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Autore: skippingstone    10/11/2013    3 recensioni
"Mi avevano detto che pensare troppo fa male, mi avevano detto che sarebbe passato tutto eppure la testa mi scoppia, gli occhi bruciano e respirare sembra la cosa più difficile da fare. Rifletto sulla mia probabile morte e sorrido, almeno potremmo stare vicino. Posso affermare di aver combattuto per tutti quelli che non sono riusciti a farlo: ho combattuto anche per te.
Se, invece, riuscirò ad uscire da questa Arena, non sarò più lo stesso: tutte le cicatrici si stanno aprendo nell'interno della mia bocca lasciando un retrogusto di sangue e troppe sono nel cuore. Anche se uscissi da questa Arena, non ne uscirei vincitore. Ho già perso tutto.
Tutto tranne una cosa: la voglia di vendetta.
Possa la luce essere, ora, a mio favore!"
Genere: Azione, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Altri tributi, Presidente Snow, Tributi edizioni passate
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
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3. Una sete di sangue che non disseta mai

Livius è immobile, credo non gli stia circolando più il sangue nelle vene. Sta facendo respiri profondi ma non compie il minimo movimento. Immagino cosa stia passando nella sua testa: starà ascoltando la voce di Victor che chiama, per l'ultima volta, il numero 427 o starà sentendo le risa, le urla, gli schiamazzi che questi insensibili del distretto 2 stanno facendo? Starà guardando Level pensando che passerà le sue ultime ore con lei, una completa sconosciuta? Starà pensando al modo in cui morirà? Cosa starà pensando?
Vorrei fare qualcosa, vorrei zittire i suoi pensieri e sostituirli con immagini spensierate, divertenti e dai colori rassicuranti. Vorrei fosse felice. Vorrei dirgli che andrà tutto bene ma so che non andrà così. Conosco il suo cuore, conosco la sua mente ed egli non ama combattere. Ma ora è chiamato a farlo, è chiamato a vincere per la sua stessa vita e io non posso aiutarlo. 
Sposto la mano sulla sua spalla per fargli capire che io gli sono accanto, ma lui sembra non accorgersene.
Victor lo chiama sul palco, lui continua a restare fermo. Io stringo ancora più forte la sua spalla per non farlo andare via, non voglio lasciarlo andare. Se morisse? Io cosa farei senza il mio migliore amico?
Lui, come se si stesse svegliando da un lungo sonno, rinsanisce e mi guarda sorridendo.
«Beh, mi hanno tagliato e mi stanno buttando nel forno.»
Livius inizia a camminare verso il palco e la mia mano cade in basso come se fosse quella di un morto.
Egoisticamente sento nel mio cuore un peso in meno, mi sento sollevato. Subito dopo sento di dover vomitare perché provo disgusto nei miei confronti. Come ho potuto pensare di essere un po' sollevato nel vedere il mio migliore amico in pasto ai lupi? Sono una persona orribile, meriterei io quel posto, dovrei essere io là sopra e non Livius, un ragazzo di quattordici anni.
«Livius, allora? Sei felice di rappresentare il distretto 2 negli Hunger Games?» - Victor imposta la cosa come se fosse una cosa bella. Essere tributo sarebbe un onore? Per me, per tutti, è una disgrazia.
«Io...»
Livius mantiene lo sguardo su di me come se stesse immortalando i suoi ultimi momenti da persona libera. Io sposto il capo come per fargli capire che ci sono per lui, gli sono accanto, che non ho potere e non so che fare. Continuo a sentirmi una persona orribile, in colpa, arrabbiato. Mille sentimenti stanno colpendo il mio essere e io non so come sopportare tutto, come sopravvivere a questa nuova onda che mi sta portando giù.
So che, ora come ora, non dovrei pensare a me ma solo a Livius. Quando penso a lui, però, penso a me perché io e lui siamo come fratelli, come una persona sola. Lui è il mio migliore amico e non riesco a non pensare alle strade del distretto 2 senza lui che cerca rose bianche, non riesco a non pensare a Livius che cerca di buttare sassi alla finestra della signora Romanov, non riesco a non pensare a me e lui che cerchiamo di intrufolarci nelle miniere di diamante. Non riesco a non pensare ad una vita senza di lui. Posso davvero essere solo io? Posso davvero vivere senza di lui al mio fianco? A chi dirò i miei segreti, il mio piano per conquistare il mondo, il mio probabile futuro?
