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Autore: AryYuna    12/10/2013    5 recensioni
“ « Il fatto strano, Harry, è che potevi non essere tu. La profezia di Sibilla poteva applicarsi a due giovani maghi: entrambi nati quell’anno alla fine di luglio, e i genitori di entrambi facevano parte dell’Ordine della Fenice ed erano sfuggiti a Voldemort tre volte. Uno, naturalmente, eri tu. L’altro era Neville Longbottom » ”
E se Voldemort avesse scelto Neville?
Rating alzato ad arancione per una scena del capitolo 13.
ATTENZIONE: questa fic non è stata abbandonata, ma è temporaneamente sospesa.
(messaggio aggiornato al: settembre 2015)
Genere: Avventura, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: I Malandrini, Mangiamorte
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
Capitoli:
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   Il primo capitolo da dottoressa! Ebbene sì, la sottoscritta si è infine laureata il 18 giugno, dopo lunghe peripezie per avere la firma finale sulla tesi, casini di prof, casini di presentazioni di PowerPoint, casini di tutto, e ora… ora è una giovane donna libera e disoccupata in cerca di lavoro. Povera illusa, eh? XD
   Ma non sono qui per parlare di lavoro, sono qui perché ho finalmente scritto il quattordicesimo capitolo! Spero che non vi sentiate (troppo) trascurati, voglio che sappiate che non ho alcuna intenzione di abbandonare questa fanfiction, so cosa accadrà nei prossimi capitoli e ho anche una linea generale abbastanza chiara sull’intera storia, ho solo difficoltà con alcuni personaggi e scene e il vizio di impelagarmi in troppi progetti contemporaneamente. Ma non abbandonerò questa mia piccola creatura.
   Ringrazio quindi tutti voi per la pazienza e per il supporto, soprattutto Serpentina, lunadistruggi, Erodiade e Butterfly90 per i loro bellissimi commenti :)
   



Capitolo 14



   Fluttuava. Priva di peso, senza pensieri, senza mente, senza corpo, era sospesa nel vuoto. Nel vuoto non c’era dolore, né le sue urla, né le risate di piacere dei suoi carcerieri. Nel vuoto era viva, libera.
   Fluttuava. Non vi erano preoccupazioni, né desideri, né speranze. Non vi era la paura, né disperazione.
   Lily vagava in se stessa, lontana dallo scempio che i suoi torturatori stavano facendo del suo corpo.
   Non vi era prima, né dopo, non vi era tempo, né conoscenza.
   Lily era bambina e ragazza e donna, ed era libera.
   
   Quando riaprì gli occhi, era finalmente sola. Le mura grigie della villa intorno a lei erano silenziose. Prive delle ombre dei suoi carcerieri, delle luci riflesse dei loro incantesimi di tortura.
   Lily rabbrividì. Era stesa sulla schiena sul pavimento di fredda pietra, il viso voltato di lato verso la porta di legno massiccio, ai cui lati due fiaccole di luce magica rischiaravano la cella in cui era prigioniera. Non aveva catene su di sé, le medievali trappole babbane superflue, debole com’era per le ore - erano state ore? Solo minuti? O giorni interi? - di tortura. I capelli sudati erano appiccicati alla pelle pallida del viso e le facevano il solletico, ma non riusciva a sollevare la mano per scostarli, non riusciva nemmeno a voltare il viso per guardare l’altro lato della cella. Il suo respiro era lento e irregolare, tremolante, eppure il suo corpo era integro - non una ferita, non un livido.
   Da quanto tempo era lì? Harry e James stavano bene? Dio, fai che stiano bene.
   Immaginò la disperazione di James, sentì il pianto di Harry che la invocava, e le lacrime iniziarono a bruciarle gli occhi e a scivolarle lungo la tempia, nei capelli.
   Fai che mi trovino. Fai che mi salvino.
   Lo scattare della serratura le fece spalancare gli occhi e trattenere il fiato - era troppo debole per sobbalzare, ma sent il proprio cuore battere più in fretta. Il respiro le sfuggì dalle labbra in un flebile gemito e si fece via via sempre più rapido; in un lampo di lucidità sperò di perdere nuovamente conoscenza.
   Ma la porta si spalancò e Rodolphus Lestrange entrò altero e regale come sempre, rivolgendole un disgustato sguardo dall’alto.
   Sollevò la bacchetta, e Lily fu sollevata a mezz’aria.
   « Ti prego » supplicò, ma la sua voce era poco più che un sussurro, e Rodolphus la ignorò.
   Voltandosi nuovamente verso la porta, rivolse un breve cenno a Bellatrix che lo attendeva nell’ampio corridoio sotterraneo; poi i due fecero strada all’inerme corpo di Lily attraverso le segrete fino a un’apertura nella roccia a strapiombo su un lago circondato dai boschi.
   Lily pensò che l’avrebbero lasciata cadere nel vuoto.
   I due, però, guardandosi e sorridendo si Smaterializzarono con lei.
   
