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Autore: Kary91    26/10/2013    12 recensioni
{Raccolta|Quattro Hawthorne, quattro nomi da quattro lettere}
• Gale; a very strong wind. [drabble, child!Gale/Mr. Hawthorne] ✓
• Vick; champion, victor. [one-shot, Vick/Mr. Hawthorne] ✓
• Posy; a flower or a bouquet of flowers. [one-shot, Posy/Hazelle/Gale] ✓
•Rory; red king. [one-shot, Rory/Mr. Hawthorne/Gale] ✓
Dal capitolo su Posy:
“Catnip mi ha dato un bacio, ieri” le confidò Gale, rimirando poi l’espressione sorpresa che illuminò il volto della sorellina.
“Un bacio vero?” chiese conferma la bambina, parlando a bassa voce, per non tradire il segreto del fratello. “Sulla bocca, come fa il principe con Biancaneve?” Le labbra Gale si arricciarono appena a formare un secondo, debole sorriso; il ragazzo annuì.
“Allora ti ha guarito lei,” mormorò la bambina, ricambiando allegra il sorriso, “Come nelle favole!”
Genere: Introspettivo, Malinconico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Famiglia Hawthorne, Gale Hawthorne, Posy Hawthorne, Rory Hawthorne, Vick Hawthorne
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Figli del Giacimento - The Hawthorne Family.'
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Four children. Four names. Four letters.

[Vick: champion, victor.]

Vick ridimensionato

 


 

 

                The winner takes loses it all


_____________________

 

Vick osservò con stupore il braccio del padre scivolare a toccare la superficie del tavolo.

“Ho vinto!” esclamò, sollevando orgoglioso i pugni. Era la prima volta che una partita a braccio di ferro si concludeva con la sua vittoria: con Rory perdeva sempre.

Joel Hawthorne sorrise divertito, appoggiandosi allo schienale della sedia.

“Ero sicuro che avresti vinto tu” commentò,“Vick significa vittorioso, lo sapevi?”

Il figlio scosse il capo, rivolgendogli un’occhiata sorpresa.

“Vuol dire che posso vincere sempre?”

Il padre annuì, lasciandosi sfuggire uno sbadiglio. La stanchezza accumulata nel corso della giornata stava incominciando a gravargli sulle palpebre.

“Tutti i giorni?"

"Tutti i giorni. Nel momento in cui ti svegli la mattina in realtà hai già vinto” rispose Joel, arruffandogli i capelli.  “Devi tenerlo sempre a mente, ragazzo. Se te lo dimentichi, potresti incominciare a perdere di nuovo.”

Il mattino successivo Vick si svegliò molto presto. Fuori era ancora buio e la casa era incredibilmente silenziosa, come capitava di rado. Il ragazzino ripensò subito alla conversazione avuta la sera prima con il padre. Decise di intrufolarsi nel letto dei genitori. Si rannicchiò di fianco a Joel e attese con pazienza che si svegliasse.

“Ho vinto” annunciò infine a bassa voce, quando l’uomo si accorse della sua presenza. “Mi chiamo Vick e vinco ogni giorno, adesso è mattina, quindi ho vinto.”

Joel gli diede un colpetto affettuoso sulla gamba e si sfregò gli occhi ancora impastati di sonno.

“Ben detto, ragazzo” si congratulò con lui, dandosi un'occhiata attorno per cercare di intuire che ora fosse. “Hai fatto bene a venire a svegliarmi, ho un paio di faccende da sbrigare prima di andare in miniera. Adesso, però, torna a dormire.”

“Che cosa ho vinto?”  chiese ancora il bambino, rivolgendogli un’occhiata incuriosita. Il padre sospirò e tese le braccia in avanti per stiracchiarsi, cercando di riflettere in fretta.

“Bolle di sapone” rispose infine, pensando a come i suoi figli si divertissero di tanto in tanto a giocare con l’acqua insaponata, mentre Hazelle lavava i panni.

L’espressione di Vick si illuminò all'istante.

“Posso farle dopo scuola, mentre mamma lavora!” propose, spostandosi per permettere al padre di alzarsi. Joel annuì, mettendosi a sedere per indossare i vestiti da lavoro.

Prima di uscire dalla stanza arruffò i capelli del figlio e gli diede una pacca sulla spalla.

"A stasera, ragazzo."

