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Autore: _LilianRiddle_    09/11/2013    5 recensioni
Eccomi tornata con una nuova storia, dopo tanto tempo. Questa volta mi sono dedicata ad una Dramione, un genere che io amo da morire. E' la prima, siate clementi ^^.
Dal testo:
"- Maledizione! – esclamò, preoccupandosi ancora di più vedendo Luna poco lontano da lui, priva di sensi.
S’inginocchiò accanto al ragazzo, che stava tentando, invano, di alzarsi.
- Fermo Malfoy, fermo. – cercò di trattenerlo Hermione, con le mani tremanti e le lacrime agli occhi, troppo preda delle sue emozioni per riuscire a formulare anche il più semplice degli incantesimi di cura.
Il ragazzo la scacciò malamente, tentando ancora una volta di alzarsi.
- Non ho bisogno del tuo aiuto, Mezzosangue. Ce la faccio da solo. – disse tentando di suonare cattivo e minaccioso, respingendo le sue mani.
- Zitto, Draco, zitto. – sussurrò Hermione. Il ragazzo sussultò sentendo il suo nome pronunciato proprio da lei, proprio da quella che avrebbe dovuto insultarlo e picchiarlo come avevano fatto quei ragazzi. E ne avrebbe avuto tutto il diritto, di questo era sicuro.
- Io non mi sono difeso, Hermione. – bisbigliò lui, prima di svenirle tra le braccia. "
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ginny Weasley, Harry Potter, Nuovo personaggio, Ron Weasley, Un po' tutti | Coppie: Draco/Hermione, James/Lily, Lily/Severus
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Saving each other - How to save a life'
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Capitolo XI.
 
I giorni erano passati. Hogwarts era triste, fredda e desolata, in quelle prime settimane dopo Natale. Natale che aveva provocato vittime proprio come la guerra di Hogwarts. Due le vittime principali, una Grifondoro e un Serpeverde, che come anime perdute cercavano di andare avanti, nonostante il dolore, nonostante la vita.
L’uno, pieno di lividi e tagli, la pelle tirata e le occhiaie pronunciate, camminava come se stesse scappando dal mostro più spaventoso di tutti.
L’altra, piena di lividi e tagli, invisibili ma ben visibili sul suo cuore, faceva dell’orgoglio la sua forza, camminando sicura in mezzo agli altri.
Non si erano più parlati, Draco ed Hermione, da quando si erano confrontati così intimamente il 25 dicembre. Facevano di tutto per evitarsi, per incontrarsi il meno possibile. Inutile dire che le loro strade si incrociavano sempre, come se il destino si divertisse a farsi beffe di loro.
I professori, severi e più sadici che mai dopo le vacanze di Natale, erano ripartiti in quarta, assegnando una mole di compiti che metteva in crisi persino Hermione. Avevano deciso di preparare i ragazzi dei M.A.G.O e dei G.U.F.O proponendo una serie infinita di prove scritte e pratiche, al fine di far esercitare gli studenti per gli esami. E forse per portarli al crollo fisico e mentale.
Draco ed Hermione non si parlavano da quindici giorni esatti. Cercavano di evitarsi, anche, ma con scarso successo. Si erano, a malincuore, accorti, che qualcosa li legava molto più profondamente di quanto pensassero. E i due, nell’ultimo periodo, pensavano molto, forse troppo. Hermione pensava al suo gesto e al cuore di Draco. Quello stesso cuore che aveva sentito battere sotto il palmo della sua mano, lo stesso cuore che così tante volte era stato ferito, ma che continuava a battere. Quello stesso cuore che aveva visto crollare quella mattina, appena al ragazzo era arrivata una strana lettera, in una candida busta bianca. Perché se c’era una cosa che Hermione sapeva fare bene, con gli occhi parlanti che si ritrovava, era osservare le persone e capire, dalla più minima espressione, che cosa provavano in quel preciso istante di vita. E quello che la ragazza aveva visto sul viso di Malfoy, poteva essere solo ed esclusivamente dolore. Puro e semplice dolore.
Ma si era ripromessa che non si sarebbe più preoccupata per lui, neanche se lo avesse visto agonizzante a terra. Ovviamente, si sbagliava di grosso.
