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Autore: catnip_everdeen    16/10/2013    2 recensioni
“A volte non so dove la vita mi stia portando, ma la lascio fare: conosce la strada meglio di me.”
[Capitolo 4]
Cloe Le Roy è una normale ragazza, stanca della sua vita di tutti i giorni. Di certo non si aspetterebbe di essere una creatura mitologica, appartenente a un mondo parallelo minacciato da un potente dio egizio. La scoperta di essere una ragazza rettile la sconvolge, vorrebbe che ci fosse un errore e tornare sulla Terra dai suoi.
Ma Cloe sente che è Marnea la sua vera casa, l'unico posto in cui si sente amata e dove incontra l'amore. Tuttavia, il dio cercherà in tutti i modi di confonderle le idee, di ritornare sui propri passi o addirittura lasciare le persone che ama...
Genere: Avventura, Fantasy, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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on è esattamente uguale a Transformer. Ho associato quel bestione a lui per comodità, così posso vederlo come un personaggio di un film e non come un grosso robot che avanza verso di me lentamente, come se volesse prima gustarmi con gli occhi gialli e poi con i denti di metallo.
Diciamo che mi rendo conto di essere in pericolo di morte lenta e dolorosa per masticamento proprio...ora.
Non è Transformer. Non è un personaggio di un film, e non è neanche un sogno, perché altrimenti non potrei leggere la scritta che ha sul petto di metallo grande quanto tre letti matrimoniali. C’è scritto... VECTOR. È un nome? Oh, ma che mi importa.
Tanto sto per morire, non saprò mai se Vector è il genio psicopatico che ha inventato questo mostro. Andrò dritta nella pancia del grosso bidone con gli occhi.
- CLOE LE ROY, FINE TUA E’ GIUNTA! – tuona, con una strana voce metallica. Mi ha chiamata per nome? Eppure non ce l’ho scritto da nessuna parte, a meno che non sappia leggere nel pensiero. Potrei correre...se le mie gambe non fossero così pesanti e incollate al suolo. E poi il mostro potrebbe raggiungermi con una sola falcata.
Ormai è vicinissimo, in due passi mi raggiunge. Mi mancherà Luke...tantissimo. Alex, che non avrà mai il suo regalo che ho preso così di corsa. Mia madre, con la sua gentilezza...forse anche Meredith, il piccolo mostro. Se avessi saputo che i mostri erano così grossi, l’avrei chiamata in un modo più garbato.
Addio mondo, penso.
- CLOE!!! CHE STAI FACENDO?! CORRI!!!
Pensavo che in punto di morte si rivedesse tutta la vita al contrario, non che si potessero anche sentire le voci. Beh, immaginerò di aver sentito quella voce, che conosco da nove mesi ma che sembra così familiare che potrei conoscerla da una vita intera. Magari anche da prima che nascessi.
- CLOE, DANNAZIONE!!! MI SENTI?! CORRI!!! NON RESTARE Lì IMPALATA!
Aspettate un momento...non la sto immaginando. Alexandra Esposito è vicina a me. No, mi correggo: sopra di me. Vola.
Okay, è un sogno. Non c’è altra spiegazione. Magari la scritta sul petto del mostro posso leggerla perché è così grande e spicca come un pomodoro in un campo pieno di palline da golf.
Bene, nei sogni è concesso tutto, anche essere intrepidi. Alzo lo sguardo e non vedo Alex. Vedo un Alexandrago.
Sì, un miscuglio tra la mia cara amica Alex e un drago o quello che penso che sia. Le possenti ali verde smeraldo, con tantissime venature violacee e lunghe almeno due metri ciascuna, sbattono inondandomi di vento oltre che di pioggia extra. Ha capelli lunghi fino al didietro, e sono verdi come le ali. Sul viso tanto perfetto ha delle scaglie verde chiarissimo, gli occhi forse sono l’unica cosa che non mi sorprende perché sono solo leggermente più verdi del solito. Tra le dita ha una membrana trasparente sottilissima, come quella delle rane. Quando ha aperto la bocca urlandomi disperatamente di non restare ferma e di correre ho potuto notare le zanne bianche al posto dei denti curati e lucenti e una lunga lingua biforcuta, come quella del serpenti.
A parte alcuni dettagli terrificanti, come i tre artigli all’estremità di ambedue le ali e la bocca da rettile, è bellissima. Quando mi sveglierò da questo sogno pazzesco, proverò a disegnarla e poi racconterò tutto alla mia amica. Scommetto che si farà quattro risate.
Ora però non riuscirei a ridere manco se il mostro fosse vestito da clown e saltasse su una gamba.
- Ma che cavolo...
- NON C’è TEMPO PER I CAVOLI, CLOE! PER GLI DEI, CORRI!!! – strepita dall’alto Alex. Non capisco la sua esclamazione, “per gli dei”. Fa pensare a una specie di imprecazione dei film ambientati in Egitto o in Grecia, dove erano politeisti.