Mi sembra tutto surreale, forse è un sogno. Mi inizio a pizzicare sul braccio. Sono così forti i miei pizzichi che si fanno immediatamente delle chiazze viola sulla pelle. Ma io non mi sveglio perché non sto dormendo affatto. 
Perdendomi tra le mie idee, le mie teorie, i miei pensieri, non mi accorgo di quello che sul palco sta accadendo. Lo schermo grande si oscura.
Livius ha fatto cadere a terra il microfono e, velocemente, ha strappato dalle mani di un Pacificatore il fucile. Se lo punta alla tempia e, bum, preme il grilletto.
Il sangue schizza su tutto il palco, il fucile cade a terra e io vedo chiaramente delle lacrime cadere dagli occhi del mio migliore amico che sorridendo muore. Il corpo cede e va giù. Tutti ammutoliscono.
Sono sorpreso. Finora ridevano ed erano lieti di vedere Livius sul palco, ora tutti senza parole. Immediatamente penso che questa è una punizione divina: devono sentirsi in colpa, devono sentirsi raggelare il sangue e devono essere tristi perché è colpa loro. Come avevano potuto scegliere un ragazzino di quattordici anni? Sorrido perché sono soddisfatto di quel che ha fatto Livius: gliela sta facendo pagare. 
Di nuovo mi sento male. Capisco i miei pensieri e li faccio sparire. Non posso essere felice perché, oh cazzo, Livius si è ucciso. 
Mi rendo davvero conto di quello che accade e corro, corro verso il palco, salgo velocemente gli scalini e mi piombo sul corpo che giace a terra. I suoi occhi sono bagnati e sorridenti, la sua bocca è larga in un sorriso, il suo cuore fermo. Urlo, urlo il suo nome. Istintivamente metto la mia mano sulla tempia spappolata, voglio fermare la fuoriuscita del sangue, voglio bloccare la sua morte ma è tardi, è troppo tardi perché lui ha deciso di buttarsi un proiettile nel cervello.
Tutti restano a guardare la scena. Livius ha donato loro uno spettacolo ancora prima di diventare un concorrente dei giochi. Io urlo ancora il suo nome come se potessi farlo ritornare dal regno dei morti chiamandolo. Il mio urlo dà il via ad un casino generale. La madre e il padre di Livus superano le guardie, le transenne e vengono verso di me, verso il corpo del figlio. Sobbalzo quando sento la mano del padre sul mio capo: è come se volesse dare un po' di forza a me. D'altronde suo padre e sua madre sono come una seconda famiglia per me e ho sempre pensato di poter essere il loro secondo figlio mai avuto. I miei genitori erano troppo occupati nelle loro faccende per essere presenti davvero nella mia vita. Una volta capitò che io chiesi un consiglio al padre di Livius invece che al mio. Da lì capii che potevo fidarmi di quell'uomo, potevo davvero farlo. Lui, a differenza di mio padre, era presente. 
La madre di Livius si butta sul corpo del figlio e respira a fondo il profumo del suo ragazzo. Il padre, invece, guarda me e sottovoce mi dice che non devo fare anche io quello che ha fatto lui. Non mi devo permettere. Io lo guardo senza capire: cosa vuole intendere con quelle parole? Lui mi guarda con occhi seri, poi sposta la sua attenzione sulla moglie. 
Provo a seguire il senso di quelle parole ma non riesco a pensare con lucidità. La mia camicia azzurra è sporca di rosso, le mie ginocchia poggiate su un lago sporco di sangue, le mie mani tremano mentre gocce di sangue scorrono lungo le braccia come se fossero gocce d'acqua. Poi comprendo. Non basterà Livius a fermare la sete di sangue che Panem ha.
Dopo aver visto morire il tributo del distretto numero 2, gli Hunger Games pretendono un nuovo tributo e quel tributo sono io. 
 
  
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