Draco, dal canto suo, sopravviveva solo grazie ad Ashling e Blaise, che si prendevano cura di lui nonostante il fiele che gli riversava addosso. Alla mattina, Blaise si assicurava che si alzasse dal letto, si lavasse e si vestisse. Poi arrivava Ashling, che si univa a Blaise e trascinava Draco in Sala Grande, nella vana speranza che il ragazzo mangiasse qualcosa. Successivamente c’era la routine delle lezioni, i compiti, lo studio e il Quidditch solo lui e Blaise. Cercavano di non lasciarlo mai da solo e Draco si faceva trasportare apatico nella corrente della vita. C’era un momento, però, in cui il ragazzo spariva. Ashling e Blaise non sapevano come, ma dopo cena Draco sfuggiva al loro serrato controllo e svaniva chissà dove, tornando da loro a notte fonda, il più delle volte pieno di lividi a causa di un altro pestaggio.
Era domenica, e quel giorno tutti erano in febbricitante attesa per l’agognata uscita ad Hogsmade. Anche Draco, quel giorno, era stato costretto da una imperturbabile  Ashling ad uscire dalla scuola per svagarsi un po’, per godersi un po’ la neve.
Allo stesso modo, Hermione era stata costretta da Harry e Ginny ad abbandonare i libri per  distogliere la mente dallo studio. La ragazza, infatti, pur di non pensare a quello che era successo tra lei e Draco, a quello che erano diventati lei e Draco, ai sentimenti confusi che provava per lui, era annegata nei libri e non ne era più venuta a galla. Perché poteva mentire a tutti, ma dentro di lei sapeva che per quel ragazzo sbagliato, distrutto, solo, provava qualcosa di più del semplice rispetto o della semplice amicizia. Non capiva ancora che cosa fosse quel sentimento strano, ma lo aveva sentito appena aveva appoggiato la mano sul cuore del ragazzo. Ed esso non se ne era più andato, incagliato inesorabilmente all’altezza della sua gola. Là dove si fermano tutti i sentimenti più profondi.
Ed ora, a pochi passi l’uno dall’altra, Draco Malfoy ed Hermione Granger cercavano di evitarsi. I ragazzi più piccoli giocavano a palle di neve, ridendo e rincorrendosi. Le ragazze parlavano fitte fitte a capannelli di quattro o cinque e i ragazzi più grandi cercavano di attirare la loro attenzione in tutti i modi possibili, leciti e non, nell’attesa che Gazza si decidesse a farli uscire dalla scuola. E Draco ed Hermione, fermi in quel casino, si guardavano, inevitabilmente attratti, immancabilmente respinti. Un battito di ciglia, un movimento improvviso, e le carrozze arrivarono davanti al cancello, tutti ci si fiondarono sopra, spingendo, urlando, e i due ragazzi, i respiri mozzati e le mani tremanti, vennero trascinati inerti, noncuranti di tutto, delle parole, della neve, delle urla. Gli occhi si lasciarono, Draco ritornò a respirare, Hermione si morse le labbra. Blaise sfiorò la spalla di Draco, donandogli un po’ di calore, Ginny accarezzò leggera la guancia di Hermione, parlandole con gli occhi come solo lei sapeva fare. Ashling camminava nervosa, Neville le prese la mano e allora lei riuscì a calmarsi, loro riuscirono a calmarsi, e rallentarono, facendosi spintonare. Ron si avvicinò a Samia, gli passò un braccio intorno alle spalle, lei sorrise e anche lui, forse per la prima volta veramente felice. E a guardare tutto, come un angelo custode, Harry, dietro tutti, preoccupato come solo un migliore amico, come solo un fratello, può essere.
Salirono sulle carrozze, soli o con qualcuno al fianco, tutti distrutti, tutti irrimediabilmente innamorati, e nel giro di pochi minuti arrivarono ad Hogsmade che, sotto la neve, sembrava uno dei villaggi raffigurati nelle banalissime cartoline natalizie che i Babbani erano soliti mandarsi.
Harry aiutò galantemente Ginny ed Hermione a scendere dalla carrozza, mentre ridendo Ron e Samia rotolavano giù spingendosi come due bambini.
- Dove avete voglia di andare? – chiese Harry, guardando apprensivo lo sguardo vuoto di Hermione, che ansiosa guardava Draco allontanarsi con Blaise.
