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Autore: ___Nick    04/11/2013    0 recensioni
Sono passati pochi mesi da quando Chris Redfield ha fatto ritorno dalla desolata Africa, purtroppo per Redfield i guai non sono ancora finiti: infatti lo aspetta una nuova missione con una nuova squadra, nel lontano Messico. Riuscirà Redfield a sopravvivere ai fantasmi del passato?
Genere: Drammatico, Guerra, Horror | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altro Personaggio, Chris Redfield
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 10: Human

Chris accelerò il passo, sentendo la creatura più vicina.

Non era sicuro di cosa fosse quella cosa o del perché fuggisse senza cercare di affrontarla, o forse questo lo sapeva.


Non era un mostro come gli altri.

Per quanto macabro, aveva ancora aspetto umano: gli occhi iniettati di sangue erano sofferenti, le grida disumane esprimevano rabbia e disprezzo per chi l’aveva ridotta a quello stato.

Chris sapeva che non avrebbe potuto continuare a fuggire.

Si voltò un attimo: la creatura sembrava ancora lontana, ma avanzava sempre più velocemente con gli arti protesi verso l’agente.

Il militare si liberò del giubbotto anti proiettili e lo scagliò verso la creatura, nel tentativo di distrarla. 

Doveva liberarsi degli oggetti più pesanti per assicurarsi una fuga più veloce.

Il moro strinse la presa sul fucile, ma era sicuro che anche con una raffica di proiettili andati a buon segno la creatura non si sarebbe arrestata.

Controllò velocemente il datapad: gli serviva più tempo, barricarsi in un laboratorio o qualcosa del genere glielo avrebbe sicuramente concesso; avrebbe dovuto svoltare il prossimo corridoio a destra e gettarsi nella prima porta che gli era a tiro, sperando di ritrovarsi dentro un laboratorio.

Solo ora Chris notava che la luce a intermittenza rossa delle porte ermetiche era stata sostituita da una blu.

Forse Sarah era riuscita a sbloccarle, anche se poteva essere stata opera dello scienziato.

Chris svoltò l’angolo e si precipitò alla seconda porta sulla destra, tirò con forza la maniglia, facendo scattare l’ingranaggio e il battente scivolò lentamente, troppo lentamente.

L’agente trattenne il fiato e costrinse il suo corpo ad attraversare quel varco troppo stretto per il suo fisico.

Chris si aggrappò ai battenti della porta e spinse con tutte le sue forze, mentre i muscoli del corpo si irrigidivano velocemente e l’addome si contraeva dolorosamente contro l'anta metallica.

La B.O.W. svoltò l’angolo e proprio in quel momento Chris si ritrovò dall’altra parte della porta, si rialzò e la chiuse velocemente, impedendo alla creatura di entrare.

Redfield si accasciò a terra, con la schiena contro un tavolo di acciaio: la creatura sbattè gli arti contro la porta, cercando di entrare.

Chris si concesse qualche secondo per osservare meglio la creatura: entrambi gli emisferi si contraevano ripetutamente contro il cranio, che infliggeva profonde ferite su questi; gli occhi erano iniettati di sangue, la corporatura era scheletrica e dal seno appena sviluppato, Chris dedosse si trattasse di una bambina.

L'agente si tirò su e cominciò a cercare tra le provette del laboratorio dell’alcool o qualche sostanza che avrebbe potuto aiutarlo ad uccidere la creatura, come una sostanza accellerante alla combustione; Redfield non eccelleva in chimica, ma riconosceva facilmente le formule semplici, come quelle alcoliche.

L’attenzione di Chris fu catturata dal rumore di alcuni vetri che si riversavano a terra.

L’agente arretrò di qualche passo, non appena la creatura cominciò ad agitare le braccia dalla “finestra” che aveva appena infranto.

La B.O.W costrinse parte del corpo ad attraversare quella fessura, mentre brandelli di carne restavano attaccati alle schegge di vetro. 

Nonostante avesse una scheggia conficcata nella schiena la creatura continuava a tirare con foga, ignorando i muscoli scoperti e lacerati.

Redfield agì d'impulso e sparò una raffica di proiettili contro la creatura, anche se il rinculo del fucile non gli permise di colpire il cranio, sembrò abbastanza per stordirla.