Nel corso dei giorni successivi il rituale di quel mattino si ripeté spesso. Non appena il padre rientrava in casa Vick gli correva incontro per riscuotere il suo premio del giorno. Nonostante la stanchezza, Joel riusciva sempre a escogitare maniere diverse per accontentare il figlio minore. Nel giro di sei mesi Vick aveva ormai vinto premi di ogni genere. Carezze dalla madre, partite a braccio di ferro con i fratelli più grandi, mozziconi di candela, una passeggiata per il Giacimento. Una sera particolarmente fredda aveva ricevuto in premio uno dei maglioni meno consunti di suo padre. Gli arrivava poco sotto le ginocchia ed era perfetto per dormirci dentro la notte. Un giorno Vick vinse addirittura una sorellina. Quello fu di gran lunga il suo premio preferito, anche se accadeva di rado che non fosse entusiasta per uno dei suoi regali. Non era triste se di tanto in tanto il suo stomaco brontolava e tutto ciò che riusciva a rimediare per le sue vittorie era l’abbraccio di Rory o un giro per la casa sulle spalle di Gale. Non era ciò che avrebbe ricevuto a fine giornata a renderlo felice. Erano più le attese che si protraevano fino a sera, piene di curiosità verso ciò che si sarebbe inventato suo padre. Era il sorriso storto che gli regalava l’uomo ogni volta che il bambino si arrampicava sulle sue ginocchia per riscuotere il suo premio. Era il pensiero di poter vincere ogni giorno, semplicemente perché il suo nome era Vick.

Una sera, tuttavia, suo padre non tornò a casa in tempo per festeggiare con lui la sua vittoria giornaliera, prima di metterlo a letto. Faceva freddo e il bambino si addormentò aspettandolo, rannicchiato dentro al vecchio maglione dell'uomo. Si svegliò durante la notte e corse fino al letto dei genitori per cercarlo, ma lui non c’era. Trovò solo sua madre che piangeva con il capo affondato nel cuscino. Fu quello il momento in cui Vick capì che suo padre non sarebbe tornato a casa. Né quella notte, né l’indomani. Continuò comunque ad aspettarlo ogni giorno, appollaiato di fronte all’ingresso di casa Hawthorne. Sperava di vederlo tornare all’improvviso, con qualche biscotto appena sfornato o dei soldatini rimediati dopo qualche buon affare al Forno come era accaduto una volta, il giorno del suo quinto compleanno. Sperava di riconoscere il rumore dei suoi passi lungo il vicolo e di correre in casa per avvertire la mamma e i suoi fratelli del suo ritorno. Sperava che una sera, arrivato il momento di riscuotere il suo premio, avrebbe vinto il ritorno del suo papà, ma quel momento non arrivò mai. E più trascorrevano i giorni, più faceva fatica a ricordare come ci si sentisse felici a vincere.

Finché un mattino non se ne dimenticò del tutto. Faceva molto  freddo, proprio come il giorno in cui suo padre era uscito di casa per non tornare più. Vick sedeva a gambe incrociate vicino alla porta d’ingresso, di fianco ai due picconi da lavoro che né Gale, né la mamma avevano ancora avuto il coraggio di spostare. Quando Rory entrò nella stanza e notò gli occhi lucidi e l’espressione atterrita del fratello minore prese posto di fianco a lui. Gli circondò le spalle con un braccio, un po’ per scaldarlo, un po’ per confortarlo. Vick tirò su col naso e se lo sfregò con il dorso della mano.

“Che cosa hai vinto oggi?” domandò Rory, sperando di riuscire a strappargli un sorriso.

Vick fece spallucce. Si strinse nel maglione del padre e ne utilizzò una manica per asciugarsi le guance umide di lacrime.

 “Oggi ho perso.”

_________________

 Nota dell’autrice.

Vick è stato un nome abbastanza semplice da interpretare, mentre credo che per Posy e specialmente per Rory sarà più complicato. Per quanto riguarda il nome di Mr. Hawthorne, ho scelto di chiamarlo Joel mentre  stavo scrivendo un’altra one-shot dedicata alla famiglia Hawthorne, piccoli uomini. Joel è un nome di quattro lettere, quindi è in linea con i nomi dei figlioletti e in qualche modo mi sembra un nome adatto a lui. In  generale questa one-shot riprende diversi elementi di piccoli uomini, come l’aneddoto della maglia del padre, passata a Vick e il periodo in cui il bambino attende con pazienza il ritorno del papà di fronte a casa.

Il titolo della one-shot è ispirato alla canzone “The Winner takes it all” degli Abba.

Un grazie di cuore a chi è arrivato a leggere fino a qui!

Un abbraccio!

Laura

 


 

   
 
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