- Io volevo passare in libreria. – sussurrò Hermione, attirando lo sguardo stupito di tutti.
- Ma Herm! Non ti abbiamo portata a Hogsmade per farti rinchiudere in libreria! Non possiamo passare da Zonco? Ho saputo che sono arrivati degli scherzi nuovi. – esclamò Ron, beccandosi le gomitate della sua attuale ragazza e della sorella, che lo guardavano malissimo.
- Facciamo così, - disse Samia, - adesso andiamo tutti a riscaldarci ai Tre Manici di Scopa, poi noi ragazze ci rifugiamo in libreria e voi uomini andate da Zonco, okay? –
Il sorriso luminoso e gentile di Samia sapeva rallegrare anche il più triste ed Hermione si ritrovò a sorridere di rimando a quella ragazza bellissima. Ron aveva proprio fatto centro. Samia era intelligente e una delle migliori a scuola, superata solo da Hermione ed Ashling, senza contare il fascino e la grazia che accompagnava ogni più piccolo gesto. E accanto a lei, Ron diventava l’uomo che non era riuscito ad essere fino a quel momento, fiero e orgoglioso accanto alla sua bella.
I ragazzi si avviarono tranquilli verso il locale, facendosi bagnare dai fiocchi di neve che, subdoli, s’infiltravano tra i capelli e sotto le sciarpe, diventando acqua, inzuppando i vestiti. Ed Hermione non poteva fare a meno di pensare come, poche settimane prima, aveva amato quei fiocchi di neve che si confondevano con i capelli biondi di Draco. Come avesse amato il loro sciogliersi a contatto delle sue labbra rosse, della sua risata cristallina.
- Herm… - Ginny la chiamò e solo allora Hermione si accorse che era rimasta ferma davanti alla porta, senza saper entrare nel locale.
- Oh, sì. Eccomi. – disse con un sorriso.
Ginny le prese la mano e dolcemente l’accompagnò al tavolo, con gli altri che chiacchieravano allegri davanti alle loro burrobirre.
Hermione guardava i suoi amici e un sorriso triste le nacque sul volto, inevitabile, indelebile. Ron cingeva le spalle a Samia, mentre illustrava a tutti come avrebbe fatto a copiare durante i M.A.G.O; Harry accarezzava i lunghi capelli di Ginny che, scomposti, le ricadevano come seta sulle spalle. E lei era lì, sola, con la sua burrobirra in mano, senza nessuno che le cingesse le spalle, senza nessuno che le accarezzasse i capelli. Ma scosse la testa, Hermione, pensando che era inutile indugiare in certi cupi pensieri e che, come aveva detto Ginny la sera prima, doveva godersi questi pochi attimi di tranquillità, prima di tornare alla routine massacrante di Hogwarts.
- Che ne dite, ragazze, ci avviamo verso la libreria? – chiese sorridendo Hermione.
Le altre due annuirono, alzandosi.
- Dove ci troviamo? – chiese Harry.
- Tra mezz’ora davanti a Mielandia. – rispose Samia, prendendo per mano Ginny ed Hermione e trascinandole fuori dal locale, impaziente di entrare nella libreria.
Appena fuori, un brivido corse sulla schiena di Hermione, che voltò la testa verso la strada che portava alla Stamberga Strillante.
- Che c’è, Herm? – chiese Ginny, guardando nella sua stessa direzione, preoccupata.
La ragazza scosse la testa, distogliendo lo sguardo.
- Niente. – rispose con un sorriso. – Andiamo? –
 
***
 
Draco era finalmente riuscito a seminare Blaise ed Ashling che, come due ombre, lo avevano seguito per tutto il tempo. Non che non apprezzasse quello che i due ragazzi stavano facendo per lui, ma non gli lasciavano nemmeno un momento per pensare. Forse era proprio quello che volevano evitare: permettergli di pensare e, quindi, di farsi uccidere dalla sua mente. Ma non poteva permettersi di rovinare la giornata a quelli che, suo malgrado, erano le due persone più importanti della sua vita. Perché il biondo Serpeverde aveva visto lo sguardo lievemente triste che Ashling aveva lanciato a Neville, decidendo di non passare il pomeriggio sola con lui, ma insieme a Draco. E aveva visto lo sguardo amareggiato di chi voleva salvare qualcuno ma che, nonostante tutti gli sforzi, non ci riusciva, negli occhi di Blaise. Così, con un enorme sforzo e innumerevoli tentativi, era riuscito a convincere Blaise a lasciare soli Ashling e Neville e, giocando d’astuzia, era sfuggito allo sguardo attento del ragazzo infilandosi nella folla di Mielandia.
