituati a mostrare le loro emozioni. –
- Tu non sei come loro. –
- Io non sono una Malfoy. –
Sospirò, annuendo. Lo osservò bene, come in Sala Grande non ero mai riuscita a fare, lontana com’ero e con tutte le teste in mezzo. Si era alzato molto e al posto del fisico da bambino che mostrava fino a pochi mesi prima, adesso dava sfoggio di un corpo tonico e non troppo muscoloso. Teneva i capelli corti, ma un ciuffo riusciva sempre a finirgli sull’occhio destro, dandogli un’aria molto affascinante, accentuata anche dal fatto che portava la barba corta. La guerra lo aveva reso uomo, lo aveva temprato, e non rimaneva più niente del Neville Paciock che al primo anno perdeva il suo rospo un giorno sì e l’altro pure. A guardare bene, però, un certo tratto nel suo atteggiamento, quella timidezza velata, le faceva ricordare quanto ancora era giovane. Quanto ancora erano piccoli, tutti e due. Entrambi avevano perso i genitori, entrambi avevano combattuto da soli, più per proteggere i loro amici che per se stessi. Ashling si stupì a pensare che sapore potessero avere le sue labbra piene.
- Lui a chi somiglia? – chiese all’improvviso Neville, facendo sobbalzare la ragazza.
- Lui chi? –
- Malfoy. Draco. Assomiglia di più a Narcissa o a Lucius? –
- Perché lo vuoi sapere? –
- Voglio capirvi. A voi che eravate dall’altra parte. A voi che avete il Marchio Nero. E sono anche curioso. –
Ashling si passò una mano sull’avambraccio sinistro, proprio lì dove sapeva esserci il Marchio. Il suo Marchio personale.
- Io non ho mai avuto il Marchio Nero. –
- Tu hai un altro tipo di Marchio. Sempre di Marchio si tratta, non trovi? Quelle cicatrici non verranno più via. –
Lo guardò. Solo un attimo, poi tornò ad osservare lontana, persa in qualche pensiero.
- Draco bisogna osservarlo bene per capire a chi somiglia. A prima vista, da come si mostra, sembra la copia sputata di Lucius. Per questo è odioso. Ma adesso. Quello che stai vedendo adesso, per quanto distorta, è un’immagine molto più simile al vero Draco rispetto a quella che hai visto fino ad adesso. Lui non è solo Malfoy, è anche Black, ed è molto più simile a Narcissa che a Lucius. Penso che questo sia un bene. –
Neville non rispose, pensando a quello che la ragazza gli aveva detto.
- Non dovresti parlare con me, sai Neville? –
- E perché mai? –
- Beh, le solite cose. La gente ti eviterebbe. Hai parlato con una Serpeverde, amica di Malfoy, forse strega più brillante del secolo, peccato che ero dalla parte sbagliata. Beh, dopo Hermione, comunque. Quella donna è veramente qualcosa di assurdo. Non potrei mai eguagliarla. –
- Non mi importa quello che dirà la gente. Io voglio conoscerti. –
Ashling sorrise, il primo vero sorriso dopo un sacco di tempo.
- Dovrà faticare per tirarmi fuori quello che ho dentro, signor Paciock. – disse con un mezzo sorriso.
Anche Neville sorrise, illuminando i suoi occhi marroni.
- Sono sempre stato un instancabile lavoratore, signorina Lloyd. –
La ragazza sorrise, compiaciuta.
- E ora, se non ti dispiace, vorrei fare un salto con te nelle cucine, visto che ci siamo saltati la cena. – riprese Neville.
- Io… io non ho molta fame. – bisbigliò Ashling, avviandosi verso il castello.
- Non puoi continuare a non mangiare. Quindi, ora vieni con me. Forza. – disse prendendola per mano e trascinandosela dietro.
Ashling rise. Rise tanto, come non faceva da troppo tempo. E Neville con lei, sostenendosi a vicenda. Forse le cose non andavano così male.
 
***
 
22 dicembre 1999.
Draco Malfoy guardava sua madre. Ashling, di fianco a lui, andava avanti e indietro fumando come un mantice. Erano appena tornati a casa con l’Espresso di Hogwarts per le vacanze di Natale. Non avevano fatto in tempo a mettere piede a Malfoy Manor che su di loro si era abbattuta la catastrofe.
“Quest’anno festeggeremo il Natale con mia sorella Andromeda”, aveva affermato Narcissa Malfoy, facendo entrare in casa i due giovani. Quella frase, già da sola, aveva mandato in panico Ashling e, soprattutto, Draco.