Chris corse verso l'angolo opposto della stanza, gettando avanti a se qualche scaffale metallico, nella speranza di creare una barriera tra lui e la B.O.W., che avanzava a carponi verso l'uomo.

La creatura portava un braccio alla volta avanti a se, conficcando gli artigli nel metallo e trascinando il resto del corpo, che al suo passaggio l'asciava una chiazza cremesi: l'iseguimento della creatura sembrava essere giunto ormai a un termine.

Lo stidio metallico constrinse l'agente a tapparsi le orecchie e a ranacchiarsi istintivamente su se stesso; la creatura sollevò un braccio e tentò di sollevarsi, mentre osservava bramosa di sangue Chris.

La B.O.W. precipitò nuovamente a terra, trascinando con se diverse provette, che riversandosi su di lei, la fecero stridere dal dolore; ora la pelle sembrava bruciare come un tizzone ardente e passò velocemente dal colore grigiastro a quello rosso fuoco.

Redfield arretrò ancora, trovandosi dalla parte opposta del banco metallico, di fronte alla creatura: un'enorme pozza di sangue scivolava sinuosa sul pavimento, scorrendo inosservata ai piedi dell'agente; lo sguardo dell'uomo tornò sulla creatura che stringeva le braccia contro il petto, china su se stessa.

L'essere urlò di nuovo, ma questa volta per quanto gruttale, Chris avvertì in quello strazio una richiesta di aiuto.

Le pupille nere incontrarono quelle azzurre di Redfield e in quello sguardo trovò "qualcosa" di umano.

Paura, rabbia, sofferenza... in quegli occhi non più umani c'era tutto questo.

L'agente puntò la canna del fucile avanti a se, percorrendo lentamente il perimetro del banco, trovandosi infine ai piedi della creatura, che non sembrava essere interessata a lui.

Un altro incontro di sguardi.

Redfield premette il grilletto, trivellando la testa della creatura, riducendola in poltiglia e continuò a premerlo finché non senti il "tic", del caricatore ormai scarico.

L'uomo cadde sulle ginocchia e abbandonò l'arma a terra, mentre si passava entrambe le mani tra i capelli; cacciò un urlo di disperazione e colpì più volte il pavimento, fino a indolensire le nocche.

Riafferrò velocemente l'arma e si gettò fuori dalla stanza, correndo tra i corridoi senza una meta certa.

Era stato diverso.

Era sicuro di non aver sparato a un diabolico esperimento da laboratorio, non aveva sparato per rabbia o vendetta, come faceva di solito.

No, aveva sparato per pietà.

Chris si fermò di colpo e gettò la schiena contro la parete, sentendo il respiro spezzato e il corpo pesante come metallo.

-Fanculo la missione.- sibilò Chris, a detti stretti.

L'agente sentiva di avere un'altra priorità adesso, anche se questo poteva significare sfottere anni di ricerche finanziate dalla B.S.A.A.

Poteva davvero la vita di tutti quei militari valere milioni di dollari e qualche puttanata su nuove B.O.W?

Redfield si tirò su alla meglio e dopo aver caricato il fucile, se lo portò sulle spalle, impugnando l'M92F.

Riaprì il canale radio per contattare Sarah, sperando che le comunicazioni non fossero tagliate anche all'interno del laboratorio; proprio in quel momento, ci pensò la ragazza a contattare il capitano.

-Chris.-

Il canale era disturbato da diverse scariche elettriche.

-Carter, molla tutto. Dimmi dove diamine sei e usciamo da qui.-

-Chris scappa!- esplose lei con la voce spezzata, poi seguì un urlo straziante.

Chris accellerò il passo, fino ad iniziare a correre, cercando il compagno senza sapere minimamente dove fosse.

Una voce, bassa e gelida sembra interompere i singhiozzi della ragazza.

Non era sola.

-Stammi a sentire,- cominciò Redfield senza sapere di rivolgersi realmente a qualcuno -non osare farle del male.- lo minacciò Chris, stringendo il calcio della pistola.

Una risata, seguita poi dalle urla della ragazza.

-Hangar,- mormorò poi lei, appena percettibile, -Chris...-

Un'altra scarica elettrica lasciò Redfiled in balia di un assordante silenzio e con un unico pensiero: la vita di Sarah legata un filo.
   
 
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