Ora, camminando tranquillo per la via deserta a lato del paese, pensava all’unica persona a cui non avrebbe dovuto pensare in quel momento: Hermione. Hermione, a cui avrebbe voluto dire che cosa gli passava per la testa. Hermione, che era rimasta nei suoi pensieri da quando aveva trovato e risvegliato il suo cuore, quella notte di Natale. Hermione, che non era più la Mezzosangue Zannuta, e neanche la Granger, ma solo Hermione e questo era male. Forse. Non distingueva più molto bene la differenza tra bene e male. Prima, il male erano i Babbani e i Mezzosangue, che infettavano il mondo e non erano degni della magia. Poi, il male erano diventati i Mangiamorte e Voldemort, che pezzo dopo pezzo stavano distruggendo la sua famiglia e la sua vita. Infine aveva pensato che fosse lui e solo lui il male. Adesso, non lo sapeva più, non aveva neanche più la certezza di chi fosse. Non si accorse di essere arrivato davanti alla Stamberga Strillante finché non sbatté contro il cartello che la precedeva. Una cartello bianco, candido, vuoto. Un cartello che non esprimeva tutto quello che quel posto era stato. Che non esprimeva niente del dolore che aveva provato il professor Lupin lì dentro, da ragazzo. Che non esprimeva niente dell’amicizia nascosta dietro tre sagome di animali. Che non esprimeva niente della paura di Piton quando era morto lì dentro, di suo padre, quando ne era uscito, adesso morto anche lui. Morto. Non riusciva ancora a dirlo. Lentamente, come in trance, riprese la lettera bianca che gli era arrivata quella mattina a colazione e, delicatamente, l’aprì.
 
Gentile signor Malfoy,
siamo spiacenti di comunicarle che suo padre Lucius Abrax Malfoy è morto ieri sera alle 23.23.
Vogliamo ricordarle che lei e sua madre siete invitati a ritirare il corpo per il funerale entro ventiquattr’ore.
In caso contrario, lo seppelliremo nel cimitero comune della prigione.
 
Ossequi,
Capo della Sicurezza Magica.
 
La prima volta che aveva letto quella lettera, poche ore prima, non aveva sentito niente. Aveva visto bianco, aveva sentito bianco, e tutto quello che aveva intorno, tutto quello che era, era stato inglobato dal bianco. Non sapeva per quanti minuti era rimasto così, fermo, bianco. Ma, all’improvviso, dal bianco era uscito il rosso. Un rosso profondo come il sangue e altrettanto denso. Un rosso che si muoveva, che era suddiviso in tante spirali, che era capelli. Capelli che incorniciavano un viso pallido, pieno di lentiggini e di amore e di occhi scuri, neri come la pece ma bianchi, bianchi come dovevano essere anche i suoi di occhi.
E poi anche il tatto si era risvegliato dal bianco e aveva sentito il braccio di qualcuno intorno alle sue spalle e la sua mano che stringeva convulsiva quella nera del ragazzo seduto accanto a lui. Anche gli occhi di Blaise erano bianchi, mentre leggeva la lettera appena arrivata. Il vuoto inglobava tutto, piano piano.
E dopo il tatto tornò anche il gusto. Sangue, sangue ovunque nella sua bocca, da quanto si mordeva il labbro. Sangue puro, sangue sporco, sangue comunque.
E l’olfatto colpì forte, come sempre. E l’odore familiare di Hogwarts lo colpì come un macigno, caldo, penetrante. E subito dopo l’odore di Blaise, un poco dolce, come di miele, come di sole. E poi l’odore di Ashling, freddo, intenso, misterioso. L’odore arcaico della sua famiglia. E, in lontananza, poteva sentire anche l’odore di Hermione, che racchiudeva tutti gli odori che amava della sua vita e ne inventava di altri sempre nuovi.