“Madre, ne siete proprio sicura?” chiese un Draco decisamente a corto di ossigeno. Avrebbe passato le vacanze con sua zia. Sua zia che era stata ripudiata dalla famiglia perché aveva sposato un Babbano. Che lui aveva torturato e che il Lord Oscuro aveva ucciso. Sua figlia era morta. Suo genero anche. Le rimaneva solo il nipote. Bene.
“Ci sarà anche Harry Potter”, proseguì la donna, senza notare il panico in cui stava mandando i due ragazzi. “E anche i Weasley. E i Granger, penso. E probabilmente saremo a Grimmauld Place”. Al che i due ragazzi si erano definitivamente fermati boccheggianti, cercando un po’ di ossigeno e costatando che i polmoni non avevano intenzione di funzionare a dovere.
E come dargli torto. A certe notizie ti va in palla pure il cervello, figurati i polmoni. Pensò sgomento Draco.
- Narcissa, no dico, hai sentito quello che hai appena detto? Insomma… è Natale. Natale, zia Cissy. Sai che cosa significa il Natale, per me. Non puoi chiedermi una cosa del genere. Piuttosto rimango qui al Manor da sola per tutte le feste. E poi, insomma, tu vuoi passare le vacanze natalizie con Potter, i Granger e gli Weasley?! – sbottò Ashling accendendosi l’ennesima sigaretta.
- Lin, proprio tu mi vieni a dire questo? Me lo aspettavo da Draco, un ragionamento del genere, ma speravo che almeno tu mi capissi e mi appoggiassi! – esclamò esasperata Narcissa Malfoy, perdendo un po’ del contegno e della freddezza che tanto la rappresentavano.
Ashling abbassò gli occhi. Non era tanto la compagnia che la metteva a disagio. Al contrario di quel testone di Draco, lei non aveva problemi a parlare con i Salvatori del Mondo Magico e, dopo un po’ di imbarazzo, poteva dire che Hermione e Ginny erano diventate sue care amiche, nonostante fossero Grifondoro convinte. Il problema era il periodo dell’anno. Non era molto in sé durante il Natale. Non le piaceva stare in mezzo alla gente quando era così vulnerabile. La vigilia di Natale, quando tutti erano svegli aspettando la mezzanotte per aprire i regali, lei era in camera sua a maledirsi e a tagliarsi, punendosi per quello che era successo ai suoi genitori e pensando che sarebbe stato molto meglio se i ladri avessero ucciso anche lei. Non era proprio il caso, quindi, passare il Natale con qualcuno che non fossero i Malfoy. Proprio no.
- Ne siete proprio sicura, madre? – chiese debolmente Draco, trovando che i suoi polmoni fossero proprio da buttare via.
- Sì, ragazzi. Non disfate neanche i bagagli, tra un’ora andiamo. – la donna guardò i due ragazzi intensamente, sfidandoli a contraddirla ancora.
Ashling stava per aprire bocca ancora una volta, ma Draco la precedette.
- Come vuoi, madre. – disse.
Narcissa annuì e un ghigno di vittoria le apparse sul volto. Dopodiché, girò i tacchi, e se ne andò, rigida e altera come sempre.
- Ma come?! Sei d’accordo con lei?! – chiese avvicinandosi pericolosamente al ragazzo.
Draco alzò un sopracciglio, per nulla spaventato.
- No. Semplicemente, so quando ho perso una battaglia ancora prima di combattere. Se mia madre si è messa in testa di passare le vacanze di Natale a Grimmauld Place con sua sorella, suo nipote, e tutti i Salvatori del Mondo Magico, beh, niente le farà cambiare idea. E tu lo sai benissimo. Solo, ami combattere guerre perse in partenza. –
Ashling sospirò, abbassando gli occhi.
- Ma è Natale, Draco. Natale. – il dolore che c’era nella sua voce fece scattare quello strano istinto di protezione che lo prendeva sempre nei confronti di quella ragazza speciale.
- Vieni qui. –disse, concedendole l’abbraccio che Ashling non gli avrebbe mai chiesto.
 
***
 
Andromeda Tonks aprì la porta di casa sua con in braccio il piccolo Ted. Era stata sorpresa dalla richiesta della sorella di passare il Natale con lei e ancora di più quando aveva accettato di andare a Grimmauld Place insieme a lei, dove ci sarebbero state tutte quelle persone che Narcissa e la sua famiglia avevano odiato tanto per tutti quegli anni. Narcissa l’abbracciò di slancio, con le lacrime agli occhi.