Forse mi conviene darmela a gambe, ma proprio mentre il bestione fa il secondo passo e si piazza davanti a me e alla mia amica le chiedo: - E TU?!
- MUOVITI, STUPIDA!!!
È davvero incazzata. Conviene ascoltarla...ma non senza darle un po’ di vantaggio su quel mostro, qualunque cosa siano entrambi.
Corro con tutta la velocità di cui sono capace, poi dopo una ventina di metri mi fermo sbracciandomi per farmi vedere dal Transformer e urlo: - EHI, GRANDE COSO DI LATTA! VIENI, NON VOLEVI FARMI A PEZZETTINI?
La testa del robot scatta nella mia direzione, secondo me non ha capito bene cosa voglia dire ‘grande coso di latta’. Ma è più che convinto che sia un insulto.
Muove un passo verso di me, coprendo poco meno della metà della distanza tra me e lui. Ma Alex gli si para nuovamente davanti. La sua espressione è a dir poco assassina e glaciale, segno che è incazzata con me per averle disubbidito non limitandomi a correre e che il mostro l’ha davvero fatta innervosire. Il coso ruggisce, costringendomi seriamente a tapparmi le orecchie e a ricordarmi che alla fine del sogno dovrò andare da un buon otorino. Alex spalanca la bocca e fa un ruggito paragonabile a quello del mostro, solo che il suo ha un’inquietante sfumatura... femminile. È come se mi mettessi ad urlare: il mio urlo sarebbe diverso da quello di mio fratello, per fare un esempio, no?
Stavolta Alex è davvero incavolata. Solo ora mi accorgo che porta gli stessi indumenti di stamattina, una maglia a maniche lunghe azzurra e blue jeans aderenti. In più ha una cinta con alcune tasche nere. Da una di queste estrae un cilindro molto sottile verde scuro. Lo impugna e un attimo dopo dalla punta esce una lama lunga trenta centimetri, trasparente ma ricoperta da una strana luminescenza. Potrebbe somigliare a una spada jedi, se non fosse per la forma inconfondibile di un coltello.
Alex stringe l’arma, dall’estremità parte una specie di rampicante spesso quanto una liana. Questo avvolge il collo del mostro, dove il mostro si porta le mani. Ma non per liberarsi dalla pianta perché lo sta soffocando, ma per darle uno strattone. Alex non lascia la strana arma, perciò va a finire con il lato destro sul petto di metallo dell’essere. Si sente un rumore simile a una lavagna che viene sbattuta contro il muro, e la mia amica cade a terra con una smorfia di dolore. Si porta una mano al braccio con cui è andata a finire contro il mostro, e riesco ad udire il suo gemito.
Ora sono io quella ad essere incazzata. – ALEX!!! BRUTTO AMMASSO DI ROTTAMI, COSA LE HAI FATTO?!
Con la rabbia che mi esplode nel petto, una rabbia mai provata in tutta la mia vita e che non pensavo di poter provare fino a questo momento, mi slancio in direzione del mostro.
Non penso, non rispondo delle mie azioni, mi lascio guidare dall’odio e dall’istinto. A pochi metri da esso mi fermo, prendo la rincorsa e salto. È come andare sui mollettoni, uno slancio e via! Mi sembra di volare.
E infatti...sto volando.
Ho ali enormi, un terzo più grandi di quelle di Alex. Le mie però sono rosso fiamma, come se stessero prendendo fuoco. Le venature si vedono poco, il loro viola leggero è soppresso dal colore delle ali. Sento uno strano rumore di bruciato, un po’ come quando stai in macchina e dal finestrino senti leggermente il fumo delle stoppe che bruciano da qualche parte. Ma poi sparisce, tutto in un unico millesimo di millesimo di secondo. Strano come abbia fatto ad accorgermene... sbatto una volta le ali, e prendo quota. Non so esattamente come funzioni questa cosa incredibile del volo e delle ali da drago, ma sono talmente concentrata sul mostro che l’istinto ha il sopravvento. È come se sapessi da sempre cosa fare, il ricordo è stato sepolto dentro di me aspettando solo il momento adatto per uscire.
Non sono la Cloe impacciata, che se si scoprisse a volare con delle ali enormi strillerebbe terrorizzata sbandando paurosamente da una parte all’altra tentando di trovare l’equilibrio giusto. Sono una Cloe intrepida, una Cloe che sa più o meno mantenersi a sei metri dal suolo senza molti problemi di equilibrio. Una Cloe con...lunghi capelli rosso fiammeggiante come le ali?! Ricci e morbidi, curati e senza doppie punte!? Lunghi?! Non ho mai avuto capelli veramente lunghi, in genere non andavano oltre a due centimetri sotto le spalle! E poi ricci... sono sempre stata una chioma mossa e castana scura, un colore tremendamente banale.