E per ultimo si risvegliò anche l’udito. Prima c’era solo un ronzio, ma poi le voci iniziarono a riempire le sue orecchie, forse troppo rumorose, forse troppe. Voci sconosciute, voci nemiche, voci indifferenti. Ma dentro di lui il bianco aveva inglobato le corde vocali e il cervello, il bianco della lettera si era unito al suo e, come una macchia d’inchiostro, si era propagata fino ad inglobare le corde vocali e i cervelli di Blaise ed Ashling. E nulla sembrava smuovere la situazione.
Perso nei suoi pensieri, Draco si era estraniato dal mondo un’altra volta, abbandonandosi al bianco dentro la sua testa, sperando che questo uscisse fuori e inglobasse anche il suo corpo, facendolo mimetizzare con la neve. Non si accorse, quindi, dei ragazzi che, silenziosi, gli si erano avvicinati.
- Cosa ci fai qui da solo, Malfoy? – aveva sputato disgustato un ragazzo pieno di brufoli, probabilmente del quinto anno.
- Non sono affari tuoi. – rispose il Serpeverde, ripiegando la lettera e mettendola nella tasca interna del giubbotto. Ma non fece in tempo ad aprire la zip che un pugno lo colpì proprio alla bocca dello stomaco, bloccando ogni suo movimento.
- Risposta sbagliata, Mangiamorte. – disse il ragazzo pieno di brufoli, che doveva essere il capo della banda.
E gli furono addosso tutti in un momento. Erano dieci, quindici, forse di più. Non molto leale. Draco provò ad alzarsi, ma non ci riusciva. I colpi erano troppi, troppi gli arti da cui districarsi. E gli insulti volavano, sempre uguali, sempre gli stessi.
Sei un Mangiamorte, non hai diritto di vivere.
Non dovresti essere libero di impestare l’aria che respiriamo.
Abbiamo saputo che il paparino è morto, quand’è che tu e la tua mammina lo raggiungete?
Questo era nuovo. L’insulto del giorno. Che lo avrebbe perseguitato durante quella notte, se mai fosse uscito vivo dal pestaggio.
Un colpo particolarmente forte alla testa lo sbatté gambe all’aria tra la neve, stranamente sporca di sangue.
Sangue di chi? Si chiese, ma la lucidità andava e veniva, e il dolore aumentava, e i suoni iniziavano ad affievolirsi e lui voleva solo perdersi nel bianco e mimetizzarsi con la neve.
Chiuse gli occhi, sarebbe stato bello riuscire a dormire un po’.
 
***
 
Hermione correva, con la voce spaventata di Blaise ancora nella orecchie.
“L’ho perso e ho un brutto presentimento. E non riesco a trovare Ashling.”
Il brutto presentimento l’aveva avuto anche lei, mezz’ora prima, uscendo dai Tre manici di scopa. Eppure l’aveva ignorato, per la prima volta in vita sua anche se, prima e durante la guerra, i presentimenti, soprattutto quelli brutti, erano diventati i fondamenti delle ricerche sue, di Harry e di Ron. Ma, forse per speranza, forse per menefreghismo, aveva deciso di non ascoltare quello che il suo sesto senso le urlava ed era andata avanti convinta nella sua strada. E adesso, l’unica cosa che le rimaneva da fare era correre come non aveva mai fatto in vita sua. Come non aveva fatto neanche quando si era ritrovata faccia a faccia con il Basilisco, al secondo anno. Come non aveva fatto neanche quell’estate a Godric’s Hollow, quando si era ritrovata davanti Voldemort. Come non aveva fatto durante la Battaglia di Hogwarts, vedendo morire le persone che amava. Ma adesso Hermione doveva correre. Correre alla Stamberga Strillante, perché era lì che il suo sesto senso le diceva di andare. Perché era lì che avrebbe trovato Draco.