   Si Materializzarono protetti da un Incantesimo di Invisibilità in una strada isolata, in un quartiere babbano, di fronte ad una casa dall’aspetto anonimo, modesto. Non era dimora degna di un mago, non era la casa in cui avrebbe dovuto vivere una strega Purosangue. Ma era la casa che aveva potuto darle l’orrido marito babbano, la feccia con cui la donna aveva scelto di mescolare il suo sangue, dando vita all’abominio. E ora, quel frutto di un rapporto sporco viveva lì, e si faceva chiamare seguace del Signore Oscuro.
   I Lestrange depositarono senza troppe cerimonie il corpo della Sanguesporco, ora nuovamente svenuta, di fronte alla porta del Mezzosangue, e si Smaterializzarono.
   Bellatrix sorrideva estasiata quando riapparve al fianco di suo marito al limitare del vasto parco che circondava il loro castello.
   Rodolphus aveva lo sguardo soddisfatto, i suoi occhi scintillarono freddi.
   La donna si voltò verso di lui e gli porse la mano, e Lord Lestrange gliela prese sicuro per portarsela alle labbra.
   « Mia signora, è un piacere vedere il sorriso illuminare il tuo volto » disse attirandola a sé.
   Bellatrix rise, ma si scostò da lui.
   « Mio signore, permettimi prima di togliere dal mio corpo la puzza di babbano » lo rimproverò, e Rodolphus rise.
   
   A Cokeworth non era nevicato, ma l’inizio di dicembre aveva portato comunque le temperature a calare, e i pochi che camminavano per la strada - per fare acquisti, andare e tornare dal lavoro, passare il tempo - erano infagottati nei loro cappotti e giubbini pesanti.
   Lily tremava. A metà tra il sonno e la veglia, gli occhi ancora chiusi, non sapeva dove si trovava, ma sapeva di non essere più nelle segrete dell’antica dimora dei Lestrange: sentiva il vento freddo sul viso, vedeva attraverso le palpebre chiuse il sole che faceva a tratti capolino tra le nuvole, sentiva l’erba sotto di sé, l’umidità farsi strada fino alla sua pelle, oltre i vestiti che aveva indossato quella mattina - era stato davvero quella mattina? - quando si era alzata dal letto con James.
   Non cercò nemmeno di muoversi, sapeva di non potere e aveva quasi paura di star sognando la libertà - o che fosse tutto vero e fosse solo il preludio a qualcosa di peggiore. Attese a occhi chiusi, mentre il vento le asciugava le lacrime e le gelava il sudore che le ricopriva il corpo dolorante.
   Fai che mi trovino.
   Non era tipo da aspettare, non lo era mai stato, aveva combattuto con l’Ordine da quando aveva diciassette anni, scegliendo di non restare indietro ad aspettare che le decisioni e le azioni degli altri disegnassero il cammino della sua vita.
   Lily Evans Potter non era una damigella in pericolo, era una strega capace e pronta a combattere al fianco di chi come lei aveva deciso di non permettere a Voldemort e ai suoi di piegare il mondo magico. Non aspettava di essere salvata, era in prima linea a bacchetta tesa.
   Ma era anche una ragazza di nemmeno ventidue anni, era una madre ed era una donna che era stata rapita dalla sua casa in una mattina qualunque, ed era stata torturata per ore, tenuta prigioniera. E ora…
   Abbandonata. O peggio.
   Fai che mi trovino. Fai che mi salvino.
   
   Gli Auror avevano effettuato i rilievi magici a casa Potter e avevano scagliato i loro incantesimi di tracciamento per cercare di risalire ai rapitori della giovane signora Potter.
   James era rimasto in piedi a osservarli lavorare da lontano, lo specchio a doppio senso con cui aveva chiamato Sirius in mano, e non sapeva cos’altro fare. Il suo migliore amico stava per contattare Silente tramite il camino di casa sua, ma aveva subito interrotto tutto e aveva cercato di tranquillizzarlo, promettendogli che lo avrebbe subito raggiunto. Arthur Weasley e Ted Tonks erano poco distanti, pronti ad aiutare come potevano.
   I secondi si trascinavano come ore, e James non riusciva a togliersi dalla mente l’immagine di Lily che svaniva insieme alle due figure incappucciate mentre Harry piangeva spaventato dall’improvviso trambusto.
   Sirius apparve con un pop direttamente accanto a lui, protetto da occhi babbani dagli incantesimi che avevano scagliato gli Auror poco prima per poter lavorare senza problemi.
   « James? » lo chiamò piano.
   Il ragazzo aveva sulle guance le righe sottili disegnate delle lacrime, ma i suoi occhi, benché rossi e lucidi, erano vuoti e fissi davanti a sé.
   « James? La ritroveremo. E starà bene, vedrai ».
   Lui non si mosse.
   