- Andy. – sussurrò con la voce rotta.
Dietro di lei, fermi e imbarazzati, c’erano Draco e una ragazza molto bella, probabilmente Ashling. Li fece entrare, il clima in quel periodo dell’anno era terribile in Inghilterra e se fossero rimasti fermi là fuori ancora un po’ si sarebbero gelati.
- Sono così felice di vederti. – disse Narcissa. – L’ultima volta non me la ricordo neanche. –
- Dev’essere stato quando Draco ha compiuto un anno. Era così piccolo allora. Guarda invece adesso com’è diventato grande. – aggiunse poi guardando il ragazzo incredibilmente biondo che tentava in tutti i modi di non incontrare il suo sguardo. Andromeda sospirò, mentre Ted iniziò a scalciare per farsi mettere giù.
- Ragazzi, le vostre camere sono le prime due sulla destra, appena salite le scale. Andate a mettere giù i  bagagli e a sistemarvi. – disse guardandoli.
I due annuirono e, con un colpo di bacchetta, alzarono i bauli e li portarono al piano di sopra, dove si chiusero nelle loro stanze. Andromeda fece sedere Narcissa sul divano.
- Si sente in colpa, vero? – chiese alla sorella.
La donna annuì.
- Sì, per tutti quelli che sono morti. Soprattutto per Tonks. Si distrugge pensando che non l’ha mai conosciuta. E anche per suo marito… Sei sicura che gli farà bene tutto questo? –
- Secondo me sì. Harry fa i suoi stessi pensieri, e sospetto che anche Hermione provi i suoi stessi sentimenti. Deve capire che non è l’unico che soffre a causa di questa guerra. E che non è l’unico che deve pagare un prezzo troppo alto per le sue scelte. E la ragazza, invece? È lei Ashling? –
Narcissa annuì.
- Perché ha quello sguardo triste? –
- I suoi genitori furono uccisi proprio la notte della vigilia di Natale. Da allora il Natale è un giorno difficile per lei. Anche lei è perseguitata dal passato. Voleva rimanere a Malfoy Manor da sola. –
- Faremo cambiare idea anche a lei, Cissy. Sistemeremo tutti questi giovani distrutti, vedrai. –
Narcissa guardò la sorella, sorridendo serena dopo tanto tempo. Andromeda era la copia più giovane e dolce di Bellatrix. Stessi tratti, stessi capelli ricci e castani, anche se quelli di Andromeda erano più morbidi e molto più chiari di quelli di sua sorella Bellatrix. Niente legava Andromeda a Bellatrix, oltre all’aspetto. Erano l’opposto l’una dell’altra. Narcissa aveva sempre preferito la compagnia di Andromeda a quella di Bellatrix, che dava segni di pazzia anche quando erano giovani. Ma per uno scherzo del destino si era dovuta separare proprio dalla sua sorella preferita.
- È vero quello che si dice sui poteri straordinari di Ashling? – chiese Andromeda, alla sorella assorta nei suoi pensieri.
- Dipende da quello che hai sentito su di lei. Sono false tutte le voci che girano sul fatto che lei sia una parente di Voldemort. È nata da due comunissimi Babbani, solo lei ha ereditato i poteri magici in quella famiglia. Generazioni e generazioni di Babbani e lei l’unica strega. Forse è per questo che ha quegli attacchi di magia. È un po’ come quella dei draghi. Ti ricordi? L’avevamo studiato a Hogwarts: per proteggere qualcuno che amano particolarmente, o in occasioni speciali o di estremo pericolo, i draghi sprigionano una quantità enorme di energia. A lei succede esattamente lo stesso. Non può controllarlo, succede e basta. E, con la giusta dose di magia e l’incantesimo giusto, qualcuno potrebbe anche riuscire a controllare il fiume impetuoso e instabile dei suoi poteri. Per questo Voldemort aveva paura di lei e desiderava possederla. Ed è per questo che io ho sempre tenuto lontana Ashling da Lucius e dal Signore Oscuro, per quanto ho potuto. Ma per il resto del tempo rimane una comunissima strega. –
- Comunissima? – chiese Andromeda, con un sopracciglio alzato.