Girò l’angolo, Hermione, ed estrasse la bacchetta, inorridita dallo spettacolo che le si parò davanti. Draco, o almeno ciò che rimaneva di lui, era riverso nella neve, rossa. Troppo rossa. Quindici ragazzi, in cerchio sopra di lui, continuavano a picchiarlo, nonostante il ragazzo non si muovesse. E il vento, impassibile, continuava a soffiare forte, diluendo sapori, odori, rumori. Una lettera bianca attirò per un attimo l’attenzione di Hermione, vicina ai suoi piedi. La prese tra le mani: quello che vi lesse le fece crescere una rabbia che non sapeva di possedere. Alzò la bacchetta, gli occhi freddi, il cuore in subbuglio. Sentiva la magia ribollire dentro di lei, forte come un torrente, ma non fece in tempo a pronunciare l’incantesimo che un’esplosione la mandò a terra. La bacchetta le volò via da qualche parte, ma non era quello che la preoccupava: il vento adesso non soffiava più, forse accortosi dello scempio che in mezzo a lui si stava compiendo, e la banda di teppisti era ferma immobile, a guardare spaventati la figura che si era materializzata accanto ad Hermione. La ragazza non aveva mai visto Ashling così arrabbiata, così spaventosa. Non le aveva mai visto perdere il controllo, non aveva mai visto quello di cui Voldemort aveva così paura. Ora lo capiva. Ora che vedeva la ragazza tremare e la Terra con lei, come se fossero una cosa unica, ora che vedeva la magia con i suoi occhi, quella magia così totalizzante e instabile che la caratterizzava, ora che vedeva ciò che era veramente, Hermione capiva perché Voldemort aveva avuto paura di Ashling.
- Ashling. – sussurrò, cercando di attirare la sua attenzione.
Non voleva che la ragazza facesse qualcosa di cui poi, una volta tornata in sé, si sarebbe pentita. Ma era come se nulla potesse smuovere i suoi occhi e la sua mente da quella dei ragazzi. Ashling sussurrava parole, incantesimi, uno dietro l’altro. E i ragazzi, prima immobili, adesso si contorcevano a terra, piangendo, implorando la ragazza. Hermione si mise faticosamente in ginocchio e poi si alzò. Non aveva niente di rotto, ma sanguinava da qualche parte dietro la gamba. Doveva raggiungere Ashling per provare a fermarla, per mettere fine a quello che stava facendo.
- Hermione! – esclamò una voce dietro di lei.
Si voltò e vide arrivare Neville con Harry, Blaise e Ron.
- Harry! Ashling è incontrollabile! – urlò la ragazza.
Neville, sentendo quelle parole, si slanciò contro Ashling, prendendola per le spalle e spostandola dalla sua posizione. La ragazza scalciava, urlava e lanciava incantesimi a destra e sinistra, cercando di colpire quante più persone poteva, amici o nemici che fossero, e poi all’improvviso si accasciò contro il petto di Neville, pallida come se fosse morta, respirando appena.
Blaise ed Harry si slanciarono sui ragazzi che, cercando di riprendersi dall’incantesimo di Ashling, stavano tentando di scappare. Hermione, invece, incespicò fino a Draco.
- Draco… Draco… - chiamava il ragazzo come in  una preghiera, come quando vuoi che qualcosa vada bene ma sai già che andrà nel peggiore dei modi.
Lo girò supino, spostandogli i capelli un poco lunghi dal viso tumefatto: a stento si riconoscevano i lineamenti.
- Draco, maledettissimo idiota, che cazzo ci facevi da solo, come se non sapessi che ti picchiano appena ti allontani da Ashling o Blaise… stupido, stupido, stupido che non sei altro. – Hermione lo insultava, mentre cercava in tutti i modi di fermare il sangue che copioso gli usciva da una ferita alla testa e da altre innumerevoli ferite per tutto il corpo.
Mentre la ragazza mormorava l’ennesimo “Ferula” il ragazzo aprì gli occhi, piano, non del tutto.
- Idiota. –
Draco sorrise debolmente.
- Volevo… volevo mimetizzarmi con la neve. –
La ragazza scosse la testa.
- Non ci sei riuscito, Draco. Sei rosso. –
Il ragazzo annuì.
- Hermione. –
E chiuse gli occhi.
In quel momento, una carrozza con la McGranitt, Ginny e Samia si fermò accanto a lei.
- Che cosa è successo? – domandò la professoressa guardandosi attorno.
- È successo di nuovo, professoressa. Lo hanno quasi ucciso. Ed Ashling ha perso il controllo. È lì con Neville, sembra morta. –
La McGranitt annuì, dura.
