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Autore: LaGraziaViolenta    01/10/2013    7 recensioni
Stufi dei soliti cliché di Harry Potter? Annoiati marci dalle fantastiche avventure sentimental-sessuali di tre generazioni di Serpeverde? Vi sentite smarriti e frustrati di fronte a dei Grifondoro codardi e dei Corvonero dal QI in singola cifra?
Serena Latini è quello che fa per voi. Le avventure di una sfigata Tassorosso alle prese con incantesimi, fanfiction, pony, cucina inglese e delle sue relazioni coi figli dei personaggi che tanto abbiamo apprezzato.
Zuccherosità, storielle amorose e di amicizia, figure da quattro soldi e battute demenziali attendono una povera Tassorosso made in Italy.
Genere: Comico, Demenziale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Albus Severus Potter, Nuovo personaggio, Scorpius Malfoy, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Nuova generazione
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Dove la Maledizione della Biblioteca colpisce ancora e le fantasticherie più proibite prendono vita.
 
 
 
Rose insistette per aiutarmi con l’Incantesimo Rallentante. Non voleva che io rimanessi indietro con le lezioni e disse che se poteva aiutare un’amica lo faceva volentieri, senza complimenti.
Quello che non capì era che non stavo facendo complimenti. Non volevo farmi aiutare per davvero.
Girare con lei era come girare con un semaforo rosso: i suoi capelli cespugliosi color carota spiccavano dovunque e ti ricordava sempre di non infrangere le regole. Quando entrammo in biblioteca il Mal di Weasley mi stava facendo salire il malumore.
Carina e coccolosa, Serena, carina e coccolosa. Ricorda perché sei qui.
Ripensai a Emo Rose. Pietà.
Ripensai a Hugo Foscolo traumatizzato da me, Chelsea e Jeanie. Compassione.
Quando Rose mi guardò bruciavo di senso di colpa e trovai addirittura la forza di stiracchiare un sorriso. Rose ricambiò e strinse con più forza il libro di Incantesimi.
«Se si hanno difficoltà con la pratica è meglio prima approfondire la teoria. Possiamo andare dopo a provare l’incantesimo. Per adesso possiamo fare qualche ricerca. Che ne dici?»
Risposta istintiva: no, davvero, era meglio che non ci pensassi seriamente.
Decisi di dare una risposta diplomatica: «Figo.»
Probabilmente risultavo tarocca come una banconota da quindici euro.
La biblioteca era libera e ordinata, eccetto che per una pergamena abbandonata sul bordo del tavolo. Rose la scostò e posò il libro.
«Ci mettiamo qui?»
Annuii.
Rose fece una risatina nervosa. «Ti vedo entusiasta. Dai, non sarà difficile.»
Stiracchiai un altro sorriso. Cordialità. «M-mi chiedevo…»
«Sì?»
Mannaggia alla mia bocca secca. Deglutii, cercando di migliorare la situazione. «Mi chiedevo se tu avessi qualche hobby.»
Rose sbatté le palpebre e mi fissò perplessa. «Hobby?»
Chinai il capo e mi sedetti. «Niente. Scherzavo.»
«Oh… Ma no, qualche hobby ce l’ho.»
Miracolo! Intravidi il miraggio di una conversazione civile. Forse potevamo fare un discorso normale. «Davvero?»
Rose annuì e si sedette. «Per esempio mi piace giocare a scacchi. A casa con mio padre ci gioco spesso.» Rose si sporse verso di me. «Tu ci sai giocare?»
La mia prima e unica partita a scacchi dei maghi, il primo anno, era finita con me che piangevo sulla scacchiera per il massacro di un cavallo. Il mio spirito animalista non aveva retto allo shock. «No… Non gioco.»
«Posso insegnarti, se vuoi.»
«Credo di essere un caso clinico.»
«In che senso?»
Abbassai gli occhi e strinsi le labbra. Iniziai a tormentare le maniche grigie del maglione. I miei istinti violenti stavano ritornando. Il gene Potter-Weasley mi faceva diventare malvagia.
Presi un respiro. «Nel senso che non è un gioco che fa per me.»
«Perché? É divertente. Se tu imparassi potremo giocarci insieme.»
Presi un altro respiro e tirai più forte la manica del maglione. «Non credo di avere molto talento, ma grazie per l’offerta.»
Rose arricciò il naso pieno di lentiggini.
Mi ero già pentita a sufficienza del mio tentativo di cordialità. Presi la pergamena che Rose aveva scostato. Pensai che magari potevo usarlo per prendere appunti, ma poi vidi che era già scritta.
Ad attirare la mia attenzione furono le parole Albus Potter.
«Ehi, cosa…»
«Che c’è?» chiese Rose.
La ignorai e iniziai a leggere.
 