- Si, beh, non è una comune strega. Sa fare magie che forse solo Hermione Granger è in grado di fare. Ha capacità veramente straordinarie, ma come qualsiasi altro mago. Lei è solo riuscita a sfruttarle meglio. Senza di lei penso che a quest’ora Draco sarebbe morto da un pezzo. Conosce una quantità enorme di incantesimi di protezione. Non hai idea di quanti ragazzi abbia salvato, quella sera. –
- Mi hanno detto che provò a salvare anche Ninfadora. –
- Sì, ma il suo incantesimo scudo è arrivato troppo tardi. –
Le due donne rimasero in silenzio per un po’, finché Draco ed Ashling non tornarono in salotto e Ted decise che avrebbe fatto diventare i suoi capelli dello stesso colore di quelli di Draco.
Fuori la neve cadeva lieve, incantando il paesaggio intorno alla casa di Andromeda Tonks.
 
***
 
23 dicembre 1999.
Hermione Granger scese le scale di Grimmauld Place canticchiando un allegro motivetto di Natale. Si sentiva stranamente euforica, non vedeva l’ora del giorno dopo. Aprire i regali a mezzanotte insieme ai suoi amici e ai suoi genitori era una cosa che amava da morire. Erano arrivati il pomeriggio prima insieme alla famiglia Weasley e da allora aveva passato le ore a riportare Grimmauld Place ad un posto vivibile. Avevano tirato via le teste degli Elfi Domestici della famiglia, più o meno tutti i quadri – la cara e vecchia Walburga rimaneva imperterrita attaccata al muro e chi le passava davanti cercava di fare meno rumore possibile – e avevano pulito da cima a fondo la casa, che adesso aveva un aspetto decisamente più accogliente.
Facendo l’ultima rampa di scale, Hermione si stupì del silenzio che aleggiava nella casa.
Strano, pensò la ragazza. È vero che io mi alzo presto, ma di solito sono già tutti svegli. A parte Ron.
Scese l’ultimo gradino con un piccolo balzo e aprì la porta della cucina.
Hermione Granger, forse per la prima volta in vita sua, era rimasta senza parole. Draco Malfoy aveva appena voltato i suoi occhi grigi verso di lei, lanciandole uno sguardo tra lo schifato e l’esasperato. Davanti a lei la cucina era divisa in due fazioni: da una parte, i Weasley, Fred compreso, ed Harry, che guardavano schifati Draco Malfoy e Narcissa Black, dall’altra parte della cucina. In mezzo c’erano Andromeda Tonks e Molly Weasley. Ginny e Ashling, che teneva in braccio Ted, il quale si divertiva a tirarle i capelli lunghi per cercare di eguagliare il suo colore acceso, stavano nell’angolo più lontano della cucina, facendo giocare il bimbo.
Harry teneva i pugni serrati e poteva sentire i denti di Ron scricchiolare rabbiosamente, dietro le labbra strette. I gemelli, uno in carne ed ossa e l’altro semi-trasparente, avevano un’espressione identica sul volto, un po’ schifata un po’ irata. D’altro canto, Malfoy era così teso che Hermione temette che si spezzasse da un momento all’altro.
- È la settimana di Natale, non osate rovinarmi il buon umore o vi schianto tutti e cinque. – disse Hermione guardando alternativamente Malfoy, Harry e gli Weasley.
- Deo gratia! Hermione, non hai idea di quanto ti sia grata per quello che hai detto! Abbiamo dovuto usare il “Silentium” contro di loro per farli stare zitti, ma se anche tu fossi stata dalla loro parte non avremmo più saputo cosa fare! – esclamò Ashling, abbracciandola di slancio con ancora Ted in braccio.
- Andy, Molly, dite che possiamo fargli tornare la voce o li lasciamo così fino a quando ritornano ad Hogwarts? – chiese Narcissa alle due donne che, guardandosi, ghignarono, valutando l’idea di far rimanere zitti tutti i ragazzi. Molly si mise le mani suoi fianchi e, guardando i suoi figli, Harry e Draco, assunse il suo solito cipiglio severo.
- Non tollererò altri litigi in questa casa finché ci sarò io. Ormai siete persone adulte, avete combattuto una guerra e non sopporterò più nessun insulto come quelli di questa mattina. Cercate di convivere in pace o saranno guai grossi. – i ragazzi deglutirono, tentati di mettersi sull’attenti e rispondere “Signorsì, signora!” alla cara e dolce Molly Weasley.
Hermione si avvicinò a Ginny ed Ashling, che stavano facendo giocare il piccolo Ted, che momentaneamente aveva i capelli di una sorta di rosso corallo, un incrocio tra i capelli rosso chiaro di Ginny e quelli rosso scuro di Ashling.
