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Autore: kiki96    06/10/2013    2 recensioni
Mi chiamo Logan Tornaconti, ho quattordici anni e sono nato a settembre. Un venerdì diciassette del settembre del 1999. Come potete dedurre, non sono mai stato un ragazzo fortunato contando il fatto che sono nato in quel giorno con quel numero. Ogni tanto mi domando se davvero porti così sfortuna quella data e, ogni volta mi rispondo che si, quella data mi porta veramente tanta, tantissima, sfiga. E non sempre è colpa mia, anche il fato ci si mette bene quando vuole farmi del male.
*Hei, salve! Questa è la prima storia in cui scrivo dal punto di vista di un ragazzo, un ragazzo come Logan, affetto da sfighite post-traumatica e Mammolite cronica... Buona lettura! PS: spero di non aver fatto un disastro. K.*
Genere: Comico, Commedia, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Shoujo-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Manuale di sopravvivenza dove in questo testo, la sopravvivenza è un optional. Quindi non date la colpa a me se a giugno sarete infilati nella cacca fino al collo o addirittura già morti e ai vostri parenti manca solo da riconoscere il cadavere. Potreste utilizzare diverse scuse:
mi sono trasformato in vampiro! 

la casa è andata a fuoco!
I miei voti sono precipitati a causa di una valanga di verifiche! -questa è la pura verità però...- 
Sono diventato una fata e adesso vieni con me: vola all'isola che non c'è! 
Ops, ma questo non è un testo fantasy... Benvenuti nella deprimente realtà.

Vi siete accorti che quello che ho scritto ha senso pur non avendo senso? Già, la scuola è un farmaco che HA SOLO ESCLUSIVAMENTE effetti collaterali. buona lettura! 