- Signorina Granger, signor Paciock, salite sulla carrozza e portate il signor Malfoy e la signorina Lloyd da Madama Chips. Per quanto riguarda gli altri, datemi una mano con questi teppisti. Non la passeranno liscia, questa volta. –
 
***
 
Draco aprì lentamente gli occhi. Tutto girava e la nausea era troppa anche solo per muoversi. Ma non poté non sentire il suo odore. Quell’odore che gli era entrato dentro in un qualche modo e che non se n’era più andato. L’odore di Hermione.
Con una forza di volontà che pensava di non avere, girò piano la testa verso di lei. Era seduta con le gambe incrociate su una grossa poltrona di pelle con in mano un libro enorme che avrebbe slogato le giunture a qualunque essere umano che mai avesse avuto l’ardita e pazza idea di leggerlo.
- Due giorni. – disse lei, chiudendo di scatto il manoscritto e guardandolo dritto negli occhi.
- Du…e… gior…? – Draco non riuscì a finire la frase, il dolore era troppo intenso.
- Sì, due giorni. Sei rimasto fermo lì per due giorni. Ah, sei un’idiota. –
Il ragazzo sorrise.
- Perché… - sospirò, prendendo fiato. – Perché sei qui HermMione? –
Hermione alzò lo sguardo e puntò i suoi occhi parlanti dritti in quelli di Draco.
- Perché, qualcuno, si è fatto pestare a sangue senza reagire per svariati minuti e i danni riportati sono stati così estesi e alcuni così profondi che abbiamo creduto che avremmo dovuto portarti al San Mungo. Ecco perché. –
- Non ho… bi… bisogno di qualcuno che mi… protegga. Me la cavo… benissimo anche da solo. –
- Sì, certo. Vedo. Così bene che c’è mancato poco che finissi in coma. Draco, perché non ti difendi? –
Il ragazzo distolse lo sguardo. Non se lo meritava, ecco perché non si difendeva. Non si meritava nulla di quello che gli era stato dato. Non si era meritato l’amore di suo padre, tantomeno quello di sua madre. Non si era meritato l’amicizia di Blaise, senza parlare di quella di Ashling. E adesso, non si era meritato quello che leggeva negli occhi di Hermione. Non si era meritato tutto quello che vedeva dentro quegli occhi parlanti.
- Dov’è Ashling? – chiese cercando inutilmente di guardarsi intorno.
Hermione sospirò.
- In quel letto laggiù, con Neville. Ha perso il controllo, quando ha visto in che condizioni eri. La maggior parte dei ragazzi che ha colpito con il suo incantesimo è ancora in infermeria. Non sanno come curarli, e lei non accenna a svegliarsi. – sussurrò.
Il ragazzo chiuse gli occhi.
- Vedi? Distruggo tutti quelli che mi stanno vicino. Per questo non mi difendo. –
Hermione scosse la testa e si alzò dalla sua poltrona. Si avvicinò a Draco che, con gli occhi chiusi e i pugni serrati, sembrava un bambino spaventato dai suoi incubi. Chissà quanti pensieri devastanti infestavano la sua testa bionda. Hermione si ripromise di cancellarglieli tutti.
Si abbassò, piano, lentamente. E poggiò le sue labbra sulla fronte del ragazzo.
Draco spalancò gli occhi, guardandola spaventato.
- Tu. Non sei. Sbagliato. – aveva fatto una pausa dopo ogni parola, Hermione, per fare entrare bene il concetto nella testa del biondo.  - Ora, vado a chiamare Blaise, che è andato a riposarsi un po’. Io vado a farmi una doccia. Poi torno. –
- Poi torni? Davvero? – la faccia di Draco era così innocente, così simile a quella di Teddy quando si meravigliava di qualcosa, che Hermione non poté fare a meno di sorridere dolcemente.
- Sì, davvero. –






Angolo dell'autrice:
Non uccidetemi, vi prego! Lo so, lo so che sono in supermega ritardo e il fatto che ve l'avevo detto non cambia le cose, ma succedono tante cose in questo capitolo, che amo particolarmente.
E' stato difficile scriverlo, ma il risultato è abbastanza soddisfacente.
Spero che quelle poche anime che leggono e recensiscono mi seguano ancora. Vi ringrazio tutte <3
Alla prossima (sospetto che ci vorrà ancora un sacco di tempo T.T)
Un bacio,
Lilian :33
  
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