- Che cosa è successo? – chiese sedendosi e afferrando un pancake pieno di sciroppo d’acero.
- Il solito. Appena siamo entrati in cucina e Harry, Ron e i gemelli hanno visto mamma e Andromeda parlare tranquillamente con Narcissa hanno dato di matto. E quando anche Malfoy è apparso in cucina, svegliato dalle urla, si è scatenato il caos. Una lite così non la vedevo dal quinto anno, davvero. Non so perché si sono accaniti tanto contro di lui. – le rispose Ginny, cercando di staccare le manine paffute di Teddy dai suoi capelli.
- Sono degli idioti. Tutti e cinque. Non si può essere più stupidi di così! Insomma, pensavo che avessero superato la cosa. – affermò contrariata Hermione, che non tollerava che i suoi amici si accanissero su Draco. Poteva aspettarselo da Ron, forse anche dai gemelli, ma non proprio da Harry! Hermione pensava che il Bambino Sopravvissuto avesse capito che il giovane rampollo Malfoy non avesse tutta la colpa che gli altri gli addossavano. Che era un ragazzo nato dalla parte sbagliata, ma non sbagliato, che se aveva il Marchio un motivo c’era, e anche nobile, che non era solo un Malfoy, ma era soprattutto Draco, e Draco era dannatamente distrutto, maledettamente umano.
- Sono uomini, Herm. Loro non si fanno tutti i nostri problemi. La loro mente è semplice, lineare. Anche se ammetto che quella dei ragazzi in questione sia abbastanza anomala, considerando la mole di seghe mentali che si fanno tutti. In qualunque caso, sospetto che Harry e gli Weasley si siano sentiti minacciati dall’ingresso di Draco nel loro “branco”. Un po’ come quando un giovane lupo solitario si avvicina troppo ad un branco con molti maschi: all’inizio ringhiano contro il nuovo venuto per allontanarlo, ma se lasci trascorrere il tempo, vedrai che alla fine inizieranno a fidarsi di lui e ad accettarlo. Vedrete, lasciate passare un po’ di tempo e tutto si sistemerà e loro capiranno. Nel frattempo, affidiamoci a Molly. – disse con un sorriso spento Ashling, sparando scintille colorate per divertire Teddy.
Hermione guardò meglio la ragazza: sembrava stremata, come se qualcosa la logorasse da dentro. Sentiva che aveva bisogno di qualcuno con cui parlare, anche se probabilmente Malfoy sapeva che cosa le passava per la testa. Ashling, però, non sembrava la tipica ragazza che si confida con il migliore amico, soprattutto se il migliore amico in questione era Malfoy, un tipo tutt’altro che espansivo.
- Stai bene, Ashling? Hai bisogno di parlare con qualcuno? Io sono qui, se vuoi sfogarti. – disse Hermione, senza guardarla.
Con la coda dell’occhio vide la ragazza sobbalzare e passare Ted a Ginny, volgendo lo sguardo al paesaggio fuori dalla finestra e forse ancora più oltre. Gli occhi vacui e i capelli davanti al viso le donavano molti anni in più di quelli che realmente aveva. La sua storia e il suo passato, forse anche i suoi poteri, le pesavano sulle spalle da così tanto tempo che era dovuta crescere in fretta. Troppo.
- No, no. Sto bene. – un sorriso amaro comparve sulle labbra di Ashling e, anche se sapeva benissimo che la ragazza le aveva mentito, non disse altro. Hermione non voleva forzarla.
Finì di fare colazione e mise il piatto nel lavandino, avvicinandosi alla signora Weasley.
- Signora Weasley… -
- Molly, cara. – Hermione sorrise.
- Molly, quando facciamo l’albero di Natale? –
- Appena gli uomini si decidono a convivere pacificamente e ad andare a prenderlo. Le decorazioni sono tutte in soffitta, manca solo l’albero. –
La ragazza sbuffò, contrariata. Li avrebbe affatturati tutti, uno per uno. Si poteva essere così stupidi? Non credeva che fosse possibile. Il piccolo Ted le corse dietro, districandosi dai tanto amati capelli di Ginny, urlando qualcosa come “Paiine”. Hermione rise, rincorrendolo e cercando di afferrarlo. Grimmauld Place non le era mai sembrata così grande ed enorme come adesso che correva dietro a quel bambino scalmanato: ogni angolo, ogni spigolo, poteva rivelarsi un enorme pericolo per quella piccola peste che, quando era stanco di correre o cadeva, gattonava più veloce di un gatto. Era così presa dal piccolo che si stupì non poco quando questi venne alzato da due braccia pallide come la luna, ma cangianti come la neve. Alzò gli occhi stupita, ritrovandosi a guardare Draco Malfoy che, con un sorriso dolcissimo in volto, teneva tra le braccia l’ultimo brandello di famiglia che aveva. Ted si mostrò piuttosto offeso dalla presa di posizione del ragazzo e, con il broncio, tirò i capelli di Draco, diventando di un biondo terribilmente simile a quello del Serpeverde. Poteva essere suo figlio, da quanto si somigliavano. Giocava con le ciocche dei capelli di uno dei suoi ultimi parenti, Teddy Lupin, e scompigliare la chioma bionda di quel ragazzo così diverso dal solito sembrava dargli soddisfazione molto più che tirare i capelli di Ashling e Ginny.