Capitolo 2

Già di per sè, svegliarsi alle sei e mezzo di mattina, è un trauma. La scuola inizia all’otto in punto e non posso assolutamente arrivare in ritardo. Dato che abito lontano, per non dire in culo al mondo, devo svegliarmi a quest’ora indecente, per non pensare poi alle persone che si svegliano ancora prima! Mi viene la nausea solo a pensarci.
Insomma, dicevo: un grandissimo fottutissimo trauma. E tu passi davanti allo specchio di casa tua e fissi quell’involucro bianco come un lenzuolo, gli occhi spenti e le occhiaie chilometriche (ricordo che quello che stai fissando sei tu!) che è già un miracolo se non ci hai inciampato sopra mentre ti alzavi dalla tazza del water.
Bene, hai superato la fase di shock e hai “accettato” il tuo aspetto per come è… aggiungendoci trucchi, prendendoti a schiaffi per dare colore o passare quella polvere bianca –non parlo della droga- che forse è l’ombretto? O il fard? Insomma, la roba bianca che metti su quelle occhiaie che lanciano cartelli segnaletici da metri di distanza.
Superata questa fase che chiamo volgarmente “truccatore per caso”, passi alla fase successiva. E, avverto tutti che è quella peggiore perché lì, in quel momento e in quell’istante spunta la Vera Donna che è in te, lasciando da parte quel piccolo incidente che mi è capitato con il mio ex-migliore amico…
Noi maschi, ragazzi o come ci chiamate, abbiamo, almeno una volta nella vita, tirato fuori “L’altra parte” e mi riferisco al fatto che, in una situazione importante ci mettiamo una vita a scegliere l’abito giusto.
Ora, la mia situazione, era il primo giorno di scuola e non volevo apparire per quello che sono stato da… ehm, dalla… mia nascita.  A quel pensiero mi depressi mentre guardavo con fare disgustato le mie maglie: larghe, stinte e logore. E dire che sono anche un ragazzo ricco, mi dovrei vergognare di come mi vesto, sono imbarazzante per tutti i “signori” di questa terra. Ma non ci tenevo di essere considerato un figlio di papà o per attrarre le ragazze –cosa mai successa nell’arco della mia insignificante vita-  con i soldi. A dire il vero, visto che ero messo così male, avrei dovuto prendere in considerazione questa opzione.
Comunque, dovevo scegliere un abito! Non ci pensavo nemmeno a chiederlo al mio maggiordomo o mi avrebbe rifilato quella specie di tunica che mette Harry Potter. E sembrare un prete, non era una priorità di quel momento- e se ve lo state chiedendo, nemmeno della mia vita-.
Questa estate, in attesa di questo lieto evento (non sono incinta!) avevo comprato qualche felpa e dei jeans. Ma ora, sotto questa luce deprimente, mi sembrava tutto così scontato o addirittura inutile che avrei voluto comprarmi qualcosa di meglio. O meglio andare in giro in mutande?
Ok, la fase due era iniziata: pensieri da ragazza? Fatto. Decisioni che fanno solo le donne? Fatto. sembravo Giovanni Muciaccia, quello di art-attack.
La vera mammolina che era in me stava per uscire fuori dall’uovo. Sempre che una mammolina sia ovovivipare.
Decisi di chiudere gli occhi e prendere vestiti a caso e mettermeli. Solo così si può annientare la fase due, e fidatevi: meglio se fate così. Magari prima accertatevi di aver preso vestiti di stagione o potreste uscire con scarponi da neve, bermuda e una maglia a maniche corte. Un’esperienza umiliante che, grazie al mio privilegio  di essere nato quel giorno con quel numero, ho già fatto. E la gente, bhè, dovevate vedere come mi fissavano! Purtroppo avevo solo sette anni e non capivo nulla di moda o di come ci si vestiva e se avete il maggiordomo che ho io, bhè, non è una bella prospettiva… e chissà cosa mi dicevano alle spalle quelle persone!
Fortunatamente, dopo un po’ non ci fai nemmeno più caso a quello che dice la gente e sono contento di essere insensibile o a quest’ora dovrei, come minimo, essermi suicidato.
Perché la gente è cattiva con te solo perché sei diverso.
Perché la gente giudica prima di conoscerti.
Perché la gente non è felice e vuole rendere triste qualcun altro solo per sentirsi meglio.
Io non so cosa sono diventato, dopo le medie intendo. Non so più quale è il mio vero io o come ero alle elementari o all’asilo. Lo so, i bambini tendono a dire ciò che pensano, ma sono bambini e non gli dai peso. Le persone della mia età sono consapevoli di quello che dicono e, ogni parola andata a segno, un pezzo di me si è lentamente sbriciolato. Pezzo per pezzo.
Ho dovuto ricostruirmi e non so se sono bravo come muratore, non so se questo nuovo me reggerà il confronto di quello che deve ancora venire. Non mi riconosco più, sono morto ormai da un pezzo.
Però ho resistito anche se ci sono falle in me che forse non si ripareranno. Sono come una catapecchia che era stata costruita con amore e distrutta con ingenuità di un imprenditore che doveva solo fare spazio al suo fabbricato. Quella piccola innocua casetta è stata fatta a pezzi, ma adesso, è un ricordo dell’uomo che l’ha distrutta perché l’ha ricostruita in miniatura e la tiene nel suo ufficio, come per proteggerla. Ironico, no?
Ma, qui aprite bene le orecchie, il trauma dei traumi è salire sull’autobus.
Solitamente non mi fanno paura, anzi, li trovo dei mezzi pigri e inutilmente grossi. Ma quando in quell’inutilmente grosso mezzo ci stanno dentro una cinquantina di studenti schiacciati sui vetri, sulle porte e sui seggiolini, ecco che lì, “l’inutilmente grosso” diventa il “Cazzo! È troppo piccolo!”. È questo un trauma che nessun essere dovrebbe mai, e dico mai, vivere. Per nessun motivo al mondo. Pena stare sotto un’ascella asfissiante di un tuo coetaneo che, nel mentre ti sta soffocando con i suoi odori poco gradevoli, riesce addirittura a schiacciarti contro la porta provocandoti lo spappolamento della milza, dei polmoni, del fegato e di tutto ciò che c’è dalla gola in giù. E con giù, intendo TUTTO il giù.
Ed è questo che è il vero shock della tua vita, è questo che ha spinto l’umanità a creare una macchina. Ok, lo so che c’è stata prima l’automobile del bus ma era per dire!
Fu il viaggio più lungo, più faticoso, più orribile della mia vita. Il che è tutto dire.

 
* Hohoho! Siccome non ho niente da dire, parlerò a casaccio :P *come se non lo facessi mai... ehm*
Allora,siamo arrivati al secondo capitolo *la folla acclama* però il terzo non l'ho ancora sviluppato *la folla mi lancia pomodori* in ogno caso so cosa accadrà al povero Logan, e non gli piacerà. 
Cambiando argomento, avete notato che quando scriviamo un testo ci sentiamo Dio? o una forza che comanda i nostri piccoli, indifesi personaggi? Ecco, mi sento così. Sono io che comando, tutto va secondo i miei piani... Ma la vita non è così, la vita ci prende continuamente in giro. Per lei siamo bambole che non hanno alcun valore, sbatacchiate di qua e di là senza pensare a quello che potrebbe succedere... Ok, questa era una pausa riflessiva e non faceva ridere. L'ironia sta nel sapere che la vita comanda noi e noi non possiamo comandarla. Amara ironia.
Ringrazio queste persone che mi hanno messo nelle seguite
:
1 - Bieberhood 
2 - ZiaeRuga
E chi ha recensito:
MuccaJamaicana17
ZiaeRuga

Chillergirl
Love love,*
K.
  
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