Mi accorgo dei capelli perché quell’unico battito di ali ha sollevato del vento e una ciocca di capelli rossi e ricci mi è finita sulla fronte. Estremamente curiosa ho scosso la testa e mi sono resa conto della lunghezza e della straordinarietà dei miei nuovi capelli. Che figata...
Il mostro agita una mano nella mia direzione e questo mi distrae dalla mia chioma da diva. Lo guardo in faccia furiosa ed esclamo: - Ehi, mostro! Vediamo se sei così bravo! Prova a prendermi, avanti! Ci penserai due volte a far del male alla mia migliore amica, BRUTTO PEZZO DI...!
Segue un ruggito spacca timpani. Ho l’impressione che non abbia capito nulla di quello che gli ho detto, che mi vede semplicemente come una farfallina fastidiosa da uccidere con un’ammazza mosche. Molla una manata enorme nella mia direzione, io la schivo inclinando il mio peso a destra. Abbastanza brava per volare per la prima volta!
Ma che cavolo mi viene in mente? Volare per la prima volta? Oh, non mi importa. Concentrati...concentrati... al diavolo la concentrazione!
Quando il mostro riprova a schiacciarmi con la sua mano dalle mie dimensioni, urlo selvaggiamente e invece di scansarmi, schiaccio la mano contro la sua. Un’esplosione segue la microscopica frazione di secondo in cui il mio cervello svuotato dalla rabbia matta registra l’aspetto della mia mano. Ha delle scaglie più chiare di rubini, tra le dita c’è la stessa sottilissima e trasparente membrana che ha Alex. La mano di una lucertola.
- AAARGH!!! – tuona il mostro, con un mozzicone al posto della mano esplosa in tante fiamme come una bomba in miniatura.
- Bravissima Cloe! – esclama dal basso Alex. Con uno sforzo si mette in piedi e fa un salto, ma le sue ali non reggono il suo corpo reso pesante dal braccio incrinato in una sinistra angolatura. Dev’essere rotto. Con una smorfia di dolore ricade a terra, striscia qualche metro più in là e mi fissa con gli occhi sgranati, nonostante abbia una ruga in mezzo alle sopracciglia curatissime.
- Non so esattamente come ho fatto... – dico con un filo di voce.
- STUPIDA RAGAZZINA! IO UCCIDE TE!! TU CREDE DI BATTERMI?! AHAHAH, PICCOLA INGENUA! – ruggisce con quanto fiato ha nel suo corpo metallico.
Ed ecco che la rabbia rimonta. Sembra una sorta di istinto omicida, di cui non ho mai sentito parlare nei numerosi libri presi alla biblioteca perché non avevo mai soldi abbastanza per comprare dei buoni libri tutti miei. Sembra una rabbia da combattimento, come se fossi un soldato in guerra.
Solo che stavolta la rabbia mi lascia talmente senza fiato che ho uno spasmo al collo. Quello che faccio poi dev’essere una sorta di metodo di autodifesa, oppure un altro spasmo. Spalanco la bocca, ho zanne appuntite come lame ma che a me non danno fastidio, e mostro con un ruggito la mia lunga lingua biforcuta...come quella di Alex.
Okay, sono diventata una specie di ragazza rettile come la mia amica. Così, inspiegabilmente. Ci manca solo che mi spunti la coda.
Il mostro muove leggermente la testa all’indietro, tra la rabbia del suo viso metallico che esprime odio da tutte le giunture scorgo un velo di sorpresa e perplessità. L’ho sorpreso? Ho sorpreso anche me stessa!
Ma la perplessità sparisce subito dal suo volto, preme un pulsante sul suo braccio e punta il dito massiccio verso di me. Nello stesso, microscopico istante, io mi slancio verso di lui e tendo la gamba verso il suo petto. Lo colpisco in pieno, dove c’è la C di VECTOR. Il mio piede affonda, lasciando un buco profondo dal quale si vedono circuiti grandi quanto un tubo per innaffiare il giardino rossi e blu. La mia scarpa rimane lì dentro, il jeans si strappa e il metallo del petto del coso mi graffia la pelle, per fortuna non in profondità.
Quello barcolla, i grandi occhi gialli si spalancano e cade disteso sull’asfalto. Dal mio buco viene una scintilla di elettricità, come quella che precede nelle fabbriche...
- STA ESPLODENDO!!! – urlo. Non è una vera e propria esplosione, c’è un lampo di luce forte e...è sparito. Del mostro di metallo enorme non c’è più traccia.



E rieccomi! :3
Per chi ancora non mi conosce, sono catnip_everdeen e di 'Firegirl, la storia dell'Ultima delle Cinque' ho pubblicato già il primo capitolo!
Scusate per non aver aggiornato prima la storia ma avevo molto da fare con la scuola... :3
Aggiornerò prestissimo e recensite, voglio sempre migliorare e sentire il vostro parere! 
Baci
catnip_everdeen

 
  
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