   Mai in un milione di anni si sarebbe aspettato di rivederla davanti casa sua, ma se se lo fosse aspettato, di certo non avrebbe mai immaginato di trovarla pallida, svenuta e infreddolita sull’erba davanti alla porta.
   « Lily! Lily, mi senti? » la chiamò inginocchiandosi accanto a lei. Le toccò il viso, scostandole i capelli umidi dagli occhi, e le prese la mano gelata. « Lily, rispondimi! »
   Aveva aperto la porta per andare a fare la spesa, perché - al contrario della maggioranza dei suoi “colleghi” Mangiamorte - non aveva un elfo domestico che se ne occupasse per lui, ma la vista di Lily Evans - Potter, gli ricordò malignamente il suo cervello - gli aveva fatto dimenticare tutto.
   Non sapendo cos’altro fare, gettando occhiate nervose in giro per essere sicuro che nessun babbano passasse di lì, la sollevò tra le braccia e la portò dentro, al caldo. La posò sul divano e fece apparire una coperta per scaldarla, poi prese la bacchetta e le asciugò i vestiti fradici e iniziò ad esaminarla per capir cosa le fosse accaduto.
   Non ci mise molto a riconoscere i segni della Maledizione Cruciatus: la sua pelle era intatta, le ossa intere, non c’era sangue, nessun livido visibile, ma il dolore prolungato le aveva scavato sottili rughe sulla pelle troppo del viso, il respiro era lento e poco profondo per l’istintiva paura del corpo di soffrire ancora.
   E ci mise ancor meno a comprendere chi fosse stato… e perché.
   « Salazar » esalò passandosi una mano sul volto, inorridito.
   Il tempo sembrò fermarsi mentre fissava il viso stanco di quella che era stata la sua unica amica.
   Cosa devo fare?
   Sapeva cosa era successo.
   Aveva visto gli sguardi dei Purosangue a villa Lestrange quando il Signore Oscuro aveva cantato le sue lodi dopo la morte dei Longbottom, e aveva trascorso l’ultimo mese aspettandosi qualche tipo di rappresaglia.
   Ma non questo. Non Lily.
   Sciocco. Era ovvio che dei fieri maghi Purosangue non si sarebbero mai abbassati ad aggredirlo personalmente come dei volgari babbani, avrebbero scelto vie più sottili, più dolorose. E più sicure: Lord Voldemort avrebbe potuto magari punire qualcuno di loro per aver messo in discussione le sue parole e le sue scelte, ma non avrebbe speso nemmeno un istante su dei maghi Purosangue per aver insegnato a una discendente della feccia il suo posto.
   Si concesse un momento per accarezzare quel volto che aveva amato - che amava ancora - poi con un sospiro profondo si preparò a fare ciò che andava fatto.
   Per Lily.
   
   Fluttuava. Non aveva pensieri, ma aveva mente e corpo, e sapeva che il suo corpo era libero, non più tormentato dai suoi torturatori.
   Era al caldo, all’asciutto. Sapeva di essere al sicuro.
   Non sapeva dove si trovava, Lily, ma la sua mente iniziò a evocare immagini di quando era bambina, di un parco giochi in cui andava spesso con sua sorella - mi manchi, Petunia - di passeggiate intorno al Lago Nero con le sue compagne di Casa, con Severus, con James. Non le piaceva pensare alla sua amicizia perduta con Severus, ma era al caldo, i suoi vestiti erano asciutti, ed era al sicuro, e non faceva più male…
   Era al sicuro. E poteva ricordare, perché ora… non faceva più male.



   Non so come facciano certi autori ad andare esattamente dove vogliono, io non ci riesco. Questo finale mezzo snily non era minimamente nei miei programmi, visto che sono poco shipper e, se proprio devo esserlo, shippo solo James/Lily. Però è uscito, e ora non riesco a vedere come avrei potuto scrivere questo capitolo senza.
   Pochi personaggi e pochissima azione in questo capitolo, ma nel prossimo ci sarà una delle prime scene che ho programmato quando ho iniziato a ideare questa storia (erano tre: l’omicidio dei Longbottom, quella che vedrete nel prossimo capitolo e un’altra che - quando verrà - sarà la mia preferita e contemporaneamente quella che troverò più difficile dover scrivere). Tutto sta a vedere quando pubblicherò il prossimo capitolo…
   Spero siate ancora con me. Grazie mille per aver letto! :D
   

   
 
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