Ma l’attenzione del biondo ragazzo era passata dal bambino che lo usava come un giocattolo alla ragazza che guardava estasiata quello spettacolo che, effettivamente, aveva dell’incredibile anche per Draco. È che si sentiva responsabile di quel bambino. Infondo, i suoi genitori erano morti per colpa sua. A ben pensarci, avrebbe dovuto allontanarlo da sé, tenerlo il più lontano possibile, per evitare che, prima o poi, finisse anche lui vittima delle sue scelte sbagliate. Fu distratto da un movimento improvviso della Granger. Un momento prima stava guardando affascinata lui e Teddy e l’attimo dopo allungava una mano verso di lui. Sapeva che la doveva fermare, che si doveva ritrarre, che doveva essere schifato dall’essere toccato da una sporca mezzosangue, ma in quel momento sembrava così giusto che non si sarebbe mosso neanche se gli avessero puntato contro una bacchetta. La Granger, intanto, inconsapevole di quello che stava causando in lui quel gesto all’apparenza innocuo, continuò la corsa verso una ciocca di capelli fastidiosa che continuava a cadere sugl’occhi del ragazzo. Le sue dita, sfiorandolo appena, la spostarono in modo che non desse fastidio, soffermandosi forse un momento di troppo sulla sua fronte scoperta, accarezzando lieve la pelle nuda.
Sul vano della cucina due donne apparentemente diverse, una Babbana e una Purosangue, guardavano la scena dolcemente, sospirando pensando a quello che i ragazzi dovevano, confusamente, provare. La Babbana guardava  il figlio della Purosangue amabilmente, scorgendo con i suoi occhi così simili a quelli della figlia molto più di quel che il ragazzo dava a vedere; allo stesso modo, la Purosangue guardava quella ragazza Mezzosangue pensando che nessun altro avrebbe mai potuto osservare, capire, a quel modo suo figlio. Perché sapeva che Hermione Granger, strega più brillante del suo anno, ma disprezzata da quelli come lei, avrebbe capito Draco in un modo che neanche Ashling poteva eguagliare.
- Sono belli insieme. – disse Jean Granger, guardando Narcissa Malfoy aprirsi nel suo stesso dolce sorriso, le braccia incrociate, lo sguardo perso in quei due ragazzi. I quali, passato l’attimo di stupore che avevano avuto, avevano ripreso a battibeccare, Hermione affermando che Malfoy, nolente o volente, sarebbe andato a prendere l’abete di Natale insieme a lei e ai suoi amici, Draco urlando che sicuramente non si sarebbe sporcato le mani andando a prendere uno stupidissimo albero di Natale con altrettante stupidissime persone.
I due giovani andarono in salotto, per decidere con gli altri, continuando a litigare.
Draco teneva ancora in braccio Teddy. Teddy stringeva con una manina paffuta la mano delicata di Hermione, legando due ragazzi in una catena di corpi forse indissolubile.












Angolo dell'Autrice:
Altro sabato, altro capitolo!
Buon pomeriggio a tutte, care. Finalmente è arrivato il Natale anche a Hogwarts! 
Mi è piaciuto scrivere questo capitolo, perché finalmente si capisce un po' di più sulla storia di Ashling e su quello che le è successo. Spero che vi piaccia.
E poi, la sorpresa: Draco a Grimmauld Place :')
Il mio sadismo è salito alle stelle, con questi capitoli sul Natale.
Ringrazio Fyre97, che mi segue sempre e recensisce sempre, e la mia Gio, a cui dedico tutta questa storia <3
Vi aspetto sabato prossimo,
un bacio, 
Lilian :)
  
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