Caro Diario,
in realtà mi sento ridicolo a scrivere così. Mi sembra di fare cose da femmine. Avevo promesso che avrei smesso di scrivere queste cose smielose, ma in qualche modo devo sfogarmi. O scrivendo, o prendendo quel ragazzo e sbattendolo al muro.
 
«Ma che cavolo…»
«Che succede?» fece Rose. Si alzò e aggirò il tavolo per leggere anche lei. I suoi capelli rossi mi solleticarono la guancia.
 
Mi eccita, mi eccita da morire. Ogni volta che vedo passare Albus Potter nei sotterranei mi sento arrapato come un cavallo.
 
«Yaoi!» squittii.
Yaoi a Hogwarts! Yaoi vero! Originale inglese, abbandonato su un tavolo!
«Yaoi?» ripeté Rose. Mi voltai verso di lei e ci ritrovammo coi nasi a un millimetro di distanza. Immediatamente una vampata di calore mi investì il viso. Anche Rose divenne rossa. Mi girai di scatto e tornai a leggere.
 
Quelle spalle in apparenza sottili, ma forti… Quei fianchi stretti che vorrei cingergli con le mie gambe… Quei capelli neri in cui vorrei solo affondare le dita e a cui vorrei aggrapparmi con tutte le mie forze. Ogni volta che lo immagino non posso impedire ai suoi occhi verdi di scrutarmi fin nel profondo della mia anima e devastarmi, come se realmente lui fosse davanti a me. Poi mi ricordo che lo stavo solo immaginando.

Man mano che leggevo il calore sul mio viso diventava sempre più intenso. Entro poco rischiavo di andare in autocombustione. Repressi la tentazione di farmi aria con la pergamena. Dovevo assolutamente continuare a leggere.


E vedere tutte quelle ragazzine ronzargli attorno solo perché gioca a Quidditch, fare le splendide con lui, sollevare le gonne con noncuranza
 
Le labbra presero a tremarmi. «Che… Che…»
 
 e lui che lascivo le accarezza con lo sguardo…

«Che!»
Oddio, ma veramente? Mi ripromisi di farci caso la prossima volta che l’avrei visto.

Vorrei essere guardato io così…
Lo desidero. Lo voglio. Adesso.

E penso che me lo andrò a prendere.
Addio, Diario, finirai nel camino quanto prima.
Tuo per sempre.
 
Scorpius
 
«Che cosa?!» strillai.
«Sssh, non urlare! Siamo in biblioteca!»
Guardai Rose. Le sue guance lentigginose erano ancora rosse. Rose si raddrizzò e si appoggiò al tavolo.
Aprii e chiusi la bocca nel tentativo di dire qualcosa. «È… È …Oh…»
Rose si accarezzò il mento con l’indice. «C’è qualcosa che non mi torna…»
Le mie dita divennero molli e la pergamena scivolò sul tavolo.
Troppi pensieri. Non riuscivo a elaborarli tutti. Tilt. Fu come se il criceto Gas Gas avesse messo un cartello con scritto “sciopero” davanti alla ruota. Mi aggrappai al tavolo di legno.
Scorpius innamorato di Albus!
Peggio: Scorpius che desiderava sbattere Albus al muro e farci fiki fiki!
Ebbi una visione di loro due in divisa di Hogwarts con occhi enormi e luccicanti in stile shojo manga.
«Anch’io ti devo dire una cosa: una rosa è una rosa, che essa sia bianca o rossa.»
«Vorresti dire che una donna resta sempre una donna in ogni caso? Rispondi, mi devi rispondere, André!»
Oscar tirò un ceffone ad André. André rimase impassibile. Afferrò i polsi di Oscar.
«Così mi fai male, André…»
Un secondo dopo André si chinò e la baciò con la forza. Oscar sgranò gli occhi, impietrita per la sorpresa. André ne approfittò, sbatté Oscar sul letto e le stracciò la morbida camicia bianca mettendole a nudo la pelle candida.

«Ti prego, perdonami Oscar… Giuro su Dio che non ti farò mai più una cosa come questa.»
Dalle labbra mi sfuggì uno squittio acuto. «Non può essere! Andr- Cioè, Scorpius!»
«Ti ho detto di non urlare!»
Abbassai gli occhi. Che vergogna! Non riuscivo ad essere padrona di me stessa. Strinsi con più forza il tavolo di legno finché le nocche non divennero bianche. Non sapevo cosa mi facesse agitare di più, se il pensiero di Albus preso con la forza o il fatto che a prenderlo con la forza fosse Scorpius.
Mi passò di nuovo davanti agli occhi l’immagine di Albus shojo manga che reggeva la camicia discinta nel tentativo di coprirsi.
Per carità, tutti liberi di vivere fino in fondo la propria omosessualità. Ma Scorpius? Che fino a ieri si faceva Rosemary Higgs nelle serre di Erbologia, convinto che nessuna sfigata Tassorosso sarebbe arrivata a interromperlo?
Era per questo che Rosemary aveva quelle brutta cera? Aveva scoperto il segreto di Scorpius?
Udii un tonfo, e subito dopo altri tonfi e il suono di pagine sfogliate. Guardai Rose, e lei corrugò le sopracciglia rosse.
«Aspetta un secondo.»
Si staccò dal tavolo scomparve dietro uno scaffale. L’eco del suo passo regolare continuò a farsi sentire. Attesi.
Mi resi conto che mi facevano male le dita. Lasciai il tavolo e mi sfiorai il petto: il cuore mi batteva a mille.
Scorpius omosessuale. Innamorato di Albus. In effetti erano sempre insieme. E Albus lo ricambiava? Poteva ricambiarlo?
Serena… Sì, mi piacevi, però Scorpius non è male… Lui piaceva anche a te, non è vero? E se facessimo una cosa a tre?
«Oddio, non posso! Non potrei mai!» Scossi con forza il capo. Poi mi accorsi che stavo parlando da sola.
Appoggiai i palmi sulle guance: erano bollenti. Così bollenti che sopra avrei potuto farci un uovo al tegamino.
«Aha!»
Il grido di trionfo di Rose mi fece voltare. I suoi passi riecheggiavano nella biblioteca. Ma non erano solo i suoi passi: c’erano anche quelli di qualcun altro. Mi guardai intorno, cercando di capire da dove provenissero.
Da uno scaffale spuntò Jack Skellington, le mani ossute alzate in segno di resa.
Non riuscii a non spalancare la bocca.
Sbattei le palpebre e misi meglio a fuoco l’immagine. Alto, magrissimo, pallido.
James Potter.
Subito dopo da dietro lo scaffale spuntò Lily Potter, con in faccia un gran sorriso. Riapparve Rose, la bacchetta puntata verso i due Potter.
«Lo sapevo, c’erano loro di mezzo!» fece Rose trionfante.
James Potter mi lanciò un’occhiata e io istintivamente mi ritrassi. Deglutii. Non sapevo bene perché ma provavo un ardente desiderio di nascondermi sotto al tavolo.
«Non era niente di serio, Rosie» ridacchiò Lily.
«Fammi il piacere» sbottò Rose.
Incassai la testa tra le spalle e sbirciai da oltre lo schienale della sedia. James Potter sogghignò. «Ci stava cascando, Lily, è questo che le brucia…»
«Non ci sono cascata neanche per un secondo» replicò Rose. Con la bacchetta indicò il tavolo. Io mi rimpicciolii ancora di più dietro la sedia. «Siete cattivi con Albus. Era davvero uno scherzo di pessimo gusto, lo sapete? Quando smetterete di comportarvi da idioti?»
Scherzo?
Gas Gas tolse il cartello “sciopero” e riprese a girare sulla ruota.
Era uno scherzo?
James rise ancora e abbassò le mani. «È sempre insieme a Scorpius, neanche fossero due piccioncini. E Scorpius ha sempre quell’aria da fighetto tutto in tiro…»
Ma era uno scherzo, vero?
Lily mi rivolse un sorrisino malizioso. «Serena ci è cascata di sicuro.»
Davanti ai miei occhi rividi l’immagine di Oscar e André con gli occhi luccicanti. Arrossii.
James rise. «Ci è cascata di brutto!»
Mi morsi il labbro. Ora di sicuro sia Albus che Scorpius lo sarebbero venuti a sapere. «No…» mormorai, il viso in fiamme.
«Oh, sì!»
«Piantala, James» fece Rose. «Ti diverti proprio a provocare Albus, eh?»
James si avvicinò al tavolo e, con mio sommo orrore, prese una sedia e si mise accanto a me.
«Non è colpa mia se ho un fratello scemo.»
E guardò me.
Mi sentii morire. Per qualche secondo non riuscii a respirare e aprii la bocca cercando aria.
Non potevo farcela.
Scattai in piedi. «Ho… Ho dimenticato il mio libro di… Il libro… In Sala Comune. Scusate, vado a prenderlo.»
«Aspetta, ti accompagno» disse Rose.
«Faccio in fretta» mormorai. Presi un respiro profondo e mi sforzai di non correre verso l’uscita. Lentamente oltrepassai gli scaffali della biblioteca uno a uno.
Non ci